Il commissario agli Affari economici della Unione Europea, Pierre Moscovici, in conferenza stampa, ha abbandonato la tradizionale diplomazia dei vertici europei ed è entrato a piedi uniti nel dibattito elettorale italiano.

Rispondendo a una domanda specifica, Moscovici ha bocciato senza mezzi termini l’idea lanciata dal candidato premier del Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio ha proposto di sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil per fare investimenti a elevato moltiplicatore, cioè con un alto impatto sulla crescita e economica.

L’obiettivo di Di Maio sarebbe quello spendere un po’ di più, contravvenendo alle regole comunitarie, per far salire con maggiore velocità il prodotto interno lordo, affinché si abbassi il rapporto debito/pil. Secondo il leader pentastellato se la ricchezza nazionale aumenta a un tasso maggiore dell’indebitamento, lo stesso debito diventa più sostenibile. 

Un’ipotesi che il commissario europeo ha giudicato come un “controsenso assoluto”. In conferenza stampa ha chiarito che “l’Italia deve continuare a rispettare la regola del tetto del 3% al rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, perché solo in questo modo la sua economia può crescere”. Moscovici ha poi ribadito l’importanza che il prossimo Governo sia fortemente pro-europeo e che soprattutto garantisca la stabilità politica ed economica.

Affermazioni che non stupiscono, visto e considerato i forti timori per il risultato elettorale e soprattutto per la possibilità che venga meno quella convergenza di vedute, creatasi soprattutto sulle questioni economiche, instaurata con il Presidente del consiglio Paolo Gentiloni e il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan.

Intanto, in vista del dopo voto, il premier ha ribadito quanto sarà importante, nella prossima legislatura, “non dimenticare che uno degli obiettivi dovrà essere passare dalla stabilizzazione e leggerissima discesa del debito a una fase di riduzione graduale, sostenibile e significativa del nostro debito pubblico”. Ragion per cui ha giudicato estremamente pericoloso mettere in discussione quanto fatto in questi anni come la riforma del fisco e soprattutto delle pensioni.

Secondo Gentiloni infatti i conti pubblici “sono molto in ordine e la crescita è tornata ad essere stabile”. Ragion per cui bisogna “partire dalla consapevolezza che questi risultati sono costati sacrifici alle famiglie e alle imprese e che non possono essere dilapidati” con promesse irrealizzabili o insostenibili. “Non è il tempo delle cicale”.

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Settimana economica 13 - 19 gennaio 2018



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