Il Movimento 5 Stelle apre il dialogo a 360 gradi

Luigi Di Maio lo aveva previsto: “dovranno passare da noi” per formare un nuovo Governo. Grazie al nuovo assetto parlamentare tripartito, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle ritengono di essere necessari per la costruzione di una maggioranza che possa supportare il prossimo esecutivo. “Non siamo una forza territoriale come la Lega, siamo una forza nazionale e siamo inevitabilmente proiettati al governo”, afferma Luigi Di Maio nel suo primo discorso da leader post-voto a Pomigliano d'Arco e  aggiunge che il centrodestra a suo parere sarebbe già sul punto di sfaldarsi per le troppe divisioni interne.

Di Maio ricorda che “sono gli altri a dover parlare con il M5S” e mette sul piatto i punti del suo programma, a partire da quelli già annunciati in campagna elettorale, una rosa che parte dagli aiuti alla famiglia, ai disoccupati e ai pensionati. Temi caldi che potrebbero essere in grado di poter aprire delle trattative sia a destra sia a sinistra; la strategia trova l’appoggio di Beppe Grillo: “La specie che sopravvive non è quella più forte ma quella che si adatta meglio. Quindi noi siamo un po' democristiani, un po' di destra, un po' di sinistra, un po' di centro... possiamo adattarci”.

Vista la necessità di trovare delle sponde in Parlamento il Movimento non sembra avere nessuna preclusione e nei prossimi giorni rivolgerà il suo appello a tutte le forze politiche. Al momento però, anche in virtù della forza di Salvini, gli sguardi sembrano essere orientati verso sinistra. Un primo elemento è la composizione della squadra di governo anticipata dai 5 Stelle: ministri candidati che in alcuni casi arrivano da ambienti dem, ricette economiche di stampo keynesiano che a sinistra non dispiacciono. Lo sguardo a sinistra è già stato colto da alcuni esponenti del Partito Democratico, da Michele Emiliano al piemontese Sergio Chiamparino.

Ma i segnali arrivano anche dal centrodestra. “M5S e Lega hanno vinto le elezioni e devono governare" mette in chiaro Roberto Maroni ed anche il responsabile economico della Lega Claudio Borghi apre alla possibilità di un governo insieme.

Berlusconi: appoggio condizionato a Matteo Salvini

La prima mossa nel risiko della formazione del nuovo governo sarà riservata ai Cinque stelle. La strategia messa a punto ad Arcore è che dovranno essere i pentastellati a fare un passo avanti: dovrà essere Luigi Di Maio a dimostrare di avere i numeri per una maggioranza. Per Silvio Berlusconi le trattative non dovranno prolungarsi all'infinito ma al momento di lanciare la candidatura di Matteo Salvini dovranno essere create le condizioni giuste.

E le condizioni passano dalla partita sulle presidenze di Camera e Senato. Salvini ieri mattina ha detto no ad accordi partitici ma ha aperto alla possibilità che altri, anche nel campo della sinistra, possano convergere su un programma. Si punterà sui singoli parlamentari, si guarderà ai Cinque stelle espulsi, agli eletti all'estero. E visto che non sono previsti accordi il Carroccio punterà a un proprio uomo a palazzo Madama.

Forza Italia, invece, punta a individuare figure di garanzia per i vertici di Camera e Senato per cercare di sbloccare la partita. Berlusconi non esclude che alla fine di un lungo percorso possa arrivare una sponda da parte del Pd; in ogni caso la convinzione dello stato maggiore azzurro è che i dem non abbracceranno i Cinque stelle.

Intanto Silvio Berlusconi rivendica la sua centralità, anche nei confronti di chi già considera Matteo Salvini il leader del centrodestra. Ecco perché' l'ex presidente del Consiglio ha postato un videomessaggio per sottolineare l'apporto del partito azzurro: sosterà il leader del Carroccio ma il suo non sarà un appoggio incondizionato. Berlusconi si propone come “regista, il garante dell'accordo nel centrodestra”.

Il leader di Forza Italia ieri ha anche fatto sapere agli alleati la sua netta contrarietà a formare un unico gruppo parlamentare alla Camera e al Senato. La proposta, lanciata da Salvini e condivisa dalla Meloni, avrebbe garantito al centrodestra di essere il gruppo più numeroso in Parlamento, fatto che avrebbe garantito a Salvini di ricevere dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il mandato esplorativo per formare il prossimo Governo.

Elezioni: analisi flussi Ixè, M5s ha preso voti da tutti

Il successo del Movimento 5 Stelle è il frutto di una forte tenuta dell'elettorato del 2013 e della conquista di un numero significativo di elettori che cinque anni fa avevano fatto altre scelte. Per la Lega, invece, i voti conquistati sono stati presi in buona misura agli alleati di centrodestra. Quanto al Partito Democratico, ha confermato la scelta per questo partito solo la metà di quanti lo votarono nel 2013, un quinto dei quali stavolta ha scelto l'astensione. Sono alcuni dati dell'analisi dei flussi elettorali che l'istituto Ixè ha condotto per l'Huffington post.

Secondo l'analisi, il 57% dei voti al Movimento 5 stelle sono arrivati da chi cinque anni fa aveva già fatto questa scelta; pochi i voti in uscita verso il centrosinistra, un po' più numerosi verso il centrodestra. Quasi un milione e mezzo di voti al M5S sono stati recuperati fra quanti nel 2013 si erano astenuti, e più di un milione e trecentomila voti vengono da chi aveva invece votato Scelta civica, il partito di Mario Monti.

Quanto al voto per età, il Pd resta il primo partito solo nella fascia over 65 dove raggiunge il 30,6%, ma fra i giovani fino a 24 anni si ferma al 16%. Quanto alla ripartizione del voto in base a lavoro e professioni, i pensionati preferiscono il Pd nel 29,8 per cento dei casi, mentre i Cinque Stelle sono primi in tutte le altre categorie, in particolare fra i senza lavoro (42,9%) e gli occupati a tempo indeterminato (43,5%).

Secondo l'Ixè, inoltre, il voto ai pentastellati è nettamente più maschile (35,9% dei voti) che femminile (29,1%). Diverso l'equilibrio per il Pd, votato dal 17,5% per cento degli uomini e dal 20% delle donne, e per la Lega, scelta dal 16,3% degli uomini e dal 18,4% delle donne. L'appello di Matteo Salvini al voto cattolico non sembra invece aver fatto molta presa: fra quanti frequentano la messa ogni settimana il Pd è il primo partito col 24,3%, davanti ai 5 stelle col 23,4% e a Forza Italia col 19,6%. Solo quarta la Lega, col 15,2%.



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