Le Europee lanciano FdI e PD. Buoni risultati per FI e AVS. Male M5S e i centristi

I risultati delle elezioni europee confermano i trend già osservati nelle elezioni regionali di inizio anno. Le forze di Governo mantengono un forte consenso raccogliendo circa il 48% dei voti. Fratelli d’Italia si afferma come il primo partito del Paese (28,8%), migliorando i risultati delle elezioni politiche del 2022. Forza Italia, grazie anche al supporto di Noi Moderati, diventa seconda forza della coalizione con il 9,6% e supera la Lega che non affonda rispetto ai timori della vigilia ottenendo il 9%, in linea con i risultati del 2022. Nel centrosinistra, il Partito Democratico, sostenuto da numerosi amministratori uscenti candidati, si rilancia come la principale forza di opposizione con il 24,1%, riducendo il divario con Fratelli d’Italia. Il Movimento 5 Stelle ottiene un risultato molto sotto le attese (10%) mentre Alleanza Sinistra-Verdi ottiene un grande risultato, avvicinandosi al 7% dei voti. Grande delusione, infine, per i partiti centristi che optando per la corsa separata, non raggiungono la soglia di sbarramento del 4%: Stati Uniti d’Europa di Renzi e Bonino arriva al 3,8% mentre Azione di Calenda totalizza il 3%. Nessuna possibilità nemmeno per la lista di Santoro (2,2%) e Libertà di Cateno De Luca (1,2%). Per via della legge elettorale, SVP, con lo 0,5% e il collegamento con FI, eleggerà un eurodeputato. Leggi lo Speciale Elezioni Europee 2024: i risultati del voto

Von der Leyen riparte dai filo-Ue ma apre a convergenze

Ursula von der Leyen ha convinto ed è sulla buona strada per un bis. A Bruxelles iniziano le trattative; è arrivato il tempo di formare quella maggioranza che possa blindare non solo l'ex ministra tedesca ma l'intero pacchetto dei top job. La valanga sovranista, nel fronte europeista, ha innescato un riflesso incondizionato: compattarsi per mantenere intatti gli equilibri. Von der Leyen e Manfred Weber hanno scandito che nei negoziati partiranno da Socialisti e Liberali, ricevendo un'immediata apertura. Ma ad una condizione: Giorgia Meloni non deve far parte della coalizione. In ogni caso tutti dovranno tenere conto di Meloni e Le Pen in Ue. Il dialogo tra il Ppe e la leader del Rassemblement non è mai stato ipotizzabile, quello con Meloni, invece, è stato una possibilità concreta. Ora von der Leyen deve muoversi con maggiore prudenza. Si comincerà il 17 giugno con la cena informale dei 27: i negoziatori saranno Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per il Ppe, Pedro Sanchez e Olaf Scholz per i Socialisti. In realtà i colloqui sono già iniziati e a Bruxelles stanno proseguendo al G7. La maggioranza Ursula è di 400 seggi, 40 in più dei 360 richiesti, e con i 53 membri dei Verdi anche il pericolo dei franchi tiratori sarebbe marginale, pericolo che invece esiste, basta guardare al prudenza di Antonio Tajani, secondo il quale “è ancora troppo presto”. 

