Prosegue la discesa dell’inflazione in Usa, Bce la rivede al rialzo in Ue

Gli Stati Uniti continuano la loro discesa lungo la curva dell'inflazione, che continua a mostrare segnali di rallentamento dopo aver raggiunto il picco, mentre per la zona euro il quadro è meno roseo. La Bce ha rivisto il dato per il 2022 al rialzo all'8,4% su base annua, con una previsione al 6,3% per il 2023. A dicembre l'indice dei prezzi al consumo degli Usa continua invece a raffreddarsi, con un aumento del 6,5% su base annua e insieme il primo calo dello 0,1% a dicembre, dopo il +0,1% di dicembre. Nell'ultimo bollettino mensile dell'Eurotower si avverte che tenendo conto dell'impatto dell'inflazione, i salari reali per i consumatori sono ora significativamente inferiori rispetto a prima della pandemia e ciò potrebbe indurre i sindacati a richiedere aumenti retributivi maggiori nei prossimi cicli negoziali, in particolare nei settori con stipendi più bassi. Il contesto è quello di un rafforzamento dell'inflazione dei beni alimentari e delle pressioni di fondo sui prezzi in tutta l'economia, che si protrarranno per qualche tempo. Secondo le proiezioni, che rilevano un contesto di eccezionale incertezza, l'inflazione dovrebbe segnare il 3,4% nel 2024 e il 2,3% nel 2025, mentre l'inflazione al netto della componente energetica e alimentare dovrebbe collocarsi, in media, al 3,9% nel 2022, per poi salire al 4,2% nel 2023 e quindi scendere al 2,8% nel 2024 e al 2,4% nel 2025. 

Sul dato italiano si è espresso il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che in question time al Senato ha sottolineato come “l'elevata dipendenza dell'Italia dalle materie prime energetiche” abbia “fatto sì che l'inflazione complessiva sia stata nel 2022 più elevata di quella rilevata nella zona Euro, tuttavia la componente di fondo, ovvero al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, risulta inferiore”. Giorgetti ha inoltre fatto presente che, se misurata sull'indice armonizzato dei prezzi al consumo, l'inflazione di fondo di dicembre in Italia è stata del 6,4% mentre nell'area dell'euro è del 6,9%. Giorgetti ha poi spiegato che il dato di dicembre per l'inflazione italiana, “seppure molto elevato, risulta in decelerazione rispetto al dato di novembre anche per effetto del rallentamento dell'inflazione derivante dai beni alimentari” che passano al 12,8 % a dicembre dal 13,2 % di novembre, “e dai beni energetici, al 64,7% a dicembre dal 67,6% di novembre”. 

Meloni incontra i vertici del Mes e auspica dei correttivi

Per spingere l'Italia a ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), i suoi vertici sono volati direttamente a Roma per un faccia a faccia con la premier Giorgia Meloni che potrebbe chiudere un dossier ormai aperto da diversi anni. Ma al di là della ratifica formale, su cui si esprimerà il Parlamento, alla premier interessa ragionare sulla sostanza: bisogna “verificare possibili correttivi”, insieme agli altri Stati, per rendere il Mes “uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie”; dopo la pandemia, la guerra in Ucraina e le nuove difficoltà economiche che sono seguite, lo strumento va ripensato. 

Il nuovo direttore generale del Meccanismo, il lussemburghese Pierre Gramegna nominato a dicembre anche con l'appoggio del governo italiano, ha voluto incontrare la premier a Palazzo Chigi assieme al suo braccio destro italiano, il segretario generale Nicola Giammarioli. L'obiettivo era ascoltare i dubbi della presidente del Consiglio, ricordandole allo stesso tempo l'impegno che l'Italia ha preso, assieme a tutti i partner dell'Eurozona, di approvare la riforma pensata per rendere più semplice il funzionamento dell'ex fondo salva-Stati. La premier ha ribadito: il Mes è uno “strumento economico-finanziario anomalo, perché pur disponendo di ingenti risorse, non viene utilizzato da lungo tempo dagli Stati aderenti, nonostante la difficile congiuntura economica. Basti pensare che nemmeno il cosiddetto Mes pandemico è stato mai richiesto”. Per la Meloni, nemmeno la riforma renderà il Mes più attrattivo, dunque bisogna ripensarlo e modificarlo: un ragionamento cui il direttore Gramegna non chiude la porta, anche in vista della riforma del Patto di stabilità e della governance economica europea, che potrebbe rivedere anche il ruolo del Mes. 

