Lagarde: “nuovi aumenti tassi anche dopo marzo, se serviranno”

Per combattere l'inflazione "nelle circostanze attuali i tassi di interesse sono lo strumento più efficiente e vi sono tutte le ragioni per ritenere che a marzo li rialzeremo di altri 50 punti base. Per il futuro, vedremo, dipenderà dai dati". Lo ha affermato la presidente della Bce Christine Lagarde, in un'intervista al quotidiano indiano The Economic Times, a margine del G20 di Bangalore, ribadendo che "se necessario, faremo ulteriori aumenti per riportare l'inflazione al nostro obiettivo del 2% in modo tempestivo". "Ci vorrà il suo tempo, ma quello che so è che riporteremo l'inflazione al 2% e la manterremo a quel livello in modo sostenibile" ha aggiunto. "Per combattere l'inflazione, vogliamo che i nostri aumenti degli interessi siano trasmessi al settore finanziario, comprese le banche. La mia speranza è che le banche riflettano anche questi aumenti dei tassi di interesse nella loro remunerazione dei depositi" ha concluso la Lagarde. 

Visco: “su rialzo tassi serve equilibrio”

Nelle prossime scelte della Bce sui tassi "sarà ancora essenziale continuare a bilanciare il rischio di una ricalibrazione troppo graduale, che potrebbe far radicare l'inflazione nelle aspettative e nei processi di determinazione dei salari, con quello di un eccessivo irrigidimento, che comporterebbe ripercussioni significative sull'attività economica, sulla stabilità finanziaria e, in ultima analisi, sull'andamento dei prezzi a medio termine". Lo ha sottolineato il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco nell'intervento tenuto presso la Frankfurt School of Finance & Management. Per Visco comunque "non c'è dubbio che l'irrigidimento della politica monetaria dell'area dell'euro debba continuare a impedire che un temporaneo aumento dell'inflazione causato da uno shock dell'offerta non diventi un fenomeno più persistente sostenuto da fattori di domanda". Ricordando che nell'ultima riunione il Consiglio direttivo della Bce ha "alzato i suoi tassi di riferimento di 50 punti base e ha annunciato l'intenzione di alzarli di ulteriori 50 punti base a marzo" l'entità dei futuri ulteriori rialzi dei tassi – ha ribadito - "continuerà a essere decisa sulla base dei dati in arrivo e del loro impatto sulle prospettive di inflazione". 

Nello stesso intervento, il Governatore della Banca d'Italia ha sottolineato come la Bce abbia "compiuto nell'ultimo anno errori considerevoli nel prevedere le variazioni dei prezzi al consumo, molto maggiori di quelli osservati in passato", sbagli che secondo alcuni "addirittura metterebbero in discussione la stessa credibilità della Bce, sebbene altre istituzioni internazionali e previsori privati abbiano commesso errori altrettanto grandi". Tuttavia, valutando "l'elevato livello di inflazione complessiva raggiunto nell'area dell'euro, alcuni hanno prestato meno attenzione all'improvviso verificarsi dello shock energetico, alla sua portata e alla sua persistenza, puntando invece il dito sui ritardi della banca centrale nell'avviare" il rialzo dei tassi, irrigidendo la sua politica monetaria. l'andamento dei prezzi energetici, con il gas che dopo essere balzato a settembre 2021 da 50 a 100 euro per MWh, anziché tornare ai livelli iniziali, come previsto, in realtà ha raddoppiato le quotazioni "raggiungendo un livello medio senza precedenti di 200 euro durante l'estate del 2022". "L'invasione russa dell'Ucraina – ha poi ricordato Visco - ha trasformato uno shock temporaneo in uno shock persistente, giustificando un'accelerazione della normalizzazione monetaria".

