Le Commissioni Bilancio della Camera e del Senato hanno proseguito le audizioni nell’ambito dell’esame del ddl recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028 (AS. 1689).
Sono stati ascoltati:
- Francesco Maria Chelli, Presidente di ISTAT;
- Renato Brunetta, Presidente del CNEL;
- Fabrizio Balassone, Vice Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia;
- Mauro Orefice, Presidente di coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, Giancarlo Astegiano, Consigliere della Corte dei Conti, Angelo Maria Quaglini, Consigliere della Corte dei conti e Fedor Melatti, Consigliere della Corte dei conti;
- Lilia Cavallari, Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio.
Documenti
Memorie depositate dagli auditi:
- Memoria Corte dei conti
- Memoria CNEL
- Memoria della Banca d'Italia
- Memoria Ufficio parlamentare di bilancio
Senato Web Tv (link)
Abstract:
Durante l’audizione parlamentare, è stato fornito un aggiornamento sul quadro macroeconomico, evidenziando una crescita globale rallentata e una lieve espansione del PIL nell'area euro, con l'Italia che ha registrato una crescita modesta. È stato ricordato come la manovra di bilancio prevede misure per 18,7 miliardi nel 2026, finanziate in pareggio di bilancio grazie a misure non strutturali come la rimodulazione del PNRR e contributi da banche e assicurazioni. Gli effetti delle misure fiscali sul reddito delle famiglie coinvolgeranno 14 milioni di contribuenti, con un beneficio medio di circa 230 euro. Si prevede anche un potenziamento degli incentivi per gli investimenti, con misure mirate alla transizione ecologica e il sostegno alle ZES. Si è ricordato che il disegno di legge affronta anche la spesa pensionistica e prevede l’adeguamento dei requisiti alla speranza di vita. Infine, si è osservato che la manovra mira a sostenere la crescita, ma solleva preoccupazioni sulla sostenibilità a lungo termine, in particolare per quanto riguarda la domanda interna e la frequenza delle modifiche normative.
Di seguito gli argomenti trattati:
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FRANCESCO MARIA CHELLI |
AGGIORNAMENTO MACRO-ECONOMICO E ANALISI DELLE PREVISIONI GLOBALI
Chelli ha aggiornato il quadro macroeconomico, confermando la tendenza di rallentamento della crescita globale, come anticipato dal Fondo Monetario Internazionale. In particolare, l'Area Euro ha visto una crescita modesta nel terzo trimestre, con un incremento congiunturale del PIL dello 0,2%. Tra le principali economie europee, la Germania ha visto una stagnazione del PIL, mentre Francia e Spagna hanno registrato un'espansione superiore. I dati preliminari di ottobre suggeriscono un moderato miglioramento delle condizioni economiche in Europa, con un aumento dell'European Sentiment Indicator (ESI), sebbene i servizi rimangano un settore problematico. A livello nazionale, l'Italia ha registrato una stazionarietà del PIL nel terzo trimestre, con una crescita annuale dello 0,4%, in rallentamento rispetto ai trimestri precedenti. Ha quindi osservato un contributo negativo della domanda interna, parzialmente compensato dalla domanda estera netta, ma ha sottolineato come i volumi di vendita al dettaglio confermino una situazione di incertezza.
ANDAMENTO DELL'OCCUPAZIONE E INDICATORI ECONOMICI NAZIONALI
Ha fornito anche una panoramica sull'occupazione, segnalando che nel mese di settembre l'occupazione è aumentata dello 0,3%, pari a 67.000 nuovi posti di lavoro. Tuttavia, la situazione del mercato del lavoro è complessa, con una diminuzione delle persone in cerca di lavoro e un aumento degli inattivi tra i 15 e i 64 anni. La crescita acquisita per il 2025 è stimata al 0,5%, ma resta sotto l'1%, suggerendo una ripresa debole. La situazione inflazionistica ha registrato un rallentamento, con l'indice NIC sceso all'1,2% a ottobre, una flessione determinata principalmente dal ridimensionamento dei prezzi degli alimentari non lavorati e dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati. L'inflazione core è rimasta invariata al 2%. Nonostante il rallentamento generale, ha rilevato un miglioramento nei settori industriali, nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio, mentre i servizi hanno registrato un peggioramento della fiducia. A livello dei consumatori, si è osservato un incremento della fiducia, che ha continuato a crescere per il secondo mese consecutivo, sostenuto da un miglioramento delle aspettative economiche.
POVERTÀ E MISURE DI SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE
Ha anche presentato dati rilevanti sulla povertà assoluta, indicando che oltre 2,2 milioni di famiglie italiane sono in condizione di povertà assoluta, un'incidenza familiare dell'8,4%, in linea con l’anno precedente. Questo scenario è aggravato da un aumento dell'economia non osservata, che ha visto un incremento lieve della sua incidenza sul PIL, salendo al 10,2%. Le misure fiscali previste nella legge di bilancio 2026 hanno l’obiettivo di supportare le famiglie più vulnerabili, con interventi mirati a ridurre la povertà, ma anche attraverso modifiche ai parametri dell'ISEE. In particolare, l'art. 47 della legge di bilancio prevede un beneficio medio annuo di 145 euro per 2,3 milioni di famiglie, il 3,2% del totale, con effetti più rilevanti sulle famiglie più povere. L'introduzione di un bonus per le mamme lavoratrici, previsto dall'articolo 46, con l’aumento da 40 a 60 euro mensili, mira a supportare circa 865.000 lavoratrici, con una spesa totale di circa 570 milioni di euro.
MISURE FISCALI E CONTRIBUTO DI BANCHE E ASSICURAZIONI
Il ddl Bilancio 2026 prevede misure fiscali per un totale di 18,7 miliardi di euro, pari a meno di un punto percentuale del PIL, con una significativa componente finanziata attraverso misure non strutturali come la rimodulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il contributo delle banche e delle assicurazioni. La manovra prevede una combinazione di riduzioni di entrate per 6,7 miliardi e aumenti di spesa per 12 miliardi. Il disegno di legge si concentra su misure a breve termine, ma con un impatto potenzialmente importante per le famiglie e le imprese. La legge prevede anche misure di sostegno al reddito e l'introduzione di sgravi fiscali sui redditi da lavoro dipendente nel settore privato, con un'imposta sostitutiva ridotta al 5% per i redditi sotto i 28.000 euro, per incentivare il rinnovo dei contratti.
INCENTIVI AGLI INVESTIMENTI E OCCUPAZIONE FEMMINILE
Un altro aspetto cruciale del disegno di legge riguarda gli incentivi agli investimenti, in particolare nel settore manifatturiero e nella transizione digitale ed ecologica. Le imprese che beneficeranno degli incentivi per gli investimenti in beni strumentali nuovi potrebbero ottenere significativi vantaggi fiscali, stimando una riduzione del prelievo IRES pari all'1%. Chelli ha messo in evidenza che le imprese più beneficiate saranno quelle con maggiore intensità tecnologica, in particolare quelle con una forza lavoro di dimensioni medie. Per quanto riguarda l'occupazione femminile, ha fornito un’analisi dettagliata sulle donne non occupate, evidenziando come la partecipazione al mercato del lavoro sia ancora una sfida, in particolare nel Mezzogiorno, dove le difficoltà nell'accesso a occupazioni stabili rimangono significative. Un focus è stato posto anche sulle madri lavoratrici, con una stima di circa 625.000 madri che potrebbero beneficiare delle misure di sostegno al reddito e all'occupazione.
Maria Cecilia Guerra (PD) – ha sollevato alcune questioni specifiche riguardo le misure fiscali in discussione, con un focus sulla distribuzione della maggiorazione dell'ammortamento per gli investimenti in beni strumentali. Ha sottolineato come la possibilità di accesso a questa misura possa essere limitata, con l'impressione che la misura, così come progettata, potrebbe aumentare le difficoltà per le imprese. La domanda in merito ha riguardato la compensazione delle difficoltà di accesso alla deduzione fiscale, suggerendo che una maggiore possibilità di compensazione rispetto alla sola deduzione dalle imposte sui redditi avrebbe potuto ridurre notevolmente le difficoltà. Ha quindi chiesto un chiarimento sul fatto che, rispetto a quanto esposto nel documento, la misura potrebbe risultare peggiorativa per alcune imprese. Una seconda domanda ha riguardato la platea di soggetti potenzialmente interessati alla detassazione degli incrementi contrattuali. In particolare, ha sollevato un dubbio relativo alla mancanza di una differenziazione tra i soggetti che potrebbero beneficiare della tassazione agevolata e quelli che, pur rientrando nella platea indicata, non avrebbero alcun interesse a fruirne. Ha osservato che, nel caso di redditi da lavoro dipendente fino a 28.000 euro, la tassazione agevolata del 5% non risulta vantaggiosa per chi percepisce meno di 20.000 euro, poiché la tassazione ordinaria su questi redditi è già inferiore al 5%. Di conseguenza, ha fatto una domanda sulla metodologia utilizzata per calcolare la platea dei beneficiari, chiedendo se fosse stata presa in considerazione questa differenza, dato che la platea potenziale sembrerebbe includere anche chi non ne trarrebbe alcun vantaggio.
Antonio Misiani (PD) - i dati forniti dall'Istat hanno suscitato alcune perplessità, poiché la distribuzione del beneficio del taglio IRPEF non appare equa. In particolare, è emerso che la misura coinvolge in maniera significativa il 90,8% del quinto più ricco dei contribuenti, mentre solo il 39,4% del quinto più povero ne beneficia. Inoltre, è stato evidenziato che l’85% delle risorse destinate alla misura finisce nelle mani dei contribuenti più ricchi. Questo dato ha sollevato dubbi sull'efficacia della misura nel raggiungere il ceto medio, che appare coinvolto solo marginalmente. Si è suggerito che un'estensione della platea fino a 200.000 euro di reddito lordo, pur essendo una misura che non supera i 3 miliardi di euro, potrebbe risultare inefficace nel concentrarsi sui reali destinatari del sostegno. Si è quindi chiesto un approfondimento sugli effetti distributivi di una diversa configurazione di questa misura, volta a garantire un supporto mirato al ceto medio, che in realtà è stato colpito negativamente dal drenaggio fiscale e dal mancato recupero del potere d'acquisto. Un ulteriore quesito ha riguardato il drenaggio fiscale degli ultimi anni, un tema che ha suscitato ampio dibattito nelle commissioni parlamentari. La domanda si è concentrata sulla possibilità che l'Istat disponga di una stima riguardante questo fenomeno, al fine di valutare l'impatto delle politiche fiscali sugli strati sociali e sulle famiglie. Ha quindi chiesto di comprendere meglio come il drenaggio fiscale abbia influenzato l'equilibrio economico e il potere d'acquisto dei contribuenti, specialmente in relazione agli effetti delle recenti misure fiscali.
