Def, maggioranza si impegna a non aumentare Iva. Tria: Troveremo le risorse

Via libera al Documento di Economia e Finanza, ma resta l'enorme incognita dell'Iva. Il possibile aumento dell'imposta sul valore aggiunto continua a infiammare il dibattito politico perché il Governo potrebbe essere costretto ad alzare le aliquote così da non dover trovare coperture per 23 miliardi nel 2020 e 29 miliardi nel 2021. È vero che M5S e Lega nella risoluzione di maggioranza che dà luce verde al DEF mettono avanti le mani impegnando l'esecutivo ad adottare misure per il disinnesco delle clausole di salvaguardia fiscali per l’anno prossimo, ma non è per nulla chiaro come si bloccherà l'aumento. La risoluzione di maggioranza, approvata con 272 voti favorevoli alla Camera e 161 al Senato, si limita a non prevedere misure di incremento della tassazione sui patrimoni. Insomma, si mette nero su bianco che non ci dovranno essere patrimoniali. È quindi molto probabile che si useranno le forbici sulla spesa pubblica, visto che a livello fiscale si vuole portare avanti la battaglia per la flattax, alleviando l'imposizione a carico dei ceti medi. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha assicurato che le risorse verranno trovate, che le clausole saranno disinnescate e che questo problema verrà affrontato quando si disegnerà la legge di bilancio 2020, assieme alla riforma fiscale.

A febbraio cresce ancora il debito pubblico

Il debito della pubblica amministrazione è in lieve salita a 2.363, 6 miliardi di euro circa a febbraio, rispetto ai 2.363,4 di gennaio. A comunicarlo la Banca d'Italia nel bollettino Fabbisogno e debito. Nel 2018 il debito della pubblica amministrazione è salito a circa 2.322 miliardi, (pari al 132,2% del pil secondo la stima Istat di aprile) rispetto ai 2.316,6 miliardi indicati il 15 marzo scorso con una variazione di circa +5,3 mld. Lo comunica la Banca d'Italia, spiegando inoltre che sempre rispetto ai dati di marzo, il debito è stato rivisto al rialzo di 0,8 miliardi nel 2016 e di 5,5 miliardi nel 2017 e 5,3 miliardi nel 2018. Le revisioni, spiega via Nazionale, riflettono principalmente l’ampliamento del perimetro delle Amministrazioni pubbliche definito dall’Istat in accordo con l’Eurostat. Sono calate allo stesso tempo a 31,2 miliardi le entrate complessive dello Stato a febbraio, in calo rispetto ai 37,4 di gennaio con una variazione negativa di circa 6 mld. Nel dettaglio le entrate tributarie sono scese a circa 29 mld (28,9 mld) dai 34,5 di gennaio. Nel secondo mese dell'anno è cresciuto inoltre a 10 miliardi di euro, contro i 6,9 miliardi dello stesso mese dell'anno precedente, il fabbisogno delle amministrazioni centrali al netto delle dismissioni, comunica inoltre la Banca d'Italia spiegando che le revisioni del fabbisogno alla luce dell'ampliamento del perimetro delle Amministrazioni pubbliche definito dall'Istat in accordo con l'Eurostat sono di entità limitata.

Istat, il mercato interno spinge il rialzo del fatturato a febbraio

Dopo il dato positivo sulla produzione anche quello su fatturato dell'industria, a febbraio, mette in evidenza possibili segnali di ripresa dell'economia. Secondo i numeri diffusi dall'Istat i ricavi registrano un nuovo, seppure modesto, aumento congiunturale: +0,3%. L'istituto di statistica spiega che la crescita è sostenuta dal mercato interno (+0,8%), mentre risultano in calo i ricavi di quello estero (-0,9%). Su base annua il fatturato totale sale dell'1,3% (dato corretto per gli effetti di calendario), con incrementi sia sul fronte nazionale che estero. Deludente invece il dato sugli ordini, che a febbraio torna a scendere, segnando un ribasso del 2,7% rispetto a gennaio. Il dato, secondo l'Istat, riflette una leggera contrazione delle commesse provenienti dal mercato interno (-0,4%) e una più marcata diminuzione di quelle arrivate dall'estero (-6,0%). Anche su base annua si registra una flessione complessiva del 2,9% (in termini grezzi), su cui pesa una perdita del 7,7% sull'estero, la peggiore dal giugno del 2017.

Italia, prezzi al consumo in aumento dello 0,3% a marzo

L’Istat stima per il mese di marzo 2019 un indice nazionale dei prezzi al consumo in aumento dello 0,3% rispetto a quello registrato al mese precedente e dell’1% tendenziale. Il dato risulta in linea con quello di febbraio e con la stima preliminare. A rendere noti i valori per il terzo mese dell’anno è l’istituto Nazionale di Statistica che ha spiegato anche l’origine della stabilità dell’inflazione. Questa sarebbe la sintesi di due dinamiche contrapposte, da una parte quella dell‘accelerazione dei beni energetici non regolamentati, che passano da +0,8% a +3,3%, e dall’altra il rallentamento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, in contrazione dal 3,7% all’1,9%, dei servizi relativi ai trasporti, in calo da +0,9% a +0,5% e dei tabacchi che si riducono da +4,5% a +4,0%.

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Settimana Economica 13 - 19 aprile 2019

 



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