Manovra: Giorgetti, con rialzo tassi 14mld in meno, numeri saranno prudenti

L’aumento dei tassi ha bruciato l’equivalente di una manovra. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, torna a parlare delle risorse che ci saranno per la manovra: “Per chi è indebitato l’aumento dei tassi d’interesse non è un fatto positivo. Noi abbiamo un debito tale per cui lo spread dei tassi d’interesse, rispetto all’anno scorso, fa sì che una manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria”, ha detto, spiegando che l’Italia dovrà pagare circa 14-15 miliardi di interessi sul debito: “Se i tassi fossero rimasti quelli di 2 anni fa o dello anno scorso sarebbero potuti andare alla riduzione fiscale”. E Giorgetti, sul punto, è categorico: “Il bilancio deve quadrare”. Dai dati contenuti nella Nadef, soprattutto quelli sul Pil e sul deficit, emergerà l’entità delle risorse a disposizione per la legge di bilancio. Quel numero, avverte Giorgetti, dovrà dimostrare “la volontà del paese di tornare a una politica fiscale prudente e che sia compatibile con il nostro livello di debito”. 

dati del 2024, che il governo dovrà presentare all’Europa, “saranno oggetto di un sindacato particolare”, ha ricordato il ministro, richiamando la trattativa in Europa sulla riforma del patto di stabilità. La partita sull’accordo per la governance economica europea, quindi, è centrale. “Questo è il momento decisivo. I giornali sono pieni di ipotesi sulla manovra, spesso fantasiose, ma il crocevia storico è quello che abbiamo discusso nell’ultimo Ecofin a Santiago de Compostela, la governance Ue si dovrà tradurre in una nuova disciplina di bilancio”. Su un punto il ministro è certo: “Il Patto si farà, se non a ottobre, comunque dopo Natale, con una formula che permetta in qualche modo di capire la situazione”, che non riguarda più il Covid, ma le sfide legate ad una guerra nel cuore dell’Europa, energiaimmigrazione, grano e derrate alimentari usati come arma in battaglie geopolitiche. Per la manovra, gli spazi restano stretti e si lavora sui contenuti: oltre che sul taglio del cuneo fiscale, si punterà sulla sanità, sulle misure per le famiglie e sulla detassazione delle tredicesime, anche per i pensionati, ma occorrerà capire come si tradurranno nero su bianco le misure.

Il Governo presenterà la Nadef la settimana prossima. I margini sono stretti

Conto alla rovescia per la presentazione della Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, che apre la strada alla prossima legge di bilancio. Il 27 settembre scade il termine per la presentazione alle Camere della Nadef, anche se sembra che il governo sia intenzionato a prendersi una piccola deroga e portare il documento nel Cdm che si terrà il giovedì prossimo. Dopo la presentazione del documento che contiene le stime di crescita del pil e tutti i numeri di finanza pubblica collegati, a partire dal deficit al debito pubblico, l'esecutivo dovrà portare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio entro il 15 ottobre, con l'obiettivo di saldo di bilancio e le proiezioni delle entrate e delle spese del prossimo anno. Il passo successivo sarà proprio la presentazione della legge di bilancio, che sarà esaminata e dovrà essere approvata dal parlamento entro il termine del 31 dicembre.

Per raggiungere il numero indicato dalla Commissione Ue (+0,9%) bisognerà spingere sull'acceleratore della crescita. Il documento contiene l'aggiornamento degli obiettivi programmatici che, ricorda il Mef, “tiene conto anche delle eventuali osservazioni formulate delle istituzioni Ue competenti nelle materie relative al coordinamento delle finanze pubbliche degli Stati membri”. La Commissione Ue ha tagliato le stime sulla crescita dell'Italia, che dall'1,2% indicata nel Def passa allo 0,9% per quest'anno e dall'1,1% allo 0,8% per il 2024. Per il commissario all'Economia Paolo Gentiloni il rallentamento della crescita “non è particolarmente italiano ma coinvolge diversi paesi e ho fiducia che l'economia italiana, come ha mostrato in tante occasioni, possa reagire in modo positivo”. A patto che vengano “perseguite politiche fiscali prudenti e favorevoli agli investimenti, in sintonia con gli sforzi continui delle nostre banche centrali per domare l'inflazione”. 

Eurogruppo: cresce pressing su Italia per ratifica Mes, sì a Cipollone nella Bce

La pressione dell’Eurogruppo sull’Italia per la ratifica del Mes aumenta. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti è stato chiamato venerdì scorso dai suoi colleghi a rendere conto dello stato del dibattito al Parlamento italiano sull’approvazione del nuovo trattato del Fondo Salva-Stati, dopo l’approssimarsi della discussione, rinviata prima della pausa estiva. A fine anno scadranno gli accordi nazionali sul backstop e dovrà entrare in vigore il nuovo strumento. Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha fatto “notare che questa ratifica è così importante non solo per l’Italia, che beneficerà della rete di sicurezza fornita dal Mes, ma deve essere istituita per l’intera zona euro”. Il ministro Giorgetti dovrà insomma trovare il modo di convincere il suo governo e il Parlamento a dare l’ok alla riforma, sia per un impegno preso anni fa, sia per non bloccare tutti gli altri 19 Stati dell’eurozona. L’Eurogruppo ha sostenuto anche la candidatura di Piero Cipollone, attualmente vicegovernatore della Banca d’Italia, a diventare il nuovo membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea.

Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, dopo aver espresso apprezzamento per la nomina di Draghi per redigere il report sulla concorrenza ha invitato gli Stati ad attuare politiche di bilancio prudenti e restrittive, che non minino la politica monetaria della Bce. Sabato, sempre a Santiago, i ministri delle finanze dei 27 si sono riuniti per l’Ecofin informale. Nessuna decisione è stata presa ufficialmente, ma l’appuntamento è stato importante per progredire sulla riforma della governance economica. La Commissione europea continua a esortare gli stati ad arrivare a un accordo presto e approvare il nuovo Patto di Stabilità entro l’anno, prima che tornino in vigore le vecchie regole, sospese per la pandemia e per la guerra in Ucraina. Per la Francia serve un equilibrio tra la riduzione del debito e la spinta agli investimenti. La Germania, invece, pone l’accento sul rientro del debito.

Panetta: meno rigidità fiscale, più investimenti e bilancio comune Ue

Meno rigidità e più autonomia nazionale fiscale, maggiore attenzione al Pil e un bilancio comune europeo dopo l’esperimento del Pnrr per rafforzare gli investimenti continentali, specie quelli legati alla transizione. Il membro del consiglio Bce e futuro governatore della Banca d’Italia, intervenendo al seminario congiunto delle istituzioni fiscali indipendenti europee “La politica fiscale europea e la riforma della governance in tempi incerti”, in un certo senso dà una mano a Giorgia Meloni e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che chiede da tempo di scorporare la voce investimenti dal bilancio pubblico, evidenziando criticità nella proposta di revisione del Patto di stabilità europeo proposto dalla Commissione Ue. L’obiettivo finale di Panetta è quello di creare quell’unione fiscale continentale, con un proprio budget e una propria capacità di raccolta capitali che possa essere complementare al lavoro della Bce, ora alle prese con circa 20 politiche fiscali diverse. Prima di tutto, è necessario garantire che la politica fiscale dell’Eurozona non sia semplicemente un risultato incidentale delle politiche fiscali nazionali, ma raggiunto attraverso un coordinamento delle politiche fiscali degli Stati membri coordinati dalla Commissione europea, in ottica di una crescita strategica europea, per sostenere il potenziale di crescita dell’Ue. 

Crescita, incentivi, investimenti. “Non dobbiamo sacrificare” questi ultimi “tanto necessari, che sono stati troppo bassi per troppo tempo, con effetti dannosi a lungo termine.” Tradotto: stop all’austerity applicata in Europa nel decennio scorso. Nella riforma avanzata dalla Commissione Ue c’è però “una vistosa assenza dal nuovo quadro di governance economica proposto: la dimensione dell’area dell’euro.” Un budget europeo permanente dopo il Next Generation Eu, con una “capacità fiscale centrale” che “dovrebbe avere tre obiettivi principali: raggiungere un’efficace stabilizzazione macroeconomica; sostenere gli investimenti pubblici a livello nazionale; consentire investimenti in beni pubblici comuni che vadano a beneficio dell’intera economia europea e promuovano una sana autonomia strategica. Questi beni pubblici includono investimenti nella transizione verde e digitale, nella difesa comune e nella sicurezza energetica, nelle politiche migratorie e nello sviluppo di nuove infrastrutture tecnologiche in settori innovativi”. 

Istat: conti economici nazionali, i dati 2020 - 2022

Istat ha pubblicato la revisione dei conti nazionali annuali relativa al triennio 2020-2022, effettuata per tenere conto delle informazioni acquisite dopo la stima pubblicata lo scorso aprile. Nel 2022 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.946.479 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 37.325 milioni rispetto alla stima di aprile scorso. Per il 2021 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 34.670 milioni di euro. Nel 2022 il tasso di variazione del Pil in volume è pari a 3,7%. Sulla base dei nuovi dati, nel 2021 il Pil in volume è aumentato dell’8,3%, al rialzo di 1,3 punti percentuali rispetto alla stima di aprile. Nel 2022 gli investimenti fissi lordi sono aumentati in volume del 9,7%, i consumi finali nazionali del 3,9%, le esportazioni di beni e servizi del 9,9% e le importazioni del 12,4%. Il valore aggiunto in volume nel 2022 è diminuito dello 0,2% nell’industria in senso stretto e del 2,1% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, mentre è aumentato del 10,1% nelle costruzioni e del 4,5% nel settore dei servizi. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è pari nel 2022 a -8,0% (-8,8% nel 2021), invariato rispetto alla stima pubblicata ad aprile.



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