Conti pubblici: Ue apre procedura deficit Italia

Dieci, dodici miliardi all'anno per 7 anni, per correggere la traiettoria dei conti pubblici italiani e riportare il deficit sotto la soglia d'allarme. È l'impegno che la Commissione Ue chiederà al nostro Paese, dopo aver avviato l'iter della procedura per deficit eccessivo. Una decisione che riguarda altri sei Paesi con il disavanzo superiore al 3% o il debito oltre il 60%: la Francia, in primis, ma anche Belgio, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. La decisione formale arriverà nell'Ecofin del 16 luglio, anche se già nei prossimi giorni verrà indicata ai 7 Paesi - più la Romania - la traiettoria di riferimento espressa in termini di spesa netta pluriennale. Per l'Italia, si parla di uno 0,5-0,6% l'anno, pari appunto a 10-12 miliardi. Il 20 settembre gli Stati sono chiamati a presentare i propri piani di rientro di medio termine, mentre entro il 15 ottobre dovranno presentare i propri documenti programmatici di bilancio. Solo a novembre, nel pacchetto di autunno del Semestre europeo, ci saranno le raccomandazioni per correggere il deficit eccessivo per i paesi in procedura, assieme alla valutazione dei piani di bilancio e alle proposte di raccomandazioni per i piani di medio termine. 

Con le vecchie regole, “quando si apriva una procedura di deficit eccessivo per l'Italia c'erano immediatamente delle indicazioni di obiettivi di politica da bilancio da seguire”, osserva il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni “ora siamo nel quadro delle nuove regole del Patto di stabilità e quindi il percorso dei prossimi anni sarà discusso sulla base di un piano che l'Italia stessa presenterà in autunno e discuterà con la Commissione. Credo che sia un’innovazione importante per evitare di vedere le cose come fossero dei diktat che arrivano da Bruxelles, ma negoziare tra la Commissione e i diversi paesi un percorso che non è solo un percorso di prudenza di bilancio, ma è anche un percorso di riforme e di investimenti”. 

In sostanza, ribadisce il commissario, “dopo quasi quattro anni di clausola di salvaguardia generale, le nostre politiche economiche e fiscali stanno entrando in un nuovo ciclo. Ciò non significa ritorno alla normalità, perché non viviamo in tempi normali e sicuramente non ritorno all'austerità, perché sarebbe un terribile errore”. La procedura non è certo una notizia, come ribadisce il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che già nel quadro tendenziale del Def aveva tenuto conto della necessità di ridurre il deficit

Semestre europeo: arrivano le raccomandazioni della Commissione all'Italia

Nelle sue raccomandazioni pubblicate col pacchetto di primavera del Semestre europeo, la Commissione Ue presenta una serie di richieste specifiche all'Italia su ciò che dovrà fare per migliorare i conti pubblici, il sistema fiscale, la capacità amministrativa per la gestione dei fondi comunitari, e poi per affrontare la crisi demografica e la carenza di forza lavoro qualificata in certi settori, definire una strategia industriale e di sviluppo, ridurre il divario territoriale, affrontare le restrizioni che ancora restano alla concorrenza nel Paese. L'Esecutivo comunitario, si legge nel documento, “raccomanda all'Italia di agire nel 2024 e nel 2025 per presentare tempestivamente il piano di bilancio strutturale a medio termine. In linea con i requisiti del Patto di stabilità e crescita riformatolimitare la crescita della spesa netta nel 2025 a un tasso coerente con l'inserimento del debito pubblico su una traiettoria plausibilmente discendente nel medio termine, e con la riduzione del disavanzo pubblico verso il 3% del Pil, il valore di riferimento del Trattato Ue”. Un secondo punto riguarda il sistema fiscale, che dovrà essere reso “più favorevole alla crescita, concentrandosi sulla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e in linea con gli obiettivi di sostenibilità di bilancio, anche riducendo le spese fiscali e aggiornando i valori catastali, garantendo al contempo equità e progressività e sostenendo la transizione verde”. 

Nel paragrafo successivo si raccomanda ancora all'Italia di “rafforzare la capacità amministrativa per gestire i fondi dell'Ue, accelerare gli investimenti e mantenere lo slancio nell'attuazione delle riforme. Affrontare i ritardi emergenti per consentire un'attuazione continua, rapida ed efficace del Piano di ripresa e resilienza, compreso il capitolo REPowerEU, garantendo il completamento delle riforme e degli investimenti entro l'agosto 2026”. E quindi, si sollecita il Paese, “nel contesto della revisione di medio termine, a continuare a concentrarsi sulle priorità concordate, considerando al tempo stesso le opportunità offerte dall'iniziativa Piattaforma Tecnologie Strategiche per l'Europa (Step) per migliorare la competitività”. Inoltre, da quanto emerge, l'Italia dovrà affrontare le tendenze demografiche negative, anche attirando e trattenendo lavoratori altamente qualificati, e affrontando le sfide del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda le donne, i giovani e la povertà lavorativa, soprattutto per i lavoratori con contratti atipici. Lato industria, invece, la Commissione raccomanda di definire una strategia industriale e di sviluppo per ridurre il divario territoriale, razionalizzando le attuali misure politiche e tenendo conto dei principali progetti infrastrutturali e delle catene del valore strategiche, sollecitando infine ad affrontare le restrizioni alla concorrenza, in particolare nel settore del commercio al dettaglio, delle professioni regolamentate e delle ferrovie.