Elena Bonetti (Az) – ha formulato alcune richieste di approfondimento sull'aliquota IRPEF e gli effetti di alcune modifiche proposte dal ddl Bilancio 2026. La prima domanda ha riguardato l'incidenza della misura sul ceto medio e sui redditi più alti. Ha infatti rilevato una bassa incidenza sui redditi medi e bassi, con un impatto maggiore per le fasce di reddito più alte. Tuttavia, ha sollevato una questione relativa alla fascia di reddito compresa tra i 50.000 e i 60.000 euro, che sembra non beneficiare adeguatamente della misura. In alcuni scenari precedenti, si era ipotizzato che questa fascia potesse essere inclusa nell'abbassamento dell'aliquota intermedia, ma non sembra che ciò sia stato preso in considerazione. Ha quindi chiesto se l'Istat avesse effettuato simulazioni in questa direzione, per capire se l'inclusione di questa fascia avrebbe modificato la distribuzione dei benefici e l'impatto complessivo della misura sui vari percentili di reddito. Una seconda domanda ha riguardato l'incidenza delle misure sulle pensioni, in particolare sul lungo periodo, con particolare attenzione agli effetti previsti per il 2027. Ha chiesto se l'Istat avesse fatto una valutazione sugli effetti dell'incremento della pensione minima e sull'aumento dell'aspettativa di vita. Inoltre, ha richiesto se fossero state fatte simulazioni sui beneficiari di queste misure, considerando le implicazioni per la spesa pubblica e i soggetti coinvolti. Infine, ha sollevato il tema del lavoro femminile e delle misure relative alla retribuzione, in particolare rispetto al bonus che integra l'assegno già previsto. Ha sottolineato come la misura proposta, sebbene non amplia la maggiorazione dell'assegno universale, potrebbe avere comunque effetti positivi per i redditi più bassi, grazie all'universalità dell'assegno che si applica a ogni figlio. In questo contesto, ha chiesto se l'Istat avesse effettuato simulazioni sui beneficiari di questo nuovo bonus, cercando di valutare l'impatto sull'occupazione femminile e l'effetto che questa misura potrebbe avere sulla propensione delle donne a entrare o rimanere nel mondo del lavoro.
Marco Grimaldi (AVS) – ha sollevato una domanda in merito al legame tra la ridistribuzione delle fasce di reddito, sia in relazione agli scaglioni IRPEF che al cuneo fiscale, e il fenomeno del drenaggio fiscale. Ha chiesto quanto questo drenaggio fiscale colpisca in particolare il ceto medio e medio-basso, e quanto invece riguardi le fasce di reddito più alte. La domanda ha anche esplorato la percezione, definita in termini politici, che il drenaggio fiscale abbia un impatto prevalente sui lavoratori dipendenti, i quali, pur contribuendo significativamente, non hanno beneficiato di un adeguato sollievo fiscale. Si è quindi concentrata su come questo drenaggio possa essere correlato alla difficoltà del ceto medio nel recuperare il potere d'acquisto, con dati che confermerebbero una stagnazione dei redditi, senza incrementi significativi, e una persistente perdita di potere d'acquisto. Ha chiesto, pertanto, se l'Istat avesse analizzato questo aspetto, cercando di comprendere se e in che misura le discussioni sul drenaggio fiscale e sulla ridistribuzione del reddito possano sovrapporsi, al fine di chiarire meglio il problema legato alla perdita di potere d'acquisto, che appare particolarmente acuto per il ceto medio.
Beatrice Lorenzin (PD) – la prima delle domande sollevate ha riguardato l'andamento dei consumi delle famiglie, in particolare l'impatto dell'aumento dei prezzi degli alimentari. Ha chiesto di comprendere meglio come le famiglie stiano affrontando l'aumento dei costi, con particolare attenzione agli effetti sui consumi del carrello della spesa. Ha richiesto anche di esaminare quanto incida l’aumento dei prezzi alimentari, che non ha visto una diminuzione significativa, ma si è stabilizzato a livelli più elevati. Ha quindi domandato all'Istat di fornire una stima sul peso di questi aumenti sul bilancio familiare e, in particolare, su eventuali rinunce al consumo alimentare, soprattutto tra le fasce più vulnerabili. Inoltre, ha sollevato il tema della povertà, chiedendo chiarimenti sull'impatto della povertà assoluta e relativa, e su come queste dinamiche possano evolversi nei prossimi anni. Una seconda domanda ha riguardato il settore dei servizi sociali, in particolare quelli gestiti dai comuni. Ha riferito che durante le audizioni delle regioni, province e comuni è emerso un forte impatto legato alla necessità di coprire i fabbisogni non soddisfatti nella spesa sociale, specialmente per l'assistenza domiciliare integrata e per il supporto agli anziani. In particolare, ha sottolineato come i 100 milioni di euro destinati a questo settore non siano sufficienti a coprire le necessità, soprattutto in relazione alle problematiche legate alla disabilità cognitiva dei bambini e degli adolescenti, e alle difficoltà nell'assistenza agli anziani con demenze. Ha quindi chiesto se ci fossero stime precise sui bisogni non soddisfatti, in particolare per le fasce regionali, così da poter ottenere una visione dettagliata delle disparità tra le diverse aree del Paese, soprattutto riguardo alle difficoltà nel garantire l’assistenza a chi ne ha più bisogno.
Silvana Comaroli (Lega) – ha posto una domanda riguardo alla metodologia utilizzata per calcolare il numero delle famiglie in povertà assoluta, pari a 2,2 milioni. La richiesta di chiarimento ha riguardato il fatto che, in Italia, il fenomeno del lavoro sommerso è particolarmente rilevante e si è chiesto se tale aspetto fosse stato considerato nel calcolo delle famiglie in povertà. In particolare, ha sollevato il dubbio su come la presenza di lavoro non dichiarato possa influenzare la valutazione della povertà, e se l'Istat abbia tenuto conto di queste dinamiche nel formulare le stime, dato che il lavoro sommerso potrebbe alterare la reale distribuzione della ricchezza e delle risorse a disposizione delle famiglie. Una seconda domanda ha riguardato il tema della natalità e della cosiddetta "desertificazione demografica". Ha chiesto se l'Istat avesse a disposizione stime sulle misure più efficaci per contrastare questo fenomeno, chiedendo in particolare quali interventi potrebbero essere adottati per incentivare la natalità e attenuare la tendenza alla diminuzione della popolazione, con particolare riferimento alle politiche che potrebbero risultare maggiormente efficaci nel lungo termine.
Francesco Boccia (PD) – ha sollevato una domanda riguardo al fenomeno della rinuncia alle prestazioni sanitarie, monitorato dall'Istat, che ha recentemente evidenziato che nel 2024 circa il 9,9% della popolazione, corrispondente a quasi 6 milioni di italiani, ha rinunciato a ricevere assistenza sanitaria. Le principali cause di questa rinuncia sono state identificate nelle lunghe liste d'attesa e nelle difficoltà economiche. Ha chiesto se, alla luce di questi dati, l'Istat abbia riscontrato una correlazione tra la condizione economica dei cittadini e la loro partecipazione alle liste d'attesa, e se l'Istat possa fornire aggiornamenti sulle valutazioni relative a questo fenomeno. Ha sottolineato che, secondo il rapporto Istat, il fenomeno è in crescita costante dal 2019, con un incremento significativo negli ultimi tre anni. Inoltre, si è notato che tale rinuncia alle prestazioni sanitarie colpisce maggiormente donne, anziani e persone con basso livello di istruzione, con un'incidenza più alta al Sud, pur essendo presente anche nelle altre aree del paese. Ha quindi domandato se questo fenomeno fosse un indicatore diretto dell'accessibilità effettiva al Servizio Sanitario Nazionale e se fosse correlato alle diseguaglianze territoriali e sociali. Un altro elemento sollevato ha riguardato il finanziamento del sistema sanitario nazionale. Ha chiesto se l'aumento nominale delle risorse destinate alla sanità previsto nella legge di bilancio fosse sufficiente a fronteggiare questa emergenza, come evidenziato dal rapporto Istat, o se fosse necessario che l'aumento fosse correlato al PIL. Ha chiesto anche di spiegare la differenza tra l’aumento nominale della spesa sanitaria e l’aumento rispetto al PIL, e quale impatto potesse avere questa diversa impostazione. Infine, ha chiesto se, secondo l'Istat, il problema dell'accesso alle prestazioni sanitarie fosse esclusivamente una questione di finanziamento o se vi fosse anche un problema di allocazione efficiente o inefficiente delle risorse. In particolare, si è fatto riferimento ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che non vengono adeguatamente ridefiniti o ridisegnati dalla Conferenza delle Regioni, e alla mancata programmazione territoriale, in relazione alla quale è stato chiesto di esprimere un'analisi riguardo la gestione e la distribuzione delle risorse nel sistema sanitario.
Antonio Nicita (PD) – ha sollevato una domanda specifica sul Mezzogiorno, chiedendo se l'Istat avesse notato un collegamento tra gli impulsi delle misure post-Covid e il recente impatto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La domanda ha mirato a comprendere se questi fattori stiano generando un trend positivo nel mercato del lavoro nel Sud Italia e se si prevede che questo impulso continuerà anche nei prossimi anni. Ha inoltre chiesto se, in vista dell'introduzione di un nuovo modello previsionale, l'Istat ritenga necessario adottare misure specifiche per sostenere ulteriormente questo trend e affrontare le particolarità del mercato del lavoro del Mezzogiorno.
Gianmauro Dell’Olio (M5S) – ha sollevato tre domande mirate a chiarire alcuni aspetti legati alle politiche fiscali e agli sviluppi economici. La prima domanda ha riguardato l'impatto della riduzione dell'IRPEF sui consumi. Ha chiesto se, dato che la variazione del reddito familiare risulta inferiore all'1%, questa misura possa effettivamente stimolare i consumi. Ha anche richiesto un chiarimento sull'effetto reale che la riduzione dell'aliquota fiscale potrà avere sull'economia familiare e sulla domanda aggregata. La seconda domanda si è riferita ai dati economici previsti per il 28 novembre, sollevando preoccupazioni riguardo al rallentamento dell'economia. Il dato relativo all'aumento del PIL del terzo trimestre è stato pari a zero, mentre il secondo trimestre aveva registrato una contrazione dello 0,1%. Ha chiesto quindi se, alla luce di questi dati, sia stato scongiurato il rischio di una recessione tecnica o se ci siano altre considerazioni sull'andamento dell'economia, in particolare per quanto riguarda le prospettive future. Infine, riguardo ai crediti d'imposta, ha sollevato la necessità di fare un punto chiaro sulla situazione attuale. Ha fatto riferimento ai crediti d'imposta preesistenti, quelli relativi all'area del cratere, alle zone economiche speciali (ZESS) e alle problematiche sollevate anche da settori come l'agricoltura e la distribuzione. Ha chiesto una quantificazione precisa in valore assoluto di quanto potenziale si potrebbe perdere in relazione a questi crediti, considerando il loro impatto significativo su diversi settori dell'economia.