Nella maggioranza è partito il totonomi sulla prossima Commissione Ue 

La partita europea entra già nel vivo. Il negoziato sembra avviato per una riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, ma stavolta la maggioranza potrebbe allargarsi a Verdi e Ecr, quanto meno a nuclei della famiglia dei Conservatori europei. Dunque, anche la composizione della squadra di governo continentale potrebbe essere più larga del previsto, nonostante le ritrosie dei Socialisti. Prima, però, vanno definiti i cosiddetti Top Jobs. Non sarà una fase facile, né veloce. In questo tempo dovranno essere scelti anche i Commissari. L'Italia vorrebbe un “ministero di peso”: le voci di corridoio sussurrano le deleghe alla Concorrenza, ma anche l'Agricoltura, il Mercato interno o l'Energia. Difficile venga assegnata la Difesa. Una volta deciso chi farà cosa, allora si potrà passare alla fase dei nomi. Finora sono tre i ministri del governo Meloni che non sono interessati: Giancarlo GiorgettiAdolfo Urso, e pure Antonio Tajani. Sul taccuino, dunque, resta Raffaele Fitto. Ma nelle ultime ore sono circolate altre ipotesi come quella di Roberto Cingolani e Vittorio Colao. I bene informati non escludono, però, colpi di scena, come Maurizio Leo che, però, ha solo due anni da viceministro dell'Economia nel suo curriculum politico da poter spendere a Bruxelles, dove è preferibile avere personalità che abbiano ricoperto cariche di maggiore responsabilità. 

Salvini e Le Pen puntano alla spallata. I Conservatori sono ancora indecisi

Mercoledì c’è stato l’atteso vertice tra Marine Le Pen, il segretario della Lega Matteo Salvini e i vertici del sovranismo europeo. I leader entrano sorridenti, forti di un risultato elettorale che potrebbe portare il gruppo Identità e Democrazia ad avere oltre settanta eurodeputati, con il possibile rientro dei tedeschi di AfD. L'obiettivo è costruire un fronte unico delle destre e dare una spallata alla maggioranza Ursula. Che si tratti di un gruppo unico o meno con Ecr, al momento è secondario, anche perché l'ipotesi per ora non entusiasma né i Conservatori né FdI. Il vertice dei sovranisti è preceduto da un faccia a faccia tra Salvini e Le Pen; i due siglano un patto, costruito su tre pilastri: “Unità del centrodestra, nessuna apertura a maggioranze con la sinistra, determinazione a cambiare l'Europa”. Poco dopo parte il vertice allargato: oltre a Salvini e Le Pen, c'è l'olandese Geert Wilders, trionfatore delle ultime elezioni in Olanda, il ceco Tomio Okamura, l'eurodeputato degli austriaci di Fpo Harald Vilimsky e poi il presidente di Id Gerolf Annemans, l'astro nascente dei fiamminghi di Vlaams Belang Tom Van Grieken, il danese Morten Messerschmidt, il leader di Chega André Ventura. Nessuno di questi movimenti vuole entrare in una maggioranza per l'Ursula bis. Anzi. Ed è qui che si nasconde la distanza di Id dai Conservatori e Riformisti. Il gruppo guidato da Giorgia Meloni si sta muovendo con estrema prudenza nel post-Europee. 

Dal G7 arriva l’accordo sugli asset russi per l’Ucraina

Un ulteriore sostegno all'Ucraina di circa 50 miliardi di dollari grazie agli extraprofitti derivanti dagli asset russi. Nel primo giorno del G7 i leader raggiungono l'accordo su nuovi aiuti all’Ucraina; riuniti a Borgo Egnazia, in Puglia, i Capi di Stato e di Governo dei 7 hanno trovato un punto di caduta: concedere a Kiev fino a 50 miliardi di dollari in prestiti garantiti dagli interessi su 300 miliardi di euro di asset della Banca centrale russa congelati dall’Ue e dai paesi del G7. La richiesta aveva visto nei giorni scorsi Parigi e Berlino, e in parte anche Roma, su posizioni di maggior prudenza a tutela della stabilità dei mercati finanziari. Ieri l'accordo politico, in cui il G7 ha rinnovato il patto per il sostegno politico, militare ed economico all'Ucraina senza incertezze, complice anche la presenza a Fasano del presidente ucraino Volodomir Zelensky che ha partecipato a una sessione allargata del G7. “Non si tratta di una confisca ma di profitti che maturano”, ha assicurato Giorgia Meloni parlando di un “risultato non scontato”. “Ora bisogna creare nel più breve tempo possibile i presupposti tecnici per l'attuazione. Ma sono contento che tutti gli sforzi delle ultime settimane e mesi abbiano dato i loro frutti”, ha specificato Olaf Scholz parlando di una “decisione storica”. 

