A settembre torna a frenare l'inflazione a testimonianza di come lo sforzo della Bce di riportare i prezzi europei verso i livelli desiderati resta ancora da compiere, soprattutto in Paesi come l'Italia. Una difficoltà che la stessa Eurotower, così come il Fmi e altri osservatori internazionali, hanno legato a doppio filo con la scarsa dinamica di crescita dei salari, che resta ancora un problema per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di Mario Draghi.

Nel suo rapporto mensile, l'Istat ha confermato le stime secondo cui l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività è diminuito dello 0,3% su base mensile e aumentato dell'1,1% rispetto a settembre 2016 (era +1,2% ad agosto). Si tratta del calo congiunturale più ampio da novembre 2015, quando fu rilevato un -0,4%.

Secondo l’istituto di statistica la lieve frenata dell'inflazione è ascrivibile per lo più al rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,7%, da +4,4% di agosto) e di quelli dei beni energetici regolamentati (+2,9% da +5%) e solamente in parte compensato dall'accelerazione dei prezzi dei beni alimentari non lavorati. L’Istat segnala che i prezzi dei prodotti del cosiddetto “carrello della spesa” a settembre sono saliti dello 0,4% sul mese e dell'1,3% sull'anno.

L’istituto di statistica ha anche pubblicato i nuovi dati sull’economia sommersa e le attività illegali segnalando che in Italia valgono 208 miliardi di euro, il 12,6% del Pil. La stima dell'Istat per il 2015 mostra una brusca diminuzione dell'incidenza della cosiddetta economia non osservata sul Pil. Dopo aver registrato una tendenza all'aumento nel triennio 2012-2014, sommerso economico e attività illegali sono scesi infatti di 0,5 punti percentuali rispetto all'anno precedente, quando valevano il 13,1% del prodotto interno lordo e sfioravano 213 miliardi

Nel 2015 i lavoratori irregolari erano 3 milioni 724 mila, in prevalenza dipendenti (2 milioni 651 mila), in aumento sull'anno precedente (rispettivamente +57 mila e +56 mila unità). Il tasso di irregolarità, ovvero l'incidenza delle unità di lavoro non regolari sul totale, è pari al 15,9% (+0,2 punti percentuali rispetto al 2014).

Il tasso di irregolarità dell'occupazione è particolarmente elevato nel settore dei Servizi alle persone (47,6% nel 2015, 0,2 punti percentuali in più del 2014) ma risulta molto significativo anche nei settori dell'agricoltura (17,9%), delle costruzioni (16,9%) e del commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,7%).

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Settimana economica 7 -13 ottobre 2017



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