La Commissione Bilancio della Camera e la Commissione Bilancio del Senato hanno proseguito oggi le audizioni nell’ambito dell’esame del ddl recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028 (AS. 1689). Sono stati ascoltati: 

  • Maurizio Tarquini, Direttore Generale Confindustria;
  • Donatella Prampolini, Vicepresidente con delega sulle politiche fiscali e di bilancio Confcommercio;
  • Nico Gronchi, Presidente Nazionale Confesercenti 
  • Claudio Giovine, Direttore della divisione Economica e del Lavoro di CNA (ha parlato anche a nome di Confartigianato e Casartigiani
  • Federica Brancaccio, Presidente ANCE; 
  • Giorgio Spaziani Testa, Presidente Confedilizia

Documenti

Memorie depositate dagli auditi:

Camera Web Tv (link)

Abstract: 

L'audizione ha trattato tematiche fondamentali relative alla politica fiscale, agli incentivi per l'edilizia e alla gestione della proprietà immobiliare, con focus su sostenibilità, crescita economica e incentivazione degli investimenti. Diversi rappresentanti delle associazioni hanno espresso una forte richiesta di stabilità normativa e di visione a lungo termine, per permettere alle imprese di programmare in modo efficace e affrontare le difficoltà economiche. In merito agli incentivi per l’edilizia, è stato apprezzato l’intervento di proroga delle detrazioni fiscaliper le ristrutturazioni edilizie, sebbene si sia sottolineato che il sistema degli incentivi sia ancora troppo frammentato. È emersa la necessità di riordinare gli incentivi e di stabilire delle priorità, focalizzandosi su interventi per la messa in sicurezza degli edificil’efficienza energetica e il miglioramento sismico, mentre altre tipologie di incentivi potrebbero essere ridotte. Il problema del caro materiali è stato definito come una questione centrale, poiché continua a mettere in difficoltà il completamento dei cantieri, minacciando la crescita economica e la sostenibilità del settore. La proroga delle misure contro il caro materiali è stata vista come fondamentale per evitare che la crisi dei costi impatti negativamente sul PNRR e sullo sviluppo delle infrastrutture. Un altro punto critico è stato il tema degli affitti brevi e dell’aumento della tassazione sulla cedolare secca per le locazioni brevi, che è stato ampiamente criticato. La penalizzazione dei piccoli proprietari e l'aumento dei costi per gli affitti brevisono stati considerati dannosi per il turismo e per le aree interne, che dipendono fortemente da questa forma di ospitalità. È stato proposto invece un sostegno a gli affitti lunghi, con misure fiscali favorevoli come l’abbattimento dell'IMU per i contratti a canone concordato e la cedolare secca al 10%, al fine di incentivare l’offerta di alloggi a lungo termine. Sul tema della crisi abitativa, è stato richiesto un intervento strutturale per affrontare il bisogno di edilizia sociale, con il riconoscimento che la situazione non rappresenta solo un’emergenza, ma una difficoltà a lungo termine che richiede l’impiego di risorse europee e l'implementazione di misure efficaci. È stato altresì suggerito di creare un piano pluriennale per la casa, con una governance chiara e coordinata, per rispondere in maniera adeguata alla crescente domanda di alloggi a prezzi accessibili.

In relazione agli sfratti, si è sottolineata la necessità di fornire maggiori garanzie ai proprietari di immobili e di intervenire per accelerare i tempi di restituzione degli immobili, affinché la gestione degli affitti sia più efficiente e meno rischiosa per i proprietari. A tal proposito, è stata apprezzata l’idea di migliorare la gestione degli sfratti e di incentivare una rapida restituzione dell’immobile. Infine, tutti gli interventi si sono conclusi con un appello all’adozione di misure fiscali più favorevoli per sostenere la crescita economica, in particolare per il settore immobiliare e delle costruzioni, nonché la necessità di un maggiore supporto alle PMI, che rischiano di essere penalizzate da misure che non tengono conto della loro capacità di accesso al credito e alle risorse necessarie per sostenere la competitività.

Di seguito gli argomenti trattati: 

MAURIZIO TARQUINI 
Direttore Generale Confindustria

CONTESTO MACROECONOMICO E RISCHI STRUTTURALI PER IL SISTEMA PRODUTTIVO

Tarquini ha aperto il suo intervento introducendo una riflessione sul contesto economico generale, ribadendo come l’incertezza globale continui a rappresentare un ostacolo per le imprese italiane, accentuata rispetto all’anno precedente dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche e dall'introduzione di nuovi dazi. Secondo Tarquini, questa instabilità frena il potenziale di esportazione, riduce i margini operativi e comprime la fiducia delle imprese. Nonostante un aumento del reddito disponibile delle famiglie, si osserva un tasso di risparmio ancora elevato, ulteriore segnale di un clima di diffidenza verso il futuro. Ha evidenziato un rischio strutturale già segnalato nel passato: quello della perdita di base produttiva. A questo si aggiunge oggi un nuovo fenomeno, ovvero la pressione esercitata dagli Stati Uniti per attrarre investimenti produttivi dall’Europa verso il proprio territorio, con un impatto potenzialmente devastante sul tessuto industriale nazionale. Il Direttore Generale ricorda che in Italia solo 156.000 imprese superano i dieci dipendenti, ma queste sole realtà garantiscono circa l’80% del gettito fiscale, rendendo quindi evidente quale sia la posta in gioco. La tenuta della finanza pubblica, afferma, passa per la tutela e lo sviluppo di questo segmento produttivo.

RIFORME, STABILITÀ POLITICA E LIMITI STRUTTURALI DEL DDL BILANCIO

Un elemento valutato positivamente da Confindustria è la stabilità politica, che ha rafforzato la percezione di affidabilità del Paese sui mercati internazionali, migliorando il clima finanziario e contribuendo alla riduzione dello spread e dei tassi sui titoli di Stato, con conseguenti effetti positivi anche sul debito bancario. Le agenzie di rating hanno colto segnali incoraggianti, seppur ancora parziali. Un importante fattore di crescita è stato rappresentato dal PNRR, che ha inciso in maniera rilevante sull’aumento del PIL. Tuttavia, Tarquini ha osservato come la crescita italiana resti ancora “da zero virgola”, insufficiente per affrontare le sfide del futuro e sostenere l’equilibrio del debito pubblico.

Rispetto al Disegno di Legge di Bilancio, Confindustria ha giudicato non adeguata la portata delle misure per rilanciare la competitività delle imprese, pur riconoscendo la validità di alcuni interventi. In particolare, viene apprezzata la reintroduzione dell’iperammortamento, criticata però per la sua limitazione temporale a un solo anno. Questa durata, secondo Tarquini, non consente un’effettiva programmazione degli investimenti e rischia di premiare solo chi aveva già pianificato le operazioni. Al contrario, una misura triennale avrebbe avuto impatti più significativi, anche in termini di certezza e fiducia per le imprese. Altro punto considerato virtuoso è la ZES unica (Zona Economica Speciale), ritenuta strategica soprattutto per il Sud. Tarquini ha sottolineato con favore il fatto che, per la prima volta da anni, il Mezzogiorno cresca più del Nord, e identifica in questa inversione di tendenza una leva fondamentale per ridurre le diseguaglianze territoriali.

POLITICHE DI SUPPORTO ALLE IMPRESE E CRITICITÀ DELLA MANOVRA

Tarquini ha dedicato un’ampia riflessione alle misure di sostegno alle imprese, lamentando però numerose criticità e carenze nella struttura della manovra. Oltre alla già citata debolezza dell’iperammortamento, segnala la mancanza di una generalizzazione del libero ammortamento, la cui estensione sarebbe fondamentale per incentivare nuovi investimenti. Inoltre, Confindustria ritiene indispensabile la stabilizzazione del credito d’imposta per l’“azienda unica”, il rilancio dei contratti di sviluppo – oggi rallentati da eccessiva burocrazia – e il rafforzamento del Fondo di garanzia per le PMI, considerato vitale per l’accesso al credito, soprattutto per le imprese minori. Tarquini si è soffermato anche su misure giudicate inaspettatamente punitive. In particolare, l’inasprimento della tassazione sui dividendi infragruppo viene visto come un freno alla circolazione efficiente del capitale all’interno del sistema produttivo nazionale. Ha criticato anche la limitazione alla compensazione dei crediti d’imposta agevolativi, che penalizza le imprese proprio nella fase di maggiore esposizione finanziaria, ovvero durante l’investimento. Una simile misura, osserva Tarquini, ha un impatto solo sulla cassa dello Stato, ma rischia di ostacolare imprese virtuose senza benefici sostanziali. Ancora più grave è l'effetto disincentivante sull’attrattività del sistema Paese. Confindustria ha sottolineato la necessità di attrarre capitali esteri, ma anche di trattenere quelli italiani. Secondo Tarquini, una tassazione interna ai gruppi nazionali rischia di diventare un boomerang, rendendo il Paese meno competitivo. Ha quindi proposto almeno di distinguere tra operazioni intra-nazionali e quelle transfrontaliere, evitando così penalizzazioni indiscriminate.

