Meloni rilancia sull’azione del Governo in vista della manovra

Il governo di Giorgia Meloni prende di mira il Commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni, che sarebbe meglio se avesse un occhio di riguardo per il suo Paese come fanno gli altri Commissari. Dopo la conferenza stampa successiva al Cdm, sono state inevitabili le domande sullo stato dell’economia e sulle decisioni che, a breve, l’esecutivo dovrà prendere per la legge di Bilancio. La congiuntura non è favorevole, ammette la Premier, e il Superbonus impatta con la sua “eredità pesante”, cento miliardi che meglio sarebbero stati investiti sulla “sanità, i redditi, le famiglie”. Tutti i temi su cui l’esecutivo è intenzionato a “concentrare le risorse”, assicura Meloni, per dare alla crescita “un boost” di certo “maggiore di quella misura”, che il Governo non ama e che vuole provare a delimitare ancora, anche per recuperare ossigeno per la manovra che poco margine avrà, invece, in deficit. Ricorda anche che dal vertice di mercoledì è emersa una prima sintesi sulle scelte politiche da mettere in campo: non c’è solo la conferma del taglio del cuneo fiscale nel menu della manovra, anche salari e sanità sono in cima alla lista. 

La misura ancora è in via di quantificazione e sarebbe un segnale per aiutare le famiglie più deboli e anche per sostenere i consumi a ridosso di Natale, potrebbe essere inserita nel decreto fiscale che accompagna la manovra e potrebbe essere il provvedimento in cui confluiranno nuovi interventi per sterilizzare gli aumenti delle bollette e dei carburanti. Il Governo ci sta pensando, ha detto pubblicamente il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto, anche perché la luce già viaggia verso un aumento del 10%, così come sta valutando l’ipotesi di introdurre un bonus benzina. Anche per questo agli uffici dei ministeri, già alle prese con la lista da presentare a Giancarlo Giorgetti per attuare la spending review (1,5 miliardi in tre anni, 300 milioni nel 2024), stanno passando al setaccio voci e fondi che magari sono stati sottoutilizzati o che si sovrappongono agli interventi di altri dicasteri, in ottica di una razionalizzazione delle fonti di finanziamento, per evitare una dispersione dei fondi.

Draghi all’Economist: no a un ritorno a vecchie regole di bilancio

L’Europa deve cambiare per affrontare le nuove sfide condivise e tornare a vecchie regole, come il Patto di stabilità, sarebbe la “scelta peggiore”, mentre è necessario “creare un’unione più stretta”. L’ha affermato l’ex presidente del consiglio Mario Draghi in un intervento pubblicato dall’Economist. “Le strategie che hanno garantito la prosperità e la sicurezza dell’Europa in passato - la dipendenza dall’America per la sicurezza, dalla Cina per le esportazioni e dalla Russia per l’energia - sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili. In questo nuovo mondo, la paralisi è chiaramente insostenibile per i cittadini, mentre l’opzione radicale di uscire dall’Ue ha prodotto risultati decisamente contrastanti. Creare un’unione più stretta si rivelerà, in ultima analisi, l’unico modo per garantire la sicurezza e la prosperità tanto agognate dai cittadini europei”, ha scritto Draghi. 

Draghi auspica un’“unione fiscale” nella zona euro, le cui prospettive stanno migliorando perché “la natura della necessaria integrazione fiscale sta cambiando”. Il combinato disposto della politica della Bce che dal 2012 “ha sviluppato strumenti politici per contenere le divergenze ingiustificate tra i costi di finanziamento dei paesi più forti e quelli più deboli, e ha mostrato la propria volontà di utilizzarli” e il fatto che “l’Europa non si trova più ad affrontare crisi causate principalmente da politiche inadeguate in determinati paesi” ma “shock comuni e importati come la pandemia, la crisi energetica e la guerra in Ucraina”, troppo grandi perché possano essere gestiti da singoli paesi, fanno sì che ci sia meno opposizione da parte dei paesi forti ad “affrontarli attraverso un’azione fiscale comune”. L’Europa - continua Draghi - “deve affrontare una serie di sfide sovranazionali che richiederanno ingenti investimenti in un breve lasso di tempo, compresa la difesa, la transizione verde e la digitalizzazione”. E al momento “non ha né una strategia federale per finanziarli, né le politiche nazionali possono assumerne il ruolo, poiché le norme europee in materia fiscale e sugli aiuti di Stato limitano la capacità dei paesi di agire in modo indipendente”.

Lo conferma anche la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa dopo il Cdm di giovedì: “Sarebbe drammatico ritorno a vecchie regole”, dice apertamente, spiegando di essere “convinta che sia di fondamentale importanza riuscire a modificare le regole della governance Ue prima che rientrino i parametri pre-Covid del Patto di stabilità o prorogare le attuali regole”, perché “con il contesto attuale e la politica attuata dalla Bce, aggiungere il ritorno ai parametri pre-Covid produrrebbe una contrazione molto importante delle economie già in sofferenza, non solo l’Italia”. Il nostro Paese “pone il tema degli investimenti. Se l’Ue si dà priorità strategiche come la transizione verde e quella digitale, quindi vara fondi come il Next Generation Eu, e dall’altra parte affronta il tema della difesa con la guerra in Ucraina, le regole che si decide di portare avanti devono tenere conto di queste strategie”.

