Bce: si procede al taglio tassi, ma il percorso rimane accidentato

La Bce ha tagliato i tassi di 25 punti base, la prima riduzione da 8 anni a questa parte, e ha ritoccato al rialzo le stime sia del Pil che dell’inflazione. Ma a prevalere è stata la cautela e l’Eurotower non si è presa alcun impegno preciso sulle le prossime mosse, nulla è scontato e il percorso sarà sicuramente accidentato. La reazione dei mercati non è stata euforica perché’ la decisione era ampiamente scontata. Soddisfatto il ministro dell’Economia e finanze, Giancarlo Giorgetti: “Finalmente la Bce ha tagliato i tassi - ha detto - Una decisione attesa, opportuna, coerente con la situazione attuale e, guardando gli ottimi dati di riduzione dell’inflazione in Italia, ben al di sotto della media dell’area euro, anche doverosa” Nel dettaglio, “i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale”, si legge nella nota diffusa al termine della riunione, si porteranno “rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%”.Per il tasso di riferimento si è trattato del primo taglio in 8 anni: il precedente risale infatti al marzo 2016, quando l’Eurotower abbassò i tassi allo 0%. Per il tasso sui depositi invece è stata la prima riduzione del costo del denaro dal 2019. 

I tassi, ha spiegato, Christine Lagarde, sono stati tagliati “perché la fiducia nel percorso futuro dell’inflazione è aumentata negli ultimi mesi”. Di fatto, l’inflazione si è dimezzata rispetto a settembre del 2023. Ma sulle prossime mosse è stata chiara: l’Eurotower deciderà di riunione in riunione. “I mercati facciano quello che devono fare, noi facciamo quello che dobbiamo fare”, ha spiegato Lagarde. Sulla strada della riduzione dei tassi, ha precisato, poi che “ci possono essere ostacoli, dobbiamo essere cauti. Ci saranno vari scossoni”, ha aggiunto, “alcuni li possiamo anticipare e predire, ma altri possono arrivare a sorpresaoppure alcuni li anticipiamo ma la portata è più grande di quanto previsto. È una strada accidentata”. La velocità e la tempistica della riduzione del livello di stretta monetaria “rimane incerta”, ha detto ancora. Malgrado i progressi degli ultimi trimestri, ci sono ancora forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata, quindi l’inflazione resterà probabilmente “al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”, ha proseguito Lagarde. Gli esperti indicano ora che l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe, invece, in media al 2,8% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e al 2,0% nel 2026. Ci si attende che la crescita economica aumenti allo 0,9% nel 2024, all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026.

L’Istat rivede al rialzo stime Pil 2024

L’Istat rivede al rialzo le stime del Pil. Nel 2024 l’economia dovrebbe aumentare dell’1%, in linea col Def del governo, tre decimi di punti percentuali in più rispetto alle stime di fine 2023. Le previsioni danno una crescita moderata ma costante con un incremento dell’1,1% nel 2025, segnando così un’accelerazione rispetto al 2023. Quest’anno il Pil sarà trainato in egual misura dalla domanda interna e da quella estera, ciascuna contribuendo per 0,7 punti percentuali. Tuttavia, le scorte continueranno a ridurre il loro contributo alla crescita negativa pari allo 0,4%. Le revisioni recenti mostrano una significativa riduzione delle importazioni di beni e servizi in volume (-2,3%), mentre le esportazioni subiranno una minore riduzione (-0,4%), aumentando così il contributo netto estero dello 0,6%. Parallelamente, gli investimenti fissi lordi sono stati rivisti al rialzo di quasi un punto percentuale, mentre i consumi delle famiglie mostrano un calo (-0,6%.), nonostante la previsione di inflazione per il 2024 sia stata ridotta dal 2,5% all’1,6%. 

Nel 2025 invece la crescita sarà principalmente sostenuta dalla domanda interna, con un contributo dello 0,9%. La domanda estera netta, invece, varrà un +0,1% a causa della ripresa delle importazioni. La crescita dei consumi privati sarà sostenuta dal continuo aumento dell’occupazione e delle retribuzioni reali. Tuttavia, si prevede una decelerazione negli investimenti, con una contrazione nelle abitazioni compensata da un aumento negli investimenti legati al Pnrr e all’attesa inversione della politica monetaria della Bce. Un ruolo determinante sarà, appunto, quello della disinflazione. A maggio “tra le famiglie prevalgono le attese di un moderato aumento dell’inflazione nei successivi dodici mesi”. Tutto questo quadro dipende ovviamente dal quadro internazionale, che secondo l’istituto di statistica è “caratterizzato da attese di espansione delle principali aree nonostante l’incertezza legata all’evoluzione delle tensioni geo-politiche, dovrebbe comunque favorire una prosecuzione della crescita dell’export italiano a ritmi modesti. 