LAVORO, FONDI PENSIONE, ENERGIA E NECESSITÀ DI UNA VISIONE CONDIVISA

Sul fronte del lavoro, Confindustria ha riconosciuto l’importanza delle misure a sostegno del potere d’acquisto dei lavoratori e del rinnovo dei contratti collettivi, ma ha sottolineato che anche in questo caso si tratta di provvedimenti temporanei, che penalizzano una progettualità di lungo periodo, in particolare nel campo del welfare aziendale. Tarquini ha evidenziato anche la necessità di rafforzare gli incentivi alle assunzioni nel Mezzogiorno, prendendo ad esempio il caso virtuoso di Pirelli a Bari, dove lo spostamento di un centro di ricerca ha generato occupazione qualificata e radicamento territoriale. Ha auspicato inoltre il rifinanziamento dei contratti di espansione, strumento che ha consentito a molte grandi imprese di ristrutturarsi senza impatti sociali negativi. Di particolare interesse, poi, l’attenzione posta sui fondi pensione. Sebbene l’articolo relativo alla loro attivazione negli investimenti d’impresa sia apprezzato nel principio, viene rilevato come non introduca reali novità operative, poiché le possibilità normative già esistono. Si propone quindi un incentivo più concreto, non necessariamente fiscale, ma ad esempio in termini di garanzie statali sui profili di rischio, per orientare maggiormente i capitali previdenziali verso l’economia reale italiana, evitando che si trasformino in fondi stranieri che reinvestono in Italia per il tramite di operatori esterni. Un ulteriore passaggio centrale è quello sull’energia, tema che, seppur affrontato brevemente, viene considerato da Tarquini determinante per la competitività del Paese. I dati sui prezzi dell’energia elettrica, significativamente più alti in Italia rispetto a Germania, Spagna e Francia, vengono definiti un freno diretto allo sviluppo industriale, soprattutto nei settori ad alta intensità energetica, come il manifatturiero o i data center. Per Confindustria è fondamentale che interventi sui costi energetici accompagnino la manovra, costituendo una delle tre “gambe” su cui si regge una strategia nazionale coerente, insieme alla legge di bilancio e alla rimodulazione del PNRR. Tarquini ha concluso il suo intervento riaffermando l’importanza di una crescita economica stabile e strutturale, come unica vera strada per garantire il benessere collettivo. Ha ribadito la necessità di mantenere e attrarre imprese, sottolineando che questo dipende dalla capacità politica di costruire convergenze e visioni comuni, superando l’attuale polarizzazione che spesso paralizza l’azione pubblica.

DOMANDE

Silvia Fregolent (IV) - ha richiamato l’attenzione sul contesto geopolitico complesso, sottolineando la promessa non mantenuta della Presidente del Consiglio relativa allo stanziamento di 25 miliardi di euro a favore delle imprese, assente anche nell’attuale legge di bilancio. Ha pertanto chiesto quali misure Confindustria ritenga opportune per sostenere il sistema produttivo in questo scenario critico. In secondo luogo, ha affrontato il tema delle semplificazioni amministrative, osservando che l’introduzione della ZES unica per il Mezzogiorno può essere positiva, ma ha evidenziato che anche il Nord produttivo, in particolare il Nord-Est e il Nord-Ovest, sta perdendo competitività rispetto al resto d’Europa. Ha quindi domandato se Confindustria intenda formulare proposte per una semplificazione su scala nazionale, evidenziando che tali interventi potrebbero avere costo zero e dunque essere inseriti in legge di bilancio. Infine, ha toccato il tema del piano Industria 5.0, definendolo inefficace rispetto al modello precedente, Industria 4.0, di cui – ha fatto notare – è stata ripresa solo una parte. Ha quindi chiesto se Confindustria auspichi un ritorno completo al precedente impianto di misure o se ritenga soddisfacente l’attuale versione parziale.

 

Beatrice Lorenzin (PD) – ha espresso una critica strategica alla legge di bilancio, definendola una manovra improntata all’austerità, in un momento in cui sarebbe stato invece necessario sfruttare pienamente le opportunità offerte dalla fase conclusiva del PNRR. Ha quindi chiesto se, a parere di Confindustria, vi siano ancora misure implementabili per favorire la crescita, con particolare riferimento ai temi dell’attrattività e del capitale umano. Ha domandato aggiornamenti sulla carenza di forza lavoro segnalata tre anni prima, quantificata in circa 850 mila addetti, e ha chiesto chiarimenti sullo stato della formazione del personale, in relazione alle sfide della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale. Ha inoltre espresso preoccupazione per l’assenza nella manovra di interventi sostanziali su scuola, formazione, ricerca e sviluppo, osservando come vi siano forti perplessità, già sollevate da altri attori, sull’efficacia dei crediti d’imposta in materia. Infine, ha evidenziato la mancanza di una riforma strutturale dell’energia, domandando quale sia, secondo Confindustria, l’impatto reale di tale assenza sulla competitività e sulla produttività del sistema industriale.

Daniele Manca (PD)  ha espresso apprezzamento per la franchezza dell’audizione, sottolineando l'importanza di un confronto strategico tra Parlamento, governo e parti sociali. Ha criticato la legge di bilancio per la sua impostazione di breve periodo e per l’assenza di un progetto industriale strutturato, evidenziando i rischi legati all’aumento delle crisi aziendali e alla perdita della base produttiva nazionale. Ha domandato se Confindustria condivida la necessità di superare le misure una tantum, rendendo invece strutturali strumenti come l’iper e il super ammortamento, e ha chiesto se esista un reale tavolo di confronto con il governo e le organizzazioni sindacali per costruire un patto sociale orientato a salari dignitosi, produttività e stabilità del sistema industriale. Ha inoltre sottolineato la debolezza dell’accesso al credito per le PMI, aggravata dal venir meno delle garanzie pubbliche, e ha auspicato un ruolo attivo del Parlamento nella definizione di una strategia industriale che guardi alle generazioni future piuttosto che alle scadenze elettorali.

Elena Bonetti (Az) –ha manifestato perplessità circa la concreta applicabilità della misura relativa a Industria 4.0, in particolare sull’iperammortamento, evidenziando che alcune criticità di carattere tecnico-amministrativo, come i tempi legati all’emanazione del decreto interministeriale, potrebbero compromettere l’efficacia dell’incentivo, soprattutto in relazione al suo limite annuale. In secondo luogo, ha chiesto se Confindustria ravvisi il rischio che la nuova tassazione sulle banche possa produrre un aumento del costo di accesso al credito per le PMI e una riduzione del fondo di garanzia statale, con effetti negativi sulla capacità di finanziamento delle imprese minori.

Cecilia Maria Guerra (PD) – ha chiesto innanzitutto di chiarire se l’organizzazione ritenga preferibile, e per quali ragioni, una misura come l’iperammortamento rispetto al credito d’imposta, dato il dibattito emerso su questo tema. Ha poi espresso dubbi sulla rimodulazione del PNRR, osservando che gli otto miliardi annui indicati non sembrano concretamente disponibili, poiché già destinati ad altre misure, e ha domandato quale sia l’effettiva fonte di copertura proposta. In merito ai crediti d’imposta agevolativi, ha richiesto un parere sulle criticità legate alla retroattività della misura, alla possibile restituzione di crediti e all’impatto differenziato sulle piccole imprese, rispetto a quelle con maggior base occupazionale. Sul fronte dei rinnovi contrattuali, ha chiesto se Confindustria condivida le preoccupazioni espresse da alcune associazioni, in particolare del terziario, circa il rischio di un utilizzo opportunistico degli incentivi, con possibili effetti distorsivi e l’emergere di contratti pirata. Infine, ha sollevato perplessità sull’articolo 111 relativo ai 350 milioni per i rischi ambientali, lamentando l’assenza di criteri direttivi e la discrezionalità nell’assegnazione delle risorse, che potrebbe generare utilizzi poco trasparenti.

Tino Magni (Misto-AVS) – ha chiesto se le imprese abbiano compreso quali siano gli indirizzi strategici del Paese e ha evidenziato che, senza un incremento di salari e domanda interna, è difficile superare la crescita stagnante dello “zero virgola”. Ha fatto riferimento al raffronto sfavorevole con altri paesi europei, come la Spagna, nel settore automobilistico, e ha lamentato la fuga di giovani qualificati all’estero. Ha inoltre sollevato interrogativi sull’impatto effettivo del PNRR in termini di indirizzi industriali e scelte tecnologiche, osservando che anche realtà avanzate come la STMicroelectronics di Agrate risultano oggi in difficoltà. Infine, ha chiesto chiarimenti sul fatto che molti capitali italiani vengano investiti all’estero, percependo una carenza di fiducia nel sistema Paese, e ha sollecitato una visione industriale coerente e di lungo respiro, anziché misure frammentate e di breve durata.

Antonino Iaria (M5S) – ha chiesto innanzitutto se, a giudizio di Confindustria, l’Italia stia facendo abbastanza per promuovere l’innovazione nelle PMI, con particolare riferimento agli investimenti in intelligenza artificiale e cyber sicurezza, settori in cui i dati disponibili mostrano livelli di adozione ancora molto bassi (rispettivamente il 7% per le piccole imprese e il 15% per le medie). Ha evidenziato come paesi come la Spagna stiano destinando significative risorse pubbliche, tra 1,5 e 2 miliardi di euro, per sviluppare data center e infrastrutture digitali, e ha chiesto se l’Italia stia seguendo un percorso analogo con sufficiente decisione. In secondo luogo, ha sollevato il tema della scarsa propensione al rischio del sistema bancario italiano nei confronti delle PMI, osservando che in altri contesti europei le banche mostrano una maggiore disponibilità a finanziare l’innovazione e l’iniziativa imprenditoriale, anche assumendosi un margine di rischio, con effetti positivi sulla crescita dell’ecosistema produttivo.

