Fmi: boom del debito pubblico con Covid, serve credibilità

Il debito pubblico è salito a livello globale a “massimi storici” con la pandemia: alla fine del 2021 il rapporto debito-pil dovrebbe essere 18 punti percentuali più alto rispetto ai livelli pre-Covid nelle economie avanzate, 10 punti più alto per quelle emergenti e 6 punti più alto per i paesi a basso reddito. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale in uno dei capitoli analitici del Fiscal Monitor che sarà pubblicato la prossima settimana. Prevendendo un calo marginale del debito nei prossimi anni, il Fondo sostiene come il sostegno di bilancio sarà essenziale fino a quando la ripresa non avrà basi solide. Pur non potendo definire in via generale le tempistica appropriate per ridurre il deficit e il debito in quanto dipende da paese a paese, il Fmi osserva come “regole e istituzioni credibili possono facilitare le decisioni di bilancio”, mentre solide regole fiscali potrebbero favorire il raggiungimento di tre obiettivi: la sostenibilità, la stabilizzazione economica e la semplicità. “L'impegno alla disciplina di bilancio e una chiara comunicazione delle priorità politiche pagano. Regole e istituzioni di bilancio solide, sostenute da una comunicazione chiara e dalla trasparenza, aumentano la credibilità e questo migliora l'accesso al credito e assicura più spazio di manovra in tempi di crisi” sottolinea il Fondo. 

Caro energia agita i mercati, Putin parla e il gas cala

Il caro energia agita i mercati, sempre più preoccupati per il rischio stagflazione e innervositi dall'impasse politica di Washington dove, comunque, inizia a delinearsi una soluzione per il tetto del debito. La speranza di un'intesa a breve, che abbatta il rischio default almeno nel breve periodo, spinge Wall Street: dopo una seduta in negativo, i listini americani chiudono in rialzo con l'apertura dei repubblicani a un'estensione di emergenza del tetto del debito fino al 30 novembre. A rassicurare anche l'ipotesi che gli Stati Uniti possano ricorrere all'uso delle loro riserve petrolifere strategiche per combattere il caro energia, con conseguenti effetti positivi sull'inflazione. Al rialzo di Wall Street si contrappone la chiusura tutta in rosso delle piazze finanziarie europee, con Milano che arretra dell'1,3%, nonostante le rassicurazioni arrivate da Mosca. Il presidente Vladimir Putin ha assicurato che la Russia è un fornitore “affidabile e rispetta gli impegni presi. Gazprom - ha aggiunto - non ha mai rifiutato di aumentare le forniture di gas ai propri clienti, se richiesto”. E quindi anche all'Europa. Parole che sono riuscite a fermare il rally dei prezzi del gas, saliti in soli due giorni fino al 60%. L'apertura di Mosca a un intervento per allentare le tensioni sui prezzi del gas non spazza comunque le preoccupazioni sull'andamento dell'inflazione. Il caro energia, infatti, sta contribuendo in modo deciso al balzo dei prezzi al consumo, facendo tremare le banche centrali spaventate dal pericolo che il loro “incubo peggiore”, ovvero il mix crescita lenta-corsa dell'inflazione, diventi realtà. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, i prezzi resteranno alti nei prossimi mesi prima di tornare ai livelli pre-pandemia a metà del 2022. La previsione del Fmi certifica così la tesi delle maggiori banche centrali sul fatto che l'inflazione alta è un fenomeno transitorio dovuto a problemi alle forniture e ai colli di bottiglie nelle catene di approvvigionamento. 

Bce, Lagarde: “Eurozona in ripresa, ma dopo Covid economia è meno prevedibile”

“Oggi l'Europa è sulla strada della ripresa, ma la pandemia ha portato a cambiamenti nello scenario globale e all'interno delle nostre economie. A livello globale, è probabile che l'economia diventi meno prevedibile. Stanno emergendo nuove forze, mentre non si attenua la tendenza al protezionismo. E i problemi dovuti al cambiamento climatico sono destinati a diventare più comuni”. Così ha esordito la presidente della BCE Christine Lagarde in un discorso a Francoforte in cui ha presentato la “sfida di uscire in sicurezza dalla pandemia, preparando allo stesso tempo la trasformazione delle nostre economie verso un modello di crescita più verde e più digitale, una trasformazione non solo auspicabile, ma ormai inevitabile”. “Dobbiamo trovare modi per adattarci al mondo post-pandemia e sostenere il potenziale di innovazione” ha aggiunto, osservando come “la capacità di adattamento dell'Europa è già segnata dalla nostra risposta collettiva alla pandemia” anche “grazie all'eccezionale risposta della politica fiscale e monetaria” che sta consentendo “ripresa economica molto rapida anziché lenta e dolorosa”. La presidente della BCE ha ricordato fra i problemi della ripresa anche “l'aumento dei prezzi dell'energia e le interruzioni nella catena di approvvigionamento”, riportando la stima secondo cui questi fenomeni “saranno in gran parte transitori. Ma è difficile prevedere esattamente quanto dureranno”. 

