Nomine europee, partita ancora aperta
Giorgia Meloni passa all'attacco dopo essere stata esclusa platealmente dalle riunioni dei negoziatori a margine della cena informale sui top jobs, attendendo che il gruppo dei Conservatori e Riformisti superasse numericamente i Liberali nel nuovo Parlamento europeo. "Ho trovato surreale che alcuni siano arrivati con i nomi senza neanche tentare una riflessione su quale fosse l'indicazione dei cittadini", ha dichiarato la Presidente del Consiglio. La premier non respinge completamente il terzetto proposto per i ruoli principali – Ursula von der Leyen alla Commissione, Antonio Costa al Consiglio europeo e Kaja Kallas come Alto rappresentante – ma critica il metodo utilizzato. Secondo Meloni, l'Italia merita un ruolo di primo piano poiché la forza politica che guida è tra le poche ad essere uscita rafforzata dalle elezioni. Il suo obiettivo è ottenere un incarico di peso in Commissione in cambio del sostegno, senza entrare nella maggioranza.
La presidente uscente della Commissione e il PPE sembrano disposti a soddisfare le richieste di Meloni, ma all'interno del partito popolare c'è una divisione tra chi guarda a destra e chi non vuole aprire le porte a formazioni estremiste. Manfred Weber si trova nel mezzo di questa situazione, con una crescente rivalità con il leader della CDU Friedrich Merz, mentre il premier polacco Donald Tusk continua a rifiutare un'alleanza con ECR.
Alcuni membri del PPE sperano che Meloni distanzi Fratelli d'Italia dal PiS (acerrimo nemico di Tusk in Polonia) e tagli i ponti con Viktor Orban. I primi incontri di Meloni a Bruxelles sono stati con Mateusz Morawiecki e Viktor Orban, suscitando poco entusiasmo nel PPE. Socialisti, Liberali e Verdi continuano a considerare la premier italiana parte delle destre da evitare. La situazione è complessa. Il PPE insiste nel partire dalla maggioranza Ursula, che conta il 55% dei seggi, pur sapendo che von der Leyen rischierebbe di essere ostacolata dai franchi tiratori, come accaduto nel 2019 con settanta voti mancanti. La Spitzenkandidat avrebbe bisogno dei voti sia dei Verdi che di Fratelli d'Italia per essere riconfermata. Non a caso, al Parlamento Europeo è in corso una battaglia di numeri con il grande bacino dei non iscritti.
ECR, con l'ingresso dei nazionalisti rumeni di AUR e degli ex membri di Reconquête! (Marion Maréchal) più altre delegazioni minori, ha raggiunto 83 seggi, tre in più di Renew. Tuttavia, i Liberali annunceranno nuove adesioni nei prossimi giorni, cercando di riconquistare la posizione. Il terzetto dei top jobs rimane instabile; l'unica quasi certa di un secondo mandato sembra essere Roberta Metsola, ufficialmente candidata alla presidenza dell'Eurocamera dal PPE
I gruppi nel nuovo Parlamento europeo
Il partito di Viktor Orban, Fidesz, non entrerà nel gruppo ECR, guidato da Fratelli d'Italia, mentre a sinistra il PD non guiderà il gruppo dei Socialisti e Democratici, lasciando la presidenza agli spagnoli. Queste sono le due principali novità sulla composizione del nuovo Parlamento europeo.
Lunedì, il gruppo ECR, capitanato dal partito della premier Giorgia Meloni, ha accolto undici nuovi eurodeputati, salendo a 83 membri e diventando il terzo gruppo parlamentare, superando i liberali di Renew. Tra i nuovi membri ci sono i cinque eletti del partito nazionalista rumeno AUR, una formazione recente che si ispira al nazionalismo della Grande Romania, comprensiva della Moldova. AUR, noto per le sue posizioni xenofobe, no-vax e pro-russe, è stato criticato per la sua propaganda anti-ucraina, tanto da finire nella lista nera di Kiev. Il leader di AUR, George Simion, è stato bandito dall'Ucraina e dalla Moldova, e le sue posizioni contro la minoranza ungherese hanno scatenato la reazione di Fidesz, che ha dichiarato di non voler condividere il gruppo con AUR nel Parlamento europeo. ECR ha chiesto ad AUR di firmare una dichiarazione a favore del sostegno a Kiev, cosa che è stata fatta. Tuttavia, il partito di Orban non ha mai formalmente richiesto di entrare in ECR, e queste dichiarazioni sembrano essere pretesti per celare un probabile rifiuto da parte di Giorgia Meloni.
