Svb, il più grande fallimento bancario Usa dal 2008. Gentiloni: non c'è un rischio contagio in Europa

L'improvviso fallimento della Silicon Valley Bank (Svb), chiusa dalle autorità americane, ha portato caos e panico nel settore bancario, con i mercati che si interrogano sulle conseguenze del più grande fallimento di una banca a stelle e strisce negli Stati Uniti dalla crisi finanziaria del 2008. La banca non era più in grado di far fronte ai massicci prelievi dei suoi clienti, principalmente operatori tecnologici, e i suoi ultimi tentativi di raccogliere liquidità non hanno avuto successo. Le autorità americane hanno quindi ufficialmente preso possesso della banca affidandone la gestione all'agenzia americana preposta alla garanzia dei depositi (Fdic). Poco nota al grande pubblico, Svb si era specializzata nel finanziamento di start-up ed era diventata la 16esima banca americana per dimensione di asset: a fine 2022 contava 209 miliardi di dollari di asset e circa 175,4 miliardi di depositi. La sua scomparsa rappresenta non solo il più grande fallimento bancario da quello della Washington Mutual nel 2008, ma anche il secondo più grande fallimento di una banca al dettaglio negli Stati Uniti. 

"Non credo che ci sia un reale rischio di contagio in Europa al momento". Lo ha detto il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, arrivando alla riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles. "Stiamo monitorando la situazione in contatto con la Bce - ha affermato parlando del crack di Silicon Valley Bank - Prendiamo atto delle iniziative prese dalle autorità Usa per limitare il contagio" e sottolineiamo anche che "le banche europee applicano gli standard prudenziali di Basilea". Gentiloni ha segnalato anche come fosse "prevedibile" un "impatto" sull'andamento dei titoli finanziari delle banche europee della crisi della Silicon Valley Bank. "Direttamente non c'è alcun contagio. La possibilità di un impatto indiretto è una cosa che dobbiamo monitorare, ma per il momento non vediamo un rischio significativo", ha affermato.

La Bce alza i tassi, ma il board è diviso. Lagarde: non ci sono problemi di liquidità in Ue 

L'inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Pertanto, il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE, in linea con la sua determinazione ad assicurare il ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2% a medio termine. Il tasso sui depositi, in pratica, aumenta al 3%, mentre quelli di rifinanziamento principale e marginale salgono rispettivamente al 3,5% e al 3,75%. La decisione, come ha spiegato in conferenza stampa la presidente della Banca centrale Christine Lagarde, è stata presa a maggioranza semplice, in considerazione delle turbolenze in atto nel settore, con il fallimento di due banche statunitensi e la crisi dell'istituto svizzero Credit Suisse. "Tre-quattro membri del board BCE non hanno sostenuto la scelta di aumentare dello 0,5% i tassi di interesse, ma non perché erano contrari in principio, ma perché forse volevano prendere più tempo per vedere come si evolveva la situazione" assicura Lagarde. 

Nella sua nota ufficiale, la BCE assicura di seguire con attenzione le tensioni in atto sui mercati e di essere pronta pronto "a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell'area dell'euro". Allo stesso tempo però assicura che "il settore bancario dell'area dell'euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. In ogni caso," la BCE dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell'area dell'euro, qualora ve ne sia l'esigenza, e per preservare l'ordinata trasmissione della politica monetaria". Secondo Lagarde "cominciamo a vedere la trasmissione delle nostre politiche monetarie, che è quello che ci aspettiamo". 

Tajani: la Bce non si sta muovendo nella giusta direzione

Nella crisi, innescata dalla guerra in Ucraina, la reazione dell'Ue "ha avuto chiari-scuri: ha messo un tetto al prezzo del gas per battere l'inflazione e da questo punto di vista l'Ue ha battuto un colpo ma secondo me l'Ue della moneta, mi riferisco alla Bce, non si sta muovendo nella giusta direzione, anche se c'è stato un inizio di ripensamento. A nostro giudizio non è un buon modo di affrontare l'inflazione". Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al Forum Ansa-Pe. "Io condivido quello che dicono il governatore di Bankitalia e il presidente di Confindustria, con questa linea si mettono in difficoltà famiglie e imprese... Negli Usa c'è un'altra situazione", ha aggiunto.

Giorgetti: nuovo Dipartimento Mef in linea con tempi economia e approccio europeo

Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha presentato in Consiglio dei ministri la nuova organizzazione del ministero (Mef). In particolare - spiega una nota del dicastero - il Dpcm prevede un nuovo dipartimento ('dipartimento dell'Economia') a cui sono attribuite competenze in materie di interventi finanziari nell'economia (tra gli altri nei settori delle infrastrutture, sostegno all'export, garanzie pubbliche, sostegno sociale e all'expo), valorizzazione del patrimonio pubblico gestione delle partecipazioni societarie dello Stato e tutela degli attivi strategici. Al Tesoro sono attribuite le competenze sulla programmazione economico finanziaria, la gestione del debito pubblico, i rapporti finanziari europei e internazionali, la regolamentazione e vigilanza finanziaria. Si aggiunge la direzione per i Rapporti con gli investitori e istituzioni finanziarie.

Entrambi i dipartimenti (Economia e Tesoro) - precisa il Mef - si avvarranno del consiglio tecnico scientifico degli esperti. Inoltre, al dipartimento della Ragioneria è stato istituito l'ispettorato generale del Pnrr che, in continuità con il precedente servizio, svolgerà attività di coordinamento nelle fasi di gestione, monitoraggio e rendicontazione del Pnrr. La riorganizzazione del Mef passa ora al vaglio del Consiglio di Stato e solo successivamente potrà diventare operativa. "E' un passaggio importante - dice Giorgetti - che va nella direzione della razionalizzazione del sistema coerente con i nuovi tempi dell'economia e in linea con il nuovo approccio europeo". 

Istat: industria, produzione in calo dello 0,7% a gennaio, +1,4% su anno

A gennaio la produzione industriale è diminuita dello 0,7% rispetto a dicembre. Lo rende noto l'Istat. Nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione diminuisce dell'1% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale per i beni di consumo (+0,9 %) e l'energia (+0,1 %). Diminuiscono invece i beni strumentali (-2,0 %) e i beni intermedi (-0,6 %). "A gennaio - evidenzia l'Istat - si registra una lieve diminuzione congiunturale della produzione industriale; in calo risulta pure il complesso del trimestre novembre-gennaio rispetto ai tre mesi precedenti. Tra i principali raggruppamenti di industrie si rileva una dinamica mensile positiva per i beni di consumo e per l'energia, mentre sono in flessione i beni intermedi e quelli strumentali. Cresce in termini tendenziali l'indice corretto per gli effetti di calendario. Sempre su base tendenziale, si registrano variazioni positive per i beni strumentali e i beni di consumo, a fronte di flessioni per i beni intermedi e l'energia". 

Secondo la rilevazione dell'Istat, a gennaio 2023 l'indice complessivo - corretto per gli effetti di calendario - aumenta in termini tendenziali dell'1,4 % (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 20 di gennaio 2022). Si registrano incrementi tendenziali per i beni strumentali (+7,0 %) e per i beni di consumo (+5,3 %); evidenziano una diminuzione, invece, i beni intermedi (-3,6 %) e l'energia (-7,4 %). Tra i settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali positive si segnalano la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,3 %), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+14,3 %) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+11,8 %). Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di prodotti chimici (-10,8 %), nell'industria del legno, della carta e della stampa (-10,4 %) e nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-9,3 %). 



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