Al G7 è scontro tra Meloni e Macron sull'aborto

È scontro tra Emanuel Macron e Giorgia Meloni sulla questione aborto. Giovedì c’era stata la conferma che nella bozza delle conclusioni, che saranno diffuse oggi, era stato cancellato il riferimento (inserito al G7 di Hiroshima) alla necessità di garantire “un accesso effettivo e sicuro all'aborto”, un fatto che avrebbe suscitato il disappunto della Francia. Forse anche per questo, il saluto tra i due era apparso “imbarazzato”. Nel pomeriggio la Presidenza italiana ha provato a chiudere il caso. Secondo le fonti italiane, infatti, è vero che nella dichiarazione non c'è la parola aborto però gli impegni di Hiroshima “vengono tutti riconfermati”, dunque “non si fa nessun passo indietro”. Evidentemente, per Roma, da qualcuno è stato “montato un caso” con “un po' di strumentalizzazione elettorale o post-elettorale”. Tempo due ore e Macron ha sferrato il suo attacco: “La Francia ha integrato nella sua Costituzione il diritto delle donne all'aborto, la libertà di disporre del proprio corpo. Queste non sono le stesse sensibilità che esistono oggi nel vostro Paese. Me ne rammarico”. Immediata la replica di Giorgia Meloni: “Credo sia profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7”. 

Mattarella presenzia alla cena con i leader del G7 

Al G7, la cena offerta da Sergio Mattarella è l'occasione per riflettere sulla prima giornata di lavori, anche se Joe Biden è assente perché affaticato. Il Capo dello Stato accoglie uno a uno i leader con accanto a Giorgia Meloni. Dopo la foto di gruppo, la riunione si trasferisce alla sala superiore, dove Mattarella tiene un breve discorso in cui tocca diversi argomenti, dalla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina al conflitto in MO con i negoziati per il cessate il fuoco che “devono rappresentare una tappa per intraprendere un concreto percorso politico verso una pace duratura, che non può che fondarsi sulla soluzione a due Stati”. Ma anche i “vecchi fantasmi” che mettono “a dura prova la convivenza tra i popoli” e la capacità del G7 di “adeguarsi ai mutamenti del contesto internazionale”, come dimostra il vertice di Borgo Egnazia in cui “nuove tematiche, dallo sviluppo sostenibile del continente africano, ai flussi migratori, alla rivoluzione indotta dall’IA e, trovano giusto spazio”. Poi la considerazione sul futuro: “La capacità di costruire partenariati con quella parte del mondo che, nelle fisiologiche differenze, è disponibile al dialogo sulle nostre opzioni, è il naturale orizzonte al quale guardare”. Dopo le parole del Presidente il via alla cena.

Calenda e Renzi fuori da Ue: partono le accuse incrociate

Stati uniti d'Europa ferma al 3,76%, Azione bloccata al 3,35%. Emma Bonino e Matteo Renzi da una parte e Carlo Calendadall'altra non centrano l'obiettivo 4%, restano fuori dal Parlamento Ue e ripartono le accuse incrociate. “Sul risultato italiano pesa l'assurda rottura del Terzo Polo: potevamo avere sette parlamentari europei riformisti, insieme. E invece sono zero. Che follia”, commenta il leader di Iv in piena notte. Così se il leader di Azione lancia “una fase costituente” per rilanciare il “polo repubblicano”. Matteo Renzi annuncia un “congresso straordinario di Iv in autunno” e rilancia: “L'importante è utilizzare quello che è successo come messaggio per il futuro. Personalmente credo che il percorso per la costruzione di questa casa libdem, riformista e popolare debba essere portata avanti da persone nuove, diverse da chi ha fatto fallire il Terzo Polo”. Calenda non nasconde la delusione: “E' una sconfitta che non ci aspettavamo”, taglia corto puntando il dito contro la “violentissima onda di polarizzazione” che emerge dai risultati. Per i suoi “Lo scontro Meloni-Schlein ha premiato FdI e dem e travolto noi”. Nessuna resa, né nessuna volontà di fare un passo indietro: “Si può cadere e ci si rialza. È quello che faremo”. 

