La Commissione Bilancio della Camera e la Commissione Bilancio del Senato hanno proseguito oggi le audizioni nell’ambito dell’esame del ddl recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028 (AS. 1689). Sono stati ascoltati:
- Gaetano Manfredi, Presidente ANCI;
- Alessandro Canelli, Delegato alla Finanza Locale ANCI;
- Enzo Lattuca, Rappresentante UPI;
- Vincenzo Luciano, Vicepresidente UNCEM;
- Marco Alparone, Coordinatore Commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome;
- Giancarlo Richini, Coordinatore vicario della Commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
Documenti
Memorie depositate dagli auditi:
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Abstract:
L'audizione ha posto in evidenza criticità strutturali e richieste condivise da parte degli enti territoriali in merito alla legge di bilancio, con particolare attenzione ai temi della sostenibilità finanziaria, degli investimenti infrastrutturali e dell’equilibrio sociale. È stata accolta favorevolmente l’assenza di nuovi tagli ai trasferimenti, così come alcune misure mirate, tra cui l’alleggerimento del Fondo crediti di dubbia esigibilità e l’incremento delle risorse per l’assistenza ai minori italiani affidati. Tuttavia, è emersa con forza la necessità di una stabilizzazione pluriennale dei fondi, specialmente per servizi essenziali quali l’assistenza scolastica agli studenti disabili, i centri estivi e l’assistenza ai minori stranieri non accompagnati. Sul versante degli investimenti, è stato richiesto un rafforzamento delle risorse a sostegno dell’edilizia scolastica delle scuole superiori e delle infrastrutture viarie provinciali, considerate priorità strategiche per i territori più fragili. È stata inoltre sottolineata l’urgenza di prevedere risorse strutturali per la gestione corrente degli interventi attivati con il PNRR, al fine di evitare che opere nuove restino inutilizzabili per mancanza di fondi gestionali. Analogamente, si è chiesto di sostenere i piccoli comuni, le aree interne e i territori montani con misure di fiscalità di vantaggio, una riforma delle regole per il reclutamento dei segretari comunali e interventi mirati su sanità, scuola e sicurezza urbana. In ambito sanitario, si è riconosciuto l’importante aumento del Fondo Sanitario Nazionale, pur segnalando la necessità di una maggiore flessibilità nell’uso delle risorse, e di un nuovo modello di allocazione basato su risultati misurabili e bisogni di salute reali, anziché sul mero volume delle prestazioni. È stata inoltre contestata l’ipotesi che i LEP possano essere garantiti a spese degli enti territoriali, ribadendo che tali livelli essenziali devono essere coperti con risorse statali adeguate, nel rispetto del dettato costituzionale. Infine, è stato espresso timore per l’assenza di interventi diretti su alcune categorie di enti, come le Province, e si è sollecitata una riforma istituzionale e finanziaria organica che restituisca centralità e certezza di governance a tutti i livelli dell’amministrazione locale.
Di seguito gli argomenti trattati:
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GAETANO MANFREDI |
VINCOLI DI BILANCIO E SOSTENIBILITÀ FINANZIARIA DEI COMUNI
Manfredi, ha aperto il suo intervento sottolineando alcuni risultati positivi conseguiti nel confronto con il Governo in merito alla legge di bilancio, con particolare riferimento all’alleggerimento dei vincoli di bilancio per gli enti locali. Ha segnalato con favore l’introduzione di una norma che consente una riduzione dell’accantonamento obbligatorio per il Fondo crediti di dubbia esigibilità, oltre a un allentamento dei vincoli sull’utilizzo degli avanzi vincolati, due misure che garantiscono maggiore agibilità finanziaria ai comuni italiani. È stata inoltre apprezzata la stabilizzazione del fondo per i centri estivi e l’integrazione del fondo per i minori italiani affidati con sentenza, tema che rappresenta una grave emergenza sociale e finanziaria per i comuni, con un impatto di oltre 600 milioni di euroannui. L’incremento portato a 250 milioni, pur limitato al solo esercizio in corso, è considerato un primo passo verso una necessaria stabilizzazione pluriennale. Sul fronte del personale, Manfredi ha segnalato un modesto incremento del fondo per le spese di personale (50 milioni per il 2027 e 100 milioni per il 2028), giudicato tuttavia largamente insufficiente rispetto all’impatto derivante dalla chiusura del contratto nazionale, che comporta un incremento dei costi stimato intorno al miliardo di euro. Tale aggravio, non adeguatamente compensato, rischia di ridurre significativamente la capacità di assunzione e sostituzione del personale, già compressa dai limiti alla spesa corrente e dalla saturazione della capacità fiscale dei comuni. Si profila così un contesto strutturalmente rigido in cui, nonostante le esigenze crescenti, le amministrazioni locali sono fortemente limitate nella gestione del capitale umano.
