Passa la sospensiva sul Mes, tutto rimandato a novembre

È passata la richiesta di sospensiva della maggioranza che ha impedito la discussione dell’Aula della Camera sul Mes che da mesi divide gli schieramenti ed è molto atteso da Bruxelles. Con 195 voti a favore e 117 contrari, Montecitorio ha deciso di sospendere per quattro mesi la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità istituito nel 2012. Serve la ratifica parlamentare per farlo entrare in vigore e l’Italia è sotto la lente di tutta l’Eurozona, essendo rimasto l’unico Paese dell’Unione a non aver provveduto a farlo. 

Tuttavia, in molti, anche nella maggioranza, non nascondono che il rinvio a novembre comporti almeno un paio di rischi: in primis le elezioni europee (giugno 2024) saranno più vicine e quindi la conflittualità interna più accesa; allo stesso tempo, in quelle settimane la legge di Bilancio entrerà nel vivo e la Commissione Ue sarà ancora più attenta nei confronti dell’Italia. A tutto ciò bisogna aggiungere che la ratifica deve necessariamente arrivare entro la fine dell’anno, pena il ritorno al vecchio Mes del 2012. Comprensibile quindi che sia nei corridoi della Commissione che in diverse cancellerie dei Paesi eurozona si guardi con apprensione a un rinvio che sposta la ratifica pericolosamente a ridosso della dead-line. 

Bce: i tassi devono continuare a salire

Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel in un discorso all’apertura di una conferenza di vigilanza bancaria a Francoforte sostiene: “La Bce deve continuare ad aumentare i tassi di interesse”. Nagel non ha parlato di possibili aumenti dei tassi di interesse immediatamente dopo l’estate, ma ha sottolineato l’elevato grado di incertezza in cui opera attualmente la politica monetaria. “Dal punto di vista odierno - ha detto - i tassi di interesse devono continuare a salire”. Dopo il rialzo di 25 punti base deciso a giugno, un ulteriore aumento nella riunione del 27 luglio appare ormai certo come preannunciato dalla presidente Christine Lagarde. Secondo Nagel, l’alto livello di incertezza non riguarda solo il breve termine: “I salari potrebbero anche aumentare più del previsto – ha detto – ma ciò prolungherebbe l’ondata di inflazione attraverso effetti di secondo impatto. Anche i prezzi elevati dell’energia, delle materie prime e di altri prodotti primari potrebbero essere trasferiti ai clienti finali in misura maggiore rispetto alle attuali proiezioni”. Secondo Nagel, ci saranno anche sviluppi a lungo termine che potrebbero aumentare l’inflazione. “In primo luogo, stiamo assistendo a una trasformazione geopolitica che probabilmente non ha precedenti nel secolo in corso”  

Le aspettative mediane dei consumatori dell’area euro per l’inflazione nei prossimi 12 mesi sono scese al 3,9% a maggio, dal 4,1% di aprile, mentre quelle per l’inflazione a tre anni sono rimaste invariate al 2,5%. Lo rivela la consueta indagine mensile della Bce, secondo cui l’incertezza sulle aspettative di inflazione nei prossimi 12 mesi è scesa al livello più basso dal marzo 2022 (dopo l’inizio della guerra della Russia in Ucraina), pur rimanendo al di sopra dei livelli osservati prima. Le aspettative di inflazione sono rimaste ben al di sotto del passato tasso di inflazione percepito, in particolare su un orizzonte di tre anni. Secondo i dati Bce, inoltre, il tasso mediano di inflazione percepito nei 12 mesi precedenti è sceso all’8,0% a maggio 2023, dall’8,9% di aprile.

Meloni parla di miracolo italiano agli industriali di Assolombarda

Il nuovo “piccolo miracolo italiano”, un Paese che cresce più delle aspettative e della media Ue, e una nave, “la più bella del mondo”, che pure un po' acciaccata può sfidare qualsiasi onda. È quasi un intervento motivazionale quello che Giorgia Meloni fa davanti agli industriali di Assolombarda. Nei 27 minuti del suo intervento riceve diversi applausi, quando sottolinea che la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella sociale ed economica, quando ricorda i risultati delle battaglie a Bruxelles sull'auto, quando insiste sulla necessità di perseguire la “neutralità tecnologica”. La Meloni elenca le priorità e le sfide, a partire dal Pnrr e dallo scorporo degli investimenti strategici nel nuovo Patto di stabilità Ue, ma indica linee di azione generali più che risposte concrete: annuncia a breve, in Cdm ad agosto, un chips act italiano, per rendere l'Italia competitiva nell'high tech, e per la primavera del prossimo anno un “documento globale di politica industriale” per il made in Italy. Resta vaga sul cavallo di battaglia degli industriali, quel taglio del cuneo indispensabile a rendere le imprese competitive con la concorrenza straniera e che lo stesso Bonomi mette in cima alle priorità insieme agli incentivi per industria 5.0. Ci saranno meno tasse per chi investe nella transizione e “nelle risorse umane” grazie alla riforma fiscale, assicura la premier, che garantisce anche che il Governo è alla ricerca delle risorse per rendere strutturale il taglio del cuneo applicato quest'anno (6 punti fino a 35 mila euro, 7 punti entro i 25mila euro). 