Replica Chelli – ha confermato che una quota significativa di imprese, circa il 45% delle società di capitali, risulta incapiente, e quindi i benefici derivanti dalle misure fiscali proposte hanno un'incidenza limitata su una parte molto ridotta di esse. Rispondendo alla domanda sull'impatto del taglio IRPEF, ha poi confermato che, secondo le simulazioni, tale misura avvantaggia principalmente le famiglie più ricche, come evidenziato dai dati presentati. In relazione al fenomeno dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari e di consumo, ha anticipato che un approfondimento sarà incluso nella prossima nota di congiuntura, prevista per la prossima settimana, per cercare di identificare le cause degli incrementi nei prezzi del carrello della spesa, che comprende alimentari e beni per la cura della casa e della persona. Tuttavia, non è stata ancora effettuata una stima dell’impatto sui redditi derivante da questi aumenti. Riguardo alla possibilità di una recessione tecnica, ha espresso l'opinione che, sulla base degli attuali indicatori congiunturali e dei dati disponibili, non si prevede una variazione negativa del PIL nel quarto trimestre. Sebbene ci siano ancora pochi dati a disposizione, l'impressione è che la crescita nel quarto trimestre non sarà particolarmente vivace, ma non si prevede una recessione tecnica. Ulteriori stime definitive saranno fornite il 5 dicembre, quando saranno rese pubbliche le previsioni per il 2025-2026. Ha concluso affermando che le risposte a molte altre domande, in particolare quelle relative al drenaggio fiscale e all'impatto sui redditi, non sono ancora disponibili, poiché non sono state effettuate analisi in merito.
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RENATO BRUNETTA |
CONTESTO ECONOMICO E POLITICHE FISCALI IN CORSO
Nel corso dell'audizione, ha affrontato la situazione economica attuale e le politiche economiche italiane, con un focus sulla continuità delle misure adottate nel tempo. Ha sottolineato che, pur cambiando nel tempo nomi e acronimi delle politiche, l'approccio generale della politica economica rimane invariato, mantenendo un obiettivo di stabilità e crescita. Nonostante le sfide geopolitiche e l'incertezza economica internazionale, ha ribadito che la politica economica adottata finora è stata apprezzata dai mercati, poiché garantisce stabilità. Ha però riconosciuto che la stabilità economica, pur essendo essenziale, è insufficiente in periodi di crisi, quando sarebbe necessaria una politica anticiclica per stimolare l'economia. Ha quindi discusso della necessità di un nuovo modello di patto di stabilità che possa adattarsi ai diversi cicli economici, favorendo l'espansione economica nei periodi difficili e stabilizzando durante quelli di crescita.
IL PATTO DI STABILITÀ E LA SUA STRUTTURA PROCICLICA
Ha criticato il Patto di Stabilità per la sua natura prociclica. Questo tipo di patto garantisce la stabilità quando l’economia è in crescita, ma non risponde adeguatamente durante le recessioni, quando sarebbe necessario un intervento anticiclico. Ha auspicato un aggiornamento del Patto che possa essere anticiclico nei periodi di difficoltà e prociclico durante la crescita. Questo approccio, più flessibile, sarebbe in grado di rispondere alle necessità di stimolo all'economia quando si verificano crisi economiche o recessioni. Ha anche notato che, sebbene il sistema attuale favorisca la stabilità, non è in grado di rispondere alle sfide economiche durante le fasi di contrazione economica, e pertanto sarebbe necessario un aggiornamento delle regole fiscali europee per affrontare queste problematiche in modo più efficace.
ESIGENZE DI SPESA PUBBLICA E LA GEOPOLITICA
Ha affrontato il tema delle priorità di spesa pubblica, in particolare in un contesto geopolitico turbolento come quello attuale. Ha parlato della necessità di rivedere le priorità economiche dell'Italia, in particolare quelle relative alla sicurezza, settore che è stato trascurato in passato. Il modello economico italiano, basato sulle esportazioni, ha infatti privilegiato la crescita delle esportazioni a discapito della domanda interna. Questo approccio ha avuto il suo successo per alcune economie, come la Germania, che ha potuto beneficiare di un modello orientato all'export, ma ha trascurato la domanda interna, che è diventata sempre più rilevante nel contesto attuale. L'analisi ha evidenziato che, sebbene l'Italia e altri Paesi europei abbiano beneficiato del modello export-led, ora è necessario orientarsi verso un modello che promuova anche la domanda interna, senza ricorrere a deficit aggiuntivi. Questo cambiamento si inserisce in un nuovo contesto di politica economica che mira a garantire la stabilità, ma con un maggiore stimolo alla domanda interna.
IL PNRR E LA GESTIONE DELLE RISORSE PUBBLICHE
Ha fatto una riflessione sul futuro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ponendo l'accento sulla necessità di gestire al meglio le risorse che verranno impiegate fino alla scadenza del piano nel 2026. Ha sottolineato che, nonostante l’ottimismo iniziale, l’uscita dalla procedura di infrazione e il termine del PNRR potrebbero portare a difficoltà nell'utilizzo delle risorse, creando un "fiscal cliff" che rischia di compromettere la crescita economica. Per evitare che questo accada, ha proposto meccanismi di revisione dei progetti e uno swap tra fondi di coesione e PNRR, così da garantire una continuità nel finanziamento e nell’implementazione dei progetti anche dopo il 2026. L'intenzione è di evitare che la fine del PNRR comporti una frenata negli investimenti pubblici e, al contrario, di proseguire con un impatto positivo sulla crescita economica.
L'USO DELLA NATIONAL ESCAPE CLAUSE (NEC) E IL RAFFORZAMENTO DELLA DOMANDA INTERNA
Un aspetto importante della discussione è stato l’introduzione della "National Escape Clause", che permetterebbe all'Italia di fare spese in deficit fino al 3% del PIL, se necessario per motivi legati alla sicurezza. Questo nuovo strumento, che può essere attivato se l’Italia esce dalla procedura di infrazione, potrebbe consentire di fare investimenti produttivi compatibili con il patto di stabilità, pur mantenendo il rispetto delle regole fiscali europee. La possibilità di fare spese in deficit rappresenta una novità significativa che potrebbe stimolare la crescita economica senza aumentare l'incertezza. Questo approccio, pur con i suoi rischi, offre la possibilità di utilizzare risorse per la sicurezza e altri investimenti necessari.
STIMOLO ALLA DOMANDA INTERNA E RINNOVO DEI CONTRATTI DI LAVORO
Infine, è stato trattato il tema del rinnovo dei contratti di lavoro, che è stato visto come un elemento chiave per stimolare la domanda interna e migliorare il potere d’acquisto. Ha sottolineato che, sebbene il rinnovo contrattuale sia una prassi fisiologica, in questo periodo di incertezze economiche è fondamentale che i contratti vengano rinnovati senza dover aspettare incentivi esterni. Ha descritto il rinnovo dei contratti di lavoro come un intervento essenziale per evitare comportamenti opportunistici nel mercato del lavoro e garantire una distribuzione equa della crescita economica. Ha quindi evidenziato come, insieme alle altre misure di politica economica, il rinnovo dei contratti di lavoro rappresenti un passo positivo verso la stabilizzazione e la crescita economica, nonostante le difficoltà esistenti.
Marco Lombardo (Misto-AVS) – Il senatore ha posto una domanda riguardo alla natura degli investimenti previsti dalla manovra, cercando di capire quale sia l’approccio per stimolare la crescita e l’innovazione. Ha sottolineato che spesso in Italia si giustifica la mancata realizzazione di progetti con la mancanza di risorse, ma la vera questione sarebbe la carenza di capacità interne nel concretizzarli. Ha chiesto quindi quale "ricetta" la manovra prevede per mettere a terra gli investimenti necessari, soprattutto in settori cruciali come la crescita economica e l'innovazione.
Marco Grimaldi (AVS) – Il senatore ha sollevato una questione importante, sottolineando l'assenza nel racconto della manovra della tematica dei dazi, che si inserisce in un contesto di continua flessione produttiva nel settore industriale. Ha messo in evidenza come, nell'ambito della politica industriale, il riarmo e le spese collegate, come gli acquisti di gas liquido e armamenti dagli Stati Uniti, siano strettamente legati ai dazi. Ha espresso preoccupazione riguardo alla prudenza della manovra, definita come piccola e che sembra rimandare a un periodo successivo, ossia all’anno prima delle elezioni. Secondo il senatore, questa prudenza sta impedendo investimenti e misure anticicliche necessarie per affrontare la recessione, e ha chiesto dove si trovano gli investimenti strategici per il futuro, criticando l'economia di guerra che, secondo lui, non porterà benefici significativi in termini occupazionali o di crescita del PIL.
Elisa Pirro (M5S) – ha sollevato preoccupazioni riguardo alla manovra economica adottata, evidenziando che, pur se apprezzata dai mercati per la sua stabilità, essa sembra non rispondere adeguatamente alle necessità della popolazione italiana. In particolare, l'interrogante ha criticato la natura prociclica della manovra, che privilegia la stabilità in un momento di forte incertezze economiche, piuttosto che adottare politiche anticicliche in grado di stimolare la crescita del paese. A suo parere, la stabilità, pur essendo favorevole per i mercati, non risponde alle reali necessità dei cittadini, i quali affrontano una persistente perdita di potere d'acquisto, l'aumento dei costi delle bollette e difficoltà nel mondo del lavoro, mentre le industrie non ricevono sufficienti stimoli per la crescita. Il dibattito si è concentrato sulla critica del patto di stabilità, che ritiene essere troppo restrittivo e inadeguato in una fase di recessione economica. Ha sottolineato che, pur essendo un passo verso l'uscita dalla procedura di infrazione europea, il patto di stabilità continua a favorire politiche di austerità che non contribuiscono al rilancio economico. Ha fatto notare che, sebbene la manovra sia stata concepita per stabilizzare i conti pubblici, essa non sembra indirizzata a favorire una reale ripresa economica per i cittadini italiani.
Inoltre,
ha criticato l'approccio del governo nei confronti del salario minimo, ritenendo che le politiche adottate non risolvano il problema della disparità tra datori di lavoro e lavoratori, che non sono sufficientemente tutelati nei rinnovi contrattuali. A suo parere, il salario minimo sarebbe un passo importante per garantire una redistribuzione più equa del reddito, ma la mancanza di incentivi adeguati o di sanzioni per le imprese che non rispettano i contratti collettivi limita il suo impatto.