EMERGENZE SOCIALI, RISORSE INSUFFICIENTI E RILIEVI NORMATIVI
Nella seconda parte dell’intervento, Manfredi ha approfondito alcune criticità strutturali e nodi irrisolti che gravano sui bilanci comunali. In particolare, ha richiamato l’attenzione sui tagli ereditati dalle precedenti leggi di bilancio, che nel 2025 peseranno per 460 milioni di euro sui comuni. ANCI propone la possibilità di trasformare parte di questi tagli in accantonamenti per spese di investimento, al fine di liberare risorse per la progettualità territoriale. Altra questione sollevata riguarda la mancata stabilizzazione degli oneri per l’assistenza ai minori, in particolare quelli affidati con sentenza, e l’aumento esponenziale del fabbisogno per l’assistenza scolastica agli studenti disabili, che ha raggiunto un volume di oltre 600 milioni di euro, a fronte di trasferimenti statali fermi a 170 milioni. Questo squilibrio comporta un sovraccarico sulle risorse proprie dei comuni per garantire un servizio essenziale e costituzionalmente rilevante.
Il Presidente ha poi denunciato la mancata copertura per l’anno 2025 delle spese per l’assistenza ai minori stranieri non accompagnati, sottolineando che si tratta di obblighi imposti dallo Stato centrale che i comuni si trovano a dover sostenere in assenza di un’adeguata compensazione. Critiche sono state espresse anche rispetto alla norma sull’imposta di soggiorno, che prevede una proroga dell’aumento di due euro per il Giubileo, accompagnata però da un prelievo del 30% del maggior gettito per finanziare un fondo nazionale sui disabili. Manfredi ha ribadito con fermezza la posizione dell’ANCI, secondo cui l’imposta di soggiorno deve restare una tassa di scopo finalizzata esclusivamente al miglioramento dei servizi turistici locali, senza ingerenze redistributive centrali. Infine, è stato espresso forte allarme in merito agli articoli della legge di bilancio relativi ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP)e agli obiettivi di servizio. Secondo ANCI, tali norme certificano prematuramente il raggiungimento degli obiettivi di welfare e, nel caso del servizio ASACOM, ridimensionano i fabbisogni sulla base di risorse insufficienti. I comuni, dunque, sono costretti a finanziare questi servizi con fondi propri, nonostante siano prestazioni obbligatorie per legge. L’ANCI ha quindi richiesto lo stralcio immediato di queste disposizioni dalla legge di bilancio, con l’impegno a rinviare la discussione a una sede più adeguata, fondata su valutazioni tecniche e giuridiche accurate, coerenti con i principi costituzionali e con i reali bisogni della popolazione.
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ALESSANDRO CANELLI Delegato alla Finanza Locale ANCI |
FINANZA COMUNALE PIÙ STABILE MA ANCORA FRAGILE
Canelli ha esordito riconoscendo che, dal punto di vista macroeconomico, la finanza pubblica locale dei comuni si presenta oggi in una condizione complessivamente sana, frutto di un decennio caratterizzato da misure restrittive e rigorosi vincoli normativi che hanno costretto le amministrazioni locali a un percorso di progressiva disciplina finanziaria. La riduzione significativa del numero di enti in disavanzo, passati dai 1.500 del 2019 ai circa 900 del 2024, e la presenza di un avanzo aggregato stimato tra i 600 e i 650 milioni di euro, dimostrano un miglioramento tangibile, reso possibile anche da una diminuzione del livello di indebitamento, che rappresenta oggi solo l’1% del debito complessivo della pubblica amministrazione.
In questo contesto, Canelli ha riconosciuto come positiva l’introduzione della norma sul Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE), richiesta da tempo da ANCI. Tale misura consente ai comuni virtuosi, che hanno migliorato le loro performance di riscossione, di liberare risorse sulla parte corrente dei bilanci, aumentando la capacità di spesa. Tuttavia, ha segnalato gravi criticità sul versante sociale, con particolare riferimento all’aumento delle spese per l’assistenza ai minori affidati e agli studenti disabili. In entrambi i casi, i costi sostenuti dai comuni sono in rapida crescita: le spese per i minori sono arrivate a 460-480 milioni di euro, mentre il fondo di ristoro previsto è fermo a 250 milioni; per l’assistenza scolastica ai disabili (ASACOM), la spesa complessiva del comparto è salita a 700 milioni, a fronte di un ristoro statale di soli 132 milioni. Canelli ha quindi definito questa situazione come una vera e propria battaglia di civiltà, esortando il legislatore a intervenire con urgenza per garantire livelli adeguati di inclusione scolastica e sostegno alle famiglie.
