I referendum non raggiungono il quorum. Esulta il centrodestra

Niente da fare per i 4 referendum sul lavoro e per quello sulla cittadinanza. L'affluenza si ferma poco oltre il 30% per tutti e cinque i quesiti, 20% sotto il quorum necessario. Esulta il centrodestra che si vede rafforzato dall'esito della prova delle urne; averlo trasformato in un test politico sull'esecutivo Meloni, evidenzia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovan Battista Fazzolari, poco ha giovato all'opposizione: “Il Governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita”. Si attacca, invece, ai numeri il centrosinistra che rivendica, al di là del quorum, di aver portato a votare oltre 14 milioni di elettori, più di quanti, nel 2022, votarono per i partiti di centrodestra portando al Governo Giorgia Meloni. “Ne riparliamo alle politiche”, commenta caustica la segretaria Dem Elly Schlein. “Portate rispetto per oltre 12 milioni che hanno votato sì” ai quesiti sul lavoro, dice Giuseppe Conte aggiungendo: “Noi saremo sempre dalla loro parte”. 

E per Avs si tratta di un 30% che rappresenta il “cuore dell'alternativa” al centrodestra. Sotto accusa, poi, sia da parte delle opposizioni che dei Comitati, l'invito al non voto da parte della maggioranza. “Non mettono in discussione la Cgil, in gioco c'è la democrazia del Paese”, accusa Maurizio Landini. “Ha vinto l'astensionismo organizzato ma non ci sentiamo sconfitti”, dice Riccardo Magi, promotore del quinto quesito referendario, perché abbiamo “riportato al centro” un tema importante come la riforma della legge sulla cittadinanza. Ma è proprio su questo quesito, però, che si registra un dato sul quale il centrodestra non manca di andare all'attacco: mentre in tutti i referendum sul lavoro c'è una schiacciante vittoria per il sì (quasi al 90%), sulla cittadinanza un elettore su tre ha scelto il no (Sì 65,5% e No 34,5%). 

Il centrosinistra vince a Taranto, il centrodestra a Matera

Piero Bitetti vince a Taranto e con la città pugliese il centrosinistra, che pure perde Matera, completa il poker delle amministrative dopo le vittorie di GenovaRavenna e Assisi, ottenute due settimane fa. Bitetti, che al primo turno aveva raccolto il 37%, si afferma al secondo anche grazie all'appoggio esterno del M5S e con il 54% stacca Francesco Tacente, sostenuto dal centrodestra e fermo al 45%. “Oggi la destra ha perso anche a Taranto”, esulta la segretaria del Pd Elly Schlein, cui fa eco il governatore pugliese Michele Emiliano: “Il centrosinistra ha vinto con Taranto, probabilmente l'appuntamento elettorale più importante d'Italia”, “È qui che Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni, dimostreranno che sono capaci di governare l'Italia”. “Siamo pronti a riscattare il futuro di questa terra”, sono le prime parole del neo sindaco Bitetti che festeggia al comitato elettorale quando ancora lo spoglio non è terminato ma i numeri sono tali da renderne certa la vittoria; “Lavoreremo per il bene comune e siamo certi che grazie al contributo di tutti si potrà fare meglio”. 

Sul fronte centrodestra interviene il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini per complimentarsi con lo sconfitto Tacente “per la bella e coraggiosa battaglia elettorale”. Salvini conferma che “è e sarà sempre a disposizione della città pugliese anche in veste di vicepremier e Ministro” e ribadisce la sua “concreta attenzione per tutti gli Enti locali”. Le città al ballottaggio erano 13 ma l'attenzione della politica nazionale era puntata su Taranto e sulla poco distante Matera, dove vince il centrodestra con Antonio Nicoletti che batte Roberto Cifarelli con il 51,3%: “È un onore aver vinto e sono grato della fiducia data a me che sono un tecnico”. Il primo turno aveva visto prevalere il candidato di centrosinistra Cifarelli con il 43%, ben sei punti sopra a Nicoletti al 37%. La sconfitta è sonora, tanto che, a spoglio ancora in corso, il segretario regionale del Pd Giovanni Lettieri rassegna le dimissioni.

