È tensione nella maggioranza sul Mes 

Giornate ad alta tensione nel centrodestra e nel Governo per il Mes in Commissione alla Camera (con un inedito Aventino della maggioranza). La giornata della premier è iniziata con un colloquio con il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, con cui ha discusso delle prospettive economiche e dello scenario generale dei tassi d’interesse; chissà se sul tavolo c'è stato anche il Mes, che solo l'Italia al momento non ha approvato. Proprio nelle stesse ore la Commissione Esteri di Montecitorio adottava il testo base del Ddl di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, partendo dalle proposte di legge presentate da PD e Italia Viva. A favore hanno votato le opposizioni, mentre il centrodestra non ha partecipato. “Tutto il centrodestra, da Meloni al sottoscritto” ha ribadito Matteo Salvini “ha sempre ritenuto che in questo momento il Mes non è strumento utile per il Paese. Sul Mes decide il Parlamento: se arriverà la discussione in Parlamento, lì si voterà”. Ora il provvedimento passerà al vaglio per i pareri delle altre Commissioni prima di approdare in Aula il 30 giugno, un appuntamento, con la Meloni che sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo, che si preannuncia come un passaggio pericoloso per la maggioranza e che si sta cercando di sminare con contatti sull'asse Camera-Palazzo Chigi.

In questo contesto, giovedì pomeriggio è arrivata la conferma del rinvio del Cdm: “La presidente del Consiglio era impegnata altrove e ci ha chiesto la cortesia di essere presenti tra qualche giorno. Comunque sia, Meloni ha lasciato Palazzo Chigi subito dopo l'incontro con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola; nel colloquio hanno avuto uno scambio di vedute sui temi al centro del prossimo Consiglio Ue ma anche sulle prospettive europee a un anno dal voto”. Tra i temi sul tavolo i migranti e l'economia, in particolare le nuove regole del Patto di stabilità

Summit per un nuovo patto finanziario mondiale a Parigi: al centro il clima

“I Paesi poveri colpiti dalla crisi climatica non dovrebbero essere costretti a pagare i loro debiti”: lo ha detto la direttrice del Fondo monetario internazionale (FMIKristalina Georgieva, prima del vertice globale sulla finanza climatica, spiegando che ridurre il debito ai Paesi che soffrono di condizioni meteorologiche estreme è una questione urgente. I paesi che già affrontano una grossa mole di debiti non possono permettersi di onorarli, in particolare in un momento di alti tassi di interesse. "La riduzione tempestiva del debito è essenziale", ha affermato la Georgieva. ''Sono orgogliosa di dire che il Fondo non è stato negligente su questo tema. Quando i Paesi sono colpiti da shock climatici, forniamo finanziamenti per coprire i loro obblighi". 

Fra le azioni richieste per fronteggiare la crisi climatica, la direttrice dell'FMI ha proposto anche quella del "debito per gli scambi climatici", in base alla quale i donatori rinunciano a parte dei loro interessi o rimborsi e il denaro viene dirottato verso azioni che riducono le emissioni di gas serra o migliorano la resilienza dei paesi agli shock climatici. La Georgieva ha avvertito che i finanziamenti per i Paesi poveri per far fronte alla crisi climatica sono gravemente carenti. "Siamo molto indietro - ha aggiunto - in termini di riduzione delle emissioni e molto indietro nella mobilitazione di finanziamenti per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo, dove la crescita delle emissioni è più significativa".

Lagarde: contro il cambiamento climatico è fondamentale il ruolo dei Governi 

"È dovere di tutti compiere ogni passo possibile per garantire il raggiungimento dell'obiettivo climatico di Parigi: in primo luogo, spetta ai governi guidare la lotta contro il cambiamento climatico e onorare i loro impegni a finanziare la transizione". Lo ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel suo intervento al vertice a Parigi durante il Summit per un nuovo patto finanziario globale. "Il percorso da seguire è chiaro: dobbiamo andare avanti con una transizione globale per garantire che le nostre economie siano a prova di futuro", ha affermato Lagarde. "Ciò significa non solo ridurre a zero le emissioni di gas serra e adattare le nostre economie per proteggerle dai cambiamenti climatici, ma anche affrontare le cause profonde della grave distruzione della natura che sta minacciando le risorse vitali su cui facciamo affidamento per la nostra sopravvivenza. 

