Per l’Ocse il Pil italiano del 2019 sarà intorno allo zero 

Nuovo campanello d'allarme dell'Ocse sull'Italia. Secondo le stime delle Prospettive Economiche presentate a Parigi, il Pil del nostro Paese sarà pari a zero nel 2019 e resterà modesto, 0,6%, nel 2020. Queste previsioni non convincono il Ministro dell'Economia Giovanni Tria presente nella capitale francese: “Nella seconda parte dell'anno potremo avere una ripresa più forte e dipende anche da quanto riusciamo a creare fiducia negli investitori e fiducia nei risparmiatori, che così possono utilizzare più reddito per i consumi”. Nella scheda dedicata all'Italia dell'Economic Outlook si legge che la bassa crescita e l'aumento della spesa voluta dal governo giallo-verde, in particolare con il reddito di cittadinanza e Quota 100, gonfieranno il rapporto deficit/Pil dal 2,1% del 2018 al 2,4% del 2019 al 2,9% del 2020, portando il debito pubblico al 135% del Pil nello stesso anno. Sottolineando che il forte aumento della spesa sociale contribuirà a ridurre la povertà, l'Ocse aggiunge che questa dovrebbe essere equa tra generazioni e al tempo stesso promuovere l'occupazione, anche perché la situazione del mercato del lavoro rimane preoccupante, con un numero di disoccupati, specie tra donne e giovani, che resta alto e che ha smesso di diminuire. 

Per l'Ocse, la disoccupazione dovrebbe anzi tornare a crescere, dal 10,6% del 2018 all'11,7% del 2019 e al 12,3% del 2020. Per ovviare a questa tendenza, l'Organismo avanza una serie di misure, tra cui il rafforzamento dell'incentivo al lavoro, anche attraverso una modifica che punti a riequilibrare il reddito di cittadinanza. Alla fragilità italiana contribuisce anche la debolezza della domanda esterna e le tensioni commerciali che danneggiano l'export mentre il peggioramento della fiducia delle imprese e la bassa domanda pesano sull'investimento privato.  L'Ocse evoca inoltre i rischi legati all'incertezza politica, ma anche alla possibilità di un nuovo scontro con la Commissione Ue sulla manovra 2020 con tutti i rischi legati a una ulteriore impennata dello spread. “Il primo problema dell'Italia è la crescita: la questione sta nel come elevare il livello di Pil e la produttività”, afferma la capoeconomista Laurence Boone, elencando tre punti a suo avviso fondamentali per far ripartire il Paese: investimenti in infrastrutture ma anche istruzione, ovunque e per tutti, inclusi coloro che sono già in età lavorativa", e terzo punto un’ulteriore riduzione e semplificazione dell'Amministrazione pubblica.  

Istat taglia le stime del Pil: nel 2019 da +1,3% a +0,3% 

A soli due giorni di distanza dalla pubblicazione dei dati Ocse, con una revisione di un punto rispetto alle stime precedenti dello scorso novembre, l’Istat ha ridotto allo 0,3% le previsioni di crescita del Pil italiano nel 2019, superando comunque le ipotesi di Bruxelles e andando anche oltre di un decimale rispetto alle stime del Governo. L'istituto fa notare però che le stime risultano lievemente migliori rispetto a quelle rilasciate il 7 maggio dalla commissione Ue (+0,1%) grazie a previsioni più alte per gli investimenti. Rimane il fatto che per quest’anno a sostenere la debole crescita sarà esclusivamente la domanda interna, mentre l’apporto della domanda estera è stimato intorno allo zero. Questo leggero aumento delle previsioni sarebbe quindi garantito da un aumento dei consumi, dal leggero incremento dei salari e in misura limitata dagli effetti del reddito di cittadinanza. La spesa delle famiglie dovrebbe così crescere nell’anno dello 0,5%, poco al di sotto di quanto realizzato nel 2018.

La decelerazione dei ritmi produttivi inciderebbe anche sul mercato del lavoro. Nel 2019 si prevede che l'occupazione rimanga sui livelli dell'anno precedente (+0,1%) mentre si registrerebbe un lieve aumento del tasso di disoccupazione (10,8%). Il dato emerge chiaramente dalla pubblicazione delle prospettive per l'economia italiana e risulta dello 0,6% più alto rispetto alle stime dello scorso novembre. Rimangono invece deboli gli investimenti, che pur sulla spinta di Industria 4.0 anche nel 2018, in termini di quota sul Pil (18%), sono stati ancora inferiori ai livelli del 2007 (21,2%). Per l’anno corrente, spiega l’Istat, il deciso rallentamento delle aspettative sui livelli produttivi dell’area euro e dell'economia italiana incide in misura significativa sulle scelte d’investimento delle imprese. La debolezza del resto è confermata dalle rilevazioni sugli indici di fiducia, che per il comparto manifatturiero oscillano ai minimi degli ultimi quattro anni.

Tria e Conte fiduciosi sulla crescita. Critiche le opposizioni 

Dopo le stime dell'Istat sul Pil, a dirsi fiducioso è il ministro dell'Economia Giovanni Tria, che finalmente vede il Paese “sulla buona strada” e questo anche se l'Istituto di statistica ha tagliato notevolmente le previsioni sulla crescita per il 2019. Migliore anche rispetto all'indicazione del Governo. “Nel nostro Def abbiamo stimato una crescita prudenziale dello 0,2%”, ha ricordato anche il premier Giuseppe Conte, “ma siamo ferocemente determinati a superare questo livello”. Il Ministro dell’economia Tria, parlando dal Forum ministeriale dell'Ocse a Parigi, ha ribadito anche che “l'occupazione sta tenendo” e che evolverà “in linea con la ripresa dell'economia”. Molto dipenderà dal contesto internazionale, fa capire: “Se tutta l'Europa, come previsto, avrà una ripresa nel secondo semestre avremo una crescita maggiore anche per l'Italia. E non è solo una questione di Pil, visto che deficit e debito vengono calcolati in conseguenza”. Le opposizioni leggono i dati dell'Istat in altro modo; per Paolo Gentiloni, presidente del Pd, è infatti, un bollettino di guerra: “Crescita quasi zero, aumento della disoccupazione purtroppo, caduta degli investimenti”. Secca la conclusione di Mariastella Gelmini, capo dei deputati di Forza Italia: “di questo passo a Natale troveremo sotto l'albero una pesantissima patrimoniale”. 

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Settimana Economica 18 - 24 maggio 2019



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