ASILI NIDO, SICUREZZA URBANA, DIRITTO CASA E PICCOLI COMUNI
Canelli ha poi posto l’attenzione su ulteriori ambiti prioritari per le politiche comunali, partendo dal tema degli asili nido, vincolato agli obiettivi europei del PNRR. L’obiettivo del 33% di copertura dei posti nella fascia 0-3 anni è stato accolto favorevolmente, ma l’esponente ANCI ha sottolineato l’urgenza di una maggiore elasticità nell’impiego delle risorse, affinché l’apertura dei nuovi nidi realizzati con fondi PNRR sia sostenibile nel tempo. Ha evidenziato che i costi di gestione annuale di un singolo asilo nido possono oscillare tra i 500 e i 600 mila euro, e che in molte città, dove sono stati realizzati più plessi, la spesa corrente risulta ingestibile. Il rischio concreto è che strutture nuove e funzionali restino chiuse, per assenza di risorse strutturali, vanificando così l’investimento effettuato. Canelli ha quindi auspicato un’ottimizzazione del sistema di allocazione delle risorse, in grado di rispondere equamente alle esigenze dei territori, da nord a sud, senza distinzioni geografiche. Sul fronte della sicurezza urbana, ha espresso una forte preoccupazione per la carenza di risorse destinate alla polizia locale, suggerendo di valutare la possibilità di assunzioni in deroga ai limiti assunzionali, soprattutto nei comuni di medie dimensioni, dove il numero di agenti è spesso insufficiente. L’obiettivo è consentire, anche in queste realtà, la copertura dei turni serali, garantendo una maggiore presenza sul territorio e un innalzamento della percezione di sicurezza da parte dei cittadini. Altro tema cruciale è quello del diritto alla casa, messo in crisi dall’aumento dei costi degli affitti e dalla crescente difficoltà di molte famiglie nell’accesso a soluzioni abitative sostenibili. Canelli ha quindi richiesto un rinnovato impegno istituzionale su questo fronte, per affrontare un disagio sociale che si sta progressivamente acutizzando.
Ha infine richiamato l’attenzione sul tema degli investimenti per i piccoli comuni, completamente definanziati negli ultimi anni, nonostante rappresentassero un canale fondamentale per la realizzazione di opere pubbliche minute ma essenziali (come la sistemazione di strade o infrastrutture locali). Ha ricordato che bastavano trasferimenti di 40-50 mila euro per attivare immediatamente la spesa nei piccoli centri, a beneficio diretto delle comunità. Ha quindi sollecitato una revisione di questo approccio, a fronte del fatto che, nel complesso, la legge di bilancio 2025 segna un cambiamento di passo positivo, grazie soprattutto all’assenza di nuovi tagli o nuovi fondi da accantonare sulla parte corrente, elemento che rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al passato.
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ENZO LATTUCA Rappresentante UPI |
MARGINALIZZAZIONE DELLE PROVINCE NELLA LEGGE DI BILANCIO
Lattuca ha espresso, a nome dell’Unione delle Province d’Italia, un giudizio critico e fortemente preoccupato sulla legge di bilancio 2025, non tanto per i suoi contenuti, quanto per la sostanziale assenza di misure dedicate alle province, enti costituzionalmente riconosciuti ma sempre più marginalizzati nel dibattito politico-finanziario. Il rappresentante UPI ha infatti denunciato come il testo della legge non contempli alcun intervento strutturale sulle province, limitandosi a non introdurre nuovi tagli, fatto considerato un sollievo minimo ma non sufficiente. Ha ricordato che, negli anni recenti, grazie a una serie di provvedimenti progressivi, si era intrapreso un percorso di riordino e rafforzamento dell’ente provincia, interrotto bruscamente in questa manovra, che non riconosce il ruolo svolto dalle province né assegna loro strumenti adeguati per affrontare le criticità strutturali.
Lattuca ha posto particolare enfasi sull’assenza di una strategia nazionale per gli investimenti nelle scuole superiori e nelle infrastrutture viarie, due settori chiave di competenza provinciale. Ha sottolineato che, a differenza delle scuole primarie e secondarie di primo grado, le scuole superiori non hanno beneficiato in modo adeguato dei finanziamenti del PNRR, trovandosi oggi in condizioni arretrate sotto il profilo della sicurezza, delle certificazioni e della funzionalità degli spazi. Per questo UPI propone lo stanziamento di almeno un miliardo e mezzo di euro nel triennio per colmare questo divario. Altrettanto critica è la situazione delle infrastrutture viarie provinciali, fondamentali per garantire l’accessibilità ai servizi essenziali nei territori montani, collinari e rurali. Ha ricordato che l’anno in corso è stato segnato da un blocco totale degli interventi per nove mesi, a causa delle decisioni assunte nel decreto mille proroghe di gennaio, risolte solo di recente con grande difficoltà. Per Lattuca, accontentarsi della rimozione di questi ostacoli non è accettabile: è invece necessario un piano di investimenti duraturo e strutturato, accompagnato da certezze finanziarie.
PERSONALE, GOVERNANCE E BILANCI
Una seconda grande fonte di preoccupazione, sottolineata con forza da Lattuca, riguarda il tema del personale. Ha accolto con favore il rinnovo del contratto collettivo per il comparto, ritenuto un passo necessario, ma ha evidenziato che per le province ciò comporterà un onere di circa 40 milioni di euro a partire dal 1° gennaio 2026. Tali costi non sono compensati da alcun fondo dedicato, né sono accessibili i 50 e 100 milioni di euro previsti per i comuni nella legge di bilancio, rendendo impossibile per molte province presentare bilanci preventivi sostenibili. In questo quadro, le province non possono neanche contare, se non marginalmente, su misure di alleggerimento della parte corrente, come l’intervento sul FCDE, rilevante per i comuni ma sostanzialmente inefficace per gli enti provinciali, la cui capacità di riscossione è limitata e fortemente dipendente da entrate su cui non esercitano reale autonomia.