Claudio Borghi (Lega) – ha chiesto un approfondimento sulla proposta di introdurre una garanzia statale per i fondi pensione che investono in imprese italiane, ipotizzando un meccanismo di compartecipazione statale alle perdite e ai profitti oltre una certa soglia, al fine di ridurre la volatilità degli investimenti. In secondo luogo, ha auspicato un sostegno attivo di Confindustria allo sviluppo del nucleare italiano, considerandolo uno strumento strategico per superare l’attuale svantaggio competitivo nel settore energetico. Infine, ha espresso forti riserve sull’enfasi attribuita al PNRR, sottolineando che si tratta di una forma di finanziamento sostitutivo e non di spesa aggiuntiva, e ha criticato l’idea che la crescita economica derivi direttamente dal PNRR, sostenendo che molte opere sarebbero state realizzate comunque, probabilmente in modo più efficiente e con una migliore allocazione delle risorse.

 

Gianmauro Dell’Olio (M5S) - ha chiesto chiarimenti sull’efficacia dell’iperammortamento per le imprese di piccole dimensioni, sottolineando che tale misura tende ad avvantaggiare maggiormente le aziende con più capitale, e ha domandato quali strumenti alternativi o integrativi si intendano proporre per supportare le realtà minori. In secondo luogo, ha posto una questione sul funzionamento della ZES unica, osservando che, sebbene teoricamente triennale, nella pratica l’assegnazione delle risorse segue un criterio annuale che può generare incertezza e rinunce, come già avvenuto in passato, e ha chiesto se Confindustria abbia proposte di modifica. Infine, ha affrontato il tema dell’articolo 26, evidenziando che il blocco dei crediti d’imposta incide pesantemente non solo sulla ZES, ma anche sull’area del cratere sismico, dove il superbonus è stato riprogrammato, mettendo a rischio circa 1,5 miliardi di lavori. Ha quindi domandato se Confindustria chieda la soppressione integrale della norma, la tutela del pregresso oppure altre forme di rivalutazione complessiva dell’intervento.

Replica Tarquini – ha approfondito alcune osservazioni già espresse nella sua relazione iniziale, chiarendo in particolare la posizione dell’associazione rispetto alle misure economiche attese, alla portata effettiva del disegno di legge di bilancio e agli sviluppi futuri auspicati. Tarquini ha confermato che Confindustria ha avanzato la richiesta di un impegno economico complessivo di circa 24 miliardi di euro in tre anni, ovvero 8 miliardi l’anno, consapevole del fatto che tale cifra non risulta integralmente stanziata nella manovra attuale. Tuttavia, ha ribadito un approccio costruttivo e fiducioso, sottolineando come le altre due “gambe” strategiche — la rimodulazione del PNRR e le politiche sull’energia — possano, se ben articolate, avvicinare significativamente tale obiettivo.

Per quanto riguarda l’energia, Tarquini ha evidenziato che molte azioni possono essere realizzate a costo zero per lo Stato, a patto che venga superata la contraddizione tra l’entusiasmo espresso a livello centrale e le resistenze operative a livello locale. Ha citato il caso emblematico del fotovoltaico, per il quale esisterebbero già 18 GW di investimenti pronti, bloccati però da ostacoli autorizzativi regionali e comunali. Riguardo al nucleare, pur riconoscendone il valore strategico, ha osservato che si tratta di una soluzione a lungo termine, mentre oggi è prioritario sbloccare i progetti già finanziati e cantierabili, soprattutto nel campo delle rinnovabili. Sul tema del PNRR, Tarquini ha espresso un giudizio complessivamente positivo, sottolineando come una parte significativa delle risorse sia a fondo perduto, e quindi da considerarsi addizionale. Ha ribattuto a chi sostiene che l’alternativa sarebbe stata un maggiore indebitamento, affermando che il Piano ha offerto una straordinaria occasione per rafforzare la struttura economica e produttiva del Paese. Ha auspicato che, nel processo di revisione del Piano, le risorse inutilizzate per l’industria vengano reintegrate e riattivate, con particolare attenzione ai settori ad alta innovazione tecnologica. Un altro nodo affrontato riguarda la ZES unica, che Tarquini ha riconfermato essere una priorità per la crescita del Mezzogiorno, ma ha anche chiarito che il rilancio del Sud non è affatto in contrasto con gli interessi del Nord, bensì rappresenta un'opportunità per l’intero sistema economico nazionale. Il caso Pirelli a Bari viene nuovamente citato come esempio virtuoso di rilocalizzazione produttiva a beneficio del tessuto territoriale meridionale.

Tarquini ha poi affrontato con chiarezza il tema dell’Industria 4.0, riconoscendo la bontà della nuova formulazione del piano ma rilevando la carenza di risorse dedicate alla ricerca e sviluppo per il 2026, pur comprendendo la necessità di una selezione temporale degli interventi. Ha confermato che la leva del capitale umano resta centrale, sottolineando l'importanza degli ITS come uno dei risultati più concreti del PNRR: si tratta di un successo che sta già generando occupazione qualificata immediata, ma che necessita di un piano decennale per garantire continuità. Tarquini ha inoltre ricordato le attività di formazione promosse anche all’estero, per preparare manodopera qualificata da inserire nel sistema produttivo nazionale.

Sollecitato sulla mancanza di misure di medio-lungo periodo, il Direttore ha rilanciato l’esigenza di un nuovo patto sociale basato sulla collaborazione tra le parti sociali e con il governo, rivelando che Confindustria sta lavorando a un piano industriale straordinario, il cui presupposto è la necessità per l’Italia di rientrare dal debito pubblico. Ha anche indicato alcune direttrici strategiche, tra cui la mobilitazione del risparmio privato, citando i 1.500 miliardi di euro fermi nei depositi bancari e i 100 miliardi nei fondi pensione, che potrebbero essere orientati verso l’economia reale tramite strumenti incentivanti. Rispetto ai temi più tecnici, Tarquini ha ribadito la posizione fortemente contraria di Confindustria sulla misura che limita la compensazione dei crediti d’imposta, chiedendone l’abrogazione completa, e lo stesso giudizio è stato espresso per le misure restrittive sui dividendi infragruppo, che penalizzano gli investimenti nazionali. Ha inoltre ricordato che l’iperammortamento non favorisce le grandi imprese, ma le imprese solide, indipendentemente dalla dimensione, e che molte PMI sono perfettamente in grado di beneficiare di tale strumento. Infine, ha posto l’accento sulla necessità di potenziare gli investimenti in intelligenza artificiale e cybersicurezza, settori per i quali esistono già misure attive, sia nel PNRR sia attraverso il credito 4.0. Tuttavia, ha denunciato una grave mancanza di consapevolezza da parte di molte imprese, soprattutto medio-piccole, che spesso ignorano le opportunità disponibili. In questo senso, ha ribadito che l’intervento pubblico deve essere più incisivo, non solo sotto forma di finanziamenti, ma anche attraverso azioni di sensibilizzazione e accompagnamento. Tarquini ha concluso annunciando che Confindustria presenterà un emendamento per evitare ulteriori rallentamenti normativi, proponendo l’introduzione di un decreto direttoriale in luogo di uno interministeriale, e un aggiornamento degli allegati normativi per includere tecnologie oggi strategiche come l’intelligenza artificiale.

DONATELLA PRAMPOLINI 

Vice Presidente con delega sulle politiche fiscali e di bilancio Confcommercio

RUOLO CENTRALE DEL TERZIARIO E MARGINALIZZAZIONE NELLE POLITICHE ECONOMICHE

Prampolini ha posto con fermezza il tema del riconoscimento del terziario di mercato come settore strategicoall’interno delle politiche economiche nazionali. Secondo la Vicepresidente di Confcommercio, troppo spesso gli interventi normativi e finanziari risultano essere disegnati “a misura di grande impresa”, con una evidente impostazione riferita al comparto manifatturiero. Questa impostazione, ha sostenuto, non tiene conto della profonda trasformazione dell’economia italiana, nella quale il terziario rappresenta oggi una componente in crescita costante, in grado di assorbire larga parte della forza lavoro espulsa dall’industria, con particolare riferimento all’occupazione femminile. Prampolini ha sottolineato come questa marginalizzazione si manifesti sia a livello lessicale che strutturale, portando a misure spesso inadeguate rispetto alle specificità e ai fabbisogni del comparto. Ha quindi auspicato che, nel prosieguo dell’iter parlamentare sulla legge di bilancio, si possa correggere questa distorsione, riconoscendo al settore terziario pari dignità e priorità strategica rispetto agli altri settori produttivi. Sul piano macroeconomico, ha riconosciuto che l’attuale manovra si colloca in un contesto di risorse limitate, e pur condividendo l’obiettivo di mantenere i conti pubblici in equilibrio, ha auspicato correttivi che ne aumentino il potenziale espansivo, in particolare in direzione della crescita dei consumi interni.

