Oggi Draghi, Macron e Scholz incontreranno Zelensky a Kiev

Oggi Mario DraghiEmmanuel Macron e Olaf Scholz arriveranno a Kiev per incontrare, insieme al presidente romeno Klaus IohannisVolodymyr Zelensky e dimostrare fisicamente la vicinanza dei grandi paesi Ue all'Ucraina. I tre leader porteranno un forte messaggio di solidarietà al presidente Zelensky e al popolo ucraino, “all'insegna dell'unità e della piena coesione dei Paesi europei nel condannare l'invasione dell'Ucraina, nel sanzionare la Russia e nell'aiutare Kiev”: “Putin pensava di dividerci ma ha fallito”, ha affermato Mario Draghi nelle scorse settimane. A tre mesi e mezzo dall'inizio della guerra la missione è destinata a essere una tappa cruciale nel tentativo di riaprire il tavolo dei negoziati per arrivare quanto prima al cessate il fuoco e dare nuovo slancio ai negoziati di pace. Le condizioni, ha ribadito anche il premier italiano a Gerusalemme al fianco del Primo ministro israeliano Naftali Bennet, devono essere quelle decise da Kiev: “Non può esserci una pace imposta. Anche perché una pace che non fosse accettabile da parte dell'Ucraina non sarebbe neanche sostenibile”. 

I leader durante la missione affronteranno le varie dimensioni del conflitto. Si farà il punto sugli ultimi sviluppi della situazione del Donbass, ma anche un'analisi sulle forze in campo e sull'esercito ucraino in particolare. L'Italia ha costantemente contribuito a livello europeo procedendo secondo un duplice binario: nell'approvazione dei vari pacchetti di sanzioni alla Russia e nel garantire l'unità e il coordinamento in tutti gli aspetti del sostegno all'Ucraina, politico, militare, finanziario e umanitario. Tra i dossier che i leader vogliono sbloccare c'è quello che riguarda il grano fermo nei porti ucraini: l'impegno è di scongiurare una crisi alimentare e aprire una prima forma di negoziato tra Mosca e Kiev. Draghi, Macron e Scholz affronteranno anche il tema del sostegno finanziario: nei primi giorni della guerra l'Italia ha fornito 110 milioni di euro come supporto al bilancio generale del Governo ucraino e ha previsto altri 200 milioni di aiuti a Kiev. Il sostegno si concretizza anche negli sforzi del processo di ricostruzione, che è già un argomento di discussione prioritario tra l'Ucraina e i partner e le istituzioni finanziarie internazionali. 

Gentiloni critica le spinte anti-Ue: sono un danno per l’Italia

Le divisioni e la rissosità interne alla maggioranza del governo Draghi, che fanno temere per la stabilità politica dell'Italia, non sono il vero problema a livello europeo, visto che ormai situazioni instabili di questo tipo si presentano ovunque nell'Ue; il vero problema viene dalle spinte anti-Ue, che mettono in discussione la stabilità delle scelte del Paese negli scorsi decenni in Europa e comportano una sua perdita di reputazione economica sui mercati. L’ha detto il Commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni parlando all'evento di presentazione, all'Ambasciata d'Italia a Bruxelles, del libro-biografia di Romano Prodi Strana vita, la mia. Per il Commissario Ue le tendenze populistiche esistono dappertutto nelle democrazie, come dimostrano la vicenda di Capitol Hill a Washington”: “I problemi della politica italiana non sono unici nell'Ue, ma noi abbiamo un debito molto alto, il più alto dell'Unione dopo la Grecia, e dobbiamo tenerne conto. E questo non solo in omaggio alle regole dell'Ue”, quelle del Patto di Stabilità “che comunque per ora abbiamo sospeso”, ma anche perché “è importante per la sostenibilità del debito, per la reputazione del Paese, per i mercati finanziari. Ci vuole grande cautela nell'aumentare la spesa pubblica corrente. E questo non vuol dire predicare austerità: abbiamo uno spazio molto largo, fino al 2026, per gli investimenti del Pnrr nell'ambiente, nelle infrastrutture, nella transizione energetica".