Infine, l'interrogante ha sollevato dubbi sull'allocazione delle risorse per la difesa, criticando la scelta di destinare una parte significativa della spesa a investimenti in armamenti, che non contribuiscono direttamente alla crescita economica o al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Ha sottolineato che, secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, la spesa in difesa ha un moltiplicatore negativo, riducendo in realtà l'impatto positivo sul PIL. Pertanto, l'interrogante ha invitato a riconsiderare questa priorità, chiedendo se non fosse più opportuno destinare risorse a politiche che stimolino la domanda interna e aumentino il potere d'acquisto dei cittadini.
Maria Cecilia Guerra (PD) – ha posto una domanda riguardo alla rimodulazione del PNRR, già sollevata nella precedente audizione con il Presidente del CNEL. Ha sottolineato che, secondo le informazioni ricevute in Parlamento, parte dei fondi previsti dal PNRR, meno di 10 miliardi, verranno destinati a facilities, con la possibilità di spesa successiva. Inoltre, ha menzionato che 5 miliardi sarebbero utilizzati per coprire la manovra, suggerendo che questi fondi vengano recuperati e liberati attraverso un finanziamento formalmente proprio, ma ha lamentato la mancanza di dettagli su come questo avvenga, poiché la relazione ricevuta non forniva numeri precisi. Ha chiesto chiarimenti sul possibile utilizzo di questi 5 miliardi, facendo riferimento al Fondo per la coesione, e ha sollecitato maggiori informazioni dai ministri competenti per capire se davvero esiste questa opportunità di liberare risorse per future politiche.
Massimo Garavaglia (Lega) – ha posto alcune domande riguardo alla manovra di bilancio, iniziando con una riflessione sull'effetto dell'uscita dalla procedura di infrazione. Ha sottolineato che, sebbene la manovra possa sembrare piccola, l'uscita dalla procedura di infrazione avrebbe impatti economici ben più rilevanti, soprattutto in termini di minor costo per le banche e di possibilità di vendere denaro a condizioni migliori. La sua seconda domanda riguardava il possibile impatto di un'eventuale non uscita dalla procedura di infrazione e l'assenza della clausola di esclusione, chiedendo conferma del fatto che senza tale uscita si sarebbe dovuto comunque fare una spesa, incidendo però sulla spesa sociale e sanitaria.
Il senatore ha poi fatto riferimento alla relazione presentata dal presidente Brunetta, esprimendo il suo apprezzamento per l'approfondimento e la prospettiva offerta. Ha successivamente sollevato due questioni specifiche. La prima riguardava l'intervento sulle pensioni, chiedendo chiarimenti sull'impatto demografico delle misure proposte, soprattutto considerando che non adeguare l'età pensionistica potrebbe comportare un aumento significativo dei costi a lungo termine, come sottolineato dalla Ragioneria dello Stato. Ha chiesto se l'intenzione di allungare l'età pensionistica di un mese, piuttosto che sterilizzare due mesi, non comporti una distorsione delle risorse destinate ad altri interventi più urgenti.
La seconda domanda riguardava gli incentivi ai rinnovi contrattuali, sottolineando le criticità sollevate dai sindacati riguardo alla disparità nei benefici tra i contratti già rinnovati e quelli non ancora rinnovati, e chiedendo il parere del presidente sulla possibilità che tali incentivi possano favorire i contratti pirata, a discapito dei lavoratori. Inoltre, ha chiesto un approfondimento sulla critica espressa dal presidente riguardo al non rifinanziamento del fondo sulla partecipazione dei lavoratori, un'iniziativa che il CNEL ha sostenuto.
Elena Bonetti (Az) – ha espresso un ringraziamento al presidente Brunetta per l'audizione, apprezzando la prospettiva sistemica fornita per analizzare la manovra, non solo sotto il profilo dei singoli provvedimenti ma anche nelle sue implicazioni generali. A seguito di ciò, ha posto due questioni specifiche. La prima riguardava le misure pensionistiche, in particolare l'intervento che prevede l'allungamento di un mese dell'età pensionabile. Il parlamentare ha fatto riferimento alle osservazioni della Ragioneria dello Stato, che aveva avvertito che il mancato adeguamento dell'età pensionistica all'andamento demografico potrebbe comportare un aumento significativo dei costi previdenziali, stimato in un incremento del 15% nel giro di vent'anni. Sebbene la manovra preveda una modifica temporanea, con un costo di 1,2 miliardi nel 2027, la domanda riguardava se questa misura potesse distogliere risorse da interventi più necessari, chiedendo al presidente Brunetta di fornire un’opinione sulle implicazioni a lungo termine di tale scelta.
La seconda domanda riguardava gli incentivi ai contratti di lavoro, che erano stati presentati come uno degli aspetti positivi della manovra. Tuttavia, il parlamentare ha evidenziato alcune criticità sollevate dai sindacati, in particolare riguardo alla disparità di trattamento tra i contratti già rinnovati e quelli sottoposti ai nuovi incentivi. Inoltre, ha chiesto se la formulazione della norma rischiasse di favorire i contratti cosiddetti "pirata", che potrebbero risultare svantaggiosi per i lavoratori. Infine, il parlamentare ha chiesto una valutazione sul mancato rifinanziamento del fondo per la partecipazione dei lavoratori, una misura sostenuta anche dal CNEL, chiedendo se questa omissione potesse compromettere il sostegno alla partecipazione attiva dei lavoratori nel processo economico e sociale.
Antonio Misiani (PD) – ha iniziato il suo intervento esprimendo apprezzamento per il contributo fornito dal presidente Brunetta, riconoscendo la profondità e l’interesse delle sue osservazioni. Successivamente, ha sollevato delle preoccupazioni riguardo alla manovra e in particolare alle misure che destina risorse significative alla detassazione dei rinnovi contrattuali, del lavoro domenicale e notturno, ma senza alcuna discriminazione tra i contratti. Ha fatto notare che molte organizzazioni hanno sottolineato come contratti rilevanti, firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative e rinnovati nel 2024, siano stati esclusi da queste misure. Tali contratti, che coprono la grande maggioranza dei lavoratori, rimangono quindi al di fuori dei benefici fiscali, a differenza dei contratti cosiddetti "pirata", che sarebbero invece favoriti dalla misura.
Tino Magni (Misto-AVS) – ha ringraziato il presidente Brunetta e ha sollevato preoccupazioni sulla manovra, in particolare sulla detassazione dei rinnovi contrattuali e sul lavoro domenicale e notturno, sottolineando che le misure non discriminano tra i contratti, escludendo quelli rinnovati nel 2024, che coprono la maggioranza dei lavoratori. Ha evidenziato una perdita dell'8% di potere d'acquisto e un aumento della difficoltà di accesso alle cure sanitarie, indicando che la stabilità economica non sta affrontando le disuguaglianze. Ha criticato la manovra per favorire i redditi più alti, aumentando la disuguaglianza e contribuendo all'impoverimento della popolazione.
Gianmauro Dell’Olio (M5S) – ha sollevato una questione relativa alla clausola del 5% e alla sua applicazione. Ha fatto notare che questa clausola non è stata ancora formalmente accettata da tutti gli Stati e che non è ancora stata del tutto definita. Pertanto, ha espresso dubbi sul fatto che sia necessario attivare la clausola di salvaguardia, soprattutto considerando che qualsiasi spesa in difesa sarà comunque finanziata con debito. Ha anche richiamato quanto detto dal Ministro Giorgetti, secondo cui le spese per la difesa verranno effettuate a debito, indipendentemente dalla clausola del 5%. Ha quindi sottolineato che, dato che l'unica clausola effettivamente accettata è quella del 2%, e che l'Italia si trova appena sotto tale limite, non capisce perché dovrebbe essere dato per scontato che si debba spendere un ulteriore 5% in difesa, soprattutto quando è ormai chiaro che tale spesa non contribuirà alla crescita del PIL, ma anzi avrà un effetto negativo, con un moltiplicatore inferiore a 1.
Replica Brunetta – ha esaminato vari aspetti della manovra, soffermandosi su elementi di stabilità economica, crescita, e politiche fiscali. Ha innanzitutto sottolineato l’importanza della stabilità come motore per la crescita, evidenziando che la stabilità non è solo un elemento di immagine, ma un fattore sostanziale che migliora la credibilità del paese, con effetti positivi sulle banche, le famiglie e le imprese. L'aumento del valore dei titoli grazie alla stabilità consente alle banche e agli altri soggetti detentori di titoli di incrementare la loro capitalizzazione, e di conseguenza rafforzare la componente patrimoniale di famiglie e imprese. Questo effetto positivo, seppur critico per alcuni aspetti, viene considerato essenziale per garantire la fiducia nei mercati e la solidità del sistema finanziario. In riferimento alla manovra e agli incentivi alla contrattazione, ha concordato con l'importanza di stimolare i contratti di lavoro. Tuttavia, ha sottolineato alcune criticità, come la disparità di trattamento tra i contratti già rinnovati e quelli non ancora firmati. Ha enfatizzato la necessità di evitare che vengano incentivati contratti di tipo "pirata" o in dumping, a danno delle relazioni industriali, e ha appoggiato la posizione del CNEL nel contrastare questi contratti. Ha inoltre notato la discrepanza tra i benefici fiscali per i contratti rinnovati e quelli non ancora firmati, suggerendo che possibili correttivi potrebbero essere proposti in sede parlamentare. Ha anche evidenziato il problema del fiscal drag e della necessità di politiche che favoriscano l’aumento dei salari per sostenere la domanda interna e la crescita economica. Ha suggerito che un approccio più incisivo nel sostenere i salari e i contratti collettivi potrebbe essere la chiave per contrastare il fenomeno del fiscal drag e migliorare la distribuzione del reddito. Secondo lui, maggiore flessibilità nelle relazioni industriali e un rinnovamento continuo dei contratti di lavoro sono essenziali per migliorare il potere d’acquisto dei lavoratori e stimolare i consumi interni. Infine, ha affrontato il tema degli investimenti, suggerendo che la ripresa degli investimenti privati, insieme agli investimenti pubblici, rappresenti la via per superare il rischio del fiscal cliff, legato alla fine del PNRR. Ha sottolineato l’importanza di utilizzare il "fallout" del PNRR per continuare a fare riforme, indicando che la crescita potenziale del paese potrebbe essere migliorata concentrandosi su politiche che stimolino l'industria e la domanda interna, in particolare attraverso il rafforzamento dei salari e delle contrattazioni.
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FABRIZIO BALASSONE |
INTRODUZIONE ALLA MANOVRA E OBIETTIVI
Ha analizzato il disegno di legge di bilancio, iniziando con una panoramica generale sulla manovra. La manovra, pur avendo effetti trascurabili sull'indebitamento netto del 2026, aumenta moderatamente il disavanzo nel biennio successivo. La spesa prevista per il triennio 2026-2028 si concentrerà su misure espansive, inclusi interventi a favore del reddito delle famiglie, delle pensioni, delle imprese, e del settore finanziario. La riduzione delle coperture, tuttavia, riflette principalmente la riprogrammazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con misure molte delle quali transitorie.