MISURE FISCALI, RAPPRESENTANZA E DIFESA DEL LAVORO REGOLARE

Affrontando i contenuti della manovra sul piano fiscale, Prampolini ha espresso apprezzamento per la riduzione dell’IRPEF sul secondo scaglione, pur riconoscendo che l’impatto reale sulle tasche del ceto medio sarà contenuto. Ha quindi auspicato un innalzamento della soglia di riferimento da 50.000 a 60.000 euro, al fine di generare effetti più consistenti sui consumi. Di particolare rilevanza è stata la denuncia delle criticità legate alla detassazione dei rinnovi contrattuali, misura che Confcommercio aveva a lungo sostenuto, ma che così come concepita esclude la quasi totalità dei lavoratori del commercio e del terziario, poiché i principali contratti del comparto sono stati rinnovati nel 2024, fuori dalla finestra temporale prevista dal provvedimento.

Secondo Prampolini, la norma finisce con il favorire il dumping contrattuale, premiando chi ricorre a contratti poco rappresentativi e penalizzando le imprese virtuose. Ha quindi ribadito la necessità di riconoscere i rinnovi sottoscritti da associazioni maggiormente rappresentative e di ricomprendere le tranche contrattuali future, che matureranno nel 2025 e nel 2026. Altro tema chiave è stato quello dell’abolizione definitiva dell’IRAP, ritenuta una delle imposte più distorsive e mal percepite dagli imprenditori, pur riconoscendo che andrà individuata una forma di finanziamento alternativa per la spesa sanitaria regionale. Tra le misure accolte positivamente, Prampolini ha citato l’innalzamento della soglia di esenzione fiscale dei buoni pasto, la fiscalità agevolata per le locazioni brevi senza intermediari, nonché il trattamento integrativo per lavoro straordinario, festivo e notturno nel settore turistico, per cui è stato richiesto un prolungamento almeno fino al 2026.

EQUITÀ FISCALE, SOSTEGNO AGLI INVESTIMENTI E RILANCIO INFRASTRUTTURALE

Un altro nodo centrale dell’intervento di Donatella Prampolini ha riguardato il tema della pace fiscale, giudicata positivamente da Confcommercio, in particolare per la possibilità di dilazione dei debiti tributari fino a 54 rate bimestrali, che consente alle imprese di regolarizzare la propria posizione senza effetti traumatici. In netta contrapposizione, invece, la preoccupazione per la stretta sulle compensazioni dei crediti d’imposta, misura che colpisce anche chi opera nella legalità e investe nella modernizzazione aziendale. In tale contesto, è stata richiesta l’esclusione esplicita dal divieto di compensazione per i crediti d’imposta relativi agli investimenti nella ZES unica, ritenuti essenziali per la coesione territoriale e lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Un altro ambito segnalato come critico riguarda la riduzione dei fondi destinati ai CAF, i Centri di Assistenza Fiscale, che svolgono una funzione essenziale nel supporto a cittadini e imprese. Prampolini ha inoltre evidenziato l’importanza di sostenere i consumi culturali, proponendo incentivi mirati anche per i redditi medi, con l’obiettivo di favorire l’accesso a beni e servizi culturali considerati non solo un diritto ma una leva per la crescita civile e sociale. Tra i temi più tecnici, è stata chiesta chiarezza sull’interpretazione fiscale dei contributi Covid, in quanto molte imprese associate stanno riscontrando difficoltà nell’applicazione delle regole sulle compensazioni in presenza di perdite fiscali. Ulteriore elemento di attenzione è stato riservato alle polizze assicurative obbligatorie contro eventi catastrofali, il cui costo elevato rappresenta un onere crescente per le imprese, specialmente quelle di dimensione ridotta: Confcommercio chiede che vengano previste agevolazioni fiscali sui premi assicurativi. Infine, Prampolini ha affrontato il tema delle infrastrutture e del PNRR, sottolineando come si debba cominciare a pensare con urgenza al “dopo PNRR”, per evitare un vuoto progettuale e finanziario. Ha auspicato una ritaratura delle risorse residue e ha rilanciato l’urgenza di potenziare le infrastrutture materiali e logistiche, con un riferimento diretto non solo al Ponte sullo Stretto, ma anche alla necessità di ricostituire il fondo strutturale per l’autotrasporto, e affrontare in modo strutturato la questione delle accise, che colpiscono trasversalmente imprese e famiglie.

CREDITO, FONDO DI GARANZIA E INCLUSIONE DELLE IMPRESE PIÙ FRAGILI

L’intervento si è concluso con una riflessione particolarmente incisiva sul tema del credito alle imprese, e in particolare sul funzionamento del fondo di garanzia per le PMI. Prampolini ha spiegato con un linguaggio accessibile la logica alla base del fondo: questo strumento era stato concepito per aiutare aziende con basso rating e scarsa patrimonializzazione, costrette a confrontarsi con richieste di accantonamenti elevati da parte delle banche. La garanzia pubblica serviva quindi a compensare questo rischio, consentendo a imprese fragili ma sane di accedere al credito. Oggi, però, l’uniformazione del trattamento tra tutte le imprese ha finito per eliminare l’incentivo per le banche a prendersi rischi sui soggetti più deboli, con il risultato che i benefici si concentrano su chi sta già bene (“si apre l’ombrello solo quando c’è il sole”), mentre le aziende in maggiore difficoltà vengono escluse. Per Confcommercio, è essenziale ripensare i meccanismi del fondo, riportando le banche al loro ruolo originario e ristabilendo un equilibrio tra rischio e garanzia. Ha infine ricordato che ci sono molte altre proposte e riflessioni contenute nella memoria scritta depositata, lasciando ai parlamentari il compito di approfondirle.

NICO GRONCHI

Presidente Nazionale Confesercenti

LEGGE DI BILANCIO SOTTO DIMENSIONATA IN UN CONTESTO ECONOMICO COMPLESSO

Gronchi ha esordito sottolineando il valore del contesto macroeconomico in cui si inserisce la Legge di Bilancio 2025, caratterizzato da forti incertezze internazionali e da un indebolimento del potere d’acquisto delle famiglie italiane, aggravato negli ultimi cinque anni da una perdita media di 3.400 euro per nucleo. Gronchi ha definito la manovra come la più contenuta degli ultimi dieci anni, con soli 18 miliardi di valore complessivo, risultando inferiore di circa 12 miliardi rispetto all’anno precedente. In un contesto economico simile, tale dimensione risulta totalmente inadeguata per stimolare la crescita dei consumi interni e per affrontare i principali nodi strutturali del Paese. Soffermandosi sulla riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35 al 33%, Gronchi ha riconosciuto l’intento positivo della misura ma ne ha criticato l’insufficienza nel generare effetti concreti sui consumi. Ha quindi avanzato la proposta, già contenuta nella memoria depositata, di introdurre un sistema di redistribuzione delle risorse derivanti dalla tassazione minima globale delle multinazionali, attraverso un fondo da 300 milioni da destinare alla rigenerazione urbana, contrastando la desertificazione commerciale e l’impoverimento dei territori. Secondo Gronchi, questa operazione rappresenterebbe un modo concreto per restituire equità al sistema fiscale, ridando centralità alle micro e piccole imprese che presidiano i centri urbani.

LAVORO E DUMPING CONTRATTUALE: RIFORMA SULLA RAPPRESENTANZA

Uno dei temi più centrali dell’audizione è stato quello del lavoro povero, definito da Gronchi come una piaga strutturale che affligge l’economia italiana. Citando le parole del Presidente della Repubblica, ha denunciato con forza il fenomeno del dumping contrattuale e della contrattazione pirata, che rappresentano uno degli elementi principali del progressivo impoverimento del lavoro. La posizione di Confesercenti è chiara: servono riforme di sistema, come una legge sulla rappresentanza, ma nel frattempo è urgente intervenire già nella manovra con misure puntuali, come la destinazione degli sgravi contributivi solo ai contratti economicamente più vantaggiosi per i lavoratori. Gronchi ha denunciato il paradosso per cui i contratti collettivi rinnovati nel 2024 – come quelli del terziario e dell’artigianato – non possono beneficiare della detassazione degli aumenti, pur producendo effetti economici nei bienni successivi, escludendo quindi lavoratori che hanno ottenuto regolari rinnovi. A questo si aggiunge un’analisi economica puntuale: il dumping contrattuale costa ogni anno circa 1,5 miliardi di euro in minori salari e 350 milioni in mancato welfare, creando una distorsione sistemica. La denuncia di Gronchi è netta: l’Italia vive una situazione “distopica” in cui si registra un livello di occupazione record, ma con stipendi insufficienti e un costo del lavoro tra i più elevati d’Europa, penalizzando imprese e lavoratori allo stesso tempo.

CHIAREZZA NORMATIVA SU TURISMO, FISCO E CONCORRENZA SLEALE 

Nel proseguire la sua audizione, Nico Gronchi ha affrontato il tema del turismo, focalizzandosi sulle distorsioni normative introdotte dalla revisione della cedolare secca per gli affitti brevi. Ha chiarito che in Italia esistono circa 300.000 strutture ricettive ufficiali e almeno 600.000 strutture extra-alberghiere, tra cui circa 150.000 sono gestite da soggetti privati che operano di fatto come imprese, ma senza essere soggetti alle stesse regole e oneri delle imprese regolari. Gronchi ha quindi invitato il legislatore a non applicare regole indifferenziate, per evitare il rischio di colpire le attività regolari e consolidare la concorrenza sleale da parte di operatori sommersi o informali. Sul piano fiscale, ha ribadito come la legge di bilancio debba affrontare con maggiore precisione le asimmetrie sistemiche presenti nel tessuto economico italiano. Un esempio rilevante è rappresentato dalle nuove disposizioni sui pagamenti elettronici, che a partire da gennaio prevederanno l’obbligo di associare transazioni POS ai corrispettivi. Gronchi ha sottolineato l’enorme opacità e disparità dei costi delle transazioni elettroniche, che gravano in maniera sproporzionata sulle micro e piccole imprese, mentre i grandi player internazionali ne traggono i maggiori benefici. Il rischio è che, anche in questo ambito, si perpetui una redistribuzione dei costi a svantaggio degli operatori più fragili, accentuando le diseguaglianze nel sistema commerciale. Nel suo intervento ha anche ribadito l’esigenza di non generalizzare norme che impattano sull’economia reale, poiché l’omologazione delle fattispecie fiscali e regolamentari può generare effetti regressivi e penalizzanti. È necessaria una normativa più puntuale, che distingua tra modelli di business sostanzialmente diversi, evitando che strumenti pensati per combattere l’evasione finiscano con il colpire anche le imprese in regola.