Il Governo accelera sul Pnrr. Pronto per fine mese il decreto

L'obiettivo è accelerare sui progetti per non farsi trovare impreparati in vista delle scadenze di giugno. La riunione sul Pnrr a Palazzo Chigi è servita per una messa a punto e per modificare l'impostazione del piano di ripresa e di resilienza; confermato che il decreto che prevede anche cambiamenti sul tema della governance arriverà in Consiglio dei ministri a fine mese. Ieri si è tenuta una riunione del Cdm presieduta dal vicepremier Antonio Tajani; alla riunione hanno preso parte anche il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, il presidente dell'Anci Antonio De Caro e il presidente dell'Upi Michele De Pascale. Per quanto riguarda il Pnrr, il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto ha chiesto nella cabina di regia di avanzare proposte utili per la modifica del piano. L'Italia è chiamata a raggiungere 27 obiettivi entro il 30 giugno 2023, di cui 20 milestone e 7 target; il loro raggiungimento consentirà di poter richiedere alla Commissione Europea il pagamento della quarta rata di 16 miliardi di euro. 

Nel corso della cabina di regia è stato condiviso che, nelle prossime settimane, saranno convocate apposite riunioni tecniche bilaterali dove sarà verificato lo stato di attuazione di ciascuna misura, anche in vista dell'avvio della fase di aggiornamento del Pnrr e dell'inserimento del capitolo Repower Eu, il tutto in un percorso di proficua collaborazione con la Commissione Ue. Sono state sollecitate le singole amministrazioni a fornire elementi e contributi per definire misure di accelerazione degli investimenti. Il Ministro Fitto ha dichiarato che “la tempestiva convocazione della Cabina di Regia conferma l'impegno del Presidente Meloni e dell'intero Governo a realizzare tutti gli obiettivi del Pnrr, verificando e monitorando costantemente tutte le prossime scadenze, come già fatto nei mesi scorsi attraverso il nuovo metodo che assegna centralità alle funzioni e ai compiti della Cabina di Regia. Tale metodo ha già consentito, infatti, a questo Governo di raggiungere i 55 obiettivi previsti al 31 dicembre 2022”.

Al via le prime nomine del Governo: Alesse va all’Adm

Il Cdm ha deciso: all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli al posto di Marcello Minenna arriva Roberto Alesse, attualmente capo di gabinetto del ministero per la Protezione civile e per le Politiche del mare Nello Musumeci e nel recente passato presidente della Commissione di Garanzia dell'Attuazione della Legge sullo sciopero. Si tratta della prima vera nomina del governo di Giorgia Meloni che ha inoltre confermato Ernesto Maria Ruffini all'Agenzia delle Entrate e Alessandra Dal Verme all'Agenzia del Demanio. Il 24 gennaio scadono i 90 giorni previsti per lo spoils system. Lo scontro politico ormai dura da giorni, con l'opposizione, e in particolare il Pd, che accusano l'esecutivo di ambire alla lottizzazione; i fari sono puntati soprattutto sul direttore generale del TesoroAlessandro Rivera: secondo voci che si rincorrono da giorni l'intenzione del presidente del Consiglio sarebbe quella di una sostituzione ma resta l'incognita sulla eventualità che i ricambi possano riguardare un'ampia fascia di dirigenti. Su Rivera deciderà il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Rivera e il ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta “rappresentano il meglio della dirigenza pubblica italiana”, ha sottolineato il Ministro della Difesa Guido Crosetto

Per l’Istat la produzione industriale cala dello 0,3% a novembre, -3,7% sull’anno

A novembre l’Istat stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,3% rispetto a ottobre. Nella media del trimestre settembre-novembre il livello della produzione diminuisce dell'1,0% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per i beni strumentali (+0,1%) mentre cala per l'energia (-4,5%), i beni di consumo (-0,4%) e i beni intermedi (-0,3%). Corretto per gli effetti di calendario, a novembre 2022 l'indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 3,7% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a novembre 2021). Crescono solo i beni strumentali (+1,8%); diminuiscono, invece, i beni di consumo (-2,6%), i beni intermedi (-5,2%) e in misura molto marcata l'energia (-16,2%). Tra i settori di attività economica che registrano variazioni tendenziali positive si segnalano la fabbricazione di mezzi di trasporto e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+7,3% per entrambi i settori), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+6,4%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature (+2,4%). Le flessioni più ampie si registrano nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-17,1%), nell'industria del legno, della carta e della stampa (-10,8%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (-8,6%). 



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