L'orizzonte del campo largo resiste, ma non senza tensioni nel Pd

La piazza di sabato per Gaza prevale sul flop dei referendum. Il mancato raggiungimento del quorum non sembra pesare troppo sul percorso che PdM5S e Avs hanno avviato in vista delle politiche del 2027. Certo, il dato dell'affluenza è stato insufficiente e la sconfitta in una battaglia combattuta tutti insieme in prima linea brucia. Ma la delusione non appare così grande da azzoppare la volontà di continuare a provare l'esperimento unitario. Insomma, per ora l'entusiasmo per i 300 mila portati a Roma al corteo per Gaza si impone sullo sconforto per la sconfitta nei quesiti su lavoro e cittadinanza. Se contraccolpi ci saranno, saranno legati al riacutizzarsi dei maldipancia interni al Pd, che potrebbero distogliere le energie della segretaria Elly Schlein, sempre “testardamente” impegnata nella creazione di un'alleanza. A urne appena chiuse, i riformisti del Pd le hanno subito fatto capire che intendono farle pesare il fatto di aver coinvolto il partito in un'impresa che loro ritenevano sbagliata e che è stata persa. Anche per il presidente Pd Stefano Bonaccini, leader della minoranza interna, “quando oltre due terzi degli italiani non rispondono è necessario riflettere”.

L'europarlamentare Pina Picierno, una fra le voci più critiche con Schlein, è stata invece diretta: “È stato un regalo enorme a Giorgia Meloni”. Ma la segretaria non si è mossa di un centimetro: “Era giusto così”, ha risposto, che implica un sostanziale “vado avanti così”. Insomma, la temperatura interna è destinata a salire. Quello con i papabili alleati invece resta buono; tutti i leader progressisti hanno sostanzialmente commentato allo stesso modo: guardiamo al bicchiere mezzo pieno e ripartiamo da qua con un ragionamento sui numeri che magari matematicamente regge, ma politicamente si vedrà. C'è poi l'area centrista, che questi referendum li ha sostenuti con pochissima convinzione. Il presidente di Iv Matteo Renzi non ha comunque cambiato idea e l'ambizione a entrare nella coalizione che sfiderà Meloni è rimasta: “Facciamolo insieme sui temi concreti. Si può fare, ma serve meno ideologia e più politica”. Il segretario di Azione Carlo Calenda ha approfittato delle polemiche interne al Pd per lanciare la campagna acquisti: “È tempo che i riformisti di qualsiasi schieramento prendano atto che occorre costruire un'area liberale lontano dal campo largo e dalla destra sovranista”. 

Tajani al vertice di Nizza: potete contare sull'Italia

“L'incontro di oggi conferma come positivo l'incontro di alcuni giorni fa fra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emanuel Macron. È il primo atto di una rinnovata e rinforzata amicizia tra Francia e Italia. Abbiamo molte cose in comune da fare”: queste le prime parole del Ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla Promenade des Anglais di Nizza, dopo aver partecipato al Vertice per “Un Mediterraneo connesso” nell'ambito della Terza conferenza ONU per gli Oceani. Tajani ha illustrato i programmi dell'Italia sul tema della connessione: “Penso alla Via del Cotone a corridoio; noi pensiamo di partire da Trieste e loro da Marsiglia, quindi si può avere una sorta di biforcazione per poi ritrovarsi in mezzo al Mediterraneo e andare verso l'India”. Ai presidenti, capi di governo e Ministri seduti al tavolo Tajani ha assicurato che “l'Italia è in prima fila” sul tema delle connessioni del Mediterraneo, ma non solo: “Contate su di noi, contate sull'Italia e sul Governo italiano per un impegno senza sosta per la pace e la crescita”. 