RIFORMA DEL CREDITO E GARANZIE PER RIDARE CENTRALITÀ ALLE IMPRESE MINORI

Nella parte finale dell’audizione, Gronchi si è soffermato sul tema cruciale dell’accesso al credito, evidenziando come la legge di bilancio attuale non contenga interventi concreti e immediati per rispondere alle esigenze delle imprese, soprattutto quelle minori. Ha segnalato con preoccupazione il progressivo disimpegno dello Stato dal Fondo centrale di garanzia, che era stato determinante nel periodo pandemico per sostenere la liquidità del tessuto produttivo. Seppur comprensibile, ha dichiarato, la riduzione del perimetro pubblico deve essere compensata con un rafforzamento delle garanzie private, rilanciando il sistema dei confidi e delle strutture di garanzia mutualistica. Confesercenti ritiene che sia essenziale evitare un ulteriore rinvio normativo su questo tema, poiché la mancata definizione del nuovo assetto delle garanzie rischia di generare una frattura nell’accesso al credito proprio nel momento in cui le imprese devono investire per riposizionarsi nei mercati. Senza un sistema solido di garanzie, il rischio è che le PMI vengano escluse dal sistema bancario o costrette ad affrontare condizioni economiche insostenibili. In questo senso, Gronchi ha invitato il Parlamento ad assumere una visione strategica, riconoscendo che il credito è uno strumento di politica industriale e che la sua regolazione non può essere lasciata all’incertezza normativa.

CLAUDIO GIOVINE 

Direttore della divisione Economica e del Lavoro di CNA

LDB RISPOSTA INSUFFICIENTE ALLA STAGNAZIONE ECONOMICA

Giovine ha iniziato la sua audizione esprimendo il suo apprezzamento per l'invito a partecipare e per la possibilità di condividere la posizione della CNA sulla Legge di Bilancio. Il Direttore ha esaminato il disegno di legge, sottolineando che, sebbene alcuni provvedimenti siano diretti nella giusta direzione, la legge complessivamente non risponde in maniera adeguata alla stagnazione economica che sta caratterizzando il Paese. Secondo Giovine, la manovra di bilancio appare insufficiente per stimolare consumi e investimenti in un periodo di incertezze internazionali, e non affronta i rischi per l'export e per il potere d'acquisto delle famiglie, che ha registrato una significativa perdita negli ultimi anni. La proposta della CNA punta a integrare la capacità di acquisto delle famiglie e a stimolare gli investimenti da parte delle imprese, per contrastare il rallentamento economico. Nonostante l'introduzione della riduzione dell'aliquota IRPEF, Giovine ha rilevato che l'impatto di questa misura è limitato e che, complessivamente, la manovra non stimola adeguatamente la domanda interna e le capacità di spesa delle famiglie. Inoltre, ha richiamato l'attenzione sulla delega al Governo per la riforma fiscale, in particolare per quanto riguarda l’unificazione delle basi imponibili, un tema che resta irrisolto.

PROBLEMATICHE LEGATE AI RINNOVI CONTRATTUALI E LA DISPARITÀ DI TRATTAMENTO

Il Direttore ha poi affrontato il tema della tassazione sui rinnovi contrattuali, esprimendo il suo supporto per l'idea di ridurre il carico fiscale sui rinnovi. Tuttavia, ha evidenziato alcune problematiche: l'importo limitato della detassazione e la disparità di trattamento tra i lavoratori con redditi simili, che dipendono dalla tempistica del rinnovo del contratto. In particolare, ha sottolineato il fatto che i contratti rinnovati nel 2024 (come quelli del settore artigianale) rischiano di non beneficiare degli sgravi fiscali, nonostante abbiano effetti economici nei successivi anni. Giovine ha anche sollevato il tema del dumping contrattuale, mettendo in evidenza il rischio che la normativa in vigore finisca con il favorire i contratti pirata, che sono frequentemente utilizzati per abbattere i costi del lavoro a danno della qualità e della regolarità del contratto stesso. Al contrario, ha appoggiato l'idea di premiare la contrattazione di secondo livello, che spesso rappresenta una risorsa fondamentale per la produttività e il benessere delle imprese e dei lavoratori.

RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA E BONUS VERDE: STABILITÀ E CONTINUITÀ PER GLI INCENTIVI

Un altro punto sollevato da Giovine riguarda la stabilità degli incentivi per la ristrutturazione edilizia, come il bonus edilizio e il bonus verde, che sono strumenti fondamentali per il settore delle costruzioni e per la riqualificazione degli immobili. Giovine ha sottolineato che l’assenza di misure pluriennali e la continua rinnovabilità annuale degli incentivi creano incertezze sia per le famiglie che intendono ristrutturare, che per le imprese che operano nel settore. In particolare, ha chiesto che il Governo garantisca stabilità nelle politiche di incentivazione, ricordando come l’approccio a lungo termine sia essenziale per pianificare adeguatamente le ristrutturazioni e per evitare squilibri tra domanda e offerta sul mercato. La CNA ha quindi auspicato una ripresa del bonus verde, che ha portato risultati positivi nel sostenere la qualificazione degli immobili e degli spazi verdi.

SOSTEGNO AGLI INVESTIMENTI, CRITICITÀ DEL SUPERAMMORTAMENTO E DELLA ZES

Giovine ha anche esaminato i provvedimenti a sostegno degli investimenti, come il superammortamento e l’ammortamento, evidenziando che, pur essendo utili per le grandi imprese, queste misure risultano poco efficaci per le piccole realtà aziendali, che faticano a recuperare le quote di ammortamento sugli utili. Inoltre, ha sottolineato come il superammortamento ridotto e il credito d’imposta abbiano ridotto il numero di potenziali beneficiari, limitando l'accesso agli incentivi per le PMI. Un altro tema importante è la ZES (Zona Economica Speciale), per la quale la CNA ha chiesto l’innalzamento della soglia minima di investimento da 200.000 a 50.000 euro, per renderla accessibile alle piccole e medie imprese, che rappresentano la gran parte del tessuto imprenditoriale nelle aree in cui operano le ZES. La riduzione della soglia di accesso agli incentivi permetterebbe a più imprese di beneficiare dei vantaggi fiscali offerti dalle ZES, sostenendo così la crescita economica nelle zone più svantaggiate.

MICROIMPRESA E CREDITO NECESSITÀ DI FONDO MIRATO E RIFORMA DELLE GARANZIE

Giovine ha dedicato una parte significativa dell'intervento al credito alle microimprese, che ha registrato un calo continuo, con un meno 5,9% nell'ultimo anno. Ha sottolineato come la difficoltà di accesso al credito stia penalizzando le microimprese, che non riescono ad accedere facilmente ai finanziamenti bancari. In questo contesto, ha chiesto l'attivazione di un fondo ad hoc per la microimpresa, con una dotazione finanziaria pluriennale, che consenta alle piccole imprese di ottenere credito per operazioni di piccolo importo fino a 200.000 euro. Riguardo al fondo di garanzia, Giovine ha esaminato le regole di accesso al credito e ha proposto una modifica delle percentuali di garanzia, differenziandole in base al profilo di rischio delle imprese. Ha suggerito di integrare la garanzia pubblica con quella privata, in modo da ridurre il rischio per lo Stato e rendere il sistema più efficiente, soprattutto per le piccole imprese.

CAF SERVIZIO FONDAMENTALE DA SOSTENERE

Infine, Giovine ha fatto riferimento al ruolo fondamentale dei CAF (Centri di Assistenza Fiscale), che nel 2024 vedranno una riduzione dei fondi a loro destinati, con un taglio del 10% rispetto agli anni precedenti. Pur comprendendo le ragioni legate alla digitalizzazione e all'efficienza della procedura di precompilazione, Giovine ha sottolineato che il 90% dei contribuenti continua a utilizzare i CAF per la dichiarazione dei redditi, e che questi centri svolgono un ruolo irrinunciabile per supportare le categorie più vulnerabili e meno digitalizzate. La CNA ha quindi chiesto di sostenere i CAF e non di depotenziarli, poiché rappresentano un servizio essenziale per milioni di cittadini. Giovine ha concluso l’audizione auspicando che le misure proposte vengano modificate per rispondere meglio alle esigenze delle piccole e medio imprese, in un contesto che richiede politiche economiche più inclusive e mirate alla crescita sostenibile e alla creazione di opportunità di credito per tutti gli imprenditori.