La ricerca della Bce mostra che nella sola Europa oltre il 70% della nostra economia dipende fortemente dai servizi ecosistemici della natura, una cifra che probabilmente sarà molto più alta nelle economie in via di sviluppo", ha spiegato ancora la presidente della Bce. "Le Banche centrali possono e devono fare la propria parte nel sostenere la trasformazione green del sistema finanziario. Anche per noi alla Bce è diventato prioritario tenere conto dei cambiamenti climatici perché influiscono sull'inflazione, sul nostro bilancio e rappresentano un rischio finanziario per le banche che sono sotto la nostra vigilanza."

Bankitalia: necessaria gradualità sull’autonomia differenziata

"In un contesto caratterizzato da mutamenti di ampia portata nell'economia globale, da condizioni finanziarie diventate meno favorevoli ai paesi ad alto debito pubblico e - all'interno del Paese - da ampi ritardi accumulati da alcune regioni, andranno valutate attentamente tutte le implicazioni dell'attuazione dell'autonomia differenziata, procedendo quindi con la necessaria gradualità. Diversamente, vi sarebbe il rischio di innescare processi difficilmente reversibili e dagli esiti incerti". Lo si legge nella memoria depositata da Bankitalia presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato sul disegno di legge sull'autonomia.  

In primo luogo, spiega Bankitalia, "l'attuazione dell'autonomia differenziata non deve mettere a repentaglio l'efficienza del sistema produttivo e la sua capacità competitiva; i vantaggi derivanti dallo stimolo a una maggiore concorrenza tra le varie aree del Paese devono essere superiori ai costi impliciti di una marcata differenziazione normativa". Si potrebbe valutare di introdurre dei meccanismi di corresponsabilizzazione finanziaria simili a quelli attualmente applicati alle RSS: anche queste ultime beneficiano di un sistema di compartecipazioni ad aliquote fisse ai tributi erariali, ma i singoli statuti (approvati con legge costituzionale) prevedono espressamente che le disposizioni finanziarie possano essere modificate con legge ordinaria". Infine, per garantire trasparenza e rendicontazione, "andrebbero stabilite delle procedure obbligatorie di verifica della spesa sostenuta e delle prestazioni erogate da tutte le Regioni - in modo simile a quanto avviene per la sanità - con il coinvolgimento di organismi tecnici (il Ddl prevede invece che il monitoraggio sia facoltativo, basato su intese intercorrenti tra rappresentanti del governo centrale e della Regione interessata, che ne definiscono anche le modalità operative); andrebbe anche valutato in modo rigoroso, a scadenze regolari, l'impatto sul Paese nel suo complesso", dice ancora Bankitalia. 

Istat: i prezzi delle abitazioni al I trimestre 2023

Secondo le stime preliminari, nel primo trimestre 2023 l’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, aumenta dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,1% nei confronti dello stesso periodo del 2022 (era +2,7% nel quarto trimestre 2022). L’aumento tendenziale dell’IPAB è da attribuire soprattutto ai prezzi delle abitazioni nuove che aumentano del 5,4% (in accelerazione rispetto al +4,5% del trimestre precedente) e in misura minore ai prezzi delle abitazioni esistenti la cui crescita decelera, passando da +2,3% del quarto trimestre 2022 a +0,4%.

Questi andamenti si manifestano in un contesto di rallentamento dei volumi di compravendita (-8,3% la flessione tendenziale registrata nel primo trimestre 2023 dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate per il settore residenziale, dopo il -2,1% del trimestre precedente). Su base congiunturale, il leggero aumento dell’IPAB (+0,1%) è imputabile ai prezzi delle abitazioni nuove che crescono dell’1,6% mentre quelli delle abitazioni esistenti diminuiscono dello 0,2%. Il tasso di variazione acquisito dell’IPAB per il 2023 è nullo, sintesi di un aumento del 2,4% per le abitazioni nuove e una riduzione dello 0,4% per le abitazioni esistenti. In particolare il peso delle abitazioni nuove aumenta leggermente attestandosi al 17,7% (era circa il 16,2% nel 2022) mentre quello relativo alle abitazioni esistenti è pari all’82,3% (83,8% lo scorso anno).



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