La Bce alza i tassi di interesse di 75 punti base e prevede ulteriori aumenti

Come da attese, la Banca centrale europea ha annunciato il rialzo dei tassi di 75 punti base per i suoi tre tassi chiave, compiendo progressi sostanziali nella riduzione dell'accomodamento della politica monetaria. La presidente Christine Lagarde ha affermato che ci saranno ulteriori aumenti dei tassi in futuro, che il processo di normalizzazione della politica monetaria continua e che “a un certo punto dovremo individuare il tasso che ci consentirà di raggiungere l'obiettivo di medio termine del 2%”, senza dare indicazioni più definite in conferenza stampa. In questa fase economia è “probabile che l'attività dell'Eurozona sia rallentata in modo significativo nel terzo trimestre dell'anno”, ha spiegato Lagarde, aggiungendo che “sebbene gli indicatori a breve termine suggeriscano che nel terzo trimestre sono stati ancora creati posti di lavoro, l'indebolimento dell'economia potrebbe portare a un aumento della disoccupazione in futuro”; lo scenario lascia presagire “un ulteriore indebolimento nel resto di quest'anno e all'inizio del prossimo”. 

La Bce procederà dunque a “ridurre il sostegno alla domanda e a prevenire il rischio di un persistente spostamento verso l'alto delle aspettative di inflazione”. Saranno inoltre modificati i termini della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO III), perché l'aumento dell'inflazione rende necessario “ricalibrarlo per garantire che sia coerente con il più ampio processo di normalizzazione della politica monetaria”. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha commentato che il rialzo dei tassi era “ampiamente previsto” e che “probabilmente non sarà l'ultimo in questa fase”. Giorgetti ha aggiunto che “confidiamo nella saggezza della Bce nell'interpretare le cause della recente impennata dell'inflazione e nel tener conto del rallentamento in corso nell'economia europea”. 

L’Ue è pronta a collaborare con l’Italia, ma su Pnrr frena

Nessun commento ufficiale ma un concetto costantemente ribadito: l'Europa è pronta a collaborare con Giorgia Meloni e il suo Governo, sarà una collaborazione a tutto campo che, tuttavia, andrà a inserirsi in uno dei momenti più delicati della storia dell'Ue. La neopremier dovrà districarsi nei non amplissimi spazi di manovra concessi da Bruxelles in piena crisi energetica e con una probabile recessione all'orizzonte. La necessità di cambiare il Pnrr, sottolineata dalla Meloni nel suo discorso programmatico alla Camera, è guardata con estrema attenzione dalle parti di Palazzo Berlaymont: il Pnrr, è l'assioma della Commissione, può essere cambiato ma in “casi eccezionali” e solo dopo una “valutazione rigorosa” dell'Esecutivo europeo. Ad aver ribadito il concetto è stata la portavoce della Commissione Veerle Nuyts: “Per richiedere emendamenti ai Pnrr i Paesi devono dimostrare che non ci sono le condizioni oggettive” per la realizzazione di alcuni degli obiettivi previsti. Del tema, certamente, Meloni parlerà nella sua prima visita a Bruxelles: i vertici delle istituzioni europee hanno già dato piena disponibilità a riceverla, l'incontro è nell'aria e i più aggiornati lo danno possibile la prossima settimana o quella successiva.

Giorgia Meloni e il ministro per gli Affari europei (con delega al Pnrr) Raffaele Fitto potrebbero tuttavia avere una sponda per apportare delle modifiche al piano: il programma Repower pensato per l'autonomia energetica dei 27. Un nuovo capitolo dovrà essere aggiunto al Pnrr e potrà avvalersi dei fondi di Coesione dello scorso settennato non ancora spesi. “Modificare il Pnrr non vuol dire ricominciare da zero”, ha avvertito il Commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni in audizione alla Commissione Bilancio dell'Eurocamera, spiegando, tuttavia, che un aggiornamento del piano, con l'inserimento del Repower, è possibile. L'alveo in cui si potrà muovere il Governo sarà quindi piuttosto stretto e, per far sì che la trattativa con l'Ue non si areni, non dovrebbe toccare il capitolo riforme. L'attesa dell'Ue sulle prime mosse di Meloni non riguarda solo il Pnrr, c'è il dossier migranti, foriero di possibili tensioni, e c'è il capitolo Ucraina anche se per ora la premier ha dato ampie rassicurazioni sulla questione. 

La priorità è la legge di bilancio anche se le risorse sono scarse

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è al lavoro anche sulla legge di bilancio. I tempi sono molto stretti come anche le risorse disponibili. Al momento è stato avviato il lavoro che potrebbe arrivare mettere sul tavolo almeno 14-15 miliardi costituito dal tesoretto lasciato in eredità dal governo Draghi, da altri margini nelle pieghe del bilancio e in parte anche dalla riscrittura della norma sugli extra-profitti. La maggioranza al momento discute; fra le norme su cui si sta lavorando c’è, come annunciato dalla Premier in Aula al Senato, l’aumento del tetto dei contanti: il compromesso potrebbe essere raggiunto portandolo a 5.000 o 3.000, non a 10.000 come paventato; il primo passo sarà la comparazione con gli altri Paesi europei. Sulle prime mosse da compiere il presidente del Consiglio Meloni è al lavoro con i suoi ministri. Giovedì ha visto il responsabile del Mef Giancarlo Giorgetti che avrebbe fatto un resoconto sui conti pubblici, il futuro viceministro Maurizio Leo e il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto; in serata il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e il ministro per l'Agricoltura Francesco Lollobrigida. Sul tavolo la prossima legge di bilancio e i provvedimenti da portare in Cdm: le priorità sono il caro bollette e il tema dell'energia. L'obiettivo è stringere i tempi, anche riguardo alle modifiche del Pnrr.

