Tria e Conte lavorano per evitare la procedura ma per Juncker l’Italia rischia

Un compromesso finale con l'Ue sulla procedura per deficit eccessivo, magari quando il vertice dei leader europei dirà la parola finale sul meccanismo avviato dalla Commissione europea: è questa la soluzione al nuovo braccio di ferro con l'Europa a cui lavora il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Ma per il momento fra Roma e Bruxelles la distanza resta ampia: il Comitato economico e finanziario appoggia la decisione di Bruxelles e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker avverte: “L’Italia rischia”. A Bruxelles la situazione italiana è vista con grande preoccupazione: fra il 2018 e 2019, la deviazione strutturale del deficit italiano, che rischia di mettere le ali al debito, è di 0,4 punti di Pil: circa sette miliardi. E solo per il 2018 ballano circa tre miliardi, che potrebbero dover essere congelati dai programmi di spesa per quest'anno, oltre ai due miliardi già bloccati dalla manovra 2019. Per non parlare della prossima manovra, che presenterebbe un conto da oltre 40 miliardi. Ecco perché gli sherpa dei Ministri delle finanze dell'Eurozona (Eurogruppo) e Ue (Ecofin) hanno fatto fare alla procedura d'infrazione contro l'Italia un passo avanti. Da Bruxelles chiedono misure concrete: “Questo problema dell'Italia è un problema serio”, avverte Juncker. “Non voglio umiliare la Repubblica italiana con dichiarazioni pubbliche ma riteniamo che ci si stia muovendo in una direzione sbagliata”.

Conte e Tria provano a guadagnare tempo con la Commissione UE

Mercoledì, al vertice di maggioranza, sia il premier Giuseppe Conte sia il Ministro dell'Economia Giovanni Tria sarebbero stati estremamente chiari nel ribadire ai due vicepremier che “La Commissione europea così non tratta, occorre un altro tipo di approccio, non è la stessa partita dell'anno scorso, qui rischiamo un danno per l'Italia”. Nel Governo si sta preparando una sorta di contro dossier da presentare a Bruxelles, perché i numeri previsti dalla Commissione non coincidono con quelli del MEF. La via maestra è quella di evitare ad ogni costo la procedura di infrazione. La trattativa resta in alto mare ma una delle opzioni sul tavolo è quella di chiedere più tempo. Matteo Salvini insiste sulla necessità di non abbassare di un millimetro l'asticella. La sua tesi è che questa Commissione europea è debole e che non ha la forza per dettare l'agenda ad uno dei paesi fondatori dell'Europa. Andare al tavolo con una posizione di forza potrebbe poi evitare un compromesso al ribasso. Dal canto suo, il presidente del Consiglio ha ribadito che il metodo deve essere quello del confronto.

Ue compatta contro l'Italia. Tria fermo, niente manovra

Il negoziato con la Commissione Ue è partito e il fronte europeo si compatta a sostegno di Bruxelles. Nessuno vuole arrivare davvero all'apertura di una procedura d’infrazione per debito eccessivo, ma ora si chiede all'Italia di fare le sue mosse per evitarla. Il tempo non è molto, perché la Commissione vuole mettere l'Ecofin nelle condizioni di decidere se aprire o no una sanzione a carico di Roma. La richiesta di partenza è chiara: “Servono aggiustamenti considerevoli per quest'anno e per il prossimo”, ha detto il vicepresidente Valdis Dombrovskis; ma il Ministro dell'economia Giovanni Tria torna a escludere una manovra correttiva: “Non ne abbiamo bisogno”. Al prossimo Eurogruppo l'Italia non è sull'agenda, ma i protagonisti del negoziato preparano il terreno. La Commissione vuole avere un mandato politico dai Ministri per poter andare avanti sia nella trattativa col Governo sia nell'iter formale della procedura, ormai avviato due settimane fa. Per Dombrovskis: il saldo strutturale dell'Italia deve migliorare, sia nel 2019 che nel 2020. “È prima di tutto nell'interesse dell'Italia”, ha detto il lettone, ribadendo una linea ormai nota, ovvero che il debito italiano va messo su un percorso di discesa credibile. È quello che a Bruxelles si aspettano dal Governo nelle prossime settimane: che individui il modo per fare risparmi già da quest'anno, in modo da rimediare anche al buco del 2018. Il commissario Pierre Moscovici gioca la parte della colomba: “Vogliamo evitare una procedura per debito”, che in questa fase non è ancora scontata, anzi, “è ancora evitabile”. E quindi ora servono “fatti, cifre, dati per il 2019 e 2020, perché le intenzioni non bastano”.

Tria prepara il negoziato e assicura che la flat tax non sarà fatta in deficit

Il Ministro dell’Economia Giovanni Tria, intanto, avvia il negoziato. Ancora non ci sono numeri sul tavolo, né da parte italiana né da parte europea. Lo stadio della trattativa è ancora embrionale e la Ue per ora ascolta i nuovi elementi che il Ministro, promette, a fine luglio dimostreranno che gli obiettivi del deficit saranno centrati. Si tratta delle entrate fiscali supplementari del primo semestre, ad esempio dalla fatturazione elettronica, e poi le ricadute di quota 100 e reddito di cittadinanza. Il negoziato dovrà avvicinare le due posizioni, che al momento sembrano molto distanti. “Stiamo facendo un negoziato sugli obiettivi di deficit che noi abbiamo, dimostreremo che li raggiungeremo perché ci mettono in posizione di sicurezza”, assicura Tria, che esclude anche di fare la flat tax in deficit.

Istat: +25mila occupati nel primo trimestre

Per l’Istat nel primo trimestre 2019 si registra un lieve aumento dell’occupazione (+25mila occupati) rispetto al trimestre precedente (+0,1%), in un contesto di calo della disoccupazione e dell’inattività. Queste dinamiche congiunturali del mercato del lavoro riflettono il lieve aumento dei livelli di attività economica rilevato nello stesso periodo, in cui si registra una variazione positiva del Pil (+0,1%) dopo due trimestri di calo. Con riferimento all’input di lavoro, si osserva una crescita delle ore lavorate. Il tasso di occupazione sale al 58,7% (+0,1 punti). Nei dati mensili più recenti (aprile 2019), al netto della stagionalità, il tasso di occupazione e il numero di occupati rimangono invariati rispetto a marzo 2018.

Prosegue l’incremento degli occupati a tempo pieno e, soprattutto, a tempo parziale; l’incidenza del part time involontario è stimata al 64,1% dei lavoratori a tempo parziale (-0,1 punti). Alla crescita dell’occupazione soprattutto nel Nord e nel Centro (+1,4% e +0,3%, rispettivamente) si contrappone, per il secondo trimestre consecutivo, il calo nel Mezzogiorno (-0,6%). Per il secondo trimestre consecutivo diminuiscono gli inattivi di 15-64 anni (-130 mila in un anno, -1,0%). Il tasso di disoccupazione diminuisce sia rispetto al trimestre precedente sia in confronto a un anno prima. Dal lato delle imprese, prosegue la crescita della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,7% su base annua, sintesi della crescita sia dell’industria sia dei servizi. Il tasso dei posti vacanti rimane invariato su base congiunturale mentre cresce di 0,1 punti percentuali su base annua. Il costo del lavoro cresce dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e del 3,4% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, sintesi di un aumento delle retribuzioni (+0,9% su base congiunturale e +2,3% su base annua) e degli oneri sociali (+2,2% su base congiunturale e +6,0% su base annua).

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Settimana Economica 8-14 giugno 2019



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