Gentiloni è fiducioso sulla riforma del Patto di stabilità. Berlino apre 

Paolo Gentiloni, il Commissario agli Affari economici che ha in mano il dossier sulle nuove regole di bilancio europee, è ottimista. Dalla Germania si aprono degli spiragli sulla riforma delle regole e arrivano proprio dal futuro ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, fino a poche settimane fa indicato come l'ostacolo più grande nella coalizione semaforo che sarà guidata da Olaf Scholz. La Germania ha una responsabilità per l'Europa, e nel contratto della coalizione è scritto che l'Europa va tenuta insieme, è il ragionamento del presidente dei liberali. Lindner, che durante la campagna elettorale aveva definito il Patto di stabilità già sufficientemente flessibile, sul tema si starebbe insomma allineando allo spirito della coalizione guidata dai socialdemocratici di Scholz. Come potrebbe declinarsi una riforma di quelle regole, vista con gli occhi di Berlino, non è ancora chiaro ma qualche segnale arriva da Klaus Regling, Direttore generale del Meccanismo Europeo di Stabilità e vecchia volpe della politica tedesca: non tanto lo scorporo degli investimenti green ma qualcosa di più incisivo: “un limite di deficit del 3%, un obiettivo di debito più alto e una regola che combini la spesa con il saldo primario”. Assieme a “una maggiore condivisione dei rischi” tramite i mercati, espressione che fa pensare a rendere permanenti gli eurobond nati con il Recovery. 

Parole soppesate con cautela durante una conferenza sulla riforma delle regole economiche europee ospitata dalla Bce. La stessa conferenza dove interviene Paolo Gentiloni, che per la Commissione lavora a una proposta da presentare il prossimo anno: una volta depositata la polvere del voto tedesco, Gentiloni, pur premettendo che “sarebbe un errore” fare pronostici da parte dell'esecutivo Ue, si dice convinto che “possiamo colmare le distanze e trovare compromessi e soluzioni condivise, penso che ci sia buona volontà fra gli Stati membri”. Il catalizzatore è la pandemia, con l'urgenza di rilanciare gli investimenti e la centralità assunta dal Next Generation Eu che esprime, di fatto, una politica di bilancio comune e un debito aumentato ovunque (al 100% nell'Eurozona, al 150% circa in Italia). L'invito di Gentiloni è “riflettere collettivamente su come le nostre regole di bilancio possono assicurare una riduzione del livello debito/Pil graduale, credibile e favorevole alla crescita”, una riforma epocale che si farebbe più concreta se alla spinta del premier italiano Mario Draghi e del presidente francese Emmanuel Macron si aggiungesse un endorsement convinto di Olaf Scholz

Ue approva Carta d'Italia per aiuti a finalità regionale 2021-27

La Commissione europea ha approvato la Carta per la concessione degli aiuti a finalità regionale per l'Italia, che sarà valida dal primo gennaio 2022 al 31 dicembre 2027. In questo modo, vengono offerte maggiori possibilità di dare sostegno alle regioni che affrontano una crisi o sfide strutturali, come lo spopolamento, affinché possano contribuire pienamente alla transizione verde e digitale. La Carta degli aiuti per l'Italia indica le regioni della Penisola ammissibili agli aiuti per investimenti a finalità regionale

La Carta stabilisce inoltre le intensità massime di aiuto in queste regioni. L'intensità dell'aiuto è l'importo massimo dell'aiuto di Stato che può essere concesso per ciascun beneficiario, espresso sotto forma di percentuale dei costi di investimento ammissibili. Un gruppo di regioni che ospitano il 41,99% della popolazione italiana sarà ammissibile agli aiuti per investimenti a finalità regionale. Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna (che totalizzano il 32% della popolazione italiana) rientrano tra le regioni più svantaggiate dell'Unione, con un Pil pro capite inferiore al 75% della media Ue. Queste regioni sono ammissibili agli aiuti con intensità massime di aiuto per le grandi imprese comprese tra il 30% e il 40%, in funzione del Pil pro capite della zona di appartenenza. L'Italia ha poi la possibilità di designare le cosiddette "zone C non predefinite" per un massimo del 9,99% della popolazione nazionale. La designazione specifica delle "zone C non predefinite", che riguarda le ex "zone A" e le zone scarsamente popolate, può avvenire in futuro, e comporterebbe una o più modifiche della Carta degli aiuti a finalità regionale approvata oggi. In tutte le zone menzionate, le intensità massime di aiuto possono essere maggiorate di 10 punti percentuali per gli investimenti delle imprese di medie dimensioni e di 20 punti percentuali per gli investimenti delle piccole imprese.