Arriverà un primo segnale con l'estensione della flat tax per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 85 mila euro di fatturato; possibile che ci sia un intervento sulla pace fiscale e sulla burocrazia per far partire i lavori pubblici. Si punta in ogni caso a dare un sostegno alle imprese con aiuti che non dovrebbero essere a pioggia ma che potrebbero agevolare “chi ha intenzione di fare”, come ha spiegato il presidente del Consiglio nel suo intervento al Senato. Le prime misure, tra cui quella sulla proroga sugli sconti sul carburante, entreranno nel dl aiuti Ter, con il rinvio pure delle multe Covid a giugno. Il premier lavora anche all'agenda internazionale: ha sentito al telefono il segretario generale della Nato Stoltenberg, sta preparando il dossier sul G7 e sul G20, potrebbe partecipare alla riunione della Cop27 in Egitto (ci saranno il Cancelliere Scholz, il presidente francese Macron e, anche se per poco tempo, il presidente americano Biden). In definizione anche l'incontro con il presidente della Commissione Ue von der Leyen.

Sindacati e Confindustria chiedono il dialogo a partire dalle pensioni

Confrontarsi e lavorare insieme per dare le risposte che il Paese attende, in questa fase difficile che tra le emergenze vede innanzitutto il caro bollette per le famiglie e le imprese e, tra le priorità, il lavoro e le pensioni: sindacati e Confindustria auspicano, in attesa del voto di fiducia del Parlamento, che subito dopo si avvii quella fase di dialogo sociale con il nuovo Governo assicurata dalla stessa premier Giorgia Meloni, chiamato a fare scelte “immediate ed efficaci”, come dice il numero uno degli industriali, Carlo Bonomi. Ma, avverte, “senza scassare i conti” e senza creare nuovi poveri, partendo dall'energia e mettendo in sicurezza l'industria, l'asset “più importante”. Temi urgenti per il nuovo esecutivo, accolto dal mercato con una certa fiducia: lo spread dopo un'apertura in forte calo all'indomani dell'insediamento a Palazzo Chigi, si attesta sulla stabilità nel corso della giornata per poi chiudere a 224 punti (232 venerdì scorso). Sul tavolo arrivano, intanto, i primi dossier. 

La ministra del Lavoro Marina Calderone ha incontrato Andrea Orlando per il passaggio di consegne. Prima dell'ex ministro, ha ricevuto per un saluto anche il presidente dell'Inps Pasquale Tridico. Non ci sono ancora stime e conti ufficiali, la partita sulle pensioni passa attraverso le risorse che verranno stanziate in legge di Bilancio e dall'impatto che ogni ipotesi d’intervento, ha sulle platee e quindi sui costi. Forte il pressing dei sindacati per superare la legge Fornero rivedendo tutto l'impianto: sulle pensioni “stiamo chiedendo una riforma complessiva che sia in grado di affrontare l'insieme dei temi. Non ci accontentiamo di qualche Quota per vedere cosa succede a gennaio 2023”, afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Cgil, Cisl e Uil chiedono di costruire una pensione di garanzia per i giovani, dare la possibilità di uscire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età, di riconoscere la diversità tra i lavori ed una corsia per le donne. Quota 41 viene rilanciata dalla Lega insieme alla flat tax al 15% e la riforma del Reddito di cittadinanza

Tra le misure in scadenza a fine anno c’è Opzione donna, (l'uscita per le dipendenti con 58 anni o 59 per le autonome e 35 anni di contributi), la cui proroga figurava già nel programma di FdI.  Ma da affrontare ci sono anche i temi dell'occupazione e della precarietà, oltre alla tenuta dei redditi dei lavoratori e dei pensionati, erosi dall'alta inflazione. Sul Reddito di cittadinanza bisognerebbe intervenire per “migliorare i centri per l'impiego e le politiche attive”, sostiene Tridico. In attesa del merito, che sarà valutato, le parti sociali ripetono che c'è il metodo: confronto e ascolto sono la via per "costruire insieme la ripartenza del Paese", rimarca il leader della Cisl Luigi Sbarra.

Inflazione, Istat: ad ottobre vola all'11,9%, ai massimi dal 1984

Vola l'inflazione ad ottobre. L'indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento del 3,5% su base mensile e dell'11,9% su base annua da +8,9% di settembre. In forte accelerazione, poi, i prezzi del carrello della spesa, ossia i Beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che passano da +10,9% a +12,7%, e quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto, da +8,4% a +8,9%. È la stima preliminare diffusa dall'Istat. È necessario risalire a giugno 1983, quando registrarono una variazione tendenziale del +13%, per trovare una crescita dei prezzi del carrello della spesa, su base annua, superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 per un tendenziale dell'indice generale Nic pari a +11,9%". La forte accelerazione dell'inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei Beni energetici (cresciuti da +44,5% di settembre a +73,2%) sia regolamentati (da +47,7% a +62,1%) sia non regolamentati (da +41,2% a +79,5%), e in misura minore ai prezzi dei Beni alimentari (da +11,4% a +13,1%), sia lavorati (da +11,4% a +13,4%) sia non lavorati (da +11% a +12,9%) e degli Altri beni (da +4,0% a +4,5%). 

Sono per lo più i Beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare, è il commento dell'Istat, la straordinaria accelerazione dell'inflazione di ottobre 2022, con i prezzi dei Beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) che continuano anch'essi ad accelerare, in un quadro di tensioni inflazionistiche che attraversano quasi tutti i comparti merceologici; frenano solo i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,0% a +5,3% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,5% a +5,8%. Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +12,5% a +17,9%), mentre rallentano di poco quelli dei servizi (da +3,9% a +3,7%); si amplia in misura marcata, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,6% di settembre a -14,2%).



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