L'inflazione vola, Bce e Fed verso una stretta

La corsa della Fed e della Bce al rialzo dei tassi d'interesse va verso una nuova stretta a ridosso di fine mese, prima di un probabile rallentamento a dicembre. E i dati sull'inflazione nell'area euro, anche se meno gravi che nella prima lettura di Eurostat (rivista a 9,9% da 10%) potrebbero rafforzare l'ala dei falchi che preme per un nuovo rialzo da 75 punti base. Negli Usa la Fed, in base al Beige Book che pubblica due settimane prima di ciascuna riunione, sottolinea la crescita dei prezzi che “resta elevata” pur di fronte a un quadro economico in peggioramento. Uno dei numeri che più preoccupano il presidente Jay Powell è l'inflazione “core”, di fondo: escludendo alimentari ed energia, l'8,2% di inflazione complessiva di settembre si riduce appena al 6,6%. Un dato che fa propendere gli economisti per un'altra stretta da 0,75%, la quarta consecutiva, al meeting della Fed dell'1-2 novembre, e che si riflette sui rendimenti dei treasury decennali americani vicini ai massimi di 14 anni. Una settimana prima, il 27 ottobre, toccherà alla Bce tirare le somme fra un'economia sull'orlo della recessione e un'inflazione record. Dietro quella lieve revisione al ribasso, tuttavia, si nascondono cifre che rischiano di remare a favore di una stretta da 75 punti base anche per la Bce. 

L'inflazione “supercore” calcolata da Bloomberg, misura ancora più affinata dell'andamento sottostante dei prezzi, accelera a settembre al 5,8% dal 5,2% di agosto. Un sondaggio della Reuters a una settimana dalla riunione dei governatori a Francoforte, indica che ben 27 economisti su 36 si aspettano un maxi-rialzo da 75 punti base, mentre solo sette vedono un rialzo da mezzo punto e due suggeriscono una stretta-monstre da un punto intero. Fra le colombe nel Consiglio sono rimasti in sei, fra questi il membro del Comitato esecutivo Fabio Panetta e il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, a contrastare il pressing del gruppo dei falchi che ormai conta una decina dei 25 membri del Consiglio direttivo. Ultimo a esprimersi è oggi il governatore sloveno Bostjan Vasle che si aggiunge a quelli che chiedono una nuova stretta da 75 punti base. Mentre il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, torna a spingere per il 'quantitative tightening' ossia per iniziare a scaricare sul mercato i bond comprati in quasi otto anni di Qe. 

È arrivata l’intesa in Ue sull’energia

Dopo dodici ore di tensioni è arrivato l'accordo al fotofinish. L'Ue salva l'unità sul dossier dell'energia e lo fa limando, parola per parola, delle conclusioni che restano abbastanza ambigue da lasciare tutti e 27 soddisfatti a metà; tuttavia, per il partito del price cap e del nuovo Sure sull'energia l'intesa registra dei passi avanti, tanto che Mario Draghi sottolinea “è andata bene”. L'accordo, infatti, mette nero su bianco l'urgenza delle decisioni concrete da prendere sul gas con una serie di misure che includono la piattaforma di acquisti comuni e un nuovo benchmark complementare al Ttf. Il binario da seguire resta quello proposto dalla Commissione il 18 ottobre scorso; le misure, nel concreto, non cambiano: si va dalla piattaforma aggregata per il gas all'incentivazione delle rinnovabili fino a un price cap al gas nella formazione del prezzo dell'elettricità; si potrebbe anche aprire la strada a un nuovo Sure sull'energia. Nelle conclusioni si domanda alla Commissione un'analisi dei costi e benefici sulla misura che, per compensare il differenziale tra prezzo amministrato e prezzo di mercato, comporterebbe un peso eccessivo sui conti pubblici di diversi Paesi membri. Ma l'altra novità è proprio l'apertura che emerge su un possibile nuovo debito comune: tra le misure, infatti, figura “la mobilitazioni di rilevanti strumenti a livello nazionale e Ue” con l'obiettivo di preservare la competitività globale dell'Europa e per mantenere il level playing field e l'integrità del mercato unico. Entro l'inizio di novembre la Commissione Ue si esprimerà molto chiaramente sul price cap “e andremo avanti spediti anche sulla solidarietà finanziaria”, ha spiegato Emmanuel Macron secondo il quale, su quest'ultimo punto, le opzioni di Bruxelles sono due: uno Sure 2 oppure utilizzare i prestiti ancora oggi disponibili (circa 200 miliardi) nel quadro del RePowerEu, dando un po' di flessibilità. 

L'impressione è che i falchi del Nord optino per la seconda strada ma, dalla Germania, dopo mesi di muro qualche concessione è arrivata. E, come prevedibile, a catena anche gli altri “frugali” si sono allineati. “Il focus è sui fondi che già abbiamo ma sul nuovo debito vediamo che si può fare”, ha aperto Olaf Scholz lasciando il vertice. Certo a Berlino è stata data più di una rassicurazione: se le riunioni ministeriali delle prossime settimane getteranno un qualche allarme nel governo un nuovo vertice dei leader sarà convocato. Per ora, tuttavia, Ursula von der Leyen e Charles Michel hanno incassato il loro obiettivo: dimostrare che, di fronte alla Russia, l'Ue è unita.

