Per l’Ue l’Italia è ultima per crescita, investimenti e occupazione

Nelle nuove previsioni economiche della Commissione europea l'Italia finisce in fondo alle diverse classifiche dei Paesi Ue: è l'ultima per crescita, occupazione e anche per gli investimenti. Il quadro pesa sui conti pubblici e spinge Bruxelles ad avviare di nuovo l'iter formale di valutazione che comincerà con un nuovo rapporto sul debito a inizio giugno che potrebbe portare all'apertura di una procedura d’infrazione. La notizia non piace al Governo: il premier Giuseppe Conte respinge la visione della Commissione e definisce ingenerose le stime, che non vedono l'impatto delle misure del Governo; per il Ministro dell'economia Giovanni Tria non c’è alcuna sorpresa, perché le cifre corrispondono a quelle del Def. Dopo la drastica revisione del Pil 2019 già fatta a febbraio tagliandolo di un punto percentuale fino a 0,2%, la Ue abbassa ancora la stima a 0,1%. Non è recessione ma una ripresa tenue che, sommata all’allentamento di bilancio, pesa come un macigno sul debito pubblico che schizza a 133,7% quest'anno e al 135,2% il prossimo. Stesso impatto negativo sul deficit: salirà a 2,5% nel 2019 e addirittura a 3,5% nel 2020 se non si attiveranno le clausole di salvaguardia, cioè l'aumento dell'Iva. Per Bruxelles la crescita stagnante peserà anche sul mercato del lavoro. La previsione è quindi drastica: “La crescita dell'occupazione si arresterà nel 2019”, mentre la disoccupazione salirà all'11% “visto che è probabile che il reddito di cittadinanza indurrà più persone a iscriversi nelle liste di disoccupazione e quindi a essere contate come forza lavoro”. Il vicepremier Luigi Di Maio spiega la contraddizione: “Il reddito fa aumentare la forza lavoro: ci sono persone inattive che si stanno iscrivendo e aumenta il Pil potenziale”. La Ue però aggiunge anche che il reddito dovrebbe spingere i consumi ma il “mercato del lavoro che si deteriora” danneggerà i consumatori che quindi tenderanno a risparmiare.

Per Tria le previsioni sul Pil erano già contenute nel Def

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria invece è tranquillo: le previsioni sul Pil dell'Ue corrispondono alle previsioni già fatte nel Def, quindi “ce l'aspettavamo”, ha commentato, sottolineando soltanto il minor ottimismo della Ue, anche dovuto al fatto che la Commissione “non ha tenuto conto, perché' ha chiuso le stime prima, dei dati del primo trimestre del Pil italiano che non erano negativi”. Per quanto riguarda lo sforamento del deficit sul 2020, per Tria è una stima più politica che economica, nel senso che non tiene conto degli effetti degli interventi che il Governo metterà in campo. In ogni caso, aggiunge, “molto di come andrà in Italia dipenderà anche dall'evoluzione dello scenario internazionale”. Per questo, assieme al premier Giuseppe Conte, lancia l'allarme sui dazi americani contro la Cina, che colpirebbero Paesi esportatori manifatturieri come Italia e Germania.

Per Istat e Bankitalia cresce la ricchezza delle famiglie italiane

Nel 2017 è tornata a crescere la ricchezza delle famiglie italiane, il cui grosso del patrimonio è sempre rappresentato dagli immobili di proprietà. Stando al nuovo rapporto stilato da Banca d’Italia e Istat a fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata infatti pari a 9.743 miliardi di euro, oltre 8 volte il loro reddito disponibile. Le abitazioni hanno costituito la principale forma di investimento degli italiani e, con un valore di 5.246 miliardi di euro, hanno rappresentato la metà della ricchezza lorda. Molto basso l’indebitamento: il totale delle passività delle famiglie è stato pari a 926 miliardi di euro, un ammontare inferiore in rapporto al reddito rispetto agli altri paesi. Le attività finanziarie in particolare hanno raggiunto quota 4.374 miliardi, in crescita rispetto all’anno precedente. In questo caso la loro incidenza sulla ricchezza netta è risultata tuttavia inferiore a quella registrata in altre economie. La ricchezza netta delle società non finanziarie, ovvero delle imprese, è stata invece pari a 1.053 miliardi di euro. Il totale delle attività del settore ammonta a 4.943 miliardi di euro di cui il 63% costituito da attività non finanziarie. La componente finanziaria, in crescita dal 2013, nel 2017 è stata pari a 1.840 miliardi. È diminuito, invece, il valore del patrimonio reale, rappresentato soprattutto da immobili non residenziali e impianti e macchinari.

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Settimana Economica 4 - 10 maggio 2019



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