MISURE A SOSTEGNO DEL REDDITO E DELLE FAMIGLIE
La manovra destina risorse significative a misure di sostegno del reddito, tra cui la riduzione dell'aliquota IRPEF per il secondo scaglione, che comporterà un minore gettito di circa tre miliardi all'anno. Beneficeranno di questa riduzione i contribuenti con redditi superiori a 28 mila euro, con un impatto crescente per i redditi più alti. Inoltre, sono previste modifiche all'ISEE, aumentando la franchigia per la prima casa di proprietà, che ridurranno il peso del patrimonio rispetto al reddito. Tuttavia, la Banca d'Italia sottolinea che le modifiche all'ISEE potrebbero portare a una frammentazione del sistema di welfare, e che gli effetti distributivi delle misure sono modesti. La spesa in welfare e la riduzione fiscale, pur avendo un impatto positivo, non sembrano essere sufficienti a risolvere le disuguaglianze significative.
SOSTEGNO ALLE IMPRESE E INVESTIMENTI
L’intervento sulle imprese prevede un incremento degli incentivi agli investimenti, pari a 2,3 miliardi all'anno in media per il triennio. Questo include l'introduzione di un iperammortamento per gli investimenti in beni materiali e immateriali, una misura che intende incentivare la crescita tecnologica e l'efficienza energetica. Tuttavia, la Banca d'Italia rileva che l'efficacia di queste misure è incerta, soprattutto per le imprese in difficoltà o con utili insufficienti. Le modifiche alla tassazione delle imprese, in particolare la revisione della tassazione sui dividendi, porteranno a un aumento del carico fiscale di circa 1,7 miliardi nel triennio, creando un equilibrio precario tra stimolo agli investimenti e incremento delle risorse per lo Stato.
RIFORME PENSIONISTICHE E SOSTENIBILITÀ
Sul fronte pensionistico, la manovra prevede un intervento sull’adeguamento dell'età pensionistica alla speranza di vita, limitando l'aumento a un solo mese nel 2027. Sebbene la manovra risponda a esigenze di sostenibilità, con l’obiettivo di contenere la spesa pensionistica in rapporto al PIL, la Banca d'Italia evidenzia che l'età media effettiva di pensionamento è già aumentata significativamente e che la spesa pensionistica in Italia è tra le più alte in Europa. Le modifiche ai requisiti di pensionamento sono destinate a ridurre la crescita della spesa pensionistica nel lungo periodo, ma con effetti contenuti nel breve termine.
PNRR E RIFORME FISCALI
Infine, la Banca d'Italia ha esaminato la riprogrammazione del PNRR, sottolineando che l'Italia ha ricevuto già oltre 140 miliardi dall'Unione Europea, ma solo una parte è stata spesa. La spesa per investimenti pubblici dovrebbe mantenersi elevata, ma la riprogrammazione di una parte del PNRR rappresenta un'opportunità per rivedere i tempi di realizzazione di alcuni interventi. La manovra include anche la rottamazione delle cartelle fiscali, uno strumento che, pur con un gettito ridotto, mira a semplificare la riscossione fiscale. Le misure contro l'evasione fiscale, tra cui l’uso delle tecnologie avanzate, dovrebbero generare maggiori entrate per circa un miliardo all'anno, contribuendo al rafforzamento del sistema fiscale e alla riduzione delle disuguaglianze economiche.
In conclusione, la manovra di bilancio è stata descritta come un passo necessario per il bilanciamento della spesa pubblica e il sostegno all’economia, ma con interventi che necessitano di una valutazione attenta per evitare effetti collaterali su disuguaglianze e crescita sostenibile. La Banca d'Italia ha sottolineato l'importanza di sostenere la produttività e la competitività del Paese attraverso un sistema fiscale stabile e un sistema di relazioni industriali funzionante.
Antonio Nicita (PD) – ha sollevato due questioni principali durante l'audizione. La prima riguarda l'impostazione della manovra, che non presenta misure espansive. Ha chiesto se, nel contesto di un piano strutturale di bilancio a sette anni, non si ritenga che l'allineamento della spesa netta risulti eccessivamente restrittivo rispetto alla necessità di stimolare la domanda interna, soprattutto nel periodo che segue la conclusione del PNRR. La seconda questione riguarda un aspetto tecnico della relazione, in particolare un grafico a pagina 30 che mostra il rapporto tra drenaggio fiscale e l'erosione dei benefici. Ha evidenziato che il drenaggio fiscale non dovrebbe essere confrontato con misure di sostegno al reddito, come l'assegno unico universale, che sono state introdotte per motivi distinti e non come risposta al drenaggio fiscale. Ha chiesto una precisazione su come viene presentato il drenaggio fiscale, sostenendo che la tabella dovrebbe mostrare chiaramente come il drenaggio riduca effettivamente il potere d'acquisto delle famiglie, piuttosto che sembrare una compensazione da altre misure.
Maria Cecilia Guerra (PD) – ha espresso alcune richieste e sollevato dubbi riguardo alla manovra proposta. Ha iniziato chiedendo chiarimenti sulla tempistica di pubblicazione di un paper, che sarebbe utile per la discussione degli emendamenti, dato che molte istituzioni stanno aspettando i calcoli ufficiali per poter valutare le misure in modo accurato. Inoltre, ha sottolineato l'importanza della revisione dell'ISEE, in particolare in merito all'effetto che le modifiche potrebbero avere sulle disuguaglianze tra proprietari di case e chi vive in affitto, chiedendo eventuali dettagli aggiuntivi sul calcolo di tali effetti.
Un altro punto di discussione riguarda gli incentivi agli investimenti per le imprese. Ha richiesto chiarimenti sul fatto che la cifra totale di incentivi, stimata intorno ai 2-3 miliardi annui nel triennio, includa tutte le tipologie di incentivi previsti, come quelli fiscali e la Sabatini, o se si tratti di un dato complessivo. Ha osservato che, rispetto alle richieste di Confindustria, l'importo destinato alle imprese sembra insufficiente. Inoltre, ha sollevato una questione legata al passaggio dal credito d'imposta al superammortamento, chiedendo se è stato effettuato un calcolo preciso sull'impatto di questa misura, in particolare rispetto alla capienza fiscale delle imprese. Infine, ha espresso preoccupazione riguardo alla riprogrammazione del PNRR, affermando che, sebbene ci siano stati documenti forniti dal governo, alcuni aspetti della riprogrammazione non sono chiari. In particolare, ha chiesto se la riprogrammazione possa rispondere alle richieste delle imprese, che chiedono circa otto miliardi all'anno per il sostegno agli investimenti, e se esistano altri fondi da utilizzare.
Concetta Damante (M5S) – ha posto una domanda riguardo all'efficacia della norma in relazione all'obiettivo di incentivare i rinnovi contrattuali. Ha chiesto se la norma stia raggiungendo il suo scopo o se, al contrario, stia fallendo in tal senso, chiedendo anche una possibile declinazione più precisa di questo concetto, qualora fosse stato oggetto di analisi. Inoltre, ha richiesto se sia stata effettuata una simulazione riguardante l'effetto della flat tax al 5% sugli aumenti retributivi. In particolare, ha chiesto se fosse possibile ottenere i risultati di questa simulazione, qualora fosse stata realizzata.
Elena Bonetti (Az) – ha posto tre domande in merito alle misure contenute nella manovra, che ritiene non siano orientate né verso una restituzione di reddito né verso un rilancio degli investimenti. La prima domanda riguarda la rottamazione delle cartelle, per la quale il relatore ha evidenziato che, secondo le parole del direttore, non sembra essere vista come una misura che possa migliorare l’efficienza del recupero fiscale e contribuire al contrasto dell’evasione. Sebbene la misura preveda un gettito iniziale di circa 600 milioni nel primo anno, ha sottolineato che si tratta comunque di una somma significativa rispetto all'intero impianto della manovra. La seconda domanda riguarda le modifiche alle pensioni, in particolare la sterilizzazione delle misure previste dalla normativa vigente per l'adeguamento dell'età pensionabile, una misura che rischia di aggravare ulteriormente la spesa pensionistica in un contesto di crescente aspettativa di vita. Infine, ha chiesto se, in caso di mancata accelerazione della spesa del PNRR, ci sarebbe un rischio di revisione delle stime di crescita del PIL, che risultano già piuttosto contenute.
Gianmauro Dell’Olio (M5S) – ha sollevato diverse questioni riguardanti la manovra fiscale. In particolare, ha chiesto chiarimenti sull'impatto del blocco dei crediti d'imposta in compensazione sul sistema bancario. Ha osservato che molte banche e soggetti avevano ceduto questi crediti in compensazione e si è chiesto quali conseguenze potrebbero verificarsi per gli istituti di credito che non saranno più in grado di utilizzare questi crediti. Ha richiesto una valutazione o una stima dell'effetto di questo blocco, considerando la difficoltà per le banche di gestire crediti che non possono essere più utilizzati.
Un’altra domanda riguardava il sistema ZES e il suo impatto sulla pianificazione degli investimenti. Ha fatto notare che, sebbene il sistema ZES sia presentato come favorevole alla pianificazione triennale, in realtà i contributi sono assegnati su base annuale. Ha chiesto come questo possa effettivamente favorire la pianificazione degli investimenti da parte delle imprese, dato che gli investimenti vanno effettuati annualmente e poi valutati per il credito d'imposta, e non possono essere pianificati su un orizzonte temporale più lungo. Ha poi sollevato una preoccupazione sulla rimodulazione temporale degli interventi sulla tassazione degli intermediari finanziari. Ha richiesto chiarimenti su come il trasferimento di 8,8 miliardi in avanti possa influire sugli incassi e se questo comporterà una riduzione futura degli stessi, chiedendo conferma delle stime relative. Infine, ha chiesto chiarimenti sull'efficacia della misura di rottamazione delle cartelle, facendo notare che, se solo metà degli incassi sono stati effettivamente versati, la misura potrebbe comportare un costo molto più elevato rispetto alle stime iniziali. Ha chiesto come si prevede di gestire l'eventuale raddoppio di questa cifra e se ci sono piani per una nuova rottamazione per recuperare gli importi non versati.