Il rappresentante UPI ha infine lamentato l’esclusione sistematica delle province dalle politiche pubbliche che interessano gli enti locali, pur riconoscendo che esse svolgono un ruolo fondamentale per la coesione territoriale, specialmente nei contesti lontani dai grandi centri urbani. Ha sollecitato un riconoscimento istituzionale esplicito del livello provinciale, inserito in un quadro normativo e funzionale chiaro, che attribuisca alle province competenze stabili, strumenti di governance efficaci e risorse adeguate. Lattuca ha evidenziato come le province abbiano progressivamente visto un dimezzamento del personale, oggi ridotto a circa 16.000 dipendenti, e come questa tendenza debba essere invertita attraverso politiche attive e assunzioni mirate. Ha infine ricordato che, nonostante ripetute dichiarazioni politiche di intenti, nessun intervento concreto è stato ancora attuato per ridefinire il ruolo e l’architettura istituzionale delle province, lasciando gli enti in un limbo amministrativo che ne compromette l’efficacia e la sostenibilità.
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VINCENZO LUCIANO Vicepresidente UNCEM |
SVILUPPO MONTANO, STRATEGIE TERRITORIALI E SERVIZI ESSENZIALI
Luciano ha espresso una forte preoccupazione per l’assenza di strategia di lungo periodo nella legge di bilancio in riferimento ai territori montani e interni, che pure rappresentano una componente rilevante e strategica del Paese. In apertura, ha segnalato il caso emblematico del Fondo per lo Sviluppo delle Montagne Italiane (FOSMIT), attualmente fermo a 200 milioni di euro annui, cifra ritenuta insufficiente a garantire continuità agli interventi in atto. La richiesta è che tale fondo venga portato a un miliardo di euro annui per il periodo 2026-2034, con l’obiettivo di consolidare e ampliare le azioni avviate. Particolare rilievo è stato dato al tema delle Green Community, definite da Luciano un modello vincente di sviluppo sostenibile, strettamente legato al turismo, all’energia, alla forestazione e alla valorizzazione del patrimonio ambientale montano. Tuttavia, la mancanza di risorse per far scorrere la graduatoria del primo bando rischia di congelare un progetto di forte impatto per le comunità montane.
Anche la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) è stata richiamata come una misura in pericolo, a causa del mancato potenziamento del fondo dedicato: senza nuovi finanziamenti, non sarà possibile garantire la continuità dei servizi pubblici di base già avviati nelle attuali 73+43 aree progettuali. Luciano ha poi affrontato il tema critico dei segretari comunali, sottolineando come nei piccoli comuni montani sia ormai strutturale la difficoltà a coprire questa figura, determinante per la gestione amministrativa. Ha proposto l’estensione dei fondi per l’assunzione di personale legato al PNRR, includendo anche i costi per il conferimento degli incarichi ai segretari. Sul fronte sanitario, ha denunciato una vera e propria emergenza per la carenza di medici di base, medici del 118 e guardie mediche, sempre più assenti nelle aree montane, dove la popolazione è perlopiù anziana e fragile. La tenuta dei servizi sanitari di prossimità rappresenta quindi una priorità assoluta per UNCEM.
FISCALITÀ DI VANTAGGIO, GESTIONE FORESTALE E MISURE PER L’AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA
Nel prosieguo dell’intervento, Luciano ha affrontato alcuni temi fiscali e ambientali considerati strategici per il futuro delle aree montane. È stata ribadita la proposta di una fiscalità differenziata di vantaggio per le attività economiche nei piccoli comuni, necessaria per compensare le evidenti disparità con le aree urbane. L’esempio emblematico è quello di un esercizio commerciale di un piccolo comune di 1.500 abitanti che oggi sopporta una pressione fiscale pari a quella di un’attività situata in un centro urbano metropolitano, situazione che disincentiva l’imprenditorialità locale e accelera lo spopolamento. Luciano ha inoltre chiesto l’applicazione dell’aliquota IVA agevolata del 4% per tutte le opere di manutenzione e salvaguardia idrogeologica, misura già suggerita da tempo e di fondamentale importanza per la messa in sicurezza del territorio e per la prevenzione del dissesto, in un contesto montano dove le fragilità ambientali si manifestano con particolare intensità.
