Nuovo scontro tra Di Maio e Salvini sullo sforamento del 3%

Nuove tensioni tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. In un botta e risposta a distanza, ormai diventato una vera e propria consuetudine, i due vicepremier si sono attaccati sul tetto del 3%, che per il leader della Lega può essere superato senza problemi, mentre Di Maio innalza un muro e avverte sul rischio spread. “È un dovere superare i vincoli europei, non solo il 3% di rapporto deficit Pil ma anche infrangere il 130-140% di debito”, è la linea leghista. Nessuna apertura dal Movimento 5 stelle, anzi se sale lo spread, oggi ha toccato quota 282, è colpa di queste “sparate irresponsabili”, taglia corto Di Maio.

Il Quirinale osserva con preoccupazione l’aumento dello spread

Sergio Mattarella prosegue la sua normale attività istituzionale ma continua a monitorare l'andamento dei conti pubblici e le parole usate dagli esponenti del governo e della maggioranza sul rapporto con l'Europa. Intanto dopo i nuovi rialzi dello spread, si è cercato di porre un rimedio: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affermato di confidare che tutto si riconduca nei giusti binari, mentre il ministro dell'economia Giovanni Tria ritiene ingiustificato il nervosismo dei mercati. Nessun commento dal Quirinale ma il Presidente segue da giorni con attenzione l'andamento dei titoli di stato e s’informa sulle possibili ripercussioni delle fibrillazioni dei mercati sull'economia reale. Da tempo è consapevole che siamo di fronte a un classico nervosismo preelettorale da parte dei partiti, ma non è difficile immaginare che la preoccupazione si spinga oltre, visto che in autunno il Governo dovrà varare una manovra economica che si annuncia pesante. Molti esponenti del Governo assicurano che, una volta superato lo scoglio delle urne, le polveri si depositeranno e si procederà a un nuovo accordo di governo e a una nuova trattativa con l'Europa e si metterà testa alla costruzione della legge di bilancio 2020. Pur senza mai entrare nel dibattito, il Capo dello Stato ha sottolineato che “in una fase di congiuntura economica debole, anche sul fronte della domanda interna, è necessario uno sforzo collettivo con misure appropriate per rilanciare la fiducia di famiglie e imprese, gli investimenti, l'innovazione, i finanziamenti all'economia reale e l'occupazione”.

Tensione all’Eurogruppo. Tria sotto attacco

C’è aria di campagna elettorale all'Eurogruppo, a dieci giorni dalle elezioni europee. Appena giunto alla riunione dei Ministri delle finanze della zona euro, il ministro dell’economia Giovanni Tria ha immediatamente precisato che tutto va come definito nei programmi di Governo, l'Iva non si tocca. “C'è un Def che è stato approvato dal Governo ed è stato approvato dal Parlamento, che ha fatto anche una risoluzione in cui chiede, com'è noto, di non aumentare l'Iva. Tutto sta negli obiettivi di finanza pubblica specificati nel Def”. Invece di ritoccare l'Iva, secondo il ministro, è preferibile pensare a dare maggior peso alle imposte indirette. Tria è arrivato a Bruxelles sull'onda delle polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Matteo Salvini, che si è detto pronto a violare le regole europee e a far volare il debito italiano fino al 140% del Pil se dovesse servire a ridurre la disoccupazione. L'accoglienza nella capitale belga è gelida. “Per noi un debito al 130% del Pil è già tanto” ha ammonito subito Pierre Moscovici; il Commissario agli affari monetari dice di non voler rispondere direttamente al vicepremier italiano, ma la stoccata non manca: “Le discussioni che abbiamo avuto con il Governo italiano a dicembre sono state lunghe, non facili, ma costruttive, e si sono basate precisamente sull'idea che il debito avesse raggiunto un picco ed è sulla base di queste discussioni che si è arrivati a un accordo. Non c'è alcuna ragione di pensare diversamente”.

Francia e Austria criticano l’Italia sui conti pubblici

In gioco c'è la credibilità, non solo dell'Italia, ma di tutta la zona euro. Il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno rincara la dose e precisa: “Il governo italiano ha preso degli impegni l'anno scorso. Ora aspettiamo i risultati”. Quelli che attende anche l'Austria e il suo ministro delle finanze Hartwig Löger, protagonista di un vero e proprio duello con Tria: “Non siamo pronti a pagare per i debiti dell'Italia. Spingendo in modo deliberato la spirale del debito italiano, non si può più escludere che l'Italia diventi una seconda Grecia”, ha affermato l'austriaco, suscitando la pronta reazione del ministro Tria, che ha dichiarato “L'Italia non chiede che qualcuno paghi per proprio debito. Prima di parlare il Ministro dovrebbe pensare”. “Girerei questo suggerimento a Salvini”, la pronta risposta di Löger, per poi concludere: “Mi aspetto una posizione ferma da parte della Commissione Europea”. Più moderata ma ugualmente ferma anche la posizione francese: le regole valgono per tutti. “Siamo tutti vincolati dalle norme della zona euro. E siamo tutti legati dalla solidarietà, quello che succede a un Paese della zona euro ha un impatto diretto sugli altri 18. Dobbiamo tenerlo tutti a mente”, afferma il Ministro delle finanze francese Bruno Le Maire. Il verdetto per l'Italia scatterà il 5 giugno, poco dopo le elezioni europee quando la Commissione Europea presenterà le raccomandazioni per ogni Paese: “Valuteremo la compliance dei conti pubblici italiani dopo il voto europeo nell'ambito del semestre Ue; siamo pronti a tenere conto dei risultati del 2018 e di quanto già fatto nel 2019”, ha ribadito Pierre Moscovici. Per poi aggiungere in merito all'aumento dello spread: “Non commento i movimenti di mercato, ma quello che so è che ci sono state delle dichiarazioni recentemente che possono aver creato movimenti”.

Istat, i dati sull’industria a marzo: +0,3% del fatturato, +2,2% gli ordinativi

Il fatturato dell'industria cresce a marzo. Lo stima l'Istat che indica un aumento congiunturale dello 0,3% con il proseguimento della dinamica positiva registrata nei due mesi precedenti. Nel primo trimestre l'indice complessivo è cresciuto dello 0,9% rispetto all'ultimo trimestre del 2018. L'incremento, commenta l'Istat, è diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie, ad eccezione di quello dell'energia. Anche gli ordinativi registrano a marzo un incremento congiunturale del 2,2%, mentre nella media del primo trimestre del 2019 sono rimasti invariati rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. La dinamica congiunturale del fatturato è sintesi di una contenuta flessione del mercato interno (-0,3%) e di un sostenuto aumento di quello estero (+1,5%). Per gli ordinativi l'incremento congiunturale riflette una leggera contrazione delle commesse provenienti dal mercato interno (-0,5%) e una marcata crescita di quelle provenienti dall'estero (+6,2%).

Istat ad aprile l’inflazione sale dell'1,1% sull'anno e dello 0,2% sul mese

Il tasso di inflazione ad aprile sale all'1,1% ad aprile dall'1% di marzo, secondo i dati dell'Istat, che ha confermato le stime preliminari. L'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta anche dello 0,2% rispetto al mese precedente. La lieve accelerazione è dovuta ai ponti tra la Pasqua e la Festa della Liberazione. A trainare sono le dinamiche dei prezzi dei trasporti (da +0,5% di marzo a +2,8%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei beni energetici non regolamentati. Per i prodotti di largo consumo si attenuano le tensioni sui prezzi: decelerano sia quelli dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +1,1% a +0,3%), sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +1,5% a +1,1%).

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Settimana Economica 11 - 17 maggio 2019



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