Nonostante il Pil cresca dello 0,5% nel terzo trimestre, mettendo a segno il dato migliore da sei anni, la Commissione europea è preoccupata per la tenuta dei nostri conti pubblici perché il debito continua a essere troppo alto. Il finlandese Jyrki Katainen, vicepresidente alla crescita e all'occupazione, quindi il primo interessato a stimolare lo sviluppo dei Paesi Ue, e capofila della fronda più interventista della Commissione, ha affermato che “La situazione in Italia non migliora” e che “Tutti gli italiani dovrebbero sapere qual è la vera situazione economica in Italia”.

Le cifre pubblicate la scorsa settimana nelle previsioni economiche mostrano chiaramente una deviazione dagli obiettivi di medio termine per quanto riguarda il saldo strutturale. L'Italia è insomma in una situazione rischiosa secondo diversi Commissari ma allo stesso tempo, però, Bruxelles non se la sentirebbe di bocciare la legge di bilancio del 2018.

La Commissione aveva già inviato all'Italia una missiva alla fine di ottobre, prima della pubblicazione delle previsioni autunnali, segnalando uno scostamento tra i conti del Governo italiano e quelli dei tecnici europei. In particolare, l'aggiustamento strutturale del 2018 rispetto al 2017 sarebbe stato di soli due decimi di punto di Pil, invece dei tre concordati a livello politico tra Pier Carlo Padoan Pierre Moscovici.

Dagli ultimi calcoli però lo scostamento sarebbe anche più ampio, due decimi di punti di Pil, pari a 3,5 miliardi di euro. Il Governo quindi entro la prossima primavera potrebbe dovere intervenire con una manovra correttiva, così come è già avvenuto quest'anno dopo l'ultima Legge di Bilancio del governo Renzi.

In definitiva, il 22 novembre invece di un'opinione completa sulla manovra, la Commissione darà un giudizio solo parziale e invierà una nuova lettera al Governo per chiedere altri impegni entro la primavera. Sarà rinviata a maggio, e quindi dopo le elezioni, la valutazione definitiva sui conti, come avvenuto anche quest'anno dopo la manovra-bis di aprile.

La produttività del lavoro in Italia è sotto la media europea. È quanto sostiene l'Istat nel rapporto “Misure produttività 1995-2016”. Infatti, negli ultimi 21 anni, la produttività del lavoro in Italia è cresciuta a un tasso medio annuo dello 0,3%, un dato che è decisamente inferiore alla media Ue (1,6%). Tassi in linea con la media sono stati registrati da Germania (1,5%), Francia (1,4%) e Regno Unito (1,5%).

Al contempo però dall’agenzia di rating Standard&Poor's è arrivato un incoraggiamento e un monito. Per gli esperti del rating, l'Italia “sta mostrando segnali positivi di ripresa ma dopo sei anni di stagnazione il processo di recupero sarà probabilmente lungo”. L'agenzia ricorda l'accelerazione della crescita nel secondo trimestre con il Pil reale in aumento dell'1,5% quest'anno.

Fra i fattori positivi ci sono la crescita degli investimenti grazie agli incentivi fiscali e il miglioramento delle condizioni di credito con la soluzione della crisi Mps e delle banche venete anche se molto rimane da fare su produttività del lavoro e inflazione.

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Settimana Economica 11 - 17 novembre 2017



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