Replica Balassone – ha evidenziato che, sebbene le regole europee stabiliscano limiti, è essenziale gestire la spesa per garantire la sostenibilità delle finanze italiane. In questo contesto, l'Italia ha comunque assunto l’impegno di mantenere elevata la spesa per investimenti, raggiungendo livelli storicamente alti negli ultimi anni, e ha fatto riferimento alla necessità di non ridurre la spesa in un settore cruciale per il sistema economico. Sul drenaggio fiscale, ha chiarito che si intende come fenomeno l’aumento della tassazione dovuto alla crescita dei redditi nominali, in particolare quando questi salgono per adeguarsi all’inflazione. Questo, tuttavia, non deve essere confuso con la perdita di potere d’acquisto, che è stata comunque significativa negli ultimi anni. Ha poi precisato che molte misure di sostegno al reddito, come i bonus introdotti per contrastare la crisi energetica, non sono pensate per combattere l'inflazione, ma per sostenere le famiglie, sebbene abbiano avuto un effetto compensativo in contesti inflattivi. Riguardo alla questione del PNRR, ha confermato che non si prevedono stravolgimenti nel piano di spesa, nonostante le modifiche in corso. La manovra ha anche portato misure relative agli incentivi per le imprese, come l’introduzione dell’iperammortamento, che seppur rappresentando una risorsa limitata, avrebbe il vantaggio di favorire alcune imprese, ma presenta incertezze legate alla capienza fiscale delle stesse. Inoltre, ha espresso preoccupazione riguardo alla rottamazione delle cartelle, spiegando che non ci si aspetta un significativo recupero di gettito, dato che i pagamenti effettuati finora sono molto al di sotto di quanto dovuto. Infine, ha trattato il tema delle pensioni, spiegando che l'adeguamento dell’età pensionabile è stato introdotto per ragioni di equità intergenerazionale e per contenere la spesa futura, ma ha sottolineato che l’intervento nel disegno di legge è limitato nel tempo, evitando modifiche strutturali permanenti. Ha anche parlato dei problemi legati alla tassazione del sistema bancario, precisando che l’impatto sulla situazione patrimoniale delle banche non è significativo, ma c’è un rischio di minori entrate fiscali nei prossimi anni a causa dell’accumulo di crediti d’imposta.
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MAURO OREFICE |
INTRODUZIONE ALLA MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA
Ha evidenziato come la manovra comporti un aumento dell'indebitamento netto di circa 14 miliardi di euro e un impatto negativo sul saldo netto da finanziare di circa 16,5 miliardi. Nonostante questi incrementi, la manovra si inserisce nel contesto del piano strutturale di bilancio a medio termine, mantenendo una linea coerente con gli obiettivi fissati nei documenti programmatici di finanza pubblica precedenti. La manovra mira a rispettare i limiti di crescita stabiliti dal Piano, mantenendo l'indebitamento sotto il 3% del PIL nel 2026, con un progressivo miglioramento del rapporto debito/PIL a partire dal 2027. In un contesto internazionale caratterizzato da incertezze geopolitiche e dai nuovi regimi dei dazi imposti dagli Stati Uniti, ha osservato che la manovra si propone di sostenere la domanda interna e i redditi del ceto medio, intervenendo parzialmente anche sugli investimenti pubblici e privati.
POLITICHE FISCALI E IMPATTI SUGLI INTROITI
Ha ricordato che la manovra di bilancio prevede una serie di interventi mirati sia a ridurre il carico fiscale su alcune categorie di contribuenti, sia ad aumentare il gettito tributario. In particolare, la riduzione dell'aliquota IRPEF dal 35% al 33% rappresenta un intervento significativo, destinato principalmente ai contribuenti con redditi superiori ai 28.000 euro, ma che si concentra maggiormente su quelli con redditi tra i 50.000 e i 200.000 euro. L’effetto di questo intervento è volto a recuperare il reddito disponibile eroso dalla crescita dei prezzi, ma la sua applicazione solleva preoccupazioni sulla sua effettiva equità, con un beneficio maggiore per i redditi più alti. Ha osservato che l’intervento fiscale prevede anche misure settoriali, tra cui agevolazioni fiscali per i percettori di reddito da lavoro dipendente con redditi fino a 28.000 euro e per il personale pubblico con un limite fissato a 50.000 euro. Tuttavia, ha sottolineato che, nonostante queste misure, sarebbe auspicabile che tali interventi fiscali venissero inseriti in un contesto di riforma complessiva del sistema tributario e dei trasferimenti monetari.
INTERVENTI PER LE IMPRESE E SETTORI STRATEGICI
Ha ricordato che il ddl Bilancio 2026 prevede anche misure rivolte alle imprese, con un focus particolare sugli investimenti in beni strumentali, sostenuti da agevolazioni fiscali, in particolare per gli investimenti legati alla transizione ecologica. È previsto il ripristino del sistema di super e iper ammortamento, che mira a incentivare gli investimenti in beni strumentali nuovi, destinati soprattutto alla modernizzazione delle imprese e alla sostenibilità ambientale. Inoltre, sono previste agevolazioni fiscali per le imprese che operano nelle Zone Economiche Speciali (ZES) nel Mezzogiorno, con un finanziamento di 2,3 miliardi di euro nel 2026. Sono previste anche misure di sostegno per il settore agricolo, la pesca e l’acquacoltura, con il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali. Ha sottolineato che, sebbene il sistema degli incentivi nel settore cinematografico sia stato potenziato, l’impatto complessivo dipenderà dalla gestione e dai controlli necessari per evitare abusi.
SPESA PUBBLICA E GESTIONE DELLE RISORSE
Per quanto riguarda la spesa pubblica, ha osservato che la manovra si inserisce in un contesto di razionalizzazione della spesa, con una revisione delle risorse destinate agli enti territoriali. Sono previste modifiche contabili per alleggerire il contributo di finanza pubblica richiesto per il 2026, e per aprire spazi di spesa nei bilanci delle regioni. Tuttavia, ha osservato che queste modifiche comportano un rischio di ridimensionamento delle risorse per le infrastrutture, in particolare quelle destinate a opere pubbliche di messa in sicurezza. A tal proposito, si prevede una ristrutturazione contabile che potrebbe creare effetti distorsivi difficili da valutare. In particolare, ha sottolineato che la misura di cancellazione del debito derivante dalle anticipazioni di liquidità concesse alle regioni costituisce un passo verso il risanamento dei bilanci regionali, ma potrebbe comportare effetti imprevisti sulla gestione futura della spesa.
SANITÀ E PREVIDENZA SOCIALE
Infine, ha trattato il tema dell’incremento delle risorse destinate alla sanità, portando il livello di finanziamento al 6,15% del PIL nel 2026. Ha osservato che questo aumento, pur essendo un passo positivo, risponde solo parzialmente alle crescenti necessità del settore, come il personale, i farmaci, i dispositivi medici e le prestazioni sanitarie, specialmente in un contesto di popolazione invecchiata e con cronicità multiple. Inoltre, ha ricordato che sono previsti interventi per valorizzare il personale sanitario, migliorando le indennità e aumentando le prestazioni aggiuntive. Tuttavia, la carenza di personale, in particolare nel settore infermieristico, rimane una criticità significativa. In conclusione, ha sottolineato che per il settore previdenziale il disegno di legge conferma l’adeguamento dei requisiti di pensionamento alla speranza di vita, con una modifica che prevede l'innalzamento dell'età di uscita dal lavoro, ma con esenzioni per lavori usuranti. Ha quindi valutato positivamente l’orientamento verso una maggiore sostenibilità del sistema previdenziale, pur segnalando la necessità di monitorare attentamente gli impatti sociali di queste misure.
Maria Cecilia Guerra (PD) – ha sollevato due domande in merito a tematiche fiscali e relative agli enti locali. La prima domanda ha riguardato la questione della compensazione dei crediti d'imposta, con particolare attenzione alla previsione contenuta nella manovra che limita la compensazione di questi crediti rispetto agli oneri previdenziali e alle ritenute sul reddito da lavoro. Questo cambiamento ha suscitato preoccupazioni e proteste durante le audizioni, e ha richiesto chiarimenti sulla razionalità di tale limitazione. In particolare, ha chiesto se, in base ai dati disponibili, fosse stato possibile rilevare comportamenti abusivi più significativi riguardo a determinati crediti d'imposta rispetto ad altri, e se vi fossero dati che potessero supportare l'adozione di questa misura, come un aumento crescente di compensazioni abusive, al fine di comprendere se esistessero elementi specifici che giustificassero la restrizione della compensazione o se si trattasse di una misura di carattere generale. La seconda domanda ha riguardato la discussione in corso relativa agli enti locali e alla loro crescente dipendenza da AMCO per la gestione dei crediti, in particolare riguardo alla possibilità di affidare la riscossione dei debiti a un soggetto esterno come AMCO, anziché all'Agenzia delle Entrate-Riscossione. Ha chiesto se questo trasferimento di responsabilità comportasse per AMCO gli stessi vincoli operativi che ha l'agenzia delle entrate, in particolare in merito alla possibilità di eseguire azioni di escussione del debito, come il pignoramento di beni che l'agenzia non potrebbe toccare. Inoltre, ha sollevato il dubbio riguardo alla restituzione di crediti non raccolti entro cinque anni dall'affidamento, e ha chiesto se, in virtù delle nuove modalità di affidamento, AMCO avrebbe comunque dovuto restituire i crediti non riscossi secondo le stesse regole previste per l'Agenzia delle Entrate. Ha quindi sottolineato che, a suo avviso, la restituzione del credito non sembrerebbe applicabile in questo caso, ma ha cercato conferma rispetto a questo aspetto specifico della riforma della riscossione.
Beatrice Lorenzin (PD) – ha sollevato una questione centrale riguardo al futuro dell'economia italiana dopo il 2027, in relazione agli effetti della legge di bilancio e al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ha osservato che la legge di bilancio si concentra principalmente sulle condizioni attuali, senza fornire indicazioni chiare su come evolverà la crescita economica nei prossimi anni. Ha quindi chiesto come i ritardi e le modifiche al PNRR, compreso l'adeguamento dei fondi e l'aumento dei costi dei materiali, stiano influenzando le opere previste e, più in generale, l’economia. In particolare, ha chiesto se questi fattori avessero avuto un impatto sul PIL e sulla crescita complessiva del Paese, e come l'adeguamento dei fondi europei e le tempistiche modificate del PNRR possano incidere sulle prospettive di sviluppo economico. In seguito, ha sollevato una seconda domanda riguardante la spesa sociale e il welfare, esprimendo preoccupazione per i dati presentati nella relazione, in particolare per quanto riguarda il settore sanitario. Ha sottolineato che il fabbisogno sanitario, sebbene in aumento, rimane insufficiente per garantire la sostenibilità del sistema, con un rapporto del finanziamento del fabbisogno sanitario rispetto al PIL che si prevede rimanere sotto i livelli necessari. Ha poi richiesto ulteriori dati sul sistema demografico e sull’impatto del welfare nei prossimi anni, sollevando preoccupazioni riguardo alla sostenibilità a lungo termine del sistema sociale italiano. Ha chiesto anche chiarimenti riguardo al controllo sul territorio, con particolare attenzione all’assistenza domiciliare integrata e alla gestione della non autosufficienza, temi che non erano completamente trattati nella legge di bilancio, ma che sono cruciali in relazione agli obiettivi della medicina del territorio e della socioassistenza, che erano previsti dal PNRR.