Bankitalia: Patuelli, serve più Europa, bene discorso Panetta

“Il contributo che offre il Governatore della Banca d’Italia al dibattito pubblico è l’invito, in questa fase, a ragionare in modo molto europeo, non nazionale. L’Unione Europea sta attraversando nuove difficoltà e dovrà fare delle scelte decisive e il nostro Paese, concordo pienamente con Panetta, è chiamato a concorrere al suo progresso”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. “Dal Governatore - aggiunge - è giunta con grande autorevolezza e garbo una spinta propulsiva e razionale alla costruzione europea con una visione di bilancio comune e il completamento dell’Unione Bancaria e del mercato dei capitali. I problemi li conosciamo, ma il processo di unificazione non si fa con piccoli passetti con le ‘leggine’, con normative frammentate e settoriali. Oggi serve una forte azione strategica, perché c’è una sommatoria di piccole riforme e di regolamenti, ma in alcuni ambiti non si percepisce il disegno centrale. Non c’è, ed è una grossa lacuna, perché in Europa persone e denari e merci si muovono liberamente, ma per i capitali esistono ancora le frontiere normative. Le fusioni bancarie transnazionali in Europa sono faticose per questo motivo”. 

UE: ratifica con il Parlamento ucraino dell’accordo sugli aiuti finanziari

Il Parlamento dell’Ucraina ha ratificato un accordo tra Kiev e Bruxelles sui meccanismi di attuazione dei finanziamenti per Kiev, compresi il controllo e l’audit degli aiuti europei stanziati. Lo ha dichiarato la deputata di Kiev, Irina Geraschenko. “Il parlamento ucraino ha ratificato un accordo quadro tra l’Ucraina e l’Ue sui meccanismi speciali per l’attuazione dei finanziamenti all’Ucraina nell’ambito dello strumento per l’Ucraina. Si tratta della cooperazione tra l’Ucraina e l’Ue nell’ambito del Fondo per l’Ucraina, che prevede il monitoraggio e la verifica di 50 miliardi di euro fino al 2027 e l’attrazione di 1,9 miliardi di euro di finanziamenti incondizionati”, ha scritto Geraschenko sul suo canale.  Il documento stabilisce che l’Ucraina deve garantire un alto livello di trasparenza e di controllo sull’uso dei fondi forniti, oltre a proteggeregli interessi finanziari dell’Ue. L’iniziativa prevede la creazione di un sistema di gestione e controllo, la presentazione di relazioni periodiche, l’applicazione di sanzioni e la lotta alla corruzione. Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha riferito in precedenza che l’Ue ha approvato un programma di riforme che servirà come base per l’assegnazione dei fondi. Secondo Shmyhal, Kiev riceverà presto 1,89 miliardi di euro e un totale di 16 milioni di euro sarà assegnato all’Ucraina.

Conti pubblici: Tajani, “economia reale molto positiva ma bisogna fare di più”

“La situazione dell’economia reale è molto positiva. Vista in rapporto ad altri Paesi siamo soddisfatti, ma non basta, bisogna fare ancora di più”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sabato a margine della partecipazione al convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria sul giudizio di Moody’s. “Dobbiamo avere una politica industriale che permetta la competitività del Paese, bisogna aumentare l’export. Già i risultati sono lusinghieri, ma bisogna fare di più, aiutare le imprese abbassando la pressione fiscale e riducendo la burocrazia”, ha proseguito Tajani, sottolineando che “un segnale importante il Governo l’ha dato tagliando il cuneo fiscale”.

“Purtroppo, in Europa tutti pagano meno tasse sul lavoro rispetto all’Italia e tutti pagano meno sui guadagni delle imprese, quindi bisogna arrivare a un’armonizzazione fiscale, eliminando i paradisi fiscali. E poi c’è da favorire nuovi investimenti e questo si fa riducendo il fardello burocratico e facilitare la nascita delle imprese e degli investimenti”, ha sottolineato ancora. Tornando a riflettere sui conti pubblici, Tajani, ha proseguito: “C’è da lavorare, risanarli, ridurre la spesa, ci sono troppi sprechi. Ci sono stati degli errori per mancanza di controllo sul Superbonus. E la mancanza di controlli sul Superbonus ha provocato certamente danni ai conti dello Stato”. 

  1. Bce: si procede al taglio tassi, ma il percorso rimane accidentato
  2. L’Istat rivede al rialzo stime Pil 2024
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