Collegato a questo punto è il rifinanziamento del fondo per la gestione forestale sostenibile, oggi esaurito, con risorse residue limitate a 1 milione per il 2020 e 2 milioni per il 2021, e assenza di stanziamenti per gli anni successivi. UNCEM chiede un rifinanziamento strutturale con almeno 15 milioni di euro annui dal 2026 al 2032, anche per garantire una manutenzione regolare dei territori montani, essenziale per la sicurezza di tutto il sistema-Paese, incluse le aree di pianura. Infine, Luciano ha sollevato la questione della riduzione dell’IVA sul pellet di legna da ardere, che ancora oggi è tassato al 22%, nonostante rappresenti la principale fonte di riscaldamento per le famiglie montane, specie quelle composte da anziani. Ha sottolineato come il pellet venga prodotto localmente, in modo certificato e sostenibile grazie alle green community, e che la mancata riduzione dell’IVA rischia di favorire le importazioni da altri Paesi europei a scapito delle filiere interne. In conclusione, ha invitato la Commissione a considerare le richieste UNCEM non come rivendicazioni settoriali, ma come condizioni essenziali per garantire la resilienza, la coesione e lo sviluppo dei territori montani italiani.
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MARCO ALPARONE Coordinatore Commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome |
CONFRONTO TECNICO-POLITICO E LE PRIME APERTURE DEL GOVERNO
Alparone ha aperto il suo intervento sottolineando come la manovra in esame, a differenza di quella precedente, si stia sviluppando in un contesto più favorevole al dialogo tra Governo e Regioni. Ha ricordato infatti che il mancato accordo nella scorsa legge di bilancio aveva originato numerose difficoltà, evidenziate anche dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, a causa dell’impossibilità per le Regioni di garantire i saldi di finanza pubblica con quote di bilancio non legate alla sanità. In questo quadro, ha espresso apprezzamento per il metodo seguito nei mesi recenti, con un tavolo tecnico-politico che ha coinvolto direttamente i rappresentanti delle Regioni, e che ha permesso di escludere l’introduzione di un tetto di spesa simile al vecchio patto di stabilità, garantendo così una seppur limitata agibilità amministrativa.
Alparone ha poi richiamato l’attenzione su due questioni chiave già affrontate nel confronto con il Governo: il Fondo di Anticipazione di Liquidità (FAL), per cui è stata trovata una parziale soluzione, e i contributi ai saldi di finanza pubblica, in particolare per il 2026, dove è stata ottenuta una riduzione di 100 milioni di euro. Tuttavia, ha segnalato che restano criticità per gli anni 2027-2029, anche a causa delle modifiche agli scaglioni IRPEF e delle difficoltà che queste comportano per le Regioni a statuto ordinario e speciale. Il tema della copertura delle manovre fiscali, come la futura transizione da quattro a tre scaglioni IRPEF, richiede secondo le Regioni un fondo compensativoche ancora non è stato previsto. Anche la necessità di maggiore flessibilità nella gestione delle risorse, specialmente sanitarie, è stata ribadita con forza: dei 2,5 miliardi di incremento del Fondo Sanitario Nazionale, 1,5 risultano vincolati, riducendo la capacità delle Regioni di calibrare gli interventi in base alle esigenze locali.
SANITÀ, TPL, LEP E RISORSE REGIONALI
Alparone ha evidenziato come l’incremento del Fondo Sanitario Nazionale rappresenti un segnale positivo, sommando ai 4,5 miliardi della precedente manovra altri 2,5 miliardi a partire dal 2026. Tuttavia, ha chiesto che questi fondi vengano meno vincolati e più rispondenti alle diverse priorità dei territori, altrimenti si rischia di vanificare il principio stesso della programmazione regionale. Ha inoltre segnalato alcuni segnali positivi, come il finanziamento strutturale alla protezione civile – mai stabilizzato in passato – e le risorse per le borse di studio, riconoscendo un’attenzione crescente alle emergenze e alla formazione. Ma ha anche chiarito che manca ancora un intervento decisivo sul Trasporto Pubblico Locale (TPL): dopo un’integrazione nel 2025, ci si aspettava un analogo stanziamento per il 2026, non ancora previsto nella manovra. Le Regioni auspicano che, come già accaduto nel passato recente, si possa intervenire in fase emendativa per reperire i fondi necessari.
Tema cruciale dell’intervento è stato quello dei LEP – Livelli Essenziali delle Prestazioni, per i quali Alparone ha espresso forte preoccupazione e disaccordo sull’impostazione attuale. Ha ribadito che i LEP, essendo un diritto costituzionale, devono essere garantiti direttamente dallo Stato con fondi adeguati, e non possono in alcun modo essere scaricati sulle Regioni o sugli enti locali, specialmente in un quadro di rigida compartecipazione fiscale. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulla situazione delle Regioni a statuto speciale, con riferimento alla perdita di gettito IRPEF legata alle modifiche tributarie, tema che necessita di interventi compensativi specifici. In conclusione, Alparone ha espresso l’auspicio che il dialogo istituzionale continui con la stessa intensità e metodo sperimentati nei mesi precedenti: il confronto sui numeri, ha sottolineato, è ciò che consente di individuare soluzioni condivise e sostenibili, anche in una fase caratterizzata da vincoli stringenti alla spesa pubblica.