Conte propone una costituente e avverte: pronto a farmi da parte

A pochi giorni dal risultato elettorale sotto il 10%, Giuseppe Conte sta valutando il da farsi. Durante l'assemblea dei gruppi lancia la carta a sorpresa, una costituente. Ma avverte: non intendo nascondere la responsabilità per la sconfitta ed offro la “disponibilità a mettermi per primo in discussione”. “Credo sia venuto il momento di costruire una grande assemblea collettiva, “un'assemblea costituente”. “Sarà questa la sede per discutere insieme del miglioramento delle regole”. Il risultato elettorale ha generato fibrillazioni e tensioni. Tanto da evocare lo spettro delle dimissioni del leader: uno scenario auspicato da qualcuno e temuto dalla maggioranza. Nel corso della riunione Conte ha ribadito che ogni momento di crisi può trasformarsi in un momento di maturazione, se affrontato rimanendo uniti. Dunque, per il momento non abbandonerà. In casa 5s si riflette sull'opportunità di aver candidato volti poco noti, a discapito di quei 'big' messi fuori gioco dal limite del secondo mandato. Ma anche sul rapporto con il Pd e con gli altri partiti di opposizione. La tentazione di alcuni è di guardare al passato: alle vecchie glorie come Di Battista e Grillo o anche ad una nuova leadership magari con Chiara Appendino o Virginia Raggi

La Schlein alle opposizioni: non è più tempo di divisioni e veti

Incassato il 24%, più del doppio del M5S e quasi quattro volte quello di Avs, la segretaria del Pd Elly Schlein ha cominciato a cucire i pezzi del campo largo. “Speriamo che l'esito del voto abbia convinto tutti che non è più tempo di divisioni e di veti, non ne abbiamo fatti e non vogliamo subirne: senza la comunità democratica non c'è alternativa possibile”. Il messaggio era diretto alle altre opposizioni, anche ai centristi usciti con le ossa rotta dalle urne. Schlein lo ha lanciato davanti alla platea dei parlamentari Pd riuniti alla Camera per fare il punto sulle europee. Quello delle europee “è per noi un risultato straordinario ma non un punto di arrivo, è un punto di inizio. Dobbiamo continuare a martellare per inchiodare Meloni sulla questione sociale e salariale”. E a dare battaglia sulle riforme “Bisogna fermare il cinico baratto fra autonomia e premierato. La segretaria ha suonato la carica: “Siamo il partito che più è cresciuto dalle politiche. Con Avs cresciamo in voti assoluti, mentre FdI perde voti, abbiamo dimezzato la distanza con Fdi dalle scorse politiche, erano 2 milioni e adesso è un milione. Stiamo arrivando”. 

