BCE: tassi invariati a luglio, a settembre questione “completamente aperta”
Le pressioni interne sui prezzi continuano a essere alte, con un'inflazione dei servizi elevata e un'inflazione complessiva che "probabilmente rimarrà sopra il target anche l'anno prossimo". Inoltre, le incertezze legate alle tensioni geopolitiche hanno portato il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea a scegliere la prudenza, mantenendo invariati i tassi di interesse. Questi rimangono ai livelli fissati il mese scorso, quando la BCE aveva deciso un taglio: il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale resta al 4,25%, il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale è fermo al 4,5%, e il tasso di interesse sulla linea di deposito scende al 3,75%.
Per garantire la stabilità dei prezzi e raggiungere l'obiettivo del 2%, l'istituto di Francoforte intende mantenere tassi "sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario". La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha ribadito che il Consiglio direttivo "continuerà a seguire un approccio basato sui dati, valutando la situazione di riunione in riunione". Questo messaggio, alla luce delle tensioni di un mese fa, rassicura sull'intenzione di prendere decisioni tecniche anziché politiche. "Non abbiamo un percorso prestabilito sui tassi e sui loro livelli", ha dichiarato Lagarde, che non ha voluto anticipare le future decisioni. "La questione di cosa accadrà e cosa decideremo a settembre è completamente aperta". Non ci sono impegni per ulteriori tagli dei tassi, ma nemmeno vengono esclusi. In ogni caso, Lagarde ha aggiunto che "siamo pronti ad adeguare tutti i nostri strumenti in qualsiasi momento", sempre basandosi sui dati e sull'andamento della situazione. Inoltre, ha avvertito che "i rischi per l'inflazione restano al rialzo" a causa delle incertezze legate ai cambiamenti climatici estremi, che potrebbero aumentare i prezzi dei generi alimentari, e ai conflitti in corso.
Nonostante questi rischi al rialzo, Lagarde ha sottolineato che si prevede che l'inflazione "fluttuerà attorno ai livelli attuali fino alla fine dell'anno", per poi diminuire nella seconda metà del prossimo anno e avvicinarsi all'obiettivo del 2%. Pertanto, il ritorno a un'inflazione del 2% sembra essere rinviato oltre le aspettative ottimistiche inizialmente ventilate dalla stessa Lagarde qualche mese fa. La decisione della BCE ha avuto un impatto limitato sui mercati, con i prezzi delle obbligazioni e il cambio euro-dollaro rimasti pressoché invariati.
FMI: Pil Italiano in crescita + 0,7% nel 2024, +1,1% nel 2025
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita globale per il 2024, con un aumento del 3,1% quest'anno e del 3,2% nel 2025. Le previsioni per il 2024 sono state leggermente incrementate dello 0,2% rispetto al World Economic Outlook di ottobre 2023, grazie alla maggiore resilienza dell'economia statunitense, di diversi grandi mercati emergenti, e alle misure fiscali implementate dalla Cina.
Per quanto riguarda l'Italia, il FMI ha mantenuto invariate le stime di crescita allo 0,7% per il 2024, ma prevede un aumento all'1,1% per il 2025. Questa notizia arriva contemporaneamente alla certificazione dell'Istat che ha confermato un aumento del Pil italiano dello 0,7% nel 2023 rispetto al 2022, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, superando la crescita dell'Eurozona. Nel quarto trimestre del 2023, il Pil italiano è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% su base annua. La variazione acquisita del Pil per il 2024 è stimata allo 0,1%. I dati del quarto trimestre del 2023 indicano una flessione del settore primario, con un aumento sia del settore industriale che dei servizi. Dal lato della domanda, la componente nazionale, al lordo delle scorte, è in diminuzione, mentre si prevede un incremento della componente estera netta.
Un possibile rischio per lo scenario italiano, europeo e globale riguarda l'inflazione. Nel breve termine, si parla principalmente di “rischi di rialzo dell'inflazione derivanti dalla mancanza di progressi nella disinflazione dei servizi e dalle pressioni sui prezzi derivanti da nuove tensioni commerciali o geopolitiche”. La dinamica dei salari, in particolare, influisce sui servizi a causa dell'incidenza della manodopera tra le voci di costo. Inoltre, “l'escalation delle tensioni commerciali potrebbe aumentare ulteriormente i rischi a breve termine per l'inflazione, incrementando il costo dei beni importati lungo la catena di approvvigionamento”, un avvertimento riguardo alle politiche preannunciate dal possibile futuro presidente USA, Donald Trump.