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GIANCARLO RICHINI Coordinatore vicario della Commissione Affari Finanziari Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome |
RIPRISTINO DELLE COPERTURE E FLESSIBILITÀ NELLA GESTIONE DEL FONDO DI ANTICIPAZIONE DI LIQUIDITÀ
Richini si è focalizzato sul Fondo di Anticipazione di Liquidità (FAL). In apertura, ha espresso una posizione favorevole ma condizionata all’attuale previsione normativa, ponendo l’accento su un punto centrale: la copertura finanziaria prevista è stata ridotta dai 1,172 miliardi originariamente concordati a soli 600 milioni, una riduzione ritenuta inaccettabile da parte delle Regioni. Da qui, l’invito esplicito rivolto al Parlamento affinché venga ripristinata integralmente la dotazione iniziale, fondamentale per garantire sostenibilità e continuità nella gestione degli impegni pluriennali connessi al FAL.
Richini ha inoltre evidenziato come questa misura riguardi direttamente cinque Regioni – Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Toscana e Veneto – che hanno lavorato congiuntamente per formulare proposte condivise. Un elemento chiave è la richiesta di maggiore flessibilità operativa, articolata su due livelli. Il primo livello riguarda la fase ex ante, dove si propone che, in sede di autocoordinamento regionale, sia possibile riattribuire le quote di riparto previste dagli allegati alla legge di bilancio, agevolando l’utilizzo del risultato di amministrazione secondo le modalità previste dall’articolo 115, tenendo conto dell’incremento di 404 milioni previsto dal 2027 al 2051. Il secondo livello riguarda invece la fase ex post, con la proposta che, nel caso in cui il limite complessivo nazionale non sia sforato, non vengano applicati i meccanismi di recupero da parte della Ragioneria generale dello Stato, garantendo così una gestione più efficiente e solidale tra Regioni.
CHIARIMENTI GIURIDICI E RICONOSCIMENTO DEFINITIVO DEL CONCORSO ALLA FINANZA PUBBLICA
Richini ha posto l’attenzione sulla necessità di una definizione giuridica chiara e condivisa del FAL, chiedendo che venga esplicitamente stabilito il carattere liberatorio degli importi versati dalle Regioni nell’ambito del piano di ammortamento. In sostanza, ha ribadito che le Regioni devono essere vincolate al pagamento delle somme, ma che tali somme debbano essere definitivamente riconosciute come contributi al concorso alla finanza pubblica. Questo passaggio giuridico è considerato essenziale per evitare ambiguità interpretative e per garantire certezza normativa nella rendicontazione degli impegni pluriennali assunti, soprattutto in un contesto in cui le Regioni devono operare con strumenti finanziari rigidi ma strutturati.
In chiusura, Richini ha ricordato che ulteriori questioni di dettaglio tecnico e normativo sono state incluse in un documento allegato alla relazione principale della Conferenza delle Regioni, presentata da Marco Alparone. Ha quindi rinnovato l’auspicio che il Parlamento possa accogliere le proposte di modifica con spirito di collaborazione istituzionale, valorizzando il lavoro congiunto svolto dalle Regioni, non solo sul piano politico, ma anche su quello tecnico e giuridico. Secondo Richini, il pieno riconoscimento del ruolo delle Regioni nella gestione del FALrappresenta un passaggio fondamentale per garantire stabilità finanziaria e responsabilità condivisa nel rispetto dei vincoli di bilancio nazionali.
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DOMANDE |
Daniele Manca (PD) – ha espresso preoccupazioni su tre temi principali relativi alla manovra di bilancio, chiedendo chiarimenti alle Regioni e agli enti territoriali. In primo luogo, ha evidenziato la mancanza di certezze sugli investimenti post-PNRR, sottolineando come tale incertezza ostacoli la piena attuazione delle funzioni delegate dallo Stato agli enti locali. In secondo luogo, ha criticato l’assenza di riforme strutturali, con particolare riferimento agli articoli 124-128, che a suo avviso compromettono il principio di leale collaborazione tra i livelli istituzionali, soprattutto per l’assenza di una definizione condivisa dei LEP. Ha poi chiesto se le Regioni condividano tali preoccupazioni e se siano pronte a farsi promotrici di una posizione unitaria. Infine, ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità del sistema sanitario regionale, domandando se le percentuali previste del PIL per i prossimi anni (6,16% nel 2026, 6,05% nel 2027, 5,93% nel 2028) siano sufficienti a garantire l’equilibrio di bilancio. Ha inoltre criticato i vincoli di destinazione dei fondi sanitari, chiedendo maggiore autonomia per le Regioni nella gestione delle risorse. Ha concluso richiamando l’attenzione sul progressivo arretramento dello Stato nel sistema di welfare, proponendo un nuovo patto tra Stato, Regioni ed enti locali per garantirne la tenuta.