Al vertice Tajani ha raccolto grande interesse anche con l'annuncio dell'organizzazione, da parte dell'Italia, di alcuni “grandi eventi” perché “il Mediterraneo è il cuore della nostra politica”: “due sull'acqua, poi i dialoghi del Mediterraneo che si terranno in aprile per invitare tutti gli amici dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”. Nell'annunciare questo evento si è rivolto al presidente francese Emmanuel Macron che presiedeva il vertice: “Lei, presidente, naturalmente è invitato fin da ora”. Il vertice di Nizza è stato dedicato al tema della connettività, declinata nella dimensione fisica, digitale ed energetica. Sul tema delle connessioni energetiche, l'Italia presenta uno dei sistemi di connessioni energetiche più articolato e diversificato in Europa. Sull'idrogeno, in un'ottica di transizione energetica, l'Italia sta puntando all'adattamento dei gasdotti esistenti per consentire il trasporto di idrogeno anche attraverso il Green European Hydrogen Backbone dal Mediterraneo e dal Nord Africa verso l'Europa. In tema elettrico; l'Italia mira a potenziare le interconnessioni elettriche e aumentare la resilienza energetica del Paese e dei suoi partner, in particolare nel Nord Africa e nel Mediterraneo allargato, facilitando lo sviluppo di impianti di generazione da fonti rinnovabili in loco. L'Italia vanta infatti tra le migliori connessioni elettriche transnazionali d'Europa con Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Montenegro, Grecia e Malta. 

La Camera e il Senato confermano tutti i Presidenti delle Commissioni

Come di consueto a metà legislatura, la Camera e il Senato hanno proceduto a eleggere gli Uffici di presidenza delle Commissioni permanenti. Rispetto ad altre legislature non ci sono state novità di rilievo, di fatto sono stati confermati tutti i presidenti uscenti. Nel complesso i nuovi uffici di presidenza sono così composti: 

Alla Camera,  Affari costituzionali - Nazario Pagano (Fi), vicepresidenti Riccardo De Corato (Fdi) e Matteo Mauri (Pd); Giustizia - Ciro Maschio (Fdi), vicepresidenti Enrico Costa (Fdi) e Federico Cafiero De Raho (M5S); Esteri - Giulio Tremonti (Fdi), vicepresidenti Paolo Formentini (Lega), Lia Quartapelle (Pd); Difesa - Antonino Minardo (Lega), vicepresidenti Monica Ciaburro (Fdi) e Piero Fassino (Pd); Bilancio - Giuseppe Mangialavori (Fi), vicepresidenti Giovanni Luca Cannata (Fdi) e Gianmauro Dell'Olio (M5S); Finanze - Marco Osnato (Fdi), vicepresidenti Stefano Candiani (Lega) e Michele Gubitosa (M5S); Cultura - Federico Mollicone (Fdi), vicepresidenti Giorgia Latini (Fdi) e Valentina Grippo (Azione); Ambiente - Mauro Rotelli (Fdi), vicepresidenti Piergiorgio Cortellazzo (Fi) e Agostino Santillo (M5S); Trasporti - Salvatore Deidda (Fdi), vicepresidenti Andrea Caroppo (Fi) e Andrea Casu (Pd); Attività produttive - Luigi Gusmeroli (Lega), vicepresidenti Ilaria Cavo (Nm), Vinicio Peluffo (Pd); Lavoro - Walter Rizzetto (Fdi), vicepresidenti Tiziana Nisini (Lega) e Marco Sarracino (Pd); Affari sociali - Ugo Cappellacci (Fi), vicepresidenti Luciano Ciocchetti (Fdi) e Luana Zanella (Avs); Agricoltura - Mirco Carloni (Lega), vicepresidenti Maria Cristina Caretta (Fdi) e Maria Chiara Gadda (Pd); Politiche Ue - Alessandro Giglio Vigna (Lega), vicepresidenti: Gianfranco Rotondi (Fdi), Marianna Madia (Pd). 