Ocse alla Bce: +0,9% nel 2023 e +1,5% nel 2024, necessario avanzare con stretta 

Secondo un nuovo rapporto dell’Ocse, sebbene un’azione politica coordinata e tempestiva abbia contribuito a evitare una grave recessione, le prospettive a breve termine rimangono offuscate dall’incertezza. L’ultima indagine economica dell’Ocse sull’UE e sull’eurozona esamina il modo in cui le economie europee stanno reagendo agli shock esterni negativi e alle sfide che l’Europa si trova ad affrontare nel futuro. L’indagine prevede che la crescita aumenterà gradualmente, dallo 0,9% nel 2023 all’1,5% nel 2024, con un’inflazione prevista in calo al 5,8% nel 2023 e al 3,2% nel 2024, ma che rimarrà al di sopra dell’obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea. Secondo l’indagine, data l’inflazione generalizzata e persistente, la politica monetaria e quella fiscale devono agire in sinergia per ridurre durevolmente le pressioni inflazionistiche. “Ridurre l’inflazione richiederà il proseguimento della politica monetaria restrittiva, nonché maggiori sforzi per garantire che la politica fiscale diventi più mirata e più sostenibile”, sottolinea l’Ocse. 

L’indagine Ocse riconosce che “le vulnerabilità finanziarie sono significative, soprattutto nei paesi con elevati livelli di debito privato e un’elevata quota di mutui variabili. La sostenibilità fiscale dovrebbe basarsi su una spesa pubblica ben definita e più efficiente e sostenuta da una migliore governance economica, in particolare da un maggiore rispetto delle norme fiscali. Questi dovrebbero concentrarsi nuovamente sulla sostenibilità del debito e sui piani di spesa pluriennali per garantire una politica fiscale più anticiclica e un percorso discendente verso livelli di debito più prudenti”. L’Ocse afferma poi “che un mercato unico più forte e più profondo può aiutare l’Europa a stimolare la crescita e l’innovazione, promuovendo al tempo stesso il cambiamento strutturale”. “Un elemento importante della transizione verde è l’energia sicura e a prezzi accessibili, che richiede mercati elettrici più integrati”, precisa l’Ocse.

Fmi rafforza collaborazione con Banca Mondiale per combattere le crisi

Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale si impegnano a rafforzare la cooperazione per affrontare i problemi che gravano sulle prospettive globali. Lo sottolineano in una dichiarazione congiunta i vertici delle due istituzioni, Kristalina Georgieva, direttore generale dell’FMI, e Ajay Banga, presidente della Banca Mondiale. “La crescita dell’economia mondiale - ricordano - ha subito un rallentamento, con le prospettive di medio termine ai livelli più deboli degli ultimi tre decenni. I progressi nella riduzione della povertà si sono arrestati. Conflitti e fragilità aumentano. Il mondo si trova ad affrontare la frammentazione geoeconomica, disastri naturali estremi aggravati dai cambiamenti climatici e livelli crescenti di debito pubblico. La rapida digitalizzazione e le trasformazioni tecnologiche creano nuove sfide, ma anche opportunità. Con riforme ben progettate e opportunamente sequenziate, le transizioni digitale e verde possono portare enormi vantaggi economici, sociali e ambientali e aumentare il benessere e la prosperità”. Fmi e la Bm annunciano un rafforzamento della loro cooperazione perché possono “dare un contributo fondamentale per aiutare i paesi ad affrontare” le sfide del cambiamento climatico e dell’elevato debito, “troppo grandi perché i singoli attori possano affrontarle”.

Istat: commercio al dettaglio, luglio 2023

A luglio 2023 si stima, per le vendite al dettaglio, un aumento congiunturale dello 0,4% in valore e un calo dello 0,2% in volume. Sono in crescita le vendite dei beni alimentari in valore (+0,8%) mentre quelle in volume sono stazionarie; le vendite dei beni non alimentari, invece, registrano un lieve aumento in valore (+0,1%) e una diminuzione in volume (-0,4%). Nel trimestre maggio-luglio del 2023, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano in valore (+0,7%) e diminuiscono in volume (-0,6%). Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+1,3%) e calano in volume (-0,5%) così come quelle dei beni non alimentari (+0,3% in valore e -0,6% in volume). Le vendite dei beni alimentari si espandono del 5,6% in valore e diminuiscono del 4,7% in volume; quelle dei beni non alimentari crescono leggermente in valore (+0,5%) e si riducono in volume ( 4,3%). Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+7,5%), mentre registrano il calo più consistente Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-4,7%) e Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (-3,6%). 



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