La Bce fa il punto sull’incremento dell’inflazione e il debito finanziario 

Un rialzo dell'inflazione dell'area euro all'1,6%, in teoria una buona notizia visto che non accadeva dal 2019 ed è il preciso obiettivo della Bce, ma è bastato a mandare in tilt le Borse europee sui timori di una futura stretta monetaria. È il paradosso in cui si trova Francoforte, il cui Rapporto sulla stabilità finanziaria ha evocato una serie di rischi, da una bolla finanziaria al maxi-debito delle imprese, contribuendo a mettere gli investitori in allerta. Dopo un 2020 passato con inflazione negativa, il dato pubblicato dall'Eurostat non avrebbe dovuto stupire nessuno. L'inflazione nell'area euro è salita all'1,6%, principalmente a causa di un effetto base che risente proprio della bassa crescita dei prezzi di un anno fa, nel pieno della pandemia. La presidente della Bce Christine Lagarde da tempo avvertiva che ci sarebbe stata una fiammata dei prezzi nel 2021 che avrebbe portato l'inflazione vicina all'agognato obiettivo del 2%. Destinata però a non durare. E dunque, non tale da giustificare un ripensamento della politica monetaria iper-espansiva che ruota attorno ai tassi ufficiali negativi e agli acquisti del debito col programma pandemico. L'inflazione all'1,6%, però, fa il suo effetto: in fondo è ai massimi da un paio d'anni. E, soprattutto, si accompagna a una ripresa davvero decisa dei prezzi negli Usa (4,2% ad aprile) che, sommata al massiccio stimolo di bilancio voluto da Biden, dall'altra parte dell'Atlantico ha aperto ufficialmente il dibattito su quando la Fed dovrà invertire la marea dell'espansione monetaria. Un interrogativo che è destinato ad alimentare il dibattito delle prossime settimane e che senza dubbio potrà avere effetti sul contesto europeo.

Mario Draghi lancia il nuovo decreto sostegni bis da 40 miliardi

Mario Draghi presenta il decreto sostegni bis, un provvedimento da 40 miliardi per imprese, lavoro, professioni, sanità, giovani. La prospettiva è un rimbalzo del Pil già in questo trimestre, con spinta al rialzo delle previsioni di crescita. La “crescita sostenuta”, avverte il premier, “arriverà solo con il Recovery plan a regime, perciò il Governo porterà la prossima settimana in Cdm i decreti su semplificazioni e governance, essenziali a far partire il piano”. Sulla strada, però, si vedono gli ostacoli e si moltiplicano le sortite dei partiti di maggioranza, distinguo, proposte solitarie. Draghi le accoglie con gelido garbo: boccia la tassa di successione per i super-ricchi proposta da Enrico Letta e stoppa le voci su una sua possibile successione a Sergio Mattarella, bollando come “impropria” l'ipotesi avanzata da Matteo Salvini. Niente fughe in avanti è l'avviso: “Decide il Parlamento”. Draghi si presenta in conferenza stampa dopo due ore di discussione in Cdm sull’ennesimo provvedimento economico per tamponare i danni del Covid. Si discute norma su norma, senza screzi, ma con alcune correzioni al testo in entrata: alla fine si contano 17 miliardi per le imprese e le professioni, con nuovi criteri dei ristori e l'inclusione di altre 370mila partite Iva, e 9 miliardi di aiuti sul credito e la liquidità delle imprese. Ci sono norme per wedding e sport, per i lavoratori dello spettacolo, per la scuola, per i Comuni in difficoltà, per il Commissario all'emergenza; c’è un intervento per accelerare la produzione dei vaccini; sotto i riflettori c’è poi un pacchetto da 4 miliardi per i lavoratori e le fasce in difficoltà e per attutire gli effetti del blocco dei licenziamenti