UPB: validato scenario macroeconomico DEF, ma con rischi

Il Documento di economia e finanza (DEF) 2024 presenta uno scenario tendenziale in cui il PIL si espande all'1,0 per cento nel 2024, accelera nel 2025 (1,2 per cento) e nel 2026-27 rallenta (rispettivamente all'1,1 e 0,9 per cento). Nel confronto con il quadro programmatico della Nota di aggiornamento del DEF (Nadef) 2023 la variazione del prodotto è più contenuta (0,2 punti percentuali) nel 2024 e nel 2025, per tenere conto dell'elevata incertezza del quadro geopolitico. Nello scenario previsivo del DEF 2024 la crescita economica è pressoché interamente determinata dalle componenti interne della domanda in tutto l'orizzonte di previsione, soltanto nel 2025 si assume un minimo contributo positivo della domanda estera netta. Lo rileva l'Ufficio parlamentare di Bilancio nelle sue ultime considerazioni. L'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha validato lo scenario macroeconomico tendenziale del DEF 2024, sottolineando però “i numerosi rischi”. 

Le proiezioni del Governo sul PIL (reale e nominale) nell'orizzonte di validazione, che incorporano il proseguimento della spinta proveniente dai programmi di investimento previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), appaiono all'interno di un accettabile intervallo di valutazione, sebbene si collochino sull'estremo superiore delle stime del panel UPB per tutto il quadriennio 2024 - 2027. L'UPB segnala “rischi nel complesso bilanciati nel breve periodo, ma nel medio termine orientati prevalentemente al ribasso”. Le previsioni sono “esposte a shock esogeni ed esterni, quali le tensioni geopolitiche e la fragilità del commercio mondiale, oltre che a rilevanti incertezze sull'evoluzione del PNRR e degli investimenti nell'edilizia; vi è inoltre incertezza sui prossimi interventi delle banche centrali, oltre che sull'avversione al rischio degli operatori dei mercati finanziari”. Sullo sfondo persistono “criticità ambientali e climatiche”. I fattori di rischio sulle prospettive macroeconomiche del nostro Paese per i prossimi anni restano orientati al ribasso, così come le attese sul contesto economico globale.

Mes: pressing sull’Italia per la ratifica

La mancata ratifica italiana della riforma del trattato sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes), meglio conosciuto in Italia come Fondo salva-Stati, è stata uno dei punti affrontati dal Consiglio dei governatori del Mes, formato dai ministri delle Finanze dei 20 Stati membri dell'Eurozona, durante la loro riunione giovedì, in cui è stato adottato il rapporto annuale del Meccanismo. “Quando parleremo degli strumenti finanziari disponibili, ovviamente avremo l'occasione di sentire dall'Italia che cosa intende fare, ora che le elezioni europee hanno avuto luogo. E ovviamente sta al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti dire quali sono le sue intenzioni”, ha detto il direttore esecutivo del Mes, il lussemburghese Pierre Gramegna. “Speriamo che questo rapporto, che mira a rendere il Mes commisurato ai bisogni attuali, incoraggi l'Italia ad avere un atteggiamento positivo, visto anche il pressing da parte degli altri Stati”.

A ben vedere, attualmente la capacità di prestito del Mes è di 422 miliardi di euro su un importo massimo di 500, e diminuirebbe di 68 miliardi di euro con l'introduzione del backstop per il fondo di risoluzione unico. Il capitale sottoscritto del Mes è 708,46 miliardi di euro, di cui 80,97 miliardi versati. Tra i nuovi spunti, invece, l'idea che si possa presentare richieste di assistenza finanziaria di gruppo e quella di sviluppare un nuovo strumento (sia con il trattato esistente e sia con quello rivisto) per fornire supporto a nuovi shock esterni.

  1. Conti pubblici: Ue apre procedura deficit Italia
  2. Semestre europeo: arrivano le raccomandazioni della Commissione all'Italia
  3. UPB: validato scenario macroeconomico DEF, ma con rischi
  4. Mes: pressing sull’Italia per la ratifica