Massimo Garavaglia (Lega) – ha chiesto all’ANCI se sia possibile introdurre un meccanismo di riequilibrio nel riparto dei fondi per i minori non accompagnati, che tenga conto della spesa sostenuta l’anno precedente dai Comuni, al fine di superare le attuali iniquità tra territori colpiti in misura diversa dal fenomeno. Ha poi osservato come la debolezza istituzionale delle Province derivi principalmente dalla mancanza di legittimazione politica diretta, suggerendo che il ritorno all’elezione dei presidenti provinciali potrebbe rafforzarne il ruolo. Alle Regioni ha rivolto due ulteriori quesiti: il primo sulla possibilità di vincolare una quota dei fondi previsti dall’articolo 65 per gli psicologi alle azioni già intraprese da undici Regioni in materia di salute mentale, rafforzando così i percorsi già avviati e sbloccando l’attuazione di una legge ancora priva di copertura finanziaria; il secondo sulla distribuzione dei fondi per il trasporto pubblico locale (TPL), domandando se Regioni che hanno aumentato passeggeri e chilometri abbiano effettivamente ricevuto risorse aggiuntive e suggerendo che, in futuro, i fondi incrementali vengano assegnati a chi ha dimostrato maggiore efficienza e capacità di crescita.
Silvia Roggiani (PD) - ha evidenziato un apparente paradosso nei fondi per i minori affidatari per sentenza, osservando come l’incremento delle risorse venga compensato da tagli in altri settori, come quello della disabilità. Ha chiesto chiarimenti al sindaco Canelli riguardo ai fondi per la sicurezza urbana, ritenendo che nella legge di bilancio non vi siano nuovi stanziamenti, contrariamente a quanto da lui affermato. Ha poi affrontato il tema dell’emergenza abitativa, domandando se sarebbe utile introdurre, oltre all’aumento della tassazione sugli affitti brevi, anche limiti territoriali alla disponibilità di locazioni turistiche, sul modello di altre città europee. Relativamente al trasporto pubblico locale (TPL), ha chiesto quale sarà l’impatto del mancato adeguamento all’inflazione: se il peso ricadrà sulle Regioni, che dovranno incrementare i fondi, o se verrà scaricato sulle agenzie del TPL e dunque sui Comuni. Ha inoltre sollevato la questione delle immatricolazioni veicolari in Trentino Alto Adige, suggerendo di intervenire per evitare la perdita di risorse per le città metropolitane come Milano, Roma e Napoli. Infine, ha chiesto al Presidente Alparone un parere sui tagli ai fondi per il miglioramento della qualità dell’aria, con particolare riferimento all’impatto sul bacino padano, segnalando riduzioni di 79 milioni nel 2026 e 94 milioni nel 2027.
Beatrice Lorenzin (PD) – ha chiesto innanzitutto se la Conferenza Stato-Regioni intenda accogliere l'appello dello stralcio normativo avanzato dal Presidente dell’ANCI, esprimendo preoccupazione per le conseguenze diseguali dell’attuazione dei LEP, che rischiano di rafforzare un’Italia a più velocità, anche nei servizi sociali essenziali. Ha poi domandato al rappresentante delle Province di fornire maggiori dettagli sulla grave carenza di sicurezza nelle scuole secondarie superiori, in particolare relativamente alla messa a norma antincendio degli edifici scolastici. Rivolgendosi nuovamente alla Conferenza Stato-Regioni, ha chiesto se l’intesa sul comparto sanitario sia fondata su uno stanziamento realmente sufficiente a coprire i fabbisogni, soprattutto alla luce della fine del PNRR, dell’aumento della domanda per l’assistenza domiciliare integrata, della non autosufficienza, dei nuovi e extra LEA, nonché della nuova ripartizione dei tetti di spesa per farmaci e dispositivi. Ha infine chiesto ai Comuni come intendano gestire le ricadute della manovra sul trasporto pubblico locale, in particolare rispetto al dirottamento delle accise dal rinnovo contrattuale alla riduzione della pressione fiscale, con un focus sulle infrastrutture metropolitane delle grandi città come Roma, Milano e Napoli.
Replica Manfredi – in merito al Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE), ha confermato che per il 2026 è previsto un meccanismo che consente di tenerne parzialmente conto, offrendo così un margine di flessibilità nella gestione del bilancio, sebbene non completamente risolutivo. Il tema resta quindi aperto a un ulteriore approfondimento per garantire una maggiore efficacia dello strumento. Sul fronte della sicurezza urbana ha evidenziato che non vi sono risorse aggiuntive nella legge di bilancio, ma si conferma il fondo preesistente da 25 milioni di euro, ritenuto largamente insufficiente. ANCI ha avanzato la richiesta di portarlo ad almeno 100 milioni, al fine di permettere l’assunzione di circa 2.500 agenti di polizia locale. Tale incremento sarebbe fondamentale per compensare le 12.000 unità perse negli ultimi anni e per rafforzare la presenza delle forze di sicurezza nei territori, attraverso una distribuzione equilibrata a beneficio di tutti i comuni italiani.