“L'Italia deve concentrarsi su questa spesa, sul debito buono, per il quale l'Ue ci viene in soccorso, ed evitare invece un aumento della spesa corrente” che sarebbe “incomprensibile e inutile”. Molti s’interrogano sul futuro del Governo Draghi, al termine della legislatura, “ma ci sono le elezioni, e non è che possiamo evitarle. Siamo governati dalle elezioni e delle soluzioni che troverà il Parlamento. Ma c'è dell'altro: la reazione quasi istintiva di una parte della nostra politica e del nostro establishment, che di fronte alle difficoltà punta il dito contro l’UE e le sue istituzioni. Considero irresponsabile che al primo riaffiorare di elementi di crisi, improvvisamente, dopo un periodo di accettazione dell'Europa, subito rinascano ostilità antieuropee. Queste spinte possono avere anche un impatto sul piano della reputazione economica dell'Italia”, perché “per il futuro ai mercati non interessa tanto questa o quella tendenza politica, ma la fondamentale stabilità, nell'alveo delle grandi scelte che l'Italia ha compiuto” negli anni. 

Salvini invoca la crisi e poi si corregge. Fredriga e Zaia prendono le distanze 

Dopo i risultati delle amministrative nella Lega in tanti s’interrogano sull’opportunità di rimanere nel Governo guidato da Mario Draghi. Un cambio in corsa di linea politica d'altronde rischia di mettere in crisi non solo i rapporti interni al Carroccio, dove da mesi convivono a fatica due anime, ma anche quelli del centrodestra di governo. Mentre infatti da Arcore Silvio Berlusconi ribadisce con chiarezza il sostegno di Forza Italia al Governo fino al termine della legislatura, Matteo Salvini paventa una possibile uscita dall'esecutivo, strada questa suggerita peraltro da Giorgia Meloni agli alleati nel day-after del voto amministrativo. “Non mi sono pentito di essere andato al governo. Non contavo di guadagnare voti e non ne ho guadagnati”, confessa Salvini, aggiungendo però che rispetto all'inizio la situazione oggi è diversa, e quindi “o questo è un Governo che taglia tasse mettendo qualcosa nelle tasche degli italiani oppure alla lunga è complicato starci”. 

Che il leader leghista però decida davvero di seguire la Presidente di Fdi all'opposizione è tutto da vedere, anche perché se da un lato mette in guardia l'esecutivo chiedendo un cambio di passo dall'altro non si sbilancia sulla dead-line. Prima infatti afferma di attendere risposte entro l'estate, più precisamente entro il 18 settembre quando la Lega tornerà a radunarsi sul pratone di Pontida; poi innesca una parziale retromarcia assicurando che non c'è nessun ultimatum a Draghi, che “le risposte che chiediamo al Governo non hanno la scadenza di ferragosto o di metà settembre”. Resta il fatto che a osservare con interesse le mosse di Salvini ci sono gli avversari ma anche gli alleati. E a tal proposito, a molti non è sfuggito il messaggio inviato da Silvio Berlusconi ai centristi, accolto con favore dell'ala governista del partito che non ha mai nascosto l'avversione nei confronti dei sovranisti e dell'ipotesi di una fusione con la Lega in ottica elettorale. E non si placano neanche i travagli interni alla Lega, con i governatori che fanno asse stringendosi a difesa del Governo Draghi: l'aut aut infatti non è piaciuto soprattutto a Massimiliano Fedriga e Luca Zaia

In Senato la Lega attacca sul Csm ma la maggioranza tiene

La Lega cerca di uscire dall’angolo e lo fa attaccando il Governo sulla tormentata riforma del Csm in Aula al Senato, presentando una serie di emendamenti e soprattutto chiedendo il voto segreto. Ma il tentativo non passa e si spiana la strada all’approvazione del provvedimento. È stata comunque una mossa certo non gradita al Governo che in queste ore è al lavoro su diversi dossier parlamentari che segneranno i prossimi giorni toccando il livello massimo di pericolosità il 21 giugno quando il premier Mario Draghi farà le sue comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo. Una data cerchiata in rosso da palazzo Chigi che è già al lavoro per sminare le trappole sul delicatissimo tema dell'invio delle armi all'Ucraina