Al SenatoAffari costituzionali - Alberto Balboni (Fdi), vicepresidenti Paolo Tosato (Lega), Dario Parrini (Pd);  Giustizia - Giulia Buongiorno (Lega), vicepresidenti Ilaria Cucchi (Avs), Sandro Sisler (Fdi); Esteri - Stefania Craxi (Fi), vicepresidenti Roberto Menia (Fdi), Antonio Licheri (Fdi); Politiche Ue – Giulio Terzi di Sant'Agata (Fdi), vicepresidenti Roberto Rosso (Fi), Gisella Naturale (M5S); Bilancio - Nicola Calandrini (Fdi), vicepresidenti Claudio Lotito (Fi), Antonio Misiani (Pd); Finanze - Massimo Garavaglia (Lega), vicepresidenti Filippo Melchiorre (Fdi), Pietro Patton (Autonomie); Cultura - Roberto Marti (Lega), vicepresidenti Giulia Cosenza (Fdi), Luca Pirondini (M5S);  Ambiente - Claudio Fazzone (Fi), vicepresidenti Lorenzo Basso (Pd), Gianni Rosa (Fdi); Industria - Luca De Carlo (Fdi), vicepresidenti Giorgio Maria Bergesio (Lega), Silvia Fregolent (Iv); Affari sociali - Francesco Zaffini (Fdi), vicepresidenti  Maria Cristina Cantù (Lega), Orfeo Mazzella (M5S). 

Tajani attacca sul terzo mandato e la Lega chiede un vertice di maggioranza

Sale la tensione interna alla maggioranza sul terzo mandato e Antonio Tajani evoca Hitler e Mussolini, “anche loro avevano vinto le elezioni”, provocando la dura reazione della Lega. Gli attacchi sono arrivati soprattutto fra i governatori del partito di Matteo Salvini (che, invece, cerca di smorzare le tensioni), che si sono fatti sentire nel Consiglio federale del partito, premendo affinché sia convocato un vertice di maggioranza per discutere una proposta. In mezzo c'è Giorgia Meloni che, al di là dell'apertura al confronto annunciata da FdI nei giorni scorsi, secondo più fonti di Governo non sarebbe affatto intenzionata ad accelerare sul tema. All'indomani del vertice dei leader di centrodestra a Palazzo Chigi in cui non è stata volutamente messa sul tavolo la questione, FI ha ribadito con forza di non condividere l'ipotesi di modifica: “Non è una questione di volontà popolare. Anche Mussolini ha vinto le elezioni, anche Hitler aveva vinto le elezioni”, la linea di Tajani, un governatore “troppo tempo seduto su una poltrona rischia di far sì che ci siano rischi di autoritarismo, di incrostazioni di potere”. 

“Parole grevi, offensive, fuori luogo”, sono state definite in vari interventi dei leghisti durante le quasi due ore del Consiglio federale, il primo per Roberto Vannacci da vicesegretario, utile anche a confermare la kermesse di Pontida il 21 settembre. I più sconcertati sono stati i governatori Luca ZaiaAttilio Fontana e Massimiliano Fedriga. L'input dei leghisti è andare avanti sul terzo mandato “con decisione e senza incertezze”. “La posizione della Lega sul terzo mandato è chiara da anni, non devo ribadire quello che diciamo da anni”, ha chiarito Matteo Salvini, che non vuole polemizzare con gli alleati. Nei prossimi giorni si studierà la strategia, anche con il sospetto che sia necessario “andare a vedere le carte”, nella convinzione che dietro gli attacchi di FI ci sia l'intenzione di ottenere contropartite pesanti. Anche Noi moderati, ribadisce Maurizio Lupi, è contrario: “Se si affronta la questione per i governatori, va fatto anche per sindaci e Province, per cui chiediamo l'elezione diretta”. Di certo, i tempi sono stretti, considerando l'appuntamento delle Regionali in autunno

Chi spinge per il terzo mandato studia le soluzioni, non semplici visto che al momento non ci sono decreti-legge su materie attinenti all'esame del Parlamento su cui poter intervenire con emendamento. Né appare facile intervenire su un disegno di legge come quello in Senato sull'adeguamento del numero di consiglieri e assessori regionali, il cui termine per gli emendamenti scade il 17 giugno. Su un tema simile, inoltre, andrebbero consultate anche le opposizioni oltre al Quirinale

