Gentiloni, il debito italiano è sostenibile

I conti pubblici dei Paesi europei non preoccupano, nonostante il debito arrivi a sfiorare il 160% e il deficit raggiunga le due cifre (-10,8%) per quest'anno. Dall’anno prossimo, infatti, inizieranno a calare, sottolinea la Ue, e il Commissario Paolo Gentiloni assicura che non ci sono rischi per la sostenibilità, ma solo la necessità che il debito inizi a calare dall'anno prossimo. Ma comunque non c’è fretta sull'aggiustamento dei conti, perché il Patto di stabilità resterà sospeso. Gentiloni parla di “ripresa interrotta” a causa della “recrudescenza della pandemia” che ha reso necessarie “nuove misure di contenimento”: il rimbalzo “è stato interrotto, la crescita è destinata a fermarsi nel quarto trimestre, e riprenderà a salire a partire dal primo trimestre del 2021”. Significa tenersi pronti a tutto, anche a eventuali nuove mosse europee qualora la situazione dovesse precipitare, perché nessuno sa quanto durerà questa seconda ondata. Per ora l'importante è attuare le decisioni già prese, come il Recovery fund, che se approvato entro l'anno consentirà di far arrivare i primi fondi (il 10% di tutta la spettanza) già nella tarda primavera, assicura il Commissario italiano. E proprio ieri la trattativa sul Recovery ha fatto un importante passo in avanti: Parlamento Ue e Consiglio hanno trovato un accordo sul cosiddetto meccanismo di condizionalità per lo stato di diritto, cioè su quella procedura che bloccherà i fondi Ue per chi non rispetta le regole democratiche e i valori fondamentali dell'Unione. L'accordo deve ora essere approvato dalle singole istituzioni. Nel frattempo, resta ancora aperta la partita sull'aumento delle poste dei singoli programmi del nuovo bilancio Ue richiesto dagli eurodeputati; lunedì un nuovo round di trattative.  

Ue, la ripresa economica si è interrotta. Il Pil italiano 2020 si attesterà al -9,9%

La Commissione europea ha dovuto tagliare le stime di crescita per l'anno prossimo a causa dell'incertezza schizzata ai livelli record di marzo di fronte alle nuove misure di contenimento che torneranno a colpire anche l'economia. Per tutta l'Unione significa rinviare a dopo il 2022 il ritorno alla normalità pre-Covid e prepararsi ad altri mesi di rischi elevatissimi. L'Italia, che ha avuto un rimbalzo nel terzo trimestre più forte del previsto, attenua la perdita nel 2020, ma modera anche la ripresa nel 2021. “L'Italia si sta riprendendo da un profondo calo della produzione, ma la pandemia e le sue ripercussioni negative persistono e pesano sull’attività economica, in particolare sui servizi. È improbabile che la ripresa sia sufficiente a far tornare la produzione ai livelli pre-pandemici entro il 2022”, scrive Bruxelles nelle sue stime che però migliorano le prospettive per l'anno in corso. Il calo del Pil si fermerà infatti al -9,9% invece del -11,2% previsto a luglio. Frena però la ripresa del 2021: la crescita salirà al 4,1% invece del 6,1%. Le ripercussioni della nuova ondata si sentiranno soprattutto sul mercato del lavoro: se “gli schemi d’integrazione salariale (Cassa integrazione guadagni) e il divieto di licenziamenti fino all'anno prossimo” sono riusciti a prevenire “l'ampia perdita di occupazione nel 2020” scaricando il peso soprattutto sui lavoratori temporanei, “è improbabile che i lavoratori a tempo indeterminato restino illesi una volta che le misure di emergenza finiranno”. Il tasso di disoccupazione salirà quindi all'11,6% l'anno prossimo, “con la maggioranza dei posti persi nel settore servizi”. 

Ue, Schnabel (Bce), possibile taglio tassi di interesse

Per far fronte alla crisi del coronavirus, la Banca centrale europea (Bce) potrebbe decidere di tagliare i tassi di interesse alla prossima riunione del suo Consiglio direttivo, che si terrà il 10 dicembre prossimo. È quanto affermato da Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Bce, nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano "Handelsblatt". Per Schnabel, le analisi dell'Eurotower dimostrano che l'allentamento dei tassi "sarebbe possibile senza arrivare al punto in cui non funziona più o addirittura danneggia" l'economia dell'Eurozona. A ogni modo, ha sottolineato l'economista tedesca, la Bce "non ha ancora assunto alcuna decisione preliminare" sui tassi. Tuttavia, ora la situazione è diversa da marzo, all'avvio della prima ondata di Covid-19. Adesso, si tratta di garantire che le banche non restringano l'accesso al credito. Il membro del Comitato esecutivo della Bce ha osservato che, "dopo la crisi, a un certo punto", l'Eurotower dovrà "tornare ai suoi normali strumenti". In tale prospettiva, secondo Schnabel è necessario stabilire "un limite temporale chiaro" al Programma di emergenza per l'acquisto di titoli volto a far fronte alla crisi del coronavirus (Pepp).