Tornando alla discussione della riforma del Csm, a segnalare l'innalzamento della tensione in maggioranza è il Pd che rimarca come la richiesta del voto segreto sia una tattica parlamentare che usa l'opposizione e non una forza politica che sostiene l'esecutivo: “Portare l'ostruzionismo sulla giustizia vuol dire minare le basi della convivenza stessa nel Governo, è un atteggiamento insostenibile”, ha accusato il segretario Enrico Letta. Alla fine il tentativo leghista non trova alleati nella maggioranza e si traduce in un sostanziale nulla di fatto. Oggi ci sarà il voto finale sul provvedimento fortemente sostenuto dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia e tutto dovrebbe filare liscio senza intoppi. Quello che preoccupa le diverse forze politiche è la possibilità che la Lega adotti questo metodo fino alla fine della legislatura.

Il Tribunale di Napoli respinge la sospensiva. Conte: ora avanti tutta

Dopo giorni di attesa, il Tribunale di Napoli ha respinto la richiesta di sospensiva delle nuove delibere assembleari del M5S che lo scorso marzo avevano determinato l’elezione di Giuseppe Conte a leader del partito. “Andiamo avanti, con forza e determinazione per il rilancio del nuovo corso” promette Conte commentando quello che giudica un verdetto del Giudice sulle “democratiche scelte dei nostri iscritti sul futuro del M5S”. Non è la parola fine della diatriba legale che va avanti da un anno e che è stata intentata da un gruppo di attivisti rappresentati dall'avvocato Lorenzo Borrè; i ricorrenti, infatti, hanno la possibilità di presentare reclamo contro il provvedimento di rigetto e decideranno se farlo a stretto giro. 

Conte ha davanti a sé un percorso legale ancora lungo anche se gli avvocati del M5S sono fiduciosi: la puntigliosità con cui il Giudice Loredana Ferrara ha respinto tutti i motivi dei ricorrenti, potrebbe infatti rappresentare una solida base di lavoro anche per le future decisioni. “Con la sentenza di Napoli inizia una nuova fase. Giuseppe Conte è il nostro leader perché è stato scelto da un'ampia consultazione che ne ha decretato la sua leadership” commenta il vice e braccio destro di Conte Mario Turco, il quale, tuttavia, è stato oggetto di pesanti attacchi per una sua intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno in cui afferma che “senza il presidente Conte i 5 Stelle, di fatto, non esistono”. Insorge il presidente della Commissione Ue Sergio Battelli: “Parole vergognose”: sono piccoli segnali di un sommovimento che, con l'avvicinarsi della fine della legislatura e in vista dell'imminente voto degli iscritti M5S sul doppio mandato, potrebbe scatenarsi tra i parlamentari. 

L’Aula del Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per il voto sulla delega al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM già approvata dalla Camera dei deputati. Alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, con la Istruzione, dibatterà sul decreto per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). A seguire, si confronterà sullo schema di decreto legislativo sulla cibersicurezza. La Finanze svolgerà un seminario di approfondimento sul ddl relativo alla presentazione di liste di candidati da parte dei consigli di amministrazione uscenti delle società quotate. La Istruzione ascolterà Valentina Vezzali, sottosegretaria alla presidenza del consiglio dei ministri con delega allo sport, ed esaminerà il ddl sul fondo per la comunità educante e il ddl per l’istituzione dei patti educativi di comunità per contrastare la povertà educativa e l'abbandono scolastico e nonché ridurre i fattori di disagio sociale e di devianza dei minori. La Salute svolgerà delle audizioni sugli schemi di decreti per l’adeguamento della normativa nazionale sui dispositivi medici e si confronterà sulla delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico.

Alla Camera

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. I lavora dell’Aula di palazzo Montecitorio riprenderanno domani alle 9.30 con la discussione delle interpellanze urgenti. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sulle pdl sull’ordinamento e poteri della città di Roma, capitale della Repubblica e sulla pdl sulla cittadinanza. 



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