ISTAT: inflazione in crescita +0,8% su base annua
I dati Istat sui prezzi al consumo definitivi di giugno 2024 hanno confermato le stime: l'inflazione in Italia è aumentata dello 0,8% su base annua.
Secondo gli ultimi dati, l'inflazione a giugno 2024 ha registrato un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua, mantenendosi stabile rispetto ai mesi precedenti. Questa stabilità è frutto di andamenti contrastanti in diversi settori di spesa. I prezzi dei beni alimentari non lavorati, ad esempio, sono aumentati solo dello 0,3% rispetto al 2,2% del mese precedente. Anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona hanno rallentato leggermente, passando da un aumento del 4,3% al 4,0%. Al contrario, i prezzi degli energetici non regolamentati hanno ridotto la loro flessione, passando da -13,5% a -10,3%.
L'inflazione di fondo, che esclude i prezzi degli energetici e degli alimentari freschi, è scesa leggermente dal 2% all'1,9%. In termini pratici, Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori (Unc), afferma: "Per una coppia con due figli, l'inflazione dello 0,8% comporta un aumento del costo della vita di circa 119 euro all'anno. Di questi, ben 113 euro sono dovuti all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche.
Basandosi questi dati, l’Unc ha stilato una classifica delle città italiane più care. Siena risulta essere la città con il maggiore rincaro annuo per una famiglia media, seguita da Pisa e Benevento. Le città meno care sono Biella, Campobasso e Caserta. Tra le regioni, il Veneto, la Toscana e il Friuli-Venezia Giulia sono le più costose, mentre il Molise, la Valle d'Aosta e l'Abruzzo sono le meno care.
ISTAT: calo export (-3,8%) e import (-0,5%) nel mese di maggio
A maggio 2024 si stima una flessione congiunturale delle esportazioni (-3,8%) più marcata rispetto alle importazioni (-0,5%).La diminuzione mensile dell'export riguarda sia l'area Ue (-3,3%) sia l'area extra Ue (-4,4%). Secondo i dati Istat, nel trimestre marzo-maggio 2024 rispetto al trimestre precedente, l'export è quasi stazionario (+0,1%) mentre l'import aumenta dell'1,9%.
Su base annua, a maggio l'export cala dell'1,7% in termini monetari e del 3,4% in volume. La flessione delle esportazioni in valore è dovuta a una contrazione sui mercati Ue (-3,9%) e a una moderata crescita sui mercati extra Ue (+0,6%). Le importazioni registrano un calo tendenziale del 5,0% in valore, con diminuzioni sia nell'area extra Ue (-5,6%) sia nell'area Ue (-4,6%); in volume, le importazioni calano del 4,1%. Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla flessione tendenziale dell'export si segnalano: mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-24,9%), metalli di base e prodotti in metallo (-8,2%), autoveicoli (-16,2%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-9,9%). Al contrario, aumentano su base annua le esportazioni di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti non classificati altrove(+25,8%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+7,9%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+4,9%).
La flessione dell'export su base annua interessa quasi tutti i principali partner commerciali, con un calo rilevante verso la Germania. I paesi che contribuiscono maggiormente alla diminuzione dell'export nazionale sono Germania (-8,2%), Svizzera (-11,4%), Austria (-14,3%), Francia (-2,7%) e Belgio (-7,3%). Crescono invece le esportazioni verso Turchia (+29,7%) e Spagna (+5,1%).
Il saldo commerciale a maggio 2024 è pari a +6.430 milioni di euro (era +4.767 milioni a maggio 2023). Il deficit energetico si attesta a -4.020 milioni, rispetto a -4.832 milioni dell'anno precedente. L'avanzo nell'interscambio di prodotti non energeticiaumenta da 9.599 milioni di maggio 2023 a 10.451 milioni di maggio 2024. Sempre a maggio 2024, i prezzi all'importazione aumentano dello 0,1% rispetto al mese precedente, mentre diminuiscono dello 0,2% su base annua (rispetto al -1,8% di aprile).