Visco: occorre procedere con prudenza nella politica monetaria

L’attuale situazione economica richiede “buone dosi di prudenza e pazienza” nelle strategie di politica monetaria, perché finché l’inflazione resta elevata, bisogna comunque “valutare e anticipare gli effetti” della stretta sulla ripresa. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, mette in guardia sui rischi dell’aumento dei tassi d’interesse e nel suo intervento all’assemblea dell’Abi lancia un chiaro monito alla Bce: “Non comprendo e continuo a non condividere, a questo riguardo, osservazioni che spingerebbero a preferire il rischio di essere più, anziché meno, restrittivi”. Il rapido aumento dei tassi d’interesse sta riducendo la capacità di rimborsare i prestiti. “Nei primi tre mesi di quest’anno - è la riflessione - si sono registrati primi, possibili segnali in questa direzione: l’incidenza del flusso di prestiti che presentano ritardi nei pagamenti, anche se non ancora tali da richiedere una classificazione come deteriorati, è infatti raddoppiata, all’1,6% del complesso dei finanziamenti ed è altrettanto importante assicurare un adeguato livello di copertura dei crediti deteriorati, soprattutto per le banche meno significative.”

L’impatto del rialzo dei tassi ha avuto ripercussione dirette anche sul credito, portando a un repentino incremento degli interessi sui mutui e sui prestiti alle imprese. “Dal dicembre del 2021 al maggio di quest’anno - spiega il numero uno di Palazzo Koch - i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese e sui nuovi mutui alle famiglie sono cresciuti in Italia rispettivamente di circa 360 e 280 punti base, portandosi al 4,8 e 4,2%”. Il fenomeno, ha spiegato, “è in parte riconducibile alla abbondante liquidità accumulata dagli intermediari a seguito delle misure accomodanti adottate nell’ultimo decennio dal Consiglio direttivo della Bce per contrastare i rischi di deflazione, mantenute durante la pandemia.” Secondo Bankitalia sono saliti significativamente gli esposti dei clienti relativi alle richieste di rinegoziazione di mutui ipotecari a tasso variabile. “Dato molto preoccupante, destinato purtroppo a peggiorare visti i continui rialzi dei tassi di interesse da parte della Bce”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Istat: Rapporto annuale 2023

A Palazzo Montecitorio il Presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli ha illustrato il “Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese”. Terminato nel primo trimestre 2022 lo stato di emergenza sanitaria nazionale, nel corso dell’anno sono emersi nuovi elementi di criticità. Il forte rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime, accentuato dal conflitto in Ucraina, ha condizionato l’evoluzione dell’economia, con rilevanti aumenti dei costi di produzione per le imprese e dei prezzi al consumo per le famiglie. Nonostante l’attenuarsi della fase più critica della crisi energetica, nel primo trimestre 2023, l’andamento dell’inflazione condizionerà l’evoluzione dei consumi e dei salari reali nel prossimo futuro. Non mancano, tuttavia, segnali favorevoli. Nel 2022 è proseguita la fase di recupero dell’attività produttiva iniziata nel primo trimestre 2021. A fine anno il saldo commerciale è tornato in attivo. Dati incoraggianti arrivano dal mercato del lavoro, in cui all’aumento degli occupati si è associata la diminuzione dei disoccupati e degli inattivi. Nel primo trimestre 2023 si registra una dinamica congiunturale positiva per il Pil, superiore a quella delle altre economie dell’Unione europea, trainata soprattutto dal settore dei servizi. La manifattura mostra invece segnali di rallentamento. 

Sul fronte demografico, gli effetti dell’invecchiamento della popolazione si fanno sempre più evidenti: il consistente calo delle nascite registrato nel 2022 rispetto al 2019, circa 27 mila nascite in meno, è dovuto per l’80 per cento alla diminuzione delle donne tra 15 e 49 anni di età e per il restante 20 per cento al calo della fecondità. L’invecchiamento è destinato ad accentuarsi nei prossimi anni, con effetti negativi sul tasso di crescita del Pil pro capite. Gli indicatori che riguardano il benessere dei giovani in Italia sono ai livelli più bassi in Europa. Le notevoli risorse finanziarie messe in campo per uscire dalla crisi dovrebbero supportare investimenti che accompagnino e rafforzino il benessere dei giovani nelle diverse fasi dei percorsi di vita, intervenendo fin dai primi anni di vita.



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