Il Parlamento Ue ha discusso una risoluzione pro-Ucraina. L’Italia si divide
Il Parlamento Ue ha approvato la sua prima risoluzione per confermare il suo sostegno all'Ucraina che si è trasformata subito in un terreno di scontro tra le forze italiane. Il Parlamento Ue condanna la visita di Viktor Orban alla Russia” e “ribadisce la sua precedente posizione secondo cui tutti gli Stati membri dell'Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a sostenere l'Ucraina militarmente con almeno lo 0,25% del loro Pil annuo; accoglie con favore la decisione della Nato di garantire forniture militari per un valore di almeno 40 miliardi di dollari nel futuro prossimo”.
FdI ha votato a favore all'intera risoluzione ma contro “il paragrafo relativo alle iniziative del primo ministro ungherese Orban, pur avendole già giudicate in maniera critica nei giorni scorsi” perché conteneva “un attacco strumentale al Governo ungherese”, afferma il capodelegazione Carlo Fidanza. Contraria la Lega che parla di atteggiamento strumentale da parte della maggioranza, “che nella sua proposta attacca in maniera del tutto inopportuna la presidenza di turno dell'Ue”. Voto negativo anche da Verdi, Sinistra Italiana e Movimento Cinque Stelle, per cui la maggioranza parte col piede sbagliato perdendo un'occasione “per cambiare strategia nella guerra in Ucraina e affermare finalmente la pace”. Tiene la linea favorevole del Pd tranne Cecilia Strada e Marco Tarquinio.
Von der Leyen è stata eletta nuovamente alla guida della Commissione Ue
Ursula Von der Leyen è stata confermata dal Parlamento Ue per un secondo mandato alla presidenza della Commissione europea. Ha ottenuto la fiducia di 401 deputati sui 707 che hanno partecipato al voto ed è uscita con una maggioranza più ampia grazie al sostegno dei Verdi: senza i 53 ambientalisti non ce l'avrebbe fatta a superare la soglia richiesta dei 360. E questo lo riconosce. “Sono molto grata al gruppo dei Verdi per avermi sostenuta. Abbiamo avuto scambi intensi su tutti gli argomenti ed è un buon segno che alla fine si siano convinti a votarmi”. E con questo si sono conquistati un posto al tavolo della maggioranza che ora diventa quadripartito, insieme alla piattaforma storica di popolari, socialisti e liberali. Dall'altra parte, i contrari sono stati 284, tra questi la maggior parte dell'Ecr, compresa la delegazione di FdI.
Intanto Von der Leyen ha chiarito che lavorerà con chi l'ha sostenuta: “Abbiamo lavorato duramente durante tutta la campagna elettorale per unire le forze democratiche e avere una maggioranza al centro per un'Europa forte. L'approccio è stato quello di dire a tutti coloro che sono pro-Europa, pro-Ucraina e pro-Stato di diritto, che offriamo loro di lavorare insieme. E il risultato di oggi credo parli da sé. È stato l'approccio giusto. Il primo dato oggettivo è che senza i Verdi Von der Leyen non ce l'avrebbe fatta. Nel voto generale, comunque, i franchi tiratori sono quantificabili in 53, almeno l'11%. Von der Leyen guarda il bicchiere pieno: “Non saprei da dove cominciare per esprimere quanto sono grata per la fiducia della maggioranza del Parlamento Ue.
Chiusa la campagna per l'elezione, ora parte la fase di composizione della nuova squadra dei Commissari e la leader tedesca non vuole perdere tempo: “Nelle prossime settimane chiederò ai leader di proporre i loro candidati. Come ho fatto la scorsa volta, scriverò una lettera e chiederò che vengano proposti un uomo e una donna come candidati. Unica eccezione è quando c’è un Commissario in carica che viene confermato. E poi intervisterò i candidati a partire da metà agosto”, ha assicurato. “E voglio selezionare i candidati più preparati che condividano l'impegno europeo. Ancora una volta punterò a garantire una quota paritetica di uomini e donne al tavolo del Collegio. La nuova squadra si preparerà per superare con successo le audizioni del Parlamento, e poi cercherò nuovamente la conferma di quest'Aula”, ha aggiunto. Il tutto dovrà essere completato tra settembre e ottobre.