Giorgetti: patto di stabilità, ci sia flessibilità per fattori rilevanti

"Sebbene sia da valutare positivamente la previsione esplicita di una clausola di salvaguardia country-specific per shock asimmetrici, anche in questo caso andranno meglio definiti i criteri di attivazione, garantendo, a ogni modo, che la sua applicazione non sia assoggettata a un approccio strettamente meccanico, ma vi siano margini per valutare, anche in modo qualitativo, le condizioni eccezionali. La previsione di questa clausola non deve essere, tuttavia, sostitutiva della necessità di prevedere per tutti i Paesi una flessibilità per fattori rilevanti". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, nell'ambito dell'esame della comunicazione della Commissione europea sulla riforma del patto di stabilità e della governance economica dell'Ue. Il ministro ha poi aggiunto: "Rendere pubblica l’“Analisi” condotta per classificare il rischio-paese dei vari debiti nazionali rischia infatti di fornire segnali controproducenti ai mercati finanziari. Utilizzare l’Analisi di sostenibilità per suddividere gli Stati membri nelle tre categorie in precedenza ricordate potrebbe influenzare la valutazione del rischio del debito da parte dei mercati, creando instabilità e accentuando la ‘segmentazione’ già presente nel mercato dei titoli di Stato dell’area euro e nei rating sovrani assegnati ai singoli Paesi. Soprattutto questa classificazione “ufficiale” del rating dei debiti nazionali da parte della Commissione rischia di aprire la strada a una corrispondente differenziazione, in sede di regolamentazione bancaria, del rischio assegnato ai debiti sovrani contenuti nei portafogli delle banche”.

Nella stessa audizione, Giorgetti ha dichiarato che "l’idea che i Piani nazionali di bilancio e strutturali rimangano invariati per quattro anni potrebbe costituire un elemento di eccessiva rigidità rispetto alla responsabilità politica di adattare gli interventi nel tempo. Come già rilevato, per garantire la necessaria flessibilità alla gestione delle politiche nazionali, sarebbe pertanto opportuno individuare modalità che consentano di rivedere i piani pluriennali laddove, nel corso del periodo di programmazione, emergessero cambiamenti rilevanti delle condizioni economiche, oppure si configurasse un cambio di governo". 

Istat: ritoccate le stime al ribasso, Pil nel 2022 in crescita a +3,7%. 

Nel 2022 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.909.154 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,8 % rispetto all'anno precedente. In volume il Pil è cresciuto del 3,7 %. Dal lato della domanda interna nel 2022 si registra un incremento del 9,4 % degli investimenti fissi lordi e del 3,5 % dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l'estero, le esportazioni di beni e servizi sono salite del 9,4 % e le importazioni del 11,8 %. "Nel 2022 - spiega l'Istat - l'economia italiana ha registrato una crescita decisa, ma inferiore rispetto a quella del 2021. A trascinare la crescita del Pil (+3,7 %) è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi. Dal lato dell'offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite in molti comparti del terziario, mentre ha subito una contrazione nell'agricoltura. La crescita dell'attività produttiva si è accompagnata a una espansione dell'input di lavoro e dei redditi. Il rapporto tra l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2021. Il valore dell'indebitamento è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta". La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6 punti percentuali, mentre l'apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,5 punti e quello della variazione delle scorte per 0,4 punti. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 10,2 % nelle costruzioni e del 4,8 % nelle attività dei servizi. Il valore dell'indebitamento per gli anni 2020 e 2021 è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta. Il saldo primario misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,7 % (-5,5 % nel 2021)

Istat: a febbraio l’inflazione scende al 9,2%

febbraio "si consolida la fase di rapido rallentamento" dell'inflazione. Secondo le stime preliminari dell'Istat l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 9,2% su base annua, da +10,0% nel mese precedente. Il rallentamento si deve alla flessione su base annua dei prezzi dei beni energeticiregolamentati (da -12,0% a -16,7%) e alla decelerazione di quelli degli energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%). In accelerazione invece i prezzi degli alimentari lavorati (da +14,9% a +16,2%) e non lavorati (da +8,0% a +8,4%).

In accelerazione a febbraio, sempre su base annua, anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,9% a +6,3%). L'inflazione di fondo accelera da +6,0% del mese precedente a +6,4%, quella al netto dei soli beni energetici da +6,2% a +6,5%. Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +14,1% a +12,5%), mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%). L'aumento congiunturale dell'indice generale si deve prevalentemente ai prezzi degli alimentari non lavorati (+2,2%), dei tabacchi (+1,9%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei servizi relativi all'abitazione (+0,5% per entrambi); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli energetici, sia regolamentati (-5,2%) sia non regolamentati (-4,2%). In base alle stime preliminari, indica inoltre l'Istat, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 9,9% su base annua (in rallentamento da +10,7% di gennaio).



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