Attualmente, ECR ha 83 seggi, ma il numero potrebbe cambiare, come osservato dal co-presidente del gruppo, Nicola Procaccini. Ieri, Renew è risalito a 81 seggi, accogliendo il partito belga Les Engagés, precedentemente nel PPE. Sul fronte opposto, la novità è che il PD rinuncerà alla presidenza del gruppo dei Socialisti e Democratici, appoggiando la riconferma della spagnola Iratxe Garcia Pèrez. Questo risultato è emerso dopo due giorni di incontri a Bruxelles tra la segretaria del PD, Elly Schlein, e la presidente uscente del gruppo S&D. Il PD, con i suoi 21 eurodeputati, avrebbe potuto aspirare alla presidenza del secondo gruppo più grande dell'Eurocamera (attualmente a 136 seggi), avendo superato i socialisti del PSOE che si sono fermati a 20 seggi. Tuttavia, il risultato superiore alle aspettative ha sorpreso il PD, e la decisione della leader spagnola di ricandidarsi ha portato a questo scenario. In cambio, il PD potrebbe aspirare a un maggior numero di presidenze di Commissione.
Cambio di vertice alla NATO
In attesa di conoscere l'esito delle nomine UE, la NATO ha dato il via libera a Mark Rutte come prossimo Segretario Generale, dopo l'approvazione di Ungheria e Slovacchia e il ritiro della candidatura del presidente romeno Klaus Iohannis. La nomina di Rutte non avverrà prima della prossima settimana, ma sarà sicuramente in tempo per il vertice di Washington del 9 e 10 luglio. Il premier olandese uscente prenderà il timone dell'Alleanza Atlantica solo a ottobre, a meno che Jens Stoltenberg non decida di lasciare prima. In ogni caso, sarà al suo ultimo Consiglio europeo il 27 e 28 giugno, forse quello decisivo per le nomine.
La partita delle nomine delle partecipate pubbliche si complica
L'improvvisa scomparsa dell'ex capo di Stato Maggiore della Difesa e presidente di Fincantieri Claudio Graziano ha creato un vuoto che ha complicato il rinnovo dei vertici di Cassa depositi e prestiti (Cdp), Rai e Ferrovie.
L'assemblea di Cdp, fissata per ieri, è stata nuovamente rinviata al 27 giugno per mancanza del via libera dal Tesoro. Lo stesso giorno si terrà anche l'assemblea di Ferrovie. La maggioranza si è presa un'ulteriore settimana per trovare un accordo.
La premier Giorgia Meloni sperava di trovare un'intesa a Bruxelles sulle nomine europee e, una volta rientrata a Roma, affrontare il dossier delle partecipate pubbliche. Tuttavia, i tempi della trattativa europea si sono allungati, influenzando inevitabilmente il calendario delle nomine italiane. Inoltre, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti era impegnato all’Eurogruppo in Lussemburgo, costringendo a spostare tutto di almeno sette giorni.
Nonostante tutto, c'è condivisione tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sulla riconferma di Dario Scannapieco alla guida di Cdp e sul nome di Stefano Donnarumma per il ruolo di amministratore delegato di Ferrovie. Un accordo sarebbe stato raggiunto anche per i vertici della Rai: l'attuale direttore generale Giampaolo Rossi, in quota Fdi, dovrebbe diventare amministratore delegato, mentre la presidenza andrebbe a Simona Agnes, gradita a Forza Italia.
Le caselle ancora da sistemare includono la presidenza di Ferrovie, dove Tommaso Tanzilli, attualmente consigliere del gruppo Fs e vicino a Fratelli d’Italia, è uno dei favoriti. Tra i candidati graditi al partito della premier c'è anche Teo Luzi, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri.
Anche la ripartizione dei consiglieri in Cdp è ancora da definire. Il presidente e due componenti sono espressi dalle fondazioni azioniste di minoranza, con Giovanni Gorno Tempini confermato per la presidenza, insieme a Lucia Calvosa e Luigi Guiso. Rimangono da assegnare cinque posti per il consiglio dell’istituto di Via Goito.
Sul versante Rai, i posti disponibili per la politica, esclusi presidente e ad, sono quattro, mentre il quinto consigliere è scelto dall’assemblea dei dipendenti del gruppo di Viale Mazzini.
L'ultimo tassello da sistemare è la presidenza di Fincantieri, un incarico che potrebbe essere ricoperto da Teo Luzi, confermando la tradizione di un esponente della difesa come presidente del gruppo cantieristico. In caso di nomina di Luzi, il governo dovrà anche trovare un suo successore alla guida dell’Arma dei Carabinieri.
Nel risiko delle nomine rientra anche la futura organizzazione di Netco, la società della rete ex Tim, controllata da Kkr e partecipata al 16% dal Tesoro. Luigi Ferraris sarà a capo di Netco per conto di Kkr, mentre il presidente sarà Massimo Sarmi, già amministratore delegato di Poste Italiane dal 2001 al 2014.
Le proteste per l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata
L’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata ha visto l'aula di Montecitorio animata dallo sventolio delle bandiere del Nord. Con 172 voti favorevoli, 99 contrari e un astenuto, il provvedimento, voluto dalla Lega e firmato dal ministro Roberto Calderoli, è passato alle 7 del mattino, nonostante le proteste delle opposizioni. Matteo Salvini ha definito la giornata "storica", mentre Calderoli ha espresso grande emozione per il coronamento di anni di battaglia politica. Tuttavia, Elly Schlein del PD ha accusato Giorgia Meloni di cedere ai ricatti della Lega. La legge sull’Autonomia è stata approvata appena 14 ore dopo il premierato, con Meloni che ha difeso le riforme come necessarie per un’Italia più forte e giusta, anche se le opposizioni si dicono già pronte alla raccolta delle firme per il referendum abrogativo.