Il fine vita anima il dibattito fra i partiti in attesa di una decisione politica

Il tema del fine vita divide il Parlamento dal 2016, ma senza arrivare mai all'approvazione di un testo di legge definitivo. Nel 2019 il dibattito sul suicidio medicalmente assistito tornò ad animarsi dopo la sentenza della Corte Costituzionale, ma senza risultati concreti. Nel 2021 una proposta di legge sul fine vita ricevette il primo via libera dall'Aula della Camera ma poi si fermò e ora quel testo giace al Senato davanti alle Commissioni Affari Sociali e Giustizia, che, per affrontare la questione, hanno creato un Comitato ristretto nel quale i relatori Pierantonio Zanettin (FI) e Luigi Zullo (FdI) hanno annunciato più volte un testo unificato che però non è mai arrivato. In attesa che la maggioranza ne presenti uno nuovo, come deciso nell'ultima riunione a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, le posizioni tra i partiti sul fine vita si presentano ancora distanti. Nel Pd, ad esempio, ci sono sensibilità diverse, come lo schieramento cattolico che non vede di buon occhio la legge della Regione Toscana, che però trovano una sintesi nel ddl (AS n.104) del senatore Alfredo Bazoli che raccoglie le firme di tutte le opposizioni. 

Il M5S, che alla Camera ha presentato la pdl firmata da Gilda Sportiello e Giuseppe Conte, guarda con favore alla legge della Toscana definendola “equilibrata e compatibile con il senso cristiano della vita”. In FI si punta invece alla libertà di coscienza visto che i distinguo non mancano: c'è chi è contrario, come il portavoce Raffaele Nevi e chi, come il senatore Pierantonio Zanettin relatore dei 5 ddl, parla di norma “necessaria” che deve essere “equilibrata”, deve tener conto delle sentenze della Corte e dei diritti dei malati e deve poter sciogliere i nodi sui quali non si trova ancora una vera intesa come quelli sul ruolo che dovrebbero avere il SSN e le Regioni. Più contrari all'idea del suicidio medicalmente assistito sono gli esponenti di FdI che, vicini alle posizioni del movimento Pro Vita e Famiglia, preferiscono la strada delle cure palliative. Divisioni si registrano anche nella Lega dove il presidente del Veneto Luca Zaia spinge da sempre per una legge, mentre altri, soprattutto in Europa, frenano. Il segretario Matteo Salvini, assicura che il partito “non è una caserma”, che “c'è libertà di pensiero” e, difronte alla possibilità che arrivi già martedì un testo del Governo, invita alla “calma”. 

Tensione nel Pd. Difficile pensare ad un congresso anticipato

Passato il referendum la tensione interna al Pd resta alta e le richieste di aprire una “riflessione” all'interno del partito sono crescenti. Lo fa anche Stefano Bonaccini, per il quale “un confronto è doveroso”, anche se dovrà servire “per avanzare una proposta che guardi al futuro e non al passato”. Una convocazione, in ogni caso, al momento non c'è, né per la Direzione nazionale (se escludiamo quella che venerdì servirà a esaminare il bilancio interno) né per l'Assemblea nazionale. “Faremo tutto quello che dobbiamo fare come sempre” assicura chi è vicino a Elly Schlein, “In questi anni abbiamo sempre fatto due assemblee all'anno, l'ultima a dicembre scorso, e 5-6 Direzioni. Così sarà anche nel 2025”. Quanto a un possibile congresso straordinario, cui starebbe pensando la leader dem magari proprio per ridimensionare la minoranza interna, sono in pochi a crederci. “Il congresso si fa quando si fa. Un congresso anticipato non esiste”, taglia corto un parlamentare vicino alla leader. A dirlo chiaro è la vicepresidente della Camera Anna Ascani: “Non penso che ci sarà un congresso anticipato. Chiaramente non spetta a me questa decisione, quindi direi che se ci sarà ce lo dirà qualcun altro. 