Inflazione: Istat, in un anno la spesa costa il 10,9% in più, mai così dal 1983

Continua anche a settembre la corsa dell'inflazione in Italia: per l’Istat nel mese di settembre ha raggiunto l'8,9% su base annua e lo 0,3% su quella mensile. La novità è che a spiegare la nuova accelerazione dell'indice nazionale dei prezzi al consumo non sono i beni energetici, quanto i beni alimentari, che vedono un aumento su base annua del 10,9%, il dato più alto da agosto 1983, quando aveva raggiunto l'11,0%. Su base mensile l'aumento è dovuto prevalentemente ai prezzi dei beni alimentari non lavorati (+2,0%), seguito dai beni semidurevoli (+1,0%), i beni durevoli (+0,7%) e gli alimentari lavorati (+0,5%), in parte frenato dal calo dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-4,2% dovuto per lo più a fattori stagionali).

L'Istat spiega che la crescita dei prezzi al consumo accelera per tutti i gruppi di famiglie, ma il differenziale inflazionistico tra le famiglie meno abbienti e quelle con maggiore capacità di spesa continua ad ampliarsi. L'ulteriore accelerazione dell'inflazione su base annua dall'8,4% di agosto si deve soprattutto ai prezzi dei beni alimentari (cresciuti da +10,1% di agosto a +11,4%) sia lavorati (da +10,4% a +11,4%) sia non lavorati (da +9,8% a +11,0%) e a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%). In misura minore contribuiscono anche i prezzi dei beni non durevoli (da +3,8% a +4,6%) e dei beni semidurevoli (da +2,3% a +2,8%). Continuano a crescere i prezzi dei beni energetici (da +44,9% di agosto a +44,5%) sia regolamentati (da +47,9% a +47,7%) sia non regolamentati (da +41,6% a +41,2%), mentre decelerano anche i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +8,4% a +7,2%). Per il 2022 l'inflazione acquisita è pari a +7,1% per l'indice generale e a +3,6% per la componente di fondo. Secondo le stime, l'Istat rileva che l'indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dell'1,6% su base mensile, e del 9,4% su base annua (da +9,1% nel mese precedente); la stima preliminare era +9,5%. Per Coldiretti i rincari della spesa alimentare costeranno alle famiglie italiane 650 euro in più durante l'anno a causa dell'esplosivo impatto dei costi energetici sulla filiera agroalimentare, mentre il Codacons parla di "stangata per gli italiani" da 2.734 euro l'anni per la famiglia tipo, conto che sale a +3.551 euro per una famiglia con due figli. Federconsumatori osserva "ricadute per le famiglie" che "saranno pesantissime" e stima "+2.634,40 euro annui a famiglia, di cui +638,40 euro annui solo nel settore alimentare". 

Commercio estero, Istat: ad agosto export in calo

Secondo l’Istat, ad agosto 2022 si stima una crescita congiunturale per le importazioni (+4,2%) e una flessione per le esportazioni (-3,6%) cui contribuisce il calo delle vendite verso entrambe le aree, intensa per i mercati extra Ue (-6,9%), lieve per l'area Ue (-0,5%). Nel trimestre giugno-agosto 2022, rispetto al precedente, l'export cresce del 3,4%, l'import del 9,5%. Ad agosto 2022, l'export cresce su base annua del 24,8% in termini monetari e dell'1,3% in volume. L'aumento dell'export in valore riflette ampi aumenti nelle vendite sia verso l'area Ue (+27,6%) sia verso i mercati extra Ue (+22,1%). L'import registra un incremento tendenziale del 59,1%, che risulta molto più intenso per l'area extra Ue (+84,0%) rispetto all'area Ue (+36,3%). Tra i settori che più contribuiscono all'aumento tendenziale dell'export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+72,9%), prodotti petroliferi raffinati (+88,0%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+22,7%), e sostanze e prodotti chimici (+29,1%). Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all'incremento dell'export nazionale sono: Stati Uniti (+43,1%), Francia (+26,4%), Germania (+17,1%), Spagna (+36,6%) e Turchia (+72,8%). Prosegue la flessione dell'export verso la Russia (-16,4%). Nei primi otto mesi del 2022, la crescita tendenziale delle esportazioni (+22,1%) è dovuta all'aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+47,3%) e prodotti petroliferi raffinati (+109,3%). 

Ad agosto 2022 il disavanzo commerciale è pari a -9.569 mln di euro, a fronte di un avanzo di 1.015 mln dello stesso mese del 2021. Il deficit energetico raggiunge, in valore assoluto, gli 11.864 milioni (era -3.487 mln un anno prima). L'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici si riduce a 2.295 milioni, da 4.502 milioni di agosto 2021. Ad agosto 2022 i prezzi all'importazione crescono del 3,0% su base mensile e del 23,7% su base annua (era +21,2% a luglio). Ad agosto, il calo congiunturale dell'export è condizionato da operazioni occasionali di elevato impatto (cantieristica navale) verso i mercati extra Ue registrate il mese precedente, al netto delle quali il calo si riduce a -1,3%. Su base annua, la crescita dell'export riflette un aumento sostenuto dei valori medi unitari ed è trainata soprattutto dall'aumento delle vendite di beni di consumo non durevoli, che spiega oltre un terzo dell'incremento delle esportazioni nazionali. Per l'import continuano a pesare le intense dinamiche al rialzo dei prezzi del gas naturale, in primo luogo, e dell'energia elettrica. Il deficit energetico si amplia ulteriormente, raggiungendo in valore assoluto quasi i 12 miliardi e, con una riduzione dell'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici, contribuisce a un disavanzo commerciale di quasi 10 miliardi. L'aumento congiunturale e l'accelerazione della crescita su base annua dei prezzi all'import, ad agosto, sono dovuti al forte rialzo dei prezzi del gas naturale nell'area non euro.



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