Il commercio estero continua a crescere: +3,2% a marzo e +28,1% sull’anno 

A marzo l’Istat stima una crescita congiunturale per i flussi commerciali con l'estero, più intensa per le importazioni (+6,0%) che per le esportazioni (+3,2%). L'incremento su base mensile dell'export è dovuto all'aumento delle vendite sia verso l'area Ue (+3,7%) sia verso i mercati extra Ue (+2,6%). A marzo 2021, l'export sale su base annua del 28,1%; la crescita è più sostenuta verso l'area Ue (+32,6%) rispetto all'area extra Ue (+23,2%). L'import registra un aumento tendenziale più marcato (+35,1%), con incrementi di analoga entità verso entrambi i principali mercati di sbocco, Ue ed extra Ue.  L'Istat osserva che nel confronto con marzo 2020, quando anche il commercio con l'estero iniziò a subire gli effetti dell'emergenza sanitaria, la crescita dell'export è molto marcata e diffusa a livello settoriale e verso tutti i principali paesi partner. Le vendite di macchinari e metalli forniscono il contributo più ampio (+9 %) al forte incremento tendenziale delle esportazioni. Anche la crescita su base annua dell'import, più marcata di quella dell'export, interessa in modo generalizzato tutti i settori. Tra i settori che contribuiscono all'aumento tendenziale dell'export si segnalano macchinari e apparecchi (+32,3%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+35,4%), autoveicoli (+80,1%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+43,6%) e articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+57,4%). Solo le vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-9,3%) sono in calo. 

Su base annua, le esportazioni crescono verso tutti i principali paesi partner; i contributi maggiori riguardano le vendite verso Germania (con un aumento del 30,6%), Francia (+39,0%), Spagna (+37,4%), Svizzera (+35,7%) e Paesi Bassi (+51,6%). Nel primo trimestre del 2021, rispetto al precedente, l'export aumenta del 2,6%, l'import del 5,0% e sempre nel primo trimestre la crescita tendenziale dell'export (+4,6%) è dovuta in particolare all'incremento delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+13,7%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+8,5%), autoveicoli (+22,3%) e apparecchi elettrici (+14,9%). La stima del saldo commerciale a marzo 2021 è pari a +5.190 milioni di euro (era +5.701 a marzo 2020). Al netto dei prodotti energetici il saldo è pari a +7.984 milioni (era +7.707 a marzo scorso). Nel mese di marzo 2021 i prezzi all'importazione aumentano dell'1,9% su base mensile e del 4,2% su base annua.

L’Istat conferma le stime sull’inflazione: +0,4% ad aprile e +1,1% sull’annuo

L’Istat stima che ad aprile l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,4% su base mensile e dell'1,1% su base annua (da +0,8% di marzo). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e al netto dei soli beni energetici, la crescita dei prezzi decelera e si porta in entrambe le misure +0,3% da +0,8% di marzo. L'accelerazione tendenziale dell'inflazione si deve essenzialmente ai prezzi dei beni energetici, la cui crescita passa da +0,4% di marzo a +9,8% a causa sia dei prezzi della componente regolamentata, che invertono la tendenza da -2,2% a +16,8%, sia di quelli della componente non regolamentata (che accelerano da +1,7% a +6,6%); tale dinamica è solo in parte compensata dall'inversione di tendenza dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, da +1,0% a -0,3%, e di quelli dei servizi relativi ai trasporti, da +2,2% a -0,7%. L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+3,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4%), degli energetici non regolamentati e degli alimentari non lavorati (+1,0% per entrambi), solo in parte compensata dalla diminuzione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-1,2%). L'inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,2% per l'indice generale e a +0,6% per la componente di fondo. 

Istat: a marzo produzione nelle costruzioni +3,6%, su anno +78,9%

L’Istat è chiara: a marzo si stima che l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni cresca del 3,6% rispetto a febbraio. Nella media del primo trimestre 2021 la produzione nelle costruzioni aumenta del 5,4% rispetto al trimestre precedente. Su base tendenziale l'indice grezzo della produzione nelle costruzioni aumenta del 78,9%, mentre l'indice corretto per gli effetti di calendario registra una crescita del 74,5%. Nella media dei primi tre mesi del 2021, l'indice grezzo mostra un incremento del 19,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre l'indice corretto per gli effetti di calendario cresce del 20,9%. A marzo l'indice destagionalizzato della produzione nel settore delle costruzioni continua a crescere, collocandosi, per il terzo mese consecutivo, al di sopra dei livelli prepandemici di febbraio 2020. Una dinamica congiunturale fortemente positiva si registra anche nella media del primo trimestre 2021. In termini tendenziali a marzo la produzione nelle costruzioni segna una variazione positiva record sia nella serie grezza (+78,9%), sia nella serie corretta per gli effetti di calendario (+74,5%) dovute al confronto con i livelli eccezionalmente bassi del corrispondente mese dello scorso anno, quando furono adottate le prime misure di chiusura per il contrasto dell'emergenza sanitaria. 

 



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