In tanti, insomma, bollano le tensioni interne come “le solite baruffe”. “Non succede nulla, a chi conviene fare a botte?”, è il refrain. E ancora: “Nessuno ha interesse a fare troppo casino, tranne un pezzo di tifoseria”, ammettono anche i riformisti. Certo, anche i più moderati non apprezzano la proposta arrivata da Goffredo Bettini che invita Schlein, Conte e Avs a “favorire la costruzione” di una “nuova tenda”, che faccia da casa a “un soggetto liberale, repubblicano, progressistama moderato che manca alla nostra alleanza”. Intanto, però, qualcosa si muove. Ernesto Maria Ruffini lancia i comitati Più Uno, gruppi di partecipazione dei cittadini promossi con l'obiettivo di contribuire alla politica, che nasceranno in ognuna delle 110 province italiane e che partono dall'ispirazione dei comitati per l'Ulivo. “Io mi metto a disposizione come contributore di un dibattito all'interno del centrosinistra” spiega l'ex direttore dell'Agenzia delle entrate, “Abbiamo bisogno di riaprire un cantiere di idee, di far nascere una nuova politica partecipata, con donne e uomini che vogliono impegnarsi per cambiare le cose”. 

G7 spaccato su Ucraina e Gaza, non ci sarà il comunicato finale

Niente comunicato congiunto finale al G7 canadese di Kananaskis di fine settimana, che segna il 50° anniversario della nascita del Gruppo: troppe divisioni tra l'America di Donald Trump e gli altri alleati su Ucraina e Gaza, ma anche sul cambiamento climatico o sugli aiuti allo sviluppo, secondo varie fonti diplomatiche dei Paesi partecipanti. Sullo sfondo anche le tensioni per i dazi. Una doccia fredda per gli europei, dopo la recente proposta di nuove sanzioni alla Russia, e anche per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che, invitato al summit, dove spera in un bilaterale con Trump, continua a chiedere “azioni concrete” comuni di Stati Uniti ed Europa per fermare i crescenti attacchi di Mosca. Ma il presidente americano, pur dicendosi “molto deluso” dalla Russia, sembra smarcarsi sempre di più dalla promessa di negoziare una pace, mentre il capo del Pentagono Pete Hegseth ha già preannunciato un taglio dei fondi per Kiev nella prossima legge di bilancio. 

Al termine del vertice, secondo fonti italiane, la presidenza canadese riassumerà l'esito dei lavori fra i leader in un sintetico riepilogo. È previsto che i leader adotteranno sette brevi dichiarazioni su altrettanti temi: finanziamento dello sviluppo; intelligenza artificiale; tecnologie quantistiche; lotta agli incendi; minerali critici; repressione transnazionale; contrasto al traffico di migranti. La dichiarazione sulla migrazione e sulla lotta al traffico di esseri umani è stata proposta dall'Italia, con il supporto di Stati Uniti e Regno Unito, per dare continuità al lavoro avviato con la presidenza italiana del G7. La presidenza canadese ha previsto sette sessioni di lavoro tra lunedì e martedì, tra cui una intitolata “Un’Ucraina forte e sovrana” (sessione allargata alla partecipazione di Zelensky e del segretario generale della Nato Mark Rutte). Giorgia Meloni introdurrà la terza sessione di lavoro su “Comunità sicure”. 

Per Salvini e Tajani servono 10 anni per il 5% del PIL in spese per la difesa

Non sarà il 5% del Pil, ma una soluzione Giorgia Meloni la sta cercando per arrivare al vertice Nato con una posizione conciliante. L'incontro a Palazzo Chigi con il segretario generale Mark Rutte sembra essere andato bene: “Sono abbastanza fiducioso che riusciremo a raggiungere una posizione comune” al vertice dell'Aia del 24 e 25 giugno prossimi. I dettagli del colloquio tra la Meloni e Rutte non emergono, se non nella nota che Chigi diffonde al termine in cui si parla di “scambio approfondito” con “particolare riferimento alle spese per la sicurezza collettiva e alla costruzione di un’industria per la difesa sempre più innovativa e competitiva, in complementarità con l’Ue”. L'Italia ha già spiegato, con chiarezza, che per raggiungere i nuovi standard (3,5% per spese dirette in difesa e 1,5% per quelle legate alla sicurezza, come protezione delle frontiere e sicurezza informatica) “c'è bisogno di più tempo”, che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, quantizza in circa “10 anni”. 

