L’Ocse taglia le stime di crescita dell’Italia: è recessione

L'Ocse nel suo ultimo aggiornamento sull'economia globale ha tagliato le stime dell'Italia. Prevede, infatti, una nuova recessione con calo del Pil a -0,2% rispetto al +0,9% indicato a novembre. Si tratta della revisione più significativa tra i Paesi sviluppati che ci porta a essere l'unico Paese dell'Eurozona in recessione. L’Ocse ha rivisto anche le stime sul 2020: la crescita dovrebbe arrivare al +0,5% anche se al momento non è escluso un ulteriore taglio. Si tratta della previsione peggiore emersa finora visto che la Commissione Ue per quest'anno prevede +0,2% seguito da +0,8% per il prossimo mentre Bankitalia e Fmi puntano a +0,6% e +0,9%. Quello che è certo è che l'indicazione dell'OCSE è lontana anni luce dal +1% previsto dal Governo a dicembre dopo un primo taglio rispetto al +1,5% di settembre. Se la stima dell'Ocse sarà confermata, il Governo dovrà riscrivere completamente il Documento di Economia e Finanza di aprile aggiungendo, eventualmente, anche la manovra correttiva, un'operazione ad alto rischio a poche settimane dal voto europeo di fine maggio. Il vice premier Matteo Salvini ha messo le mani avanti ammettendo la possibilità di una correzione a patto però che non sia recessiva. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha reagito difendendo le scelte del suo Governo: “Siamo consapevoli della congiuntura sfavorevole, dobbiamo puntare su export e sostegno a domanda interna”. Quindi avanti a tutta forza con il reddito di cittadinanza: ora più che mai si tratta della scommessa cui il Governo affida le speranze di ripresa. Sette miliardi di spesa pubblica aggiuntiva sono l'ultima riserva di cui dispone il Paese per far ripartire l'economia; se non dovesse funzionare, e gli elementi di complessità della misura sono moltissimi, bisognerebbe rivedere tutta la strategia.

Cala il Pil mondiale. L’Eurozona crescerà dell’1%

Il rapporto diffuso dall’Ocse segnala un diffuso rallentamento dell'economia internazionale che colpisce in modo particolare l'Europa anche se le revisioni al ribasso riguardano quasi tutti i Paesi del G20. Secondo i dati, il Pil mondiale si avvia a crescere del 3,3% quest'anno, 0,2 punti in meno di quanto previsto a novembre, e del 3,4% nel 2020 (da +3,5%), dopo avere segnato +3,6% del 2018. La crescita si sta indebolendo soprattutto in Europa, ma in prospettiva i rischi vengono anche dalla Cina e dai mercati finanziari, oltre che sul fronte del commercio. L'eurozona, che risente non solo della minore domanda esterna ma anche di una fiacca crescita del commercio interno, è vista in crescita dell'1% nel 2019 (contro l'1,8% indicato a novembre) e dell'1,2% nel 2020 (dall'1,6%), con una brusca frenata della Germania (+0,7% nel 2019 da +1,6% e +1,1% nel 2020 da +1,4%). Anche la Francia crescerà meno del previsto (+1,3% nel 2019 e 2020 contro +1,6% e +1,5%).

Bce lancia allarme crescita e blocca i tassi nel 2019

La Bce rivede al ribasso le stime di crescita nell'Eurozona e decide di tenere fermi gli attuali tassi di interesse, compreso quello negativo sui depositi bancari fino alla fine del 2019. Tra le misure prese dall'istituto di Francoforte ci sono anche nuovi stimoli all'economia, sotto forma di un terzo round di Tltro, le maxi aste di liquidità destinate alle banche, per favorire i prestiti alle famiglie e alle imprese. I mercati hanno reagito tiepidamente alle mosse della Bce, preoccupati per il rallentamento dell'economia, ma il presidente della Bce ha spiegato che le nuove misure sono state prese all’unanimità, temendo che la “crescita economica dell'Eurozona sarà più lenta nel 2019, con rischi orientati al ribasso, anche se riteniamo molto basse le probabilità di recessione”. La Bce ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l'Eurozona portando il Pil 2019 a +1,1% dal +1,7% stimato a dicembre. Ridotta a +1,6% da +1,7% la stima per il 2020, mentre per il 2021 la Bce conferma una crescita dell'1,5%. Tagliate anche le stime sull'inflazione: per il 2019 all'1,2% dall'1,6% atteso in precedenza, per il 2020 a 1,5% (dall'1,7%) e per il 2021 a 1,6% (da 1,8%). Draghi ha poi rilevato che l'Italia è sicuramente tra i fattori che pesano sul rallentamento dell'economia dell'Eurozona, sostenendo che “c'è un calo della fiducia che si riflette nei vari settori e nei vari Paesi”. Tra i fattori interni ha fatto l'esempio della crisi che ha colpito il comparto automobilistico in Germania. Tra i fattori esterni che contribuiscono al rallentamento dell'Europa, Draghi ha citato la minaccia del protezionismo, la Brexit, la situazione in Cina e le vulnerabilità dei mercati emergenti. Inoltre ha precisato che se ci fosse una schiarita nei rapporti commerciali Usa-Cina ci potrebbe essere un impatto positivo sulla velocità di espansione dell'economia dell'Eurozona.

Per l’Istat crescono le vendite al dettaglio

A gennaio 2019 si stima, per le vendite al dettaglio, un aumento congiunturale dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume. La crescita complessiva è dovuta soprattutto all'andamento dei beni alimentari (+1,0% in valore e +1,1% in volume), mentre si registra una dinamica più moderata per quelli non alimentari (+0,1% in valore, +0,2% in volume). Su base annua, le vendite al dettaglio aumentano dell'1,3% in valore e dell'1,5% in volume. Nel trimestre novembre 2018-gennaio 2019 le vendite al dettaglio registrano un contenuto aumento, rispetto ai tre mesi precedenti, dello 0,1% in valore e dello 0,2% in volume. Le vendite di beni alimentari crescono dello 0,1% in valore e dello 0,3% in volume, mentre quelle di beni non alimentari sono stazionarie in valore e aumentano dello 0,3% in volume. Per quanto riguarda le vendite di beni non alimentari, gli aumenti tendenziali maggiori riguardano Calzature e articoli in cuoio e da viaggio (+2,3%) ed Elettrodomestici, radio, tv e registratori (+2,2%). Le flessioni più marcate si registrano per Cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,6%) e Prodotti farmaceutici (-1,2%). Sempre a livello tendenziale, il valore delle vendite al dettaglio registra un aumento per la grande distribuzione (+2,8%) e una flessione per le imprese operanti su piccole superfici (-0,8%). Le vendite online tornano a crescere in modo decisamente sostenuto a gennaio dopo la battuta d'arresto registrata nel mese di dicembre.

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Settimana Economica 2 - 8 marzo 2019



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