DOMANDE

Cecilia Maria Guerra (PD) – ha chiesto spiegazioni sul sistematico utilizzo di tempi differenti nella contrattazione da parte delle organizzazioni, cercando di comprendere le finalità di tale approccio. Ha poi sollevato una preoccupazione riguardo alla decontribuzione prevista per gli incrementi salariali nel 2026, suggerendo che tale misura potrebbe penalizzare le cooperative e altri soggetti virtuosi che hanno già recuperato gli aumenti legati all'inflazione. Successivamente, ha chiesto chiarimenti sul contrasto di opinioni emerso riguardo all’iperammortamento rispetto al credito d’imposta, poiché si aspettava che quest’ultimo fosse preferito dalla maggioranza, ma ha notato posizioni opposte sia da parte di Confindustria che di altri attori. Infine, ha richiesto conferme sul fatto che esista una differenza significativa di impatto tra le piccole e le grandi imprese riguardo alle compensazioni e alle problematiche legate alla retroattività.

Antonino Iaria (M5S) – ha chiesto se l’attuale tendenza alla stagnazione salariale e contrattuale, che determina una perdita stimata di circa 1,5 miliardi di euro in termini di spesa interna e contributo al PIL, sia destinata a perdurare nel tempo oppure se si intravedano segnali di inversione. Ha inoltre domandato se un maggiore impegno del sistema bancario italiano, con una maggiore propensione al rischio negli investimenti, potrebbe contribuire a rafforzare l’efficienza e la competitività delle imprese, come avviene in altri contesti europei.

Dieter Steger (Misto) – ha chiesto se esistano, o possano essere proposte, misure prioritarie e immediatamente attuabili attraverso la legge di bilancio o un decreto collegato, volte a ridurre il peso della burocrazia sulle piccole imprese del commercio, che lamentano costi amministrativi ormai superiori al carico fiscale.

Gianmauro Dell’Olio (M5S) – ha chiesto qual è la posizione degli auditi in merito all’articolo sui crediti di imposta. 

Replica Prampolini – ha approfondito due questioni di rilievo strategico per il settore del commercio e dei servizi: la detassazione dei rinnovi contrattuali e l’efficacia comparata tra iperammortamento e credito d’imposta. Relativamente ai rinnovi contrattuali, Prampolini ha evidenziato come l’attuale formulazione normativa preveda una limitazione temporale che penalizza ingiustamente i settori più rappresentativi, come il commercio e i servizi, dove il 95% dei lavoratori applica contratti già sottoscritti nel 2024. Tali rinnovi, spesso rallentati da fattori esogeni quali la pandemia e l’inflazione, sono stati ottenuti con grande impegno dalle associazioni di categoria. Tuttavia, la norma attuale esclude questi contratti dai benefici fiscali previsti, lasciando spazio a soggetti meno rappresentativi, che potrebbero approfittare della misura esclusivamente per colmare artificialmente il divario salariale, sfruttando la minore tassazione e non la qualità dell’accordo siglato. Prampolini ha pertanto chiesto una riscrittura urgente della norma, al fine di evitare una distorsione che rischia di premiare comportamenti opportunistici e non contratti realmente migliorativi per i lavoratori. Passando al tema dell’iperammortamento, la Vicepresidente ha evidenziato la limitata efficacia di tale misura per le piccole e medie imprese, sottolineando che essa favorisce prevalentemente le aziende con elevata redditività, in grado di sfruttare appieno la riduzione dell’imponibile. Al contrario, il credito d’imposta si dimostra molto più accessibile e immediato, poiché permette un utilizzo diretto e veloce del beneficio fiscale, anche attraverso strumenti operativi come lo sconto in fatturaPrampolini ha quindi rimarcato la necessità di privilegiare il credito d’imposta rispetto all’iperammortamento, in quanto più equo e funzionale per le realtà imprenditoriali minori, che costituiscono la spina dorsale del tessuto produttivo del terziario.

Replica Gronchi – ha ribadito con fermezza l’urgenza di intervenire sul fenomeno del dumping contrattuale, definendolo senza esitazioni come un sistema che “gioca sulla pelle dei lavoratori”. Ha fatto riferimento diretto alle parole del Presidente della Repubblica, che ha riconosciuto la natura “pirata” di tali contratti, legittimandone così l’uso di questa definizione nel dibattito pubblico. Gronchi ha illustrato come questi contratti comportino una drastica riduzione delle paghe orarie, accompagnata dall’eliminazione degli strumenti di welfare e bilateralità, generando una perdita stimata di circa 1,8 miliardi di euro nel solo 2024 a danno diretto dei lavoratori. Di fronte a questo scenario, ha evidenziato come la risposta debba articolarsi su due piani distinti: da un lato, la necessità di una legge strutturale sulla rappresentanza per contrastare a lungo termine la contrattazione al ribasso; dall’altro, la necessità immediata di correggere l’articolo 4 della Legge di Bilancio, che nella sua forma attuale esclude dai benefici fiscali i contratti regolarmente rinnovati nel 2024, i cui effetti economici matureranno nel 2025-2026. Per Gronchi, è essenziale che la misura sulla detassazione degli aumenti contrattuali venga applicata solo ai contratti economicamente vantaggiosi, cioè a quelli che realmente aumentano il salario netto e migliorano le condizioni dei lavoratori. In caso contrario, si rischia di diluire il valore dell’intervento, favorendo paradossalmente chi propone contratti al ribasso. Ha ricordato che in alcuni casi la differenza tra contratti può superare i 7.000 euro annui per lavoratore, una cifra che, se ignorata, comprometterebbe l’efficacia redistributiva della manovra. Infine, Gronchi ha espresso in maniera netta la posizione favorevole di Confesercenti alla proroga della misura prevista dall’articolo 26, ribadendo che tale estensione è non solo opportuna, ma necessaria per garantire stabilità agli strumenti di compensazione dei crediti d’imposta, soprattutto per le piccole impres

Replica Giovine – ha ribadito il pieno sostegno alle osservazioni già espresse sul tema della detassazione dei rinnovi contrattuali, sottolineando l’incomprensibile esclusione del settore dell’artigianato. Ha ricordato come tutti i contratti dell’artigianato siano stati regolarmente rinnovati nel 2024, proprio nell’anno a maggiore inflazione, e che pertanto l’attuale formulazione normativa non solo esclude questi contratti dal beneficio fiscale, ma ne ignora anche gli effetti economici pluriennali derivanti dalle tranche successive. A suo giudizio, questa impostazione risulta inefficace e penalizzante per un comparto che ha agito con responsabilità e tempestività nel rinnovo dei contratti collettivi. Sul piano delle misure fiscali, Giovine ha confermato la posizione già espressa in audizione sull’articolo 26, relativo alla limitazione dell’utilizzo dei crediti d’imposta. Ha evidenziato che per le imprese più piccole l’effettiva fruizione di tali crediti è spesso dilazionata nel tempo, e che la normativa precedente all’articolo 26 garantiva una maggiore efficacia in termini di sostegno alla liquidità e alla capacità d’investimento delle micro e piccole imprese. Pertanto, ha chiesto l’abrogazione totale dell’articolo 26, ritenendolo fortemente lesivo della competitività delle imprese minori. In alternativa, ha proposto almeno l’introduzione di una soglia di investimento al di sotto della quale le imprese possano continuare a utilizzare integralmente il credito d’imposta, in modo da garantire una tutela minima per chi ha capacità economiche più limitate, ma necessità di investire per crescere e innovare.

Francesco Boccia (PD) - ha chiesto di confermare se le conclusioni della ricerca commissionata da Confesercenti all’Università Cattolica, in particolare quelle riguardanti la necessità di introdurre l’obbligo di indicare il codice unico alfanumerico del contratto collettivo nazionale nei contratti individuali e di migliorare l’interoperabilità tra le banche dati pubbliche (IMPS e Ministero), rappresentino per l’organizzazione un punto fermo. Ha sottolineato che tali interventi potrebbero costituire una base di convergenza istituzionale trasversale, al di là delle divisioni politiche su strategie più ampie.

Replica Gronchi - ha richiamato l’attenzione sulla necessità urgente di intervenire sull’attuale sistema della contrattazione collettiva, definito come una “giungla” normativa, in riferimento ai numerosi contratti oggi registrati al CNEL. Gronchi ha denunciato l’eccessiva frammentazione e la facilità con cui si possono oggi costituire contratti collettivi formalmente validi ma privi di una reale rappresentatività, sottolineando che basta un numero esiguo di iscritti e di aziende firmatarie per dare vita a contratti che possono contenere qualsiasi tipo di clausola. Questa condizione normativa, ha affermato, favorisce derive contrattuali che vanno contrastate con urgenza, attraverso strumenti tecnici mirati che possano porre un freno a questa dinamica. Gronchi ha auspicato che tali interventi possano rappresentare un primo passo verso una riforma strutturale della rappresentanza, capace di restituire ordine, trasparenza ed equità al sistema della contrattazione nazionale. A suo avviso, agire su questi strumenti è essenziale per ristabilire un quadro di riferimento certo e uniforme, a tutela dei lavoratori e della concorrenza leale tra le imprese.