Meloni rassicura: l’Italia vedrà riconosciuto il ruolo in Ue
Il voto contro la riconferma di Ursula von der Leyen non cambierà le relazioni tra Roma e Bruxelles e l'Italia vedrà in ogni caso “riconosciuto” il suo ruolo. Ne è convinta Giorgia Meloni e ne sono convinti i suoi, che hanno comunque tirato un sospiro di sollievo per la posizione “coerente” che la premier ha assunto. Lei stessa ci scherza su alla fine della giornata in cui FdI dice no al bis per la presidente della Commissione cogliendo di sorpresa gli alleati. Ma “con lei ho un buon rapporto”, avrebbe assicurato la premier ai fedelissimi, e si continuerà a “collaborare”, dando di fatto la linea rispettata nei commenti di giornata del suo partito.
Il problema non è “la persona”, insomma, ma le scelte che non rispecchiano, almeno stando alle linee programmatiche, quella richiesta di un “cambio di passo” espressa dai cittadini europei alle urne. La mossa decisiva è maturata in mattinata, dopo avere ascoltato il discorso della presidente in pectore all'Eurocamera e dopo che è arrivato il sostegno ufficiale dei Verdi. “Con quel sì von der Leyen sapeva che non si poteva aspettare i nostri voti”, spiegano i meloniani, un ragionamento che le due avrebbero affrontato anche nella telefonata che ha preceduto le votazioni. In ogni caso la “collaborazione non sarà compromessa”. L'obiettivo rimane quello di ottenere un portafoglio pesante, come spetta a un grande Paese, da affidare al fidatissimo Raffaele Fitto, che rimane il principale candidato a traslocare a Bruxelles, anche se si dovrà indicare anche il nome di una donna.
FI si smarca dagli alleati di governo: “Dagli spalti non si gioca”
Seduto accanto a Prodi e Letta, Antonio Tajani appare politicamente più a suo agio che con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Almeno nella giornata della rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, evento che fa tirare un sospiro di sollievo ai due ex premier di centrosinistra e anche al leader di FI, secondo cui una bocciatura della leader tedesca avrebbe generato “solo caos”. E le forze rimaste fuori dalla nuova maggioranza Parlamento europeo “sono politicamente ininfluenti”, secondo la definizione che il vicepremier già aveva usato per il gruppo dei Patrioti con la Lega, e che ora si applica anche a FdI.
Tra gli azzurri si avvertono ancora le fibrillazioni provocate da Pier Silvio Berlusconi, secondo cui “i moderati in Italia sono la maggioranza, oggi però non hanno qualcuno in cui si riconoscono veramente”. E anche in questa dimensione si può leggere lo smarcamento degli azzurri rispetto agli alleati. “Non ci sarà nessuna ricaduta interna al Governo”, è la premessa ai ragionamenti di Tajani, ma il voto di Strasburgo dimostra che “FI è una forza politica seria, affidabile, credibile, responsabile”. “La partita si gioca in campo e non rimanendo solo a fare il tifo sugli spalti”, secondo la metafora calcistica di Maurizio Gasparri: invano, Tajani ha provato a fare entrare nella “squadra Ursula” i Conservatori guidati dalla Meloni, o almeno FdI.
Le opposizioni attaccano sulla spaccatura della maggioranza su von der Leyen
La maggioranza si divide nel voto sulla riconferma di Ursula von der Leyen e le opposizioni vanno all'attacco accusando Giorgia Meloni di aver fatto una scelta che isola il nostro Paese ma anche nel centrosinistra si registrano divisioni con il M5S e la sinistra che votano contro l'Ursula-bis mentre il Pd e i Verdi scelgono il sì. Quella di votare no è stata una scelta di coerenza, rivendica il partito della premier mentre la Lega guarda con soddisfazione al rinnovato asse Salvini-Meloni. Ma le opposizioni, con il Pd che prende la parola in Aula alla Camera, chiedono chiarimenti e invocano la presenza della premier per riferire in Parlamento. Da +Europa, con Riccardo Magi, arriva l'accusa sarcastica di fare una “Italexit in miniatura”. Per Elly Schlein “Quelli più divisi oggi sono stati quelli del Governo italiano. Ma soprattutto quello che abbiamo visto è la totale irrilevanza di questo Governo in Europa”. “La Meloni è andata in tilt”, per il leader M5S Giuseppe Conte.
Antonella Sberna è vicepresidente Europarlamento
“Per la prima volta un rappresentante della destra italiana viene eletto alla vicepresidenza del Parlamento europeo. Siamo quindi molto soddisfatti per l'elezione della collega Antonella Sberna, alla sua prima esperienza come eurodeputato. Si tratta di un importante riconoscimento per l'azione politica svolta da FdI anche in ambito europeo e all'interno del gruppo dei Conservatori europei che raddoppiano le vicepresidenze grazie alla rielezione dell'eurodeputato Roberts Zile. Un ruolo di prestigio che consentirà al nostro partito e all'Italia di poter rappresentare al meglio le istanze e gli interessi dell'Italia in Europa”. Lo dichiarano il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento Ue Nicola Procaccini e il capodelegazione a Bruxelles Carlo Fidanza.