Bankitalia, Visco: PIL +6% possibile ma tutto dipende da vaccinazioni

“Quest'anno una crescita del Pil al 6% è più o meno un ordine di grandezza, tutto dipende da come il piano di vaccinazione si affermerà nel corso dei prossimi mesi” - lo ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco intervistato in occasione dell'evento Made in Italy Summit 2021. “Tutte le previsioni - sottolinea il governatore di Bankitalia - dipendono da un'ipotesi di fondo e cioè che il programma di vaccinazioni prosegua come previsto e che non ci siano sorprese a livello globale”. Visco ha poi osservato che “c'è un'attenzione forte da dare all'efficacia degli interventi previsti dal Pnrr, c’è una condizione finanziaria di fondo che resterà favorevole perché la Bce questo lo garantirà, quindi non vedo sorprese da quel lato”. “Il punto di fondo - ha spiegato - è che questa ripresa ci porta a ritenere che tutto dipende veramente da come il piano di vaccinazione si affermerà nel corso dei prossimi mesi e che non ci saranno sorprese per gli effetti delle varianti e che tutto andrà come effettivamente indirizzato. Questo - ha concluso – risulta essere cruciale”. 

Istat: Crescita congiunturale per commercio al dettaglio ad agosto

“Ad agosto 2021 si stima una crescita congiunturale per le vendite al dettaglio (+0,4 per cento sia in valore sia in volume). All'aumento delle vendite dei beni non alimentari (+0,7 in valore e +0,8 in volume) si affianca una sostanziale stazionarietà per gli alimentari (+0,1 in valore e -0,1 in volume)”. Lo ha riferito l'Istat nel consueto report sul commercio al dettaglio per il mese d'agosto scorso: “Su base tendenziale, ad agosto 2021, le vendite al dettaglio aumentano dell'1,9 in valore e dell'1,0 in volume. L'andamento dei beni non alimentari è positivo (+3,2 in valore e +2,0 in volume) mentre gli alimentari crescono in valore (+0,5) ma flettono leggermente in volume (-0,3)”. E ancora: “Tra i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali positive per quasi tutti i gruppi di prodotti, ad eccezione di Utensileria per la casa e ferramenta (-2,2), Mobili, articoli tessili, arredamento (-0,2) e Abbigliamento e pellicceria (0,0). Gli aumenti maggiori riguardano Elettrodomestici, radio, tv e registratori (+20,5) e Altri prodotti (+8,2)”. Infine: “Rispetto ad agosto 2020, il valore delle vendite al dettaglio cresce in tutti i canali distributivi: la grande distribuzione (+1,2), le imprese operanti su piccole superfici (+1,2), le vendite al di fuori dei negozi (+2,3) e il commercio elettronico (+20,7)”. 

Istat: nelle famiglie meno risparmio, più consumi. Deficit-Pil migliora

Nel secondo trimestre dell’anno le famiglie italiane risparmiano meno e ripartono i consumi. La pressione fiscale va giù e migliora il rapporto deficit/Pil. È la fotografia dell'Istat. In tre mesi il reddito disponibile delle famiglie e il loro potere d'acquisto hanno segnato lievi aumenti, mentre la crescita sostenuta dei consumi finali ha sospinto al ribasso la propensione al risparmio, rimasta tuttavia a livelli superiori a quelli registrati prima della crisi. Situazione che non soddisfa Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. “Dopo che nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 2,9% e il potere d'acquisto del 2,6%, avrebbero dovuto avere un rimbalzo decisamente più consistente. A differenza di altri indicatori che hanno già segnato un recupero sui valori pre-crisi, qui siamo ancora in alto mare, nel tunnel della crisi”. Sempre dall'Istat arrivano poi i dati sul Prodotto interno lordo nel secondo trimestre dove rapporto deficit/Pil migliora a -7,6%, visto che nello stesso periodo dell'anno precedente risultava pari al -12,9%. Buone notizie anche sul fronte della pressione fiscale, che scende. L'Istituto di statistica, in una memoria per l'audizione preliminare presso le Commissioni Bilancio congiunte del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati concernente l'esame della Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, fa sapere che “per l'anno 2022, il quadro programmatico evidenzia un ulteriore impulso dell'attività economica (+4,7%) che permetterà di raggiungere i livelli pre-crisi del Pil, mentre il proseguimento della fase espansiva corrisponderebbe al superamento del trend precrisi nel 2023”.



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