Sul range è d'accordo anche il collega di maggioranza Matteo Salvini: “Il 5% si potrà raggiungere fra anni, anni e anni”. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti va anche oltre, perché inserisce nel computo anche le infrastrutture strategiche, compreso il Ponte sullo Stretto di Messina. “Penso alla Guardia Costiera, che oggi ha 11mila donne e uomini: se riusciremo ad arrivare a 15mila, con più uomini e più mezzi fa parte del bilancio sicurezza e fa parte del bilancio infrastrutture”. Ribadisce che “l'investimento in sicurezza nazionale riguarda nuovi uomini, nuovi mezzi e la Lega è assolutamente d'accordo”. Mentre “siamo assolutamente contrari e non prenderemo mai in discussione i temi di eserciti europeidebiti europei per comprare armi in giro per l'Europa”. 

Per essere sicuro che il messaggio arrivi chiaro e forte, il vicepremier ripete: “Aumentare le spese per la sicurezza interna, sì. Delegare all'Europa la nostra sicurezza, assolutamente no”. Una rassicurazione arriva, poche ore dopo, al question time in Senato, dal ministro della Difesa Guido Crosetto: “L'Italia non ha ancora concordato formalmente o informalmente un aumento del 5%, è una proposta statunitense. Questo aumento non viene da una volontà bellicistica dell'Europa o della Nato, ma dalle mutate condizioni che sono in corso nel mondo”. E soprattutto il tema sarà al centro del summit del 25 giugno dell'Aia. Crosetto, però, un impegno lo sottoscrive: “Posso assicurare che non ci saranno ripercussioni su sanità, istruzioni, pensioni e investimenti per la riconversione ecologica”. 

L’ex segretario della Cisl Luigi Sbarra è il nuovo sottosegretario per il Sud

Luigi Sbarra, classe 1960, calabrese, segretario generale della Cisl fino a metà febbraio è ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Sud. È stato nominato come indipendente e ha già giurato al Quirinale. “Il mio impegno sarà massimo per contribuire al rafforzamento dei processi di crescita, sviluppo, coesione e occupazione nel Mezzogiorno”, ha assicurato indicando tra gli obiettivi “colmare i divari storici e valorizzare le opportunità disponibili, a partire dalle risorse del Pnrr, dagli Accordi di Coesione sottoscritti con tutte le regioni meridionali e dall'attuazione della Zes Unica”. La scelta è stata spiegata anche dalla premier Giorgia Meloni: “Il messaggio è che vogliamo continuare a rafforzare l'occupazione nel Mezzogiorno che è stato la locomotiva d'Italia, è cresciuto più della media italiana”. Il neo sottosegretario alla presidenza arriva al Governo dopo aver guidato la Cisl per 14 anni dal 3 marzo del 2021, prendendo il testimone da Annamaria Furlan, per poi essere riconfermato il 28 maggio del 2022 per quattro anni, ruolo, quello di segretario del sindacato, che ha lasciato a metà febbraio con qualche mese di anticipo per raggiunti limiti di età, dopo aver promosso la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese, cavallo di battaglia del sindacato approvata da poco dal Parlamento. 