“Avverto una grande gioia ma soprattutto una grande responsabilità” commenta la neoeletta vicepresidente del Pe, “Dedicherò il massimo impegno al ruolo istituzionale che oggi mi è stato riconosciuto, un ruolo che ricoprirò in rappresentanza del gruppo dei Conservatori europei. Desidero ringraziare anche tutti i deputati degli altri gruppi politici che hanno scelto di sostenermi. Lasciatemi infine ringraziare la mia comunità politica, e la leader di FdI Giorgia Meloni, il copresidente del gruppo ECR Nicola Procaccini e il capodelegazione di FdI Carlo Fidanza.
Piersilvio Berlusconi contro la riduzione del canone Rai. La Lega insiste
Si riaccende la querelle sulla Rai. Camera e Senato si sono impegnate a trovare entro la fine di luglio una data per la nomina dei membri del Cda ma considerato che non c’è accordo nella maggioranza il dossier slitterà alla ripresa dei lavori parlamentari a settembre. La Lega ha chiesto senza ottenerlo un vertice di maggioranza. Intanto la Lega è tornata a difendere la proposta di ridurre il canone dell'azienda di viale Mazzini compensando i mancati introiti con l'innalzamento del tetto pubblicitario. L’ha fatto per rispondere a Pier Silvio Berlusconi che ha bocciato senza mezzi termini l'idea: “E' un pasticcio assoluto, il contrario di quello che andrebbe fatto”, ha argomentato l'ad di Mediaset, “Distrugge il mercato. Sarebbe la morte della editoria italiana”. La risposta leghista non si fa attendere: “Saremmo lieti di confrontarci con lui e la sua azienda sul futuro dell'offerta televisiva italiana, ivi compreso il miglioramento della tv pubblica con riduzione dei costi a carico dei cittadini”. Ed ancora: “Il dialogo è sempre utile, anche perché l'obiettivo è migliorare la concorrenza e la qualità complessiva del prodotto a beneficio del pubblico”.
È scontro su una conferenza sulla Palestina alla Camera. Evento annullato
Approda in Aula alla Camera la polemica per la conferenza organizzata dall'intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele. Giovanni Donzelli ha infatti attaccato a fine seduta M5S, Pd e Avs per l'iniziativa, provocando la risposta di Andrea Casu (Pd) e Antonio Caso (M5S). In serata le associazioni hanno annullato l'evento per l'assenza di “condizioni minime” da assicurare all'ospite principale, Hawan Jabarin direttore della ong palestinese Al-Haq. Donzelli ha detto di voler “stigmatizzare formalmente e ufficialmente” la conferenza stampa, non solo per l'iniziale presenza di Nicola Quatrano, ma anche per la partecipazione di Jabarin: “La Ong è una organizzazione terroristica” ha sostenuto il coordinatore nazionale di FdI che ha poi aggiunto: “Non possiamo assistere in silenzio come hanno fatto Conte, Fratoianni e Schlein, i segretari dei tre partiti che hanno organizzato l'evento”. Questa conferenza stampa “è indegna di essere ospitata in questo luogo”. Immediata la replica in Aula del Dem Andrea Casu e del pentastellato Antonio Caso, che hanno accusato Fdi di essere ambigua sull'antisemitismo, dopo le rivelazioni dell'inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile del partito di Giorgia Meloni.
Suggestioni di campo larghissimo alla Partita del cuore
La Partita del cuore è riuscita per una sera nell'impresa di portare allo stadio 44 politici (la maggior parte parlamentari) nella sfida benefica contro la Nazionale cantanti. In campo da Giuseppe Conte a Lorenzo Fontana, da Nicola Fratoianni a Licia Ronzulli fino a Leonardo Donno. E tutti sotto la regia di Ignazio La Russa. Dal campo arriva la suggestione di un nuovo centrosinistra extralarge; la mattina dopo il match nei corridoi parlamentari non si parla d'altro, specie quando lo scatto di Matteo Renzi ed Elly Schlein fa il giro del web.