Il Vaticano, per voce del segretario di Stato Pietro Parolin e del presidente della Cei Matteo Zuppi, ha espresso preoccupazioni sugli squilibri che l’Autonomia potrebbe creare. La Lega ha festeggiato nell’ultimo miglio della seduta, con inni e vessilli sventolati, e con i governatori di Veneto e Lombardia pronti a chiedere subito la devoluzione delle materie non vincolate ai Lep.
Il fronte interno della Lega in Calabria
In Calabria, il partito di Salvini rischia il caos. La riforma Calderoli, appena approvata dalla Camera dopo il Senato, è accolta con frustrazione e critiche in Calabria. Eppure, la Calabria è la regione del Sud dove la Lega ha ottenuto i migliori risultati nelle ultime elezioni europee: 9,19%, superata solo dal Molise.
Il presidente del Consiglio Regionale calabrese, Filippo Mancuso, leghista di ferro, ha definito la riforma un “pasticciaccio” che non risponde ai bisogni del Mezzogiorno. Mancuso ha lamentato la mancanza di confronto con Salvini a causa dell’accelerazione alla Camera. Critica anche i colleghi deputati leghisti che hanno sventolato la bandiera calabrese, definendoli “servi sciocchi”. La frattura interna si approfondisce e il partito rischia di esplodere nei territori.
Da mesi si parla di un possibile esodo dalla Lega verso Forza Italia in Calabria, e Mancuso non esclude un addio: “Potrebbero cacciarmi, ma non è il mio primo problema”. Secondo fonti del centrodestra calabrese, 4-5 consiglieri regionali su 6 iscritti alla Lega condividono le critiche di Mancuso. Se Durigon non riuscirà a ricucire lo strappo, la Lega rischia di sparire dal Consiglio regionale.
Anche Pietro Molinaro, consigliere della Lega in Calabria, ammette di non essere entusiasta della riforma: “Come Consiglio avevamo chiesto correzioni e approfondimenti. Spero che il governo riesca a gestirli”. Sul possibile esodo dalla Lega, Molinaro afferma: “Non credo, ma in politica mai dire mai”.
Le proteste in piazza delle opposizioni contro il Governo
Con il via libera al Premierato al Senato e un'accelerazione sull'Autonomia alla Camera, Pd, M5s, Alleanza Verdi-Sinistra e Più Europa si sono ritrovati in piazza Santi Apostoli a Roma. Gli slogan erano chiari: "Uniti si può vincere questa destra" e "Fermeremo queste riforme". Il messaggio era diretto alla premier Giorgia Meloni, ai vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, e anche a Carlo Calenda e Matteo Renzi, che hanno rifiutato di partecipare. In piazza, leader come Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi si sono scambiati abbracci e sorrisi, segno di una nuova alleanza progressista. Schlein ha invitato tutte le forze di opposizione a superare le divisioni e a rimanere unite per impedire che le riforme stravolgano la Costituzione. Anche Giuseppe Conte ha ribadito l'unità e la forza del fronte progressista, mentre Riccardo Magi ha proposto un referendum contro le riforme. Nicola Fratoianni ha incitato a battere la destra con generosità, umiltà e unità, mentre AngeloBonelli ha attaccato duramente Meloni e la destra. La manifestazione ha visto la partecipazione di numerosi esponenti politici e cittadini, con un palco circondato da bandiere italiane, europee e della pace. Il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha espresso pessimismo, definendo Premierato e Autonomia differenziata una vendetta contro la Costituzione antifascista, e preannunciando tempi duri.
I sondaggi della settimana
21 maggio 2024 – ultimi prima del voto delle europee
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 20 maggio, tra i partiti del centrodestra in ascesa Fratelli d’Italia con + 0,2%, e Forza Italia con +0,1%. Il partito di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 27,0%. In seconda battuta il PD,che guadagna terreno e vede il distacco da FdI ridursi al 6,0%. Terza forza nazionale sempre il Movimento 5 Stelle (15,7%). In lieve flessione la Lega (-0,3%). Nella galassia delle opposizioni, i centristi Stati Uniti d’Europa perdono slancio e arrivano al 4,6%; seguono Azione (4,2%) e Allea6nza Verdi e Sinistra (4,6%), che rimangono entrambe sopra la soglia di sbarramento per le Europee. Chiudono il quadro settimanale Pace Terra Dignità di Michele Santoro (2,2%), Libertà di Cateno De Luca (2,4%), Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi (1,0 %) entrambe sotto la soglia di sbarramento.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) rimane stabile mantenendosi saldamente al comando con il 43,7%. Il centrosinistra è secondo con il 25,6%; fuori da ogni alleanza, il M5S, perde mezzo punto percentuale e registra un 15,7%. In flessione di 0,4% anche il Centro, che raggiunge l’8,6%.
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