Antonio Nicita (PD) – ha sollevato una questione riguardante il PNRR, in particolare per quanto riguarda l’incertezza legata alla rimodulazione dei fondi e alla destinazione di questi fondi a specifici settori. Sebbene sia positivo il fatto che il periodo di conclusione del PNRR non sia rigido, rimane incerta la tempistica della spesa e la sua allocazione, il che rende difficile prevedere l’impatto sulla crescita economica, soprattutto in relazione agli scenari di simulazione macroeconomica. Ha suggerito che potrebbe essere opportuno, laddove possibile, rimodulare i fondi che sono stati bloccati, come i 5,5 miliardi sottratti dall’FSC e destinati a un progetto come l’opera ponte sullo stretto, il quale potrebbe non essere completato in tempi brevi. Ha quindi proposto di reindirizzare questi fondi per sostenere la crescita, concentrando gli investimenti necessari alla fine del periodo di programmazione 2021-2027. Inoltre, ha espresso preoccupazione riguardo ai rischi legati al meccanismo di anticipazione di liquidità per le regioni, che potrebbe portare a paradigmi contabili differenziati e individualizzati. Ha chiesto chiarimenti su cosa questo possa comportare per il controllo della spesa pubblica e per la gestione delle risorse destinate agli enti territoriali, temendo che tale diversificazione possa complicare la gestione e la supervisione della spesa pubblica. Infine, ha chiesto ulteriori spiegazioni riguardo alla parte fiscale della legge di bilancio, in particolare sull’effetto sterilizzato per i contribuenti con reddito superiore ai 200.000 euro. Poiché solo un terzo di questi contribuenti beneficerà di questo effetto, ha chiesto come questo impatti la redistribuzione delle risorse e se tale misura possa avere implicazioni significative sulla distribuzione del carico fiscale, in particolare per i redditi più alti.
Replica Astegiano – ha risposto a due questioni sollevate in merito alla compensazione dei crediti d'imposta e alla questione della riscossione da parte di AMCO. Per quanto riguarda la compensazione dei crediti d'imposta, ha precisato che la Corte sta attualmente svolgendo un'analisi approfondita sull'utilizzo di questi crediti, ma che non sono stati raccolti dati specifici sull'elemento in questione. Ha confermato che la misura che limita la compensazione è dovuta alla presenza di comportamenti indebiti, come riportato nella relazione tecnica, e che l'Agenzia delle Entrate ha rilevato problematiche relative a determinate tipologie di crediti. La Corte ha sottolineato che il meccanismo del credito d'imposta può facilmente prestarsi ad abusi, poiché la verifica successiva non comporta un recupero immediato in caso di incapienza. Tuttavia, non sono stati forniti ulteriori dettagli specifici al riguardo, poiché l'indagine è ancora in corso. Per quanto concerne la questione di AMCO e la riscossione dei crediti da parte degli enti locali, ha rilevato che la riscossione è un problema diffuso tra gli enti locali, ma non ha elementi specifici sulla scelta di affidare questo compito ad AMCO. Ha osservato che la scelta di AMCO non è ancora completamente giustificata, sebbene sembri derivare dalla volontà di avere un operatore specializzato che possa monitorare in modo più efficace le attività di riscossione. Ha evidenziato che, in passato, la riscossione era gestita direttamente dall'Agenzia delle Entrate, ma non sono chiari i motivi per cui AMCO sia stata scelta come alternativa. Ha anche sottolineato che, al momento, non sono stati previsti poteri particolari per AMCO, e la sua efficacia potrà essere valutata solo nel tempo, dato che i numeri disponibili sull'efficacia della riscossione tramite questo nuovo modello sono divergenti.
Replica Quaglini – ha risposto alla questione della revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un processo che al momento è ancora in corso, con il confronto tra il governo italiano e la Commissione europea. La risposta fornita ha sottolineato che una valutazione definitiva non è ancora possibile, poiché la revisione è in fase di discussione. Tuttavia, ha fatto riferimento a un elemento chiave tratto dal documento programmatico di finanza pubblica e dal disegno di legge di bilancio, che evidenzia un differimento della spesa pari a 1,6 punti di PIL per i progetti inclusi nel PNRR. Questa revisione implica una possibile riduzione dei nuovi progetti, quelli con l’impatto additivo maggiore sulla crescita economica. Sebbene questa riduzione non sia considerata fondamentale, è stata segnalata come un effetto che potrebbe comunque diminuire l’impatto complessivo del PNRR sull’economia italiana.
Inoltre, ha discusso delle difficoltà di realizzazione del PNRR, tra cui l’aumento dei costi dei materiali, che giustifica la revisione dei progetti previsti, in linea con quanto stabilito dall'articolo 21 del regolamento 241, che consente modifiche al piano a fronte di tali difficoltà. Questo processo di revisione deve anche essere valutato alla luce dei condizionamenti derivanti dalla regola della spesa netta, che impone limiti alle risorse destinate agli investimenti, soprattutto quelli finanziati a livello nazionale e non tramite il PNRR. La spesa per investimenti, quindi, deve essere considerata nell’ambito del rispetto del nuovo parametro europeo per la spesa pubblica. Un altro aspetto rilevante riguarda l’impatto della manovra sulle regioni, con particolare riferimento alla gestione degli avanzi di amministrazione e alla capacità di spesa. L’eliminazione di alcune limitazioni nella gestione del bilancio regionale potrebbe aumentare la capacità di spesa delle regioni, ma questo beneficio sarebbe limitato a sole cinque regioni, sollevando interrogativi sulla modalità di distribuzione di questi fondi. Si è sottolineato che le regole attuali, che già prevedono un trattamento differenziato in base alla situazione di avanzo o disavanzo, dovrebbero essere rivalutate in modo da garantire un’equa distribuzione delle risorse tra tutte le regioni. Questo punto è stato oggetto di una simulazione, ma permangono incertezze sulla razionalità e sull’efficacia del sistema di distribuzione dei fondi a livello regionale.
Replica Melatti – ha risposto al tema del finanziamento del fondo sanitario, il quale, per l'anno 2026, è stato fissato al 6,15% del PIL. Ha osservato che, rispetto al 2025, si è registrato un incremento del finanziamento, passando dal 6,04% al 6,15%. Per quanto concerne gli anni successivi, ovvero il 2027 e il 2028, ha sottolineato che, sebbene non siano stati definiti gli importi finali, è probabile che il fondo sanitario subisca ulteriori incrementi nelle manovre fiscali dei prossimi anni. Questo lascia intendere che, a fronte delle necessità future e dei possibili sviluppi della politica economica, il finanziamento del fondo sanitario potrebbe essere ulteriormente aumentato.
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LILIA CAVALLARI |
CONTESTO ECONOMICO E OBIETTIVI DELLA MANOVRA
Ha introdotto il contesto economico in cui si inserisce la manovra, sottolineando che l'economia italiana sta affrontando un rallentamento con una crescita sotto la media dell'Unione Europea. Le previsioni di crescita sono di un modesto +0,5% per quest'anno, con i rischi economici principalmente legati alla difficile congiuntura internazionale e alla necessità di aumentare gli investimenti. La manovra si inserisce in un quadro di prudenza, cercando di rispettare gli impegni presi nel piano strutturale di bilancio, con l’obiettivo di ridurre progressivamente l’indebitamento netto e contenere la spesa, mantenendo il debito sotto il 3% del PIL. La manovra conferma la strategia di stabilizzazione dei conti pubblici.
LE PRINCIPALI MISURE FINANZIARIE DELLA MANOVRA
Ha ricordato che le voci principali della manovra riguardano le risorse destinate a misure come la riduzione dell'IRPEF, che comporta una spesa di 8,9 miliardi nel triennio, e il credito d’imposta per la zona ZES, esteso al triennio. Altre misure includono la rottamazione delle cartelle, con un impatto di 2,5 miliardi, e la revisione della spesa dei ministeri, con tagli lineari per circa 6,6 miliardi nel triennio. La manovra prevede anche l’aumento delle entrate, in particolare con misure sul settore finanziario, come l’IRAP e la tassazione sui dividendi, nonché l’utilizzo della liquidazione IVA per contrastare l’evasione fiscale, sfruttando tecnologie avanzate come la fatturazione elettronica.
MISURE SULL’IRPEF E L’EFFICACIA DEL SISTEMA FISCALE
Ha spiegato che la misura principale per il sostegno ai redditi delle famiglie è la riduzione dell'aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi superiori a 28 mila euro. La misura riguarda oltre 13 milioni di contribuenti, ma il beneficio varia in base al reddito, con importi più elevati per i redditi più bassi. L’intervento si inserisce in una serie di modifiche al sistema fiscale, mirate a compensare l’effetto del drenaggio fiscale, che ha ridotto il potere d’acquisto dei salari. Tuttavia, ha sottolineato che gli interventi hanno complicato la struttura del sistema fiscale, creando una tassazione elevata sugli incrementi di reddito, soprattutto per le fasce più basse. Per affrontare questa criticità, è stata introdotta una misura temporanea di imposta sostitutiva per i rinnovi contrattuali, ma il problema strutturale rimane.
INCENTIVI PER LE IMPRESE E L'EFFICACIA DEGLI INVESTIMENTI
Per quanto riguarda gli incentivi alle imprese, la manovra prevede l’introduzione di misure come l’iperammortamento per investimenti in beni strumentali, sia materiali che immateriali, e il credito d’imposta per le ZES. Il relatore ha osservato che, sebbene queste misure siano positive, l’ammontare degli incentivi è limitato, soprattutto rispetto alle richieste delle imprese. Inoltre, l'efficacia dell'iperammortamento è messa in discussione a causa dell’incertezza riguardo ai benefici per le imprese con capienza fiscale insufficiente, come le aziende più giovani o in forte crescita. La selettività delle misure è fondamentale per massimizzare l’efficacia degli incentivi.
LA RIPROGRAMMAZIONE DEL PNRR E LA GESTIONE DELLE RISORSE
Infine, ha toccato il tema della riprogrammazione del PNRR, ricordando che l’Italia ha già ricevuto una parte significativa dei fondi previsti, ma solo una parte di questi è stata effettivamente spesa. La rimodulazione di 5 miliardi di euro è stata discussa, ma restano incertezze sulla destinazione di questi fondi e sul loro impatto. Ha confermato che non si prevedono grandi sorprese nel percorso di spesa del PNRR, ma la tempistica e la gestione delle risorse sono cruciali per evitare ritardi che potrebbero influenzare negativamente le previsioni di crescita del PIL.