FEDERICA BRANCACCIO

Presidente ANCE

 

INTERVENTI SULLA SOSTENIBILITÀ E SULLA SICUREZZA DEL TERRITORIO

Brancaccio ha avviato la sua audizione esprimendo un apprezzamento generale per l’attenzione del governo alla sostenibilità della finanza pubblica e per alcune misure volte alla realizzazione di un piano casa e alla messa in sicurezza del territorio. Questi temi, che da anni sono al centro delle preoccupazioni dell’associazione, sono stati finalmente riconosciuti, seppur con risorse ancora limitate e una governance da definire. Brancaccio ha sottolineato che, sebbene il piano proposto sia un primo passo importante, è necessario sviluppare politiche strutturali di medio e lungo periodo per garantire una realizzazione effettiva degli obiettivi. A questo proposito, ha fatto riferimento anche alla Conferenza "Città nel Futuro", che ha visto il coinvolgimento delle istituzioni, come momento di riflessione su questi temi. L'associazione, pur apprezzando l'iniziativa, ha sollevato la necessità di una governance chiara e un coordinamento forte per l'attuazione di queste misure, soprattutto per un piano così ambizioso che coinvolge vari ambiti e istituzioni.

 

PREOCCUPAZIONI SUL CARO MATERIALI E SUGLI INVESTIMENTI INFRASTRUTTURALI

Brancaccio ha espresso una forte preoccupazione per l’assenza di misure specifiche sulla proroga del DL Aiuti, relativo al cosiddetto caro materiali, una questione che, se non risolta, rischia di bloccare numerosi cantieri pubblici. Il caro materiali colpisce circa il 70% dei cantieri attualmente in corso, di cui un terzo rientra nel perimetro del PNRR. Poiché la crescita prevista per il 2026 dipende in larga misura dal completamento dei progetti finanziati con i fondi del PNRR, Brancaccio ha sottolineato che l'assenza di soluzioni tempestive in questa area potrebbe compromettere seriamente le previsioni di crescita del Paese, oltre a generare ripercussioni sull'efficacia delle politiche di investimento infrastrutturale. L'associazione ha sempre sostenuto gli investimenti in manutenzione infrastrutturale, ma Brancaccio ha messo in evidenza la necessità di un ulteriore impegno per il miglioramento delle reti infrastrutturali, al fine di supportare una crescita sostenibile e a lungo termine.

L’EMERGENZA ABITATIVA E IL PIANO CASA PLURIENNALE

Un altro tema cruciale sollevato dalla Presidente di ANCE riguarda l'emergenza abitativa, una questione che riguarda tanto il settore pubblico quanto quello privato. Il governo ha preso atto di questa emergenza, intervenendo con 7 miliardi di fondi europei attraverso il Fondo Sociale per il Clima, destinati a contrastare la crisi abitativa. Brancaccio ha sottolineato che, pur apprezzando questa iniziativa, è fondamentale che venga sviluppato un piano casa pluriennale, stimato intorno ai 15 miliardi di euro, che possa utilizzare risorse già disponibili, senza dover fare affidamento su nuovi fondi. Inoltre, la reprogrammazione dei fondi di coesione per il periodo 2021-2027 ha destinato una parte dei fondi per la realizzazione di alloggi sostenibili e accessibili. Brancaccio ha anche fatto riferimento alla necessità di risolvere la crisi abitativa anche per la fascia di reddito medio, incentivando gli investimenti privati, per dare risposta anche alle esigenze di chi non rientra nel mercato degli alloggi popolari. Ha quindi sottolineato la necessità di una governance chiara ed efficace per gestire questi fondi e portare a termine i progetti previsti, ricordando che circa 40 soggetti sono coinvolti nella gestione di questi progetti, e quindi è fondamentale un coordinamento centrale per il loro successo.

DISSESTO IDROGEOLOGICO E POLITICHE DI PREVENZIONE

Un altro aspetto trattato da Brancaccio riguarda il dissesto idrogeologico, un tema che ha un impatto drammatico sull’economia del Paese. Ha evidenziato che i danni derivanti dal dissesto costano circa 3,3 miliardi di euro all'anno, cifra che è triplicata negli ultimi 15 anni. Sebbene il governo abbia previsto 350 milioni di euro per il 2026 per il dissesto idrogeologico, Brancaccio ha sottolineato come questa cifra, seppur positiva come segnale, risulti insufficiente rispetto alla gravità della situazione. È quindi necessario un impegno ben più consistente nel medio-lungo periodo per affrontare in maniera strutturale il problema, investendo in misure di prevenzione e gestione del rischio idrogeologico.

SUPERBONUS E COMPENSAZIONI FISCALI: PROBLEMATICHE IRRISOLTE

Brancaccio ha poi trattato il tema del superbonus 110%, soprattutto in relazione alla proroga per i lavori nelle aree del cratere. Sebbene la proroga sia stata apprezzata, ha messo in evidenza che questa rischia di essere inefficace se non accompagnata da un chiarimento normativo più ampio, che includa anche gli altri territori colpiti da calamità naturali. Inoltre, ha espresso una forte critica al divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i contributi INPS e INAIL, definendo questa misura incomprensibile e penalizzante per le imprese più strutturate. Ha sottolineato che tale divieto, applicato retroattivamente, rischia di minare la fiducia delle imprese nelle politiche fiscali e di generare gravi difficoltà per molte aziende che avevano già pianificato in base a regole precedenti.

GIORGIO SPAZIANI TESTA 

Presidente Confediliza

PROPOSTE SUGLI INCENTIVI EDILIZI E LA DETRAZIONE PER RISTRUTTURAZIONI

Il Presidente di Confedilizia, ha avviato la sua audizione esprimendo un apprezzamento per la proroga della detrazione fiscale per l'edilizia, in particolare quella al 50% per l'abitazione principale e al 36% per gli altri immobili. Sebbene riconosca il valore di queste misure, che contribuiscono al miglioramento del patrimonio edilizio, ha evidenziato che, nonostante la proroga, il sistema di incentivi necessita di una riforma strutturale. Secondo Spaziani Testa, è fondamentale procedere con un riordino completo degli incentivi, stabilendo delle priorità chiareper allocare le risorse, in particolare per interventi di miglioramento sismicoefficienza energetica e abbattimento delle barriere architettoniche. Ha sottolineato che un approccio generalizzato, che non faccia distinzione tra i vari tipi di intervento, non è giustificato, soprattutto quando si trattano in modo diverso gli immobili diversi dall'abitazione principale, che necessitano comunque di incentivi adeguati per essere mantenuti e ristrutturati. Inoltre, ha richiamato l'attenzione sul fatto che un numero significativo di edifici non residenziali non beneficerà degli incentivi a meno che non venga intrapreso un approccio mirato che non penalizzi questi interventi essenziali.

PREOCCUPAZIONI E PROPOSTE SUI CONTRATTI DI LOCAZIONE BREVE

Un altro tema trattato da Spaziani Testa riguarda la questione degli affitti brevi e la recente proposta di aumento dell'aliquota della cedolare secca al 24% per gli immobili adibiti a locazione breve, un provvedimento che segue un precedente aumento per gli altri immobili. Il Presidente di Confedilizia ha espresso una forte contrarietà a questa misura, sostenendo che essa comporterebbe un danno significativo per i piccoli proprietari, i quali, soprattutto in contesti turistici e nelle aree meno servite, vedono negli affitti brevi una fonte importante di reddito. Secondo Spaziani Testa, l’aumento della tassazione porterebbe a un abbassamento della redditività per i proprietari, con un impatto negativo anche sul settore turistico, in particolare nelle aree interne e nei borghi, dove l'offerta alberghiera è limitata. Inoltre, ha sottolineato che questo sarebbe l'ennesimo intervento normativo che, seppur motivato dall'intento di limitare gli affitti brevi, non ha prodotto effetti positivi, creando una sovraregolamentazioneche rischia di danneggiare l'intero settore. Come alternativa, Confedilizia propone incentivi per gli affitti lunghi, come la detassazione degli affitti a canone concordato e un abbattimento significativo dell’IMU per tali locazioni. L'associazione propone inoltre di estendere a tutta Italia la cedolare secca al 10% per i contratti di locazione a lungo termine e di introdurre maggiori garanzie per i proprietari in relazione alla rapida restituzione dell’immobile in caso di necessità. Queste misure, ha sottolineato, permetterebbero di sostenere la locazione a lungo termine e migliorare l'accesso agli alloggi per chi ha bisogno di stabilità, senza penalizzare i proprietari che scelgono di affittare brevemente i propri immobili.

 

RINUNCIA ALLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE E DIFFICOLTÀ DI GESTIONE

Un altro tema cruciale sollevato riguarda una norma presente nella legge di bilancio che impedirebbe la rinuncia alla proprietà immobiliare in favore dello Stato, una misura che Confedilizia ritiene incomprensibile e inaccettabile. La rinuncia alla proprietà era stata riconosciuta dalla Corte di Cassazione, che aveva sancito il diritto di chi non riesce più a mantenere un immobile di cederlo allo Stato. Spaziani Testa ha sottolineato che, per molti proprietari, questa è una soluzione necessaria per alleggerirsi dei costi di gestione degli immobili che non sono più in grado di mantenere. Confedilizia ha quindi chiesto che questa norma venga eliminata, poiché impedirebbe l’esercizio di un diritto legittimo riconosciuto dalla Corte, minando il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini. Ha concluso che questa norma, che può sembrare un piccolo comma nascosto, ha effetti devastanti su chi si trova in difficoltà economiche e non riesce più a gestire i propri beni immobiliari.

