Approvate le risoluzioni sul DEF da Camera e Senato

Martedì il DEF ha avuto il via libera sia dalla Camera sia dal Senato. La risoluzione di maggioranza è stata approvata prima a Montecitorio con 330 voti favorevoli, 242 contrari e 4 astenuti, poi a Palazzo Madama con 166 favorevoli, 127 contrari e 6 astenuti. La risoluzione targata M5S-Lega ha impegnato il Governo a disinnescare le clausole di salvaguardia; ad individuare le misure da adottare nel 2018 nel rispetto dei saldi di bilancio e a riconsiderare il quadro di finanza pubblica nel rispetto degli impegni europei sui saldi di bilancio 2019-21. E infine, a individuare gli interventi prioritari per dare attuazione alle linee programmatiche indicate dal Premier Giuseppe Conte in occasione della fiducia alla Camere sottoponendo i nuovi indirizzi all'approvazione parlamentare e presentando al Consiglio europeo e alla Commissione europea un aggiornamento del Programma di stabilità e del Programma Nazionale di Riforma.

Il ministro Tria: il debito non si tocca

Intervenuto in Parlamento sul DEF, il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha sottolineato come “il mantenimento dell'impegno di riduzione del debito è condizione di stabilità finanziaria essenziale all'operare fruttuoso del nostro sistema produttivo e del nostro sistema creditizio. Esso sarà, inoltre, la condizione di forza per rivendicare non solo per l'Italia, ma per tutta l'Europa, una svolta decisiva che consenta di considerare la spesa per investimenti diversamente dalla spesa corrente, anche ai fini degli obiettivi di indebitamento”. Ha poi rassicurato sulle coperture: “Gli interventi relativi alle riforme strutturali sulle quali il Governo è impegnato, sia dal lato fiscale sia dal lato della spesa pubblica, andranno adeguatamente coperti. Sarà compito del quadro programmatico di finanza pubblica, che presenteremo a settembre, individuare le opportune coperture, nell'ambito della strategia complessiva di crescita e di finanza pubblica”.

Tensione sui mercati. Tria, l'euro non si discute

Torna la tensione sui mercati, che continuano a scattare preoccupati non appena affiorano posizioni euroscettiche nella compagine di Governo e si alzano i toni del confronto con l'Europa. La nomina di due leghisti no-euro come Claudio Borghi e Alberto Bagnai alla presidenza della Commissione Bilancio della Camera e della Commissione Finanze del Senato e i toni duri del vice premier Matteo Salvini all'indirizzo dell'Europa, che scricchiola sulla questione migranti, hanno contribuito all’affossamento di Piazza Affari e fatto impennare i rendimenti dei titoli di Stato, saliti al 2,71% sulla scadenza a dieci anni. Il direttore del Fmi Christine Lagarde ha così commentato: “I mercati sono piuttosto nervosi e ansiosi di avere una buona comprensione di quello che sarà il mix delle politiche italiane”. E ancora: “Per ora sentiamo dichiarazioni rassicuranti sulla disciplina di bilancio, di debito in calo ma non sappiamo ancora quale set di misure l'Italia adotterà”. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria prima del suo debutto all'Eurogruppo ha rassicurato: “La linea del Governo è che l'euro non è in discussione”.

Istat. Nel 2017 spesa famiglie +1,6%, ma sotto livelli 2011

Le famiglie italiane hanno speso in media 2.564 euro al mese nel 2017, con un incremento dell'1,6% rispetto al 2016 e del 3,8% nei confronti del 2013, anno in cui è stato toccato il valore minimo. Il dato è stato comunicato dall'Istat, secondo cui, sebbene si confermi in crescita per il quarto anno consecutivo, la spesa media mensile familiare rimane al di sotto dei 2.640 euro del 2011. Considerando la ripresa della dinamica inflazionistica (+1,2% nel 2017 rispetto al -0,1% del 2016), l'incremento di spesa in termini reali subisce un rallentamento. Al netto del costo stimato degli affitti figurativi, cioè la spesa che le famiglie dovrebbero sostenere per prendere in affitto un'abitazione con caratteristiche identiche a quella in cui vivono e di cui sono proprietarie, usufruttuarie o che hanno in uso gratuito, la spesa media familiare è pari a 1.977 euro, in aumento del 2,2% rispetto al 2016.

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Settimana economica 16-22 giugno 2018



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