Tensione in Csm sui nuovi ambasciatori. Peronaci andrà a Washington

L'attuale ambasciatore alla Nato Marco Peronaci è stato nominato rappresentante dell'Italia negli Stati Uniti, dove succederà a Mariangela Zappia. Washington, si sa, è tradizionalmente la sede più importante e prestigiosa a livello diplomatico, rafforzato dal rapporto privilegiato tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni Donald Trump. Sul tavolo del Cdm, ad ogni modo, non è approdata solo la nomina di Peronaci, sostenuto dal Ministro degli Esteri e dal presidente del Consiglio: Antonio Tajani si è presentato con un folto elenco di avvicendamenti che, però, ha suscitato perplessità tra diversi Ministri, compresi quelli in quota Lega come Giancarlo Giorgetti, che avrebbero sostenuto la candidatura di Massimo Ambrosetti, attuale ambasciatore a Pechino, per gli Usa. Dalla discussione sarebbe nata la necessità di “ulteriori approfondimenti”, tant'è che la premier, Giorgia Meloni, raccontano diversi presenti, avrebbe deciso di soprassedere e rinviare il resto delle nomine adun prossimo cdm. Così è scattata luce verde solo per Peronaci a Washington e Mario Vattani, attuale Commissario generale per l'Italia a Expo 2025 Osaka, come ambasciatore in Giappone. Al posto di Peronaci arriverà l'attuale vicedirettore generale per gli affari politici e di sicurezza del ministero degli Affari Esteri Alessandro Azzoni

Nel secondo anniversario della sua morte la politica ricorda Berlusconi

Nel secondo anniversario della morte di Silvio Berlusconi la politica lo ricorda con una serie di messaggi di cordoglio. I cinque figli, Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi, Marta Fascina, il fratello Paolo Berlusconi e gli amici di sempre Gianni Letta e Fedele Confalonieri si sono ritrovati ad Arcore per una messa nella cappella della villa e poi insieme a pranzo. “Sono passati due anni da quando ci ha lasciati Silvio Berlusconi. Voglio ricordarlo come imprenditore visionario e leader politico che ha creduto in un centrodestra unito e in una Nazione forte e autorevole. Questa sua eredità vive nelle battaglie di libertà e di buongoverno che continuiamo a portare avanti”, il messaggio sui social della presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Antonio Tajani ha pubblicato un video amarcord sui social e commentato: “Sei sempre con me”. Poi, durante una conferenza stampa di presentazione dell'Accademia della Libertà, il Ministro degli Esteri assicura: “Continueremo tutte le nostre grandi battaglie, a cominciare da quella sulla giustizia”. Anche il vicepremier leghista Matteo Salvini sui social scrive: “Amico mio, ci manchi”. E poi a margine di un convegno a Roma confessa: “In questo momento tra Ucraina, Unione europea che si sfalda, la sua sapienza in politica estera sarebbe molto utile”. Non solo. “Ha lasciato in atti e scritti tanti consigli utili che io, nel mio piccolissimo, cerco di applicare. Anche alla politica interna”, aggiunge in giorni in cui il dibattito all'interno della maggioranza si accende su alcuni temi caldi come cittadinanza, terzo mandato e fisco.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 9 giugno, tra i partiti del centrodestra riprende la propria crescita Fratelli d’Italia che guadagna 0,2 punti e sale al 30,7%. In seconda battuta il Partito Democratico prova a non perdere terreno, recuperando 0,3 punti e salendo al 23,4%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che cresce di 0,1 punti e si attesta al 12,5%. Ancora male le altre forze del centrodestra dove, nonostante entrambe perdano terreno, Forza Italia (8,0%) torna sopra la Lega (7,9%). Nella galassia delle opposizioni, AVS cresce di 0,1 punti e si attesta al 6.5%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,4%)IV (2,5%) e +Europa (1,4%). Chiude il quadro settimanale le rilevazioni di Noi Moderati all’1,0%

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI e NM) segna -0,3% rispetto alla scorsa settimana, scendendo al 47,6%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 29,9% delle preferenze crescendo di 0,4 punti; fuori da ogni alleanza, il M5S sale al 12,5%. A chiudere il Centro che registra un risultato con segno neutro, attestandosi al 7,3%.

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  1. I referendum non raggiungono il quorum. Esulta il centrodestra
  2. Il centrosinistra vince a Taranto, il centrodestra a Matera
  3. L'orizzonte del campo largo resiste, ma non senza tensioni nel Pd
  4. Tajani al vertice di Nizza: potete contare sull'Italia
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