Idea Di Maio e Salvini per la presidenza di Camera e Senato

Mancano solamente quattro giorni alla prima seduta del Parlamento per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato della XVIII legislatura e tutto appare sempre più in alto mare. Per uscire dall'empasse, rumors di palazzo ipotizzano che Luigi Di Maio e Matteo Salvini sarebbero tentati dall'idea di candidarsi loro alla presidenza dei due rami del Parlamento, così da poter guidare le consultazioni ed eventualmente avere il mandato esplorativo.

I contatti proseguono, sono fitti e c'è chi sottolinea quanto questa soluzione sia difficile da mantenere separata da un progetto di governo insieme. Una cosa è certa: nella posizione peggiore in questo momento è il leader della Lega Matteo Salvini, la cui candidatura a palazzo Madama potrebbe destabilizzare ulteriormente i rapporti con gli alleati di Forza Italia e Fratelli d'Italia.

Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di restare ai margini della trattativa e, anche se nelle ultime ore il nome di Paolo Romani sembra aver perso appeal, il partito azzurro sta puntando i piedi: mentre Salvini prosegue con le trattative, emissari di Berlusconi hanno già avuto più di un incontro informale con alcuni esponenti del Partito Democratico.

In questo momento la palla è nelle sole mani del leader del Carroccio. Due le opzioni: tenere salda la coalizione e cedere il Senato agli azzurri o la Camera a Fratelli d'Italia o al Pd, oppure confermare le mire sulla seconda carica dello Stato e consegnare Montecitorio ai pentastellati.

Quest'ultima opzione farebbe saltare l'alleanza con l'unica prospettiva che Lega e M5S si votino da soli i due presidenti. Per Salvini al momento i candidati allo scranno più alto del Senato sono due, Roberto Calderoli o Giulia Bongiorno.

Per il M5S l’obiettivo prioritario è la presidenza della Camera 

Alla Camera, Luigi Di Maio preferirebbe giocarsi la carta Riccardo Fraccaro, piuttosto che quella Emilio Carelli. Il fedelissimo infatti è tra i maggiori sostenitori dell'abolizione dei vitalizi, un tema sul quale il Movimento 5 Stelle fonda una buona parte della sua strategia. Se infatti la possibilità di andare al Governo è più incerta, quella, garantita dall’avere il Presidente della Camera, di intervenire con forza sulla questione vitalizi e indennità rappresenta un orizzonte politico certo e un obiettivo più che raggiungibile.

Una cosa è certa, che Di Maio non ha nessuna intenzione di mollare la presa: “Bisogna rispettare l'esito delle elezioni” e rivendica “la guida della Camera”. “Sarà una settimana emozionante” assicura il grillino confermando lo stile istituzionale che lo distingue dal 4 marzo: “Siamo disponibili a ragionare con ampio dialogo con tutti”.

Il capo politico e candidato premier del Movimento 5 Stelle avverte che il suo partito per le presidenze non accetterà nessun nome che abbia avuto una condanna o che sia sotto processo. Un messaggio chiaro a Matteo Salvini: né Romani né Calderoli.

Nel Pd, Rosato apre a un referendum interno sul Governo

Il Pd renziano non arretra di un millimetro sulla linea politica annunciata durante la direzione: i dem non se ne staranno sull'Aventino ma faranno opposizione in Parlamento. Tuttavia, una breccia si è aperta, non solo con la fronda anti e post renziana: a spingersi verso insospettabili concessioni è stato anche Ettore Rosato, il padre della legge elettorale, nonché da sempre considerato molto vicino all'ex segretario Pd.

Dopo le aperture di Michele Emiliano, Sergio Chiamparino e Gianni Cuperlo, anche il capogruppo uscente dei dem alla Camera ipotizza un referendum tra gli iscritti per decidere se fare o meno un accordo di governo con il M5s: “Su decisioni importanti potrebbe essere utile una consultazione degli iscritti, anche sulla possibilità eventuale di fare un governo”, spiega in diretta radiofonica.

La posizione è molto distante da quella di Matteo Renzi post sconfitta elettorale, ripreso poi dal segretario reggente Maurizio Martina nei giorni scorsi quando ha affermato la disponibilità del Partito Democratico a partecipare a un Governo di tutti, compreso anche il Movimento 5 Stelle, sotto l’ala del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’esecutivo di unità e di scopo dovrebbe rivedere la legge elettorale e approvare la prossima legge di bilancio per poi magari tornare alle urne.

Le parole di Rosato hanno ricevuto il plauso del premier Paolo Gentiloni e del ministro Dario Franceschini, in un inedito asse destinato a cambiare gli equilibri nel partito. Ma non sono piaciute ai renziani più ortodossi: “La partecipazione a un governo di Maio è da escludere”, ha ribadito Matteo Richetti, “Bisogna capire se la proposta sul tavolo è un governo di Maio con quei ministri e un programma che fatico a comprendere, e allora siamo molto lontani, o se si tratta di qualcosa di diverso”.

Dello stesso avviso è Matteo Orfini, che risponde alla proposta di Rosato: “E' previsto dal nostro Statuto che su alcune questioni di grande importanza possa svolgersi un referendum tra gli iscritti. Non è mai successo nella storia del partito. Se dovesse essere necessario, si potrebbe fare. Io onestamente non credo ce ne sia la necessità in questo caso". E ricorda: “Siamo radicalmente alternativi ai Cinque Stelle, così come siamo radicalmente alternativi al centrodestra. Abbiamo perso le elezioni e saremo quindi all'opposizione".



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