L'immagine è la prima della photogallery che Renzi dedica alla serata. L'ultima è il video del goal che la leader del Pd segna, riuscendo a intercettare la palla che le passa appunto Renzi. Immagini emblematiche, per dire che il gioco di squadra è possibile. E magari anche fuori dal campo, visto che ora le condizioni politiche ci sono. Archiviato il progetto del Terzo polo, i renziani potrebbero diventare la costola liberal del centrosinistra, una “Margherita 2.0”, sintetizzano alcuni. In più, le elezioni europee hanno diradato le nebbie dei rapporti, spesso tesi se non ostili, tra Dem e renziani, mostrando chiaramente la supremazia del Pd di Schlein rispetto alle altre opposizioni e la bontà del suo progetto di un fronte allargato contro la destra. Insomma, molti credono che dalla sintonia dimostrata in campo si possa passare a qualcosa di più. Le prossime settimane ci diranno su quella sarà la strada.
La Regione Veneto chiede di accelerare sull’autonomia
È ancora il Veneto la Regione che più delle altre morde il freno sull'autonomia differenziata, dopo che la legge è ufficialmente in vigore. La linea diretta con Palazzo Chigi e gli Affari regionali l'ha aperta Luca Zaia il 1° luglio, quando, con una lettera a Giorgia Meloni e a Roberto Calderoli, ha chiesto di riprendere il confronto per l'attuazione dell'articolo 116 della Costituzione. Il governatore vorrebbe accelerare sull'autonomia partendo dalle 9 materie non Lep e per convincere l'esecutivo nella lettera ha richiamato la comprovata “efficienza del modello veneto” nella gestione delle crisi. Nelle 9 materie non sottoposte a Lepfigurano l'organizzazione della giustizia di pace, i rapporti internazionali e con la Ue delle Regioni, il commercio estero, le professioni, la previdenza complementare e integrativa, la protezione civile, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le Casse di risparmio, le Casse rurale e le aziende di credito a carattere regionale, gli Enti di credito fondiario e agrario.
Dalla Libia Meloni parla chiaro: fermiamo i trafficanti di uomini
La lotta ai trafficanti di esseri umani deve essere il caposaldo della gestione dei flussi migratori: Giorgia Meloni ha creato una coalizione al G7 e punta a una più stretta collaborazione anche con i Paesi del Nord Africa, inclusa la Libia, dove la premier assieme al Ministro Matteo Piantedosi ha partecipato al Trans-Mediterranean Migration Forum, puntando sull'assunto che “i migranti illegali sono nemici di quelli legali”. Intanto è scontro tra la premier e la ong Sea-Watch International, che sui social ha attaccato il governo. In ogni caso, il Governo italiano continuerà a lavorare per fermare la tratta di persone, l'immigrazione clandestina e le morti in mare. Che a loro piaccia o meno”.
Il governo di Tripoli, guidato dal primo Ministro Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, fra i tanti problemi di un Paese spaccato in due, deve gestire la presenza di “2,5 milioni di stranieri”, come ha spiegato in questi giorni il Ministro Emad Trabelsi. Matteo Piantedosi ha sottolineato che l'obiettivo non è “alleggerire la situazione migratoria dell'Italia o dell'Europa ma creare le condizioni per una riduzione di carattere regionale dei flussi illegali a beneficio di tutti i Paesi” perché “quando i migranti arrivano sulle coste nordafricane per imbarcarsi, abbiamo tutti già compromesso la nostra capacità di prevenzione dei flussi migratori irregolari”. Tra gli ospiti del forum a Tripoli anche il primo Ministro di Malta Robert Abela, quello della Tunisia Ahmed Hachani e il Commissario Margaritis Schinas.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 16 luglio, tra i partiti del centrodestra si nota una piccola crescita di Forza Italia con + 0,2%. Il partito di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 29,6%. In seconda battuta il PD, che perde terreno e vede il distacco da FdI ampliarsi al 6,6%. Terza forza nazionale in risalita il Movimento 5 Stelle (10,8%). Nella galassia delle opposizioni, la sorpresa delle europee AVS rimane stabile al 7,0%, mentre i centristi sono rilevati nuovamente singolarmente con Azione (3,5%) e +Europa (1,8%) e IV (2,2%). Chiudono il quadro settimanale le rilevazioni sul movimento di Cateno de Luca Sud chiama Nord dato al 1,0% e il partito alleato di governo guidato da Maurizio Lupi Noi Moderati stabile al 1,0%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, Noi Moderati) è in crescita al comando con il 47,7%. Il centrosinistra in rallentamento lieve con il 30,0%; fuori da ogni alleanza, il M5S, riguadagna 2 decimi di punti percentuale e registra un 10,8%. In risalita anche il Centro, che raggiunge il 7,5%.
- Il Parlamento Ue ha discusso una risoluzione pro-Ucraina. L’Italia si divide
- Von der Leyen è stata eletta nuovamente alla guida della Commissione Ue
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