Fmi: l’Italia è un rischio globale. Pil tagliato a 0,6%

Lunedì il Forum economico mondiale si è aperto con l'Italia sotto i riflettori, evocata dal Fondo Monetario Internazionale come uno dei principali elementi di rischio globale. Ma non sono solo preoccupazioni politiche perché il Fmi ha tagliato le stime di crescita dell'Italia allo 0,6% per l'anno in corso: una revisione di quattro decimali rispetto a tre mesi fa e un valore che potrebbe anche peggiorare, nell’eventualità che lo spread rimanesse alto. Un insieme di condizioni, che se dovessero perdurare, porterebbero quasi certamente alla necessità di una manovra correttiva per rispettare i patti con Bruxelles. Dopo le critiche non si è fatta attendere la replica del Governo. Parte il vicepremier Matteo Salvini: “Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l'economia mondiale, con le sue previsioni errate, pochi successi e molti disastri”; parole che hanno trovato eco nel ministro dell’Economia Giovanni Tria: “Non credo che l'Italia sia un rischio né per l'Ue né globale, in realtà il rischio viene dalle “politiche consigliate dal Fmi”. Infine l'altro vicepremier, Luigi Di Maio: “Stiamo creando un nuovo stato sociale: non arretriamo, di fronte a chi addirittura definisce l'Italia una delle cause della recessione economica”.

Moscovici, raccomandazione Ue su manovra bis dopo le elezioni europee

Per il Commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici sulla necessità di un’eventuale manovra correttiva dei conti italiani “non ci saranno raccomandazioni prima delle elezioni europee”. Il prossimo passaggio sarà il giudizio di febbraio sull'andamento del Pil dell'Italia. “Ciò che è sicuro, sottolinea, è che l'accordo di dicembre è stato firmato sul consenso delle previsioni del momento. Ora si dovrà tenere conto della crescita come si manifesta e continuare la discussione nel nuovo contesto. Vedremo le nostre previsioni in febbraio”. “Conosciamo la situazione italiana, la misura del debito è un tema da tenere sotto controllo, sebbene si sia avuto un buon accordo col governo Conte. La situazione delle banche, ci ha rassicurato Tria, non comporta rischi sistemici anche se ci sono situazioni particolari che vanno seguite bene. L'Italia è un attore importante per l'economia europea. Il nostro auspicio è che persegua la riduzione del debito e il sostegno allo sviluppo”. Con l'accantonamento dei due miliardi in manovra “abbiamo regolato il problema per il 2019, restano il 2020 e il 2021. Vedremo tutti insieme cosa conviene fare nelle prossime tappe”.

Ocse: le nuove stime a marzo potrebbero tagliare la previsione di crescita per l'Italia

Le nuove stime dell'Ocse, a marzo, potrebbero tagliare la previsione di crescita per l'Italia. Lo ha confermato Angel Gurrìa, segretario generale dell'organizzazione, a margine dei lavori del Forum economico mondiale.  Alla domanda se sia in arrivo un taglio per la crescita dell'Italia nel 2019 anche da parte dell'Ocse, Gurrìa ha risposto “sì, può essere”. Salvo poi dichiarare che “la questione italiana c'è, ma dobbiamo considerare che si tratta del primo anno di vita del Governo, va lasciato lavorare”. Gurrìa ha sottolineato che va valutato anche il fatto che “è vero che c'è per l'Italia una riduzione della crescita” ma ha rilevato che “ci vorrebbe anche una maggiore flessibilità da parte dell'Unione europea”. In questa situazione di limitata espansione globale, fare una manovra espansiva così come nelle intenzioni del Governo è d'altronde “molto più difficile”, ha osservato Gurrìa. Il segretario generale dell'Ocse ha ricordato che a novembre le stime sono state riviste al ribasso per il nostro paese: l'1% del Pil nel 2018 (-0,2% rispetto alle precedenti previsioni), lo 0,9% per quest'anno (-0,2% rispetto alle precedenti previsioni) e lo 0,9% anche nel 2020. Per l'Italia, dice Gurrìa, “c'è un problema di equilibrio tra la riduzione della crescita e le misure sociali che si ritengono necessarie. Un governo nuovo in genere vuole fare tutto nei primi tre giorni... invece si deve avere una visione di medio termine”.

Istat: nel 2018 frenano le esportazioni, +1,7%

Secondo le statistiche flash Commercio estero Extra Ue dell'Istat il 2018 si è chiuso con una contenuta crescita dell'export italiano (+1,7%), ampiamente inferiore a quella registrata nel 2017 (+8,2%). Questo risultato riflette dinamiche legate alla crescita molto differenti fra i principali mercati: gli Stati Uniti pur riducendo il tasso di crescita rispetto al 2017, ottengono insieme alla Svizzera incrementi superiori alla media; Medio Oriente e Turchia registrano le flessioni più ampie; mentre Cina, Mercosur e Russia risentirebbero di una contrazione rilevante. Nel 2018 la bilancia commerciale extra Ue ha chiuso con un saldo positivo pari a 28,544 miliardi di euro. Nel solo mese di dicembre 2018 il surplus commerciale è stato pari a 4,280 miliardi, in diminuzione rispetto ai +6,161 miliardi di dicembre 2017. Nonostante la marcata flessione dell'export registrata a dicembre 2018, spiega l'Istat, la dinamica congiunturale delle vendite verso i paesi Extra Ue si è mantenuta positiva nel confronto dell'ultimo trimestre dell'anno rispetto al precedente. Nel complesso l'anno si è chiuso con una contenuta crescita dell'export (+1,7%), ampiamente inferiore a quella registrata nel 2017 (+8,2%).

Draghi, economia più debole, ma Bce ha ancora munizioni

Mario Draghi suona il campanello d'allarme dopo la prima riunione dell'anno della Banca Centrale Europea a Francoforte, rassicurando però che al momento il rischio di recessione è basso e che la Bce ha ancora a disposizione le sue munizioni per far fronte al peggio. “I rischi per le prospettive economiche, da bilanciati, si sono mossi verso il basso”, afferma Draghi citando fra i fattori di rischio il protezionismo e gli scenari geopolitici che pesano sulla fiducia. Ma pure “lunghe trattative sulla Brexit rappresentano un rischio” per la crescita, aggiunge. In questo quadro quindi “è ancora necessario un significativo stimolo monetario”, soprattutto “per sostenere l'inflazione” che nei prossimi mesi rallenterà ulteriormente a causa del calo dei prezzi del petrolio. Draghi ha ricordato che a dicembre l'inflazione nell’Eurozona è crollata all'1,6% dall'1,9% di novembre. Tuttavia nell'analisi dei governatori della Bce “non appare un evento probabile una recessione nell'Eurozona nel suo insieme”. Tra gli strumenti a disposizione della Bce ci sono le maxi-aste di liquidità a lungo termine (Tltro) per affrontare un problema di frammentazione nei mercati del credito. Intanto in questa sua prima riunione del 2019, dedicata alla "valutazione delle attuali condizioni economiche" dell'Eurozona, la Bce ha lasciato i tassi d'interesse fermi: quello principale allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. E si manterranno sui livelli attuali almeno fino all'estate del 2019, ha spiegato il Presidente della Bce. Francoforte, poi, continuerà a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati nel quadro del Qe per un periodo prolungato di tempo, successivamente alla data in cui inizierà ad alzare i tassi di interesse.

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Settimana Economica 19- 25 gennaio 2019



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