Covid-19, Pil cala a Nord, famiglie Sud più colpite

Gli effetti del coronavirus si sono fatti sentire per l'economia italiana e se le più colpite in termini di Pil sono le regioni del Nord, le famiglie che soffrono di più sono quelle del Mezzogiorno. Anche le prospettive restano incerte poiché l’intensità della ripresa dall'emergenza Covid-19 dipenderà anche dalle caratteristiche strutturali del sistema produttivo locale. Il quadro emerge dal rapporto presentato dalla Banca d'Italia su "L'economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali" nel quale vengono messe in luce le principali tendenze dell'economia per le diverse aree del paese e le criticità delle imprese. Per quanto riguarda l’attività economica, nei primi sei mesi del 2020 si è ridotta di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo del 2019 e la flessione è stata più marcata al nord, "coerentemente con l'insorgenza precoce della pandemia in tale area geografica". Per quello che riguarda invece gli effetti del coronavirus sui privati cittadini, le famiglie più colpite sono state quelle meno abbienti che per la maggior parte si trovano al Sud.

E nonostante il reddito sia stato sostenuto dagli ammortizzatori sociali e dai provvedimenti che ne hanno previsto il rafforzamento, la diseguaglianza è cresciuta ovunque nel primo semestre del 2020 e più intensamente nel Mezzogiorno. Le famiglie hanno, quindi, ridotto drasticamente i prestiti richiesti alle banche. Inevitabili anche gli effetti della pandemia sul mondo del lavoro che, dopo due mesi di sostanziale stagnazione, nella prima parte del 2020 ha subito importanti ripercussioni. Il calo dell'occupazione si è accentuato soprattutto nel secondo trimestre e al Sud: si è ridotta rispetto al trimestre precedente dell'1,2 per cento nel Nord, dell'1,1 al Centro e del 4,4 nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda invece le imprese, gli effetti della pandemia portano con sé una tendenza all'aumento dei rischi di sottocapitalizzazione per molte di esse. Tanto che, secondo gli scenari di Bankitalia, alla fine del 2020 si registrerebbe ovunque un incremento della quota di società di capitali in condizioni di insufficienza patrimoniale pari al 12,4% a livello nazionale. Un dato che non indica una stima precisa, come hanno tenuto a precisare i responsabili di Via Nazionale, ma che sarebbe comunque peggiore (14%) se non ci fossero state le misure del governo a sostegno delle imprese. 

Istat, recupero Pil nel III trim ma prospettive dei prossimi mesi appaiono incerte

"A seguito del deciso recupero segnato nel terzo trimestre, i principali indicatori congiunturali sono tornati vicini ai livelli precrisi sanitaria", ma "le prospettive per i prossimi mesi appaiono incerte. A ottobre gli indici di fiducia hanno fornito segnali discordanti. La fiducia dei consumatori ha segnato un lieve calo mentre quella delle imprese è migliorata". L'Istat pubblica la Nota mensile sull'andamento dell'economia italiana, per il mese di ottobre, e sottolinea come "negli ultimi mesi lo scenario internazionale è stato caratterizzato da una decisa ripresa dei ritmi produttivi e degli scambi commerciali. Il recente nuovo aumento dei contagi in quasi tutti i paesi e le conseguenti misure di contenimento potrebbero incidere negativamente sulle prospettive economiche a breve termine". Nel terzo trimestre, prosegue, "il Pil italiano, analogamente a quello dei principali paesi europei, ha segnato, in base alla stima preliminare, un recupero robusto e diffuso in tutti i settori economici. Oltre alla forte crescita del comparto manifatturiero, ad agosto anche le vendite italiane all'estero verso i mercati Ue ed extra Ue sono nuovamente aumentate. Il valore delle esportazioni, tuttavia, è ancora inferiore ai livelli di inizio anno. Nel mercato del lavoro, la ripresa dei ritmi produttivi si è accompagnata a un progressivo recupero delle ore lavorate settimanalmente. L'inflazione italiana a ottobre è rimasta negativa, anche se i rincari di alcune voci maggiormente volatili ne hanno attenuato la caduta". 



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