In merito alla gestione dei minori stranieri non accompagnati, ha chiarito che le spese sostenute dai comuni vengono rimborsate sulla base delle attività effettivamente svolte, mentre per i minori italiani affidati con sentenza, la ripartizione delle risorse segue criteri più strutturati. Ha quindi sottolineato che i comuni più piccoli sono quelli maggiormente esposti agli effetti economici di queste spese, non tanto per il numero dei minori accolti, quanto per l’impatto proporzionalmente più elevato sui bilanci ridotti di tali enti. A questo proposito, ha riconosciuto che esiste già un parziale meccanismo di tutela per i piccoli comuni, che beneficia questi ultimi con quote più alte rispetto alla sola proporzione numerica. Infine, ha espresso il proprio sostegno all’adozione di meccanismi perequativi più efficaci, capaci di riequilibrare il peso degli oneri tra comuni di diverse dimensioni. Pur riconoscendo che tale logica è in parte già operante, ha ritenuto necessario un rafforzamento di questo principio, affinché si possa garantire una maggiore equità nell’allocazione delle risorse e nella capacità di risposta dei diversi territori. Ha concluso affermando di aver risposto puntualmente ai temi sollevati nel dibattito, ribadendo l’impegno di ANCI a collaborare con le istituzioni per rafforzare la tenuta del sistema degli enti locali.
Replica Lattuca – ha espresso pieno sostegno alla richiesta di stralcio dei commi relativi ai LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), già sollevata dall’ANCI, motivando questa posizione con l’esigenza di lealtà istituzionale e di collaborazione coerente tra i diversi livelli di governo, principi che ha definito essenziali e irrinunciabili. Entrando nel merito delle questioni sociali collegate al mondo scolastico, ha manifestato particolare preoccupazione per l’insufficienza delle risorse destinate all’assistenza degli alunni con disabilità nelle scuole superiori, una problematica che coinvolge direttamente le Province, le quali si fanno carico di rimborsare, seppure solo parzialmente, i costi sostenuti dai Comuni per la contrattualizzazione dei fornitori del servizio. Ha sottolineato come i trasferimenti provinciali siano nettamente inferiori alle spese effettive sostenute dai Comuni sede degli istituti scolastici, generando squilibri e aggravando i bilanci comunali. A ciò si aggiunge un cambiamento strutturale della scuola italiana, che oggi tende a mantenere gli studenti con disabilità nel circuito scolastico fino alla maggiore età e talvolta oltre, aumentando ulteriormente i fabbisogni. Lattuca ha quindi ribadito la piena solidarietà dell’UPI alle istanze dei Comuni, riconoscendo una condivisione reale e quotidiana delle difficoltà sui territori. Ha poi affrontato il nodo dell’edilizia scolastica per gli istituti superiori, di diretta competenza delle Province. Ha ricordato che, grazie al PNRR, sono stati realizzati circa 1.700 interventi, che salgono a oltre 2.100 se si includono anche le Città Metropolitane, per un totale di 3 miliardi di euro investiti, ma ha messo in luce come il fabbisogno resti ampiamente superiore, con tra i 4.000 e i 5.000 edifici scolastici ancora in attesa di intervento. Ha inoltre sottolineato che intervenire sull’edilizia delle scuole superiori è significativamente più complesso rispetto agli altri ordini scolastici, sia per la maggiore numerosità degli studenti, spesso provenienti da comuni distanti, sia perché molti istituti sono ospitati in edifici storici non originariamente pensati per fini scolastici, rendendo gli interventi logistici e strutturali più onerosi. Infine, Lattuca ha rilanciato con decisione il tema della riforma delle Province, rivolgendosi direttamente al Senatore Garavaglia. Ha affermato che UPI desidera una riforma sostanziale dell’ente, ma ha espresso preoccupazione per l’assenza delle Province dalla legge di bilancio, osservando che se non si prevede nulla per esse nella manovra economica, sarà difficile anche calendarizzare un intervento normativo organico. La mancata inclusione delle Province nella legge di bilancio, ha concluso, rappresenta un segnale negativo che rischia di confermare e aggravare l’attuale marginalizzazione istituzionale.
Replica Alparone - ha ribadito l’importanza di programmare nuovi investimenti, ma ha sottolineato che, per essere efficaci, gli investimenti devono essere sostenuti da risorse correnti, altrimenti rischiano di rimanere incompleti, come nel caso delle case di comunità. Ha poi affrontato il nodo della spesa sanitaria, dichiarando che il vero obiettivo non è tanto l’aumento delle risorse in rapporto al PIL, quanto una loro allocazione basata sull’efficacia e sulla misurazione dei risultati, non più sulla mera erogazione di prestazioni. Alparone ha proposto un cambio di paradigma: premiare chi produce risultati, in un’ottica di competizione virtuosa tra territori, anche per ridurre i divari nell’accesso all’innovazione e alla salute. In questo contesto, ha indicato il federalismo fiscale come possibile strumento di equità. Ha concluso ricordando le difficoltà affrontate dalle Regioni all’interno del piano strutturale di bilancio, auspicando che l’eliminazione del tetto di spesa consenta ora una nuova stagione di investimenti, pur riconoscendo che restano ancora molte criticità da risolvere.