Inoltre, il Fondo Ue per la transizione giusta ("Just Transition Fund"), dedicato alle aree con le economie più legate alle fonti fossili di energia, prevede che si possa applicare un aumento dell'intensità massima di aiuto nelle aree inserite nel futuro Piano territoriale previsto dal Fondo stesso per l'assegnazione degli aiuti. In pratica, l'Italia avrà la possibilità di notificare una modifica della mappa degli aiuti a finalità regionale approvata oggi, al fine di applicare un potenziale aumento dell'intensità massima di aiuto nelle future "aree di transizione giusta”.

Pil, Istat: in terzo trimestre +2,6%, +3,9% su anno 

Nel terzo trimestre del 2021 il prodotto interno lordo (Pil) è aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente e del 3,9% nei confronti del terzo trimestre del 2020. La crescita congiunturale del Pil diffusa il 29 ottobre 2021 era stata anch'essa del 2,6% mentre quella tendenziale era stata del 3,8%, rende noto l'Istat. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati delladomanda interna sono in aumento, con un incremento del 2,2% dei consumi finali nazionali e dell'1,6% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, del 2,1% e del 3,4%. 

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per +2 punti percentuali alla crescita del Pil: +1,7 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP), +0,3 gli investimenti fissi lordi e un contributo nullo della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil in misura di +0,1 punti percentuali, mentre la domanda estera netta ha contributo per +0,5 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto di industria e servizi, cresciuti rispettivamente dello 0,7% e del 3,4%.

Lavoro, Istat: ad ottobre prosegue crescita occupazione 

Nel mese di ottobre 2021, rispetto al mese precedente, crescono sia gli occupati sia i disoccupati mentre diminuiscono gli inattivi. Lo rende noto l'Istat. L'aumento dell'occupazione (+0,2%, pari a +35mila unità), che ha riguardato solamente gli uomini, coinvolge i dipendenti, le persone tra i 15-24 anni e gli ultra 50enni. Il tasso di occupazione sale al 58,6% (+0,1 punti). La crescita del numero di persone in cerca di lavoro (+2,2%, pari a +51mila unità rispetto a settembre), osservata sia per gli uomini sia per le donne, coinvolge chi ha più di 24 anni. Il tasso di disoccupazione sale al 9,4% (+0,2 punti), nonostante tra i giovani scenda al 28,2% (-1,4 punti). La diminuzione del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni, registrata a ottobre rispetto al mese precedente (-0,6%, pari a -79mila unità), è generalizzata sia per sesso sia per classe d'età. 

A seguito della ripresa dell'occupazione, osservata tra febbraio e giugno e a partire da settembre 2021, il numero di occupati è superiore a quello di ottobre 2020 dell'1,7% (+390mila unità). Rispetto a ottobre 2020, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,6%, pari a -139mila unità), sia l'ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,1%, pari a -425mila), valore quest'ultimo che era aumentato in misura eccezionale all'inizio dell'emergenza sanitaria. 

Istat: cresce quota imprese esportatrici certificate, sale al 16% nel 2019

Nel 2019 cresce la quota di imprese certificate sul totale delle imprese esportatrici: sono 19.677 le imprese esportatrici in possesso di un sistema di gestione certificato sotto accreditamento, per un valore delle esportazioni di merci pari a 238,9 miliardi di euro e circa 2 milioni di addetti. Lo rende noto l'Istat presentando i principali risultati dell'analisi della diffusione, tra le imprese esportatrici, delle certificazioni dei sistemi di gestione, resa possibile grazie alla banca dati sulle organizzazioni e le imprese con un sistema di gestione certificato sotto accreditamento, fornita da Accredia. Nel 2019 la quota di imprese certificate sul totale delle imprese esportatrici raggiunge il 16% dal 15,1% del 2018. 

La quota di esportazioni riconducibile alle imprese certificate è pari al 54,1%, in aumento rispetto ai due anni precedenti (53,5% nel 2018 e 53,3% nel 2017. Nel 2019 le imprese esportatrici in possesso di una certificazione accreditata per i sistemi di gestione sono 19.677, pari al 16,0% del totale. A queste corrisponde un valore complessivo dell'export di 238,9 miliardi di euro (il 54,1% del totale) e circa 2 milioni di addetti (pari al 49,6%). Rispetto al 2017, si registra un lieve incremento del ricorso alla certificazione accreditata dei sistemi di gestione per tutte le classi dimensionali. Infine, emerge che le imprese certificate sono più produttive delle non certificate ed esportano in un maggior numero di Paesi



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