Nelle Elezioni nei comuni superiori il CSX fa meglio del CDX 

Insieme alle elezioni europee e regionali in Piemonte, si è votato in 3716 Comuni per l’elezione del Sindaco e del consiglio comunale. Per i comuni con più di 15.000 abitanti in cui nessuno dei candidati ha raggiunto il 50% più uno dei voti al primo turno, si terrà un turno di ballottaggio fissato per il 23 e il 24 giugno. Diversi i capoluoghi di provincia e di regione che sono andati al voto; nello specifico, 23 capoluoghi di provincia, 6 di regione e altre 4 città con popolazione superiore a 70.000. Dal punto di vista aggregato, su questi 33 comuni, 18 si sono conclusi con la vittoria al primo turno mentre 15 andranno al ballottaggio. Nel primo caso, il centrodestra ha eletto un proprio esponente a sindaco in soli 5 comuni, mentre il centrosinistra è arrivato a 13 città conquistate. Tra i sindaci eletti al primo turno, 9 sono al primo mandato e altri 9 sono stati confermati. Nel caso dei 15 comuni al ballottaggio, troviamo candidati di centrodestra in 13 città, il centrosinistra in 14, candidati civici in 2 e il Movimento Cinque Stelle in una soltanto. Con specifico riferimento ai 6 capoluoghi di Regione, in tutti sarà necessario il turno di ballottaggio per scegliere il nuovo primo cittadino. La partita verrà giocata dalle coalizioni di centrodestra e centrosinistra con l’unica differenza che a Potenza, Campobasso e Lecce la coalizione moderata si è imposta al primo turno come forza di maggioranza relativa mentre a Bari, Firenze e Perugia partono avanti i progressisti

È ancora polemica sulla rissa alla Camera, opposizioni in piazza martedì

Tensione e bagarre, con le opposizioni che annunciano la piazza e Lorenzo Fontana che certifica le sanzioni per diversi parlamentari dopo la rissa in Aula: 15 giorni di sospensione per Igor Iezzi della Lega e un pacchetto di 7 giorni per Federico MolliconeGerolamo Cangiano ed Enzo Amich, tutti e tre di Fdi. Nelle maglie della giustizia dell'ufficio di presidenza finiscono anche Domenico Furgiuele, altro leghista, e il Pd Nico Stumpo (7 giorni anche a loro), nonché altri 4 giorni per il pentastellato Leonardo Donno finito in ospedale. A casa per 3 giorni ci dovranno stare anche Vincenzo Amendola (Pd) e Stefano Candiani (Lega); due giorni per Arturo Scotto e Claudio Stefanazzi, altri due parlamentari dem. Le sanzioni non piacciono a Pd e M5S poiché sono stati messi sullo stesso piano aggrediti e aggressori. Alla fine, restano i fatti e le parole del presidente Fontana: “Non ci possono essere comportamenti che minano la credibilità” della Camera. Quello che è accaduto è stata “un'aggressione”, ha protestato Elly Schlein. Per Giuseppe Conte: “Il nostro deputato Donno voleva semplicemente consegnare il nostro tricolore al Ministro Calderoli. Ne è nata una reazione inaccettabile. Lo hanno aggredito tanti deputati delle forze di maggioranza con minacce, spintoni, cazzotti e calci”. Donno ha annunciato denunce. 

I sondaggi della settimana

21 maggio 2024 – ultimi prima del voto delle europee

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 20 maggio, tra i partiti del centrodestra in ascesa Fratelli d’Italia con + 0,2%, e Forza Italia con +0,1%Il partito di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 27,0%. In seconda battuta il PD,che guadagna terreno e vede il distacco da FdI ridursi al 6,0%. Terza forza nazionale sempre il Movimento 5 Stelle (15,7%). In lieve flessione la Lega (-0,3%)Nella galassia delle opposizioni, i centristi Stati Uniti d’Europa perdono slancio e arrivano al 4,6%; seguono Azione (4,2%) e Allea6nza Verdi e Sinistra (4,6%), che rimangono entrambe sopra la soglia di sbarramento per le Europee. Chiudono il quadro settimanale Pace Terra Dignità di Michele Santoro (2,2%), Libertà di Cateno De Luca (2,4%), Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi (1,0 %) entrambe sotto la soglia di sbarramento.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) rimane stabile mantenendosi saldamente al comando con il 43,7%. Il centrosinistra è secondo con il 25,6%; fuori da ogni alleanza, il M5S, perde mezzo punto percentuale e registra un 15,7%. In flessione di 0,4% anche il Centro, che raggiunge l’8,6%.

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  1. Le Europee lanciano FdI e PD. Buoni risultati per FI e AVS. Male M5S e i centristi
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