CEDOLARE SECCA PER GLI AFFITTI NON ABITATIVI: UNA PROPOSTA DI RIFORMA

Infine, ha parlato positivamente della riforma fiscale in discussione, in particolare della proposta di estendere la cedolare secca agli affitti non abitativi. Confedilizia ha da tempo chiesto l’introduzione di una tassazione sostitutivaper gli affitti commerciali, considerandola una misura utile per ridurre la desertificazione commerciale e incentivare gli investimenti in locazioni non residenziali, che sono vitali per il recupero dei centri storici e per la ripresa del commercio locale. La cedolare secca per gli affitti non abitativi, già sperimentata nel 2019, potrebbe rappresentare un passo importante, se applicata a tutti i contratti commerciali, contribuendo a migliorare l’offerta di spazi a disposizione per le attività commerciali. La proposta, che secondo Spaziani Testa avrebbe un costo contenuto per l'erario (circa 70 milioni di euro), andrebbe a beneficio di un settore che continua a soffrire e che avrebbe bisogno di una tassazione più favorevole per rilanciarsi.

DOMANDE

Daniele Manca (PD) – ha evidenziato il limite della legge di bilancio, incentrata principalmente su misure temporanee e proroghe, che non affrontano questioni strutturali di medio e lungo termine. Ha sollevato in particolare la mancanza di interventi strutturali nell’edilizia, dopo l'uscita dal Superbonus 110%, e ha sottolineato come l'assenza di misure concrete in questo settore, in un paese con rischi idrogeologici e problematiche sismiche, possa portare a incertezze per famiglie e imprese, con il rischio di recessione. Ha chiesto quindi a Confindustria di suggerire priorità e misure strutturali che potrebbero essere introdotte, con particolare riferimento al settore dell’edilizia e al caro materiali, per garantire continuità e efficienza negli investimenti e prevenire danni alla crescita.

Massimo Garavaglia (Lega) – ha posto due domande. La prima, relativa al tema bonus e stabilizzazioni, ha proposto di unificare i vari incentivi per la ristrutturazione e l'acquisto di mobili, suggerendo che una parte del bonus ristrutturazione possa essere destinata anche all'acquisto di mobili, creando così un incentivo integrato che favorisca entrambi gli aspetti. La seconda domanda riguarda il tema degli affitti brevi e degli immobili sfitti. Ha osservato che la maggior parte degli affitti non è gestita tramite affitti brevi, ma riguarda immobili sfitti, e ha suggerito che un intervento normativo per incentivare l'affitto di questi immobili, senza penalizzare i proprietari, potrebbe ridurre i costi degli affitti. Ha anche proposto misure per limitare gli abusi nel settore degli affitti brevi, come un limite al numero di appartamenti che una persona o società può affittare, e ha suggerito una semplificazione degli sfratti attraverso un contratto di affitto agevolato, che potrebbe garantire canoni più bassi e facilitare gli sfratti.

Tino Magni (Misto-AVS) - ha sottolineato la necessità di un piano casa complessivo, che affronti sia la costruzione di nuove abitazioni che la riqualificazione di aree urbane, come il centro di Milano, per favorire la ripopolazione e la riapertura dei negozi. Ha evidenziato l'importanza di non penalizzare i giovani che, pur essendo fuori sede per motivi di studio, si trovano a dover affrontare condizioni abitative svantaggiate rispetto a chi risiede in città. In secondo luogo, ha sollevato il tema degli interventi sui bonus edilizi, chiedendo una riflessione sulle condizioni di accesso e la continuità degli incentivi per le aree soggette a disastri naturali, come alluvioni e terremoti, osservando che il finanziamento attuale di 300 milioni di euro non è sufficiente rispetto alle esigenze storiche, che superano ampiamente questa cifra.

Antonino Iaria (M5S) – ha espresso preoccupazione per l’incertezza che circonda i bonus fiscali nel settore edilizio, sottolineando come questi incentivi siano fondamentali non solo per stimolare l’economia, ma anche per combattere il lavoro in nero, che danneggia le casse dello Stato. Ha evidenziato la necessità di trattare il settore dell’edilizia alla pari con altri settori industriali, senza etichettarlo ingiustamente come un ambito che sfrutta i bonus senza contribuire. Ha anche sottolineato che il Superbonus avrebbe potuto essere gestito con un decalage che non avrebbe creato problemi finanziari. Infine, ha chiesto un’attenzione equilibrata al tema degli affitti brevi, suggerendo che non si dovrebbero punire indiscriminatamente i proprietari che affittano un solo immobile, poiché questa attività rappresenta una fonte importante di reddito per molti cittadini.

Lavinia Mennuni (FdI) – ha sottolineato la necessità di comprendere la fase storica ed economica che stiamo vivendo, evidenziando le difficoltà della manovra di bilancio, in parte dovute alle richieste della Commissione Europea riguardo al rispetto dei parametri di bilancio. Ha ringraziato i rappresentanti di Brancaccio e Spaziani Testa per aver affrontato temi cruciali, come la salvaguardia della proprietà privata e la tutela della casa, che ritiene fondamentali in un periodo di difficoltà. Ha sostenuto l'importanza di interventi come il mutuo garantito per la prima casa delle giovani coppie e ha espresso preoccupazione per il caro materiali, chiedendo maggiore attenzione a questi aspetti. Ha inoltre sollecitato una revisione della cedolare secca, ritenendo che l’approccio nei confronti della proprietà privata non debba essere punitivo, ma piuttosto premiale, in particolare per supportare il settore delle locazioni a lungo termine, che riveste una grande rilevanza sociale. Ha apprezzato l'iniziativa di Fratelli d'Italia per migliorare la gestione della morosità e offrire maggiore garanzia ai locatori, auspicando che il disegno di legge possa essere approvato.

Replica Brancaccio – ha avviato il suo intervento sottolineando l’importanza di poter programmare con certezza per gli imprenditori, richiedendo misure strutturali e una visione di lungo periodo per il settore delle costruzioni. Ha ribadito che, come sempre, l’associazione chiede un approccio che consenta di pianificare con serenità, esprimendo una forte esigenza di stabilità nelle politiche economiche per dare continuità agli investimenti e alle opere infrastrutturali. Riguardo ai bonus edilizi, Brancaccio ha fatto riferimento alla necessità di un riordino generale dei vari incentivi, attualmente frammentati e poco efficaci, proponendo un riordino mirato che stabilisca priorità legate a fasce di reddito, agli edifici più energivori e a quelli in condizioni di sicurezza sismica più precarie. Questo approccio, ha sostenuto, sarebbe più coerente e avrebbe un impatto positivo sugli investimenti in efficienza energetica e sulla riqualificazione del patrimonio edilizio. Un tema centrale del suo intervento è stato il caro materiali, che ha definito una misura fondamentale per garantire la sostenibilità dei cantieri e il mantenimento delle previsioni di crescita del Paese per il 2026. Secondo Brancaccio, l’assenza di interventi adeguati su questo fronte rischierebbe di bloccare i cantieri, soprattutto quelli legati al PNRR, con un rallentamento significativo delle attività che potrebbe avere gravi ripercussioni sul settore e sull’economia in generale. Ha sottolineato che il caro materiali non può essere affrontato solo con proroghe annuali, ma deve essere trattato come una misura strutturale, con politiche che diano certezza alle imprese riguardo ai costi già sostenuti e a quelli futuri. Infine, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una revisione completa dei prezzi dei contratti pubblici, un aspetto che sta andando avanti solo parzialmente, ma che resta fondamentale per mantenere la sostenibilità dei progetti in corso e garantire il rispetto delle scadenze e degli impegni presi.

Replica Spaziani Testa - ha ribadito la necessità di stabilire delle priorità chiare nell’ambito delle politiche economiche e di allocare le risorse in modo mirato. Ha condiviso la posizione espressa dal Senatore Manca riguardo all’importanza di una strategia che stabilisca chiaramente cosa fare in base alle risorse disponibili, evitando dispersione e inefficienza. In relazione alla proposta avanzata dal Senatore Garavaglia di accorpare gli incentivi esistenti per renderli più efficienti, Spaziani Testa ha concordato con l’idea, ritenendo che un riordino degli incentivipotrebbe migliorare l’efficacia delle politiche, rendendo le risorse più mirate e accessibili.Un altro tema affrontato riguarda gli affitti brevi. Spaziani Testa ha espresso il suo supporto alle proposte che prevedono maggiori garanzie per i proprietari al fine di favorire l’ingresso di più immobili sul mercato. Ha confermato che Confedilizia è favorevole a questo tipo di intervento, che va nella stessa direzione delle proprie proposte, per garantire una maggiore sicurezza giuridica ai proprietari e incentivare l’offerta di affitti brevi, senza penalizzare i piccoli proprietari. Passando alla questione degli sfratti, ha confermato la posizione di Confedilizia, sottolineando la necessità di maggiore tutela e garanzie fiscali per i proprietari di immobili. In particolare, ha ritenuto necessario un incentivo fiscale più consistente per i proprietari che affrontano situazioni di difficoltà legate agli sfratti, in modo da alleviare il rischio finanziario e favorire una gestione più equa e sostenibile del mercato immobiliare. Riguardo all’emergenza abitativa, ha chiarito che non sempre si tratta di un’emergenza vera e propria, ma piuttosto di difficoltà abitativeche richiedono interventi mirati e tempestivi, sfruttando le risorse disponibili, in particolare quelle provenienti dall’Europa. Ha accolto con favore le recenti dichiarazioni del Ministro Foti riguardo alle risorse europee destinate alla soluzione di questi problemi, pur riconoscendo che la fretta nell'attuare questi interventi potrebbe limitare l’efficacia delle soluzioni adottate. 



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