Beatrice Lorenzin (PD) – ha sollevato due questioni principali riguardo al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. La prima domanda riguarda la sostenibilità della traiettoria di finanziamento, che prevede una riduzione progressiva della percentuale del PIL dedicata alla sanità, passando dal 6,1% nel 2026 al 5,9% nel 2028. Ha chiesto se questo piano rimanga compatibile con il soddisfacimento delle prestazioni sanitarie di base, inclusi i LEA e i fabbisogni sanitari, considerando anche i parametri di altri paesi OCSE. La seconda domanda si riferisce ai finanziamenti previsti per il personale sanitario, che ammontano a 480 milioni di euro all'inizio, ma con una riduzione negli anni successivi. Ha chiesto chiarimenti su come vengono fatte le assunzioni, in particolare quante assunzioni effettive di medici e infermieri sono previste, e ha sottolineato l'assenza di dati sui piani operativi regionali e sul comparto degli esercenti delle professioni sanitarie. Inoltre, ha chiesto chiarimenti sui numeri relativi alle assunzioni di medici di medicina generale, considerando anche i dati demografici, i pensionamenti e l'abbandono della professione, sia per chi si trasferisce all'estero che per chi entra in partita IVA. Ha chiesto infine una valutazione su come questi fattori si incrociano con i fabbisogni previsti nel PNRR.
Antonio Nicita (PD) – ha chiesto chiarimenti su vari aspetti della manovra, in particolare riguardo alla relazione tra la rimodulazione del PNRR e la copertura del deficit. Ha sottolineato che, sebbene il conseguimento degli obiettivi dipenda in gran parte dalla rimodulazione del PNRR, la manovra utilizza già tutto lo spazio di bilancio disponibile. Questo implica che eventuali proposte future dovranno essere ridefinite sulla base di eventuali scostamenti del passato. La questione dell'incertezza riguardo al PNRR è stata sollevata, con la consapevolezza che misure temporanee, se confermate, richiederanno rifinanziamenti e nuove risorse. Inoltre, ha evidenziato che diverse misure di aumento del prelievo fiscale potrebbero avere effetti positivi inizialmente, ma potrebbero risultare negativi negli anni successivi, senza garantire risorse strutturali. Ha concluso che la legge di bilancio, pur essendo la più bassa degli ultimi anni, si compone principalmente di misure temporanee che esauriscono lo spazio disponibile, senza garantire una sostenibilità a lungo termine. Ha poi commentato la figura 4.8, che mostra l'effetto delle variazioni delle aliquote fiscali e dei rinnovi contrattuali sui redditi, notando come alcune misure di bonus, specialmente quelle legate alla sterilizzazione dell'inflazione, abbiano un impatto iniquo. In particolare, ha osservato che le misure di rinnovo contrattuale creano iniquità orizzontale, penalizzando chi ha rinnovato prima e chi lo farà dopo l'introduzione della legge, oltre a generare disparità all'interno della stessa categoria di lavoratori, soprattutto per coloro che si trovano ai confini degli scaglioni fiscali più alti. Concludendo, ha suggerito che, invece di insistere sulla propaganda di tre aliquote fiscali, sarebbe più efficace adottare un sistema di imposte puramente progressivo, che ridurrebbe i problemi attuali.
Elena Bonetti (Az) – ha esaminato l'equità intergenerazionale della manovra, soffermandosi su due misure in particolare. La prima riguarda l'ISEE, chiedendo se nelle simulazioni siano stati incrociati i dati per osservare l'impatto dell'IRPEF sulle diverse generazioni, considerando non solo i redditi medi, ma anche la distribuzione per età. La seconda domanda si riferisce all'uso dell'ISEE, nato come strumento per misurare la situazione economica per prestazioni sociali e per contrastare la povertà, ma utilizzato anche per determinare l'accesso a progetti di vita come l'assegno unico universale. Ha sottolineato che la misura che penalizza chi possiede una casa rispetto a chi vive in affitto sembra favorire le famiglie più mature e stabili, mentre le coppie più giovani, che ritardano la scelta di avere figli e sono spesso in affitto, ne risentono. Ha chiesto se sia stata effettuata una valutazione di questa misura in base all'età delle famiglie.
Tino Magni (Misto-AVS) – ha evidenziato come le misure fiscali, in particolare quelle legate al reddito da lavoro dipendente, possano ampliare le disuguaglianze invece di ridurle. Ha sottolineato che i lavoratori con un reddito di circa 20.000 euro, che appartengono alle fasce più basse e quindi già faticano a rinnovare i contratti, sono penalizzati ulteriormente da un aumento della tassazione. Questo accresce la difficoltà di mantenere il potere d'acquisto, soprattutto in settori con salari più bassi. Inoltre, ha osservato che le misure fiscali favoriscono maggiormente i redditi superiori a 48.000 euro, creando una disparità che invece di ridurre, amplia le disuguaglianze. Ha fatto notare che, se legate ai rinnovi contrattuali del 2025 e 2026, le misure rischiano di penalizzare ulteriormente i lavoratori dipendenti, con un'ulteriore ingiustizia a favore di contratti pirata o di chi ha beneficiato di rinnovi precedenti. Ha concluso sottolineando come i giovani, che spesso guadagnano salari più bassi, siano i più penalizzati da questa situazione, trovandosi a dover sopportare un doppio svantaggio.
Maria Cecilia Guerra (PD) – ha sottolineato come l'attuale manovra, pur affrontando il tema del fiscal drag, rischi di non ridurre le disuguaglianze, in quanto le misure adottate sui redditi intermedi vanno a favorire, di fatto, i redditi più elevati, penalizzando i redditi più bassi. Ha criticato la distribuzione dei benefici derivanti dalla riduzione dell'aliquota IRPEF, osservando che i vantaggi maggiori vanno a chi guadagna oltre i 48.000 euro, mentre i redditi medi non ne traggono un beneficio proporzionale, creando una disparità. Ha quindi suggerito che un'ulteriore misura, come l'indicizzazione del sistema fiscale, sarebbe preferibile per evitare il continuo incremento del fiscal drag, che danneggia soprattutto i lavoratori con redditi bassi. Riguardo alla transizione dal credito d'imposta all'iperammortamento, ha apprezzato gli approfondimenti e ha sottolineato come la selettività sia un fattore cruciale. Ha evidenziato la difficoltà del sistema di garantire equità, poiché l'incapienza fiscale limita l'accesso agli incentivi per un'ampia fetta di imprese, creando una distribuzione casuale dei benefici. Questo mina l'efficacia della misura, in quanto non tiene conto delle necessità specifiche degli investimenti e dei settori da incentivare. Ha concluso ribadendo la necessità di rendere la selettività degli incentivi più mirata per evitare che l'iperammortamento diventi uno strumento poco efficace, soprattutto per le imprese più piccole e con minori capacità fiscali.
Silvia Roggiani (PD) –ha sollevato due questioni principali. La prima riguarda la norma sui Livelli Essenziali delle Prestazioni, in particolare la responsabilità di garantire i LEP, che secondo quanto esposto dal presidente Alparone sembra ricadere sulle regioni. Ha chiesto chiarimenti su chi, tra regioni e comuni, debba effettivamente farsi carico di questa garanzia, considerando che la norma potrebbe comportare uno scarico di responsabilità a livello locale, con possibili effetti sulla gestione dei LEP.
La seconda questione riguarda il blocco dell’utilizzo dei crediti d’imposta in compensazione sugli oneri contributivi, previsto dalla legge.
Gianmauro Dell’Olio (M5S) – ha sollevato delle perplessità riguardo alla razionalità della misura che prevede di ricavare circa 45-49 milioni nel 2026 e 80 milioni nel 2027, spostando la possibilità di compensare i crediti d'imposta in oneri contributivi fiscali. Ha chiesto chiarimenti su come il blocco previsto per il 2026 possa avere effetti problematici, soprattutto per le aree del cratere dove il superbonus è ancora in corso, rappresentando circa il 30% dei 5 miliardi di crediti d'imposta. Inoltre, ha sollevato il rischio che le piccole imprese, con redditi limitati, possano essere penalizzate, cedendo i loro crediti a terzi a prezzi molto bassi, mentre le grandi aziende avrebbero più opportunità di utilizzare questi crediti. Ha chiesto se siano state fatte delle valutazioni sull'impatto finale di queste misure, poiché l'uso di compensazioni potrebbe creare disuguaglianze tra le diverse tipologie di impresa. Ha infine sottolineato che diversi settori, tra cui Confindustria, gli agricoltori e i trasportatori, stanno segnalando questo come un problema significativo.
Replica Melatti – ha esaminato alcuni punti chiave relativi alla manovra, iniziando con il tema dei LEP, sui quali ha evidenziato che il disegno di legge di bilancio tenta di razionalizzare il finanziamento, cercando di razionalizzare la spesa e definire meglio gli obiettivi di servizio, soprattutto per i nuovi LEP, ma senza risorse aggiuntive. Ha sottolineato come l'approccio sia di razionalizzare le fonti di finanziamento per i comuni, piuttosto che aumentare la spesa. Per quanto riguarda il Servizio Sanitario Nazionale, ha indicato che gli interventi sul personale e le risorse sono significativi, ma non risolvono completamente la carenza di medici e infermieri, in particolare a causa dell'alto tasso di pensionamenti e della carenza di attrattività per alcune specializzazioni, come la medicina d'emergenza. Ha anche evidenziato che, sebbene ci siano risorse mirate, il problema resta complesso e necessita di ulteriori azioni. Ha poi affrontato il tema del fiscal drag e della progressività del sistema fiscale, confermando che la misura dell'aliquota ridotta al 5% sui rinnovi contrattuali è un rimedio temporaneo, pensato per evitare che gli aumenti salariali siano soggetti a aliquote marginali troppo elevate. Ha osservato che, sebbene l'intervento sia positivo per alcune categorie, non risolve in modo strutturale il problema, evidenziando la necessità di una riforma più ampia. Sulle ZES e gli incentivi per gli investimenti, ha ricordato che le misure sono selettive, ma la loro efficacia dipende dalla capienza fiscale delle imprese, con il rischio che alcune aziende, soprattutto quelle più piccole, non possano beneficiarne pienamente. Ha anche discusso la difficoltà di determinare l'efficacia delle misure, in particolare per il superammortamento, rispetto al credito d'imposta, con un'attenzione particolare alla selettività e al controllo della spesa pubblica. Infine, ha risposto alla domanda sul blocco delle compensazioni per i crediti d'imposta, riconoscendo che la misura mira a contrastare l'evasione fiscale, pur non essendo stata fatta una valutazione dell'impatto specifico. Il blocco è stato pensato per rendere le compensazioni più omogenee, evitando abusi che potrebbero verificarsi quando crediti fittizi vengono compensati con debiti contributivi.


