Il centrodestra di Giorgia Meloni ha vinto le elezioni 

Il centrodestra ha vinto le elezioni e mette in sicurezza la possibilità di governare in autonomia. Giorgia Meloni stravince e si prende l'Italia con gli alleati interni indeboliti. FdI è infatti nettamente il primo partito italiano con quasi il 26,3% di consensi, seguito dal Pd che con il 19,3% non sfonda il tetto minimo auspicato del 20%; exploit del Movimento Cinque stelle che rimane il terzo partito italiano con il 15,2%; crolla invece la Lega all'8,9% tallonata da Forza Italia data all'8,2%; il Terzo Polo è lontano dalla doppia cifra e per il momento si attesta al 7,8%. La coalizione di centrodestra raccoglie nel complesso il 44,4% delle preferenze mentre quella di centrosinistra solamente il 26,3, e avrà quindi i numeri per governare, sebbene i dati non siano ancora definitivi, la vittoria appare piena. Il crollo della Lega non ha quindi influito negativamente sul risultato anche se in molti sono pronti a scommettere che avrà delle conseguenze politiche.  

Ricapitolando i dati esce questa classifica: alla Camera tra i singoli partiti FdI è primo con quasi il 26,3%, il Pd secondo con il 19,3%, M5S con il 14,9%, la Lega 8,9%, Forza Italia 8%. Analoghi i dati del Senato che erano quelli più attesi e che danno un buon margine di agibilità alla coalizione di centrodestra. Allargando lo spettro ai partiti minori, l’Alleanza Verdi e Sinistra ha raccolto il 3,6%, +Europa 2,8%; seguono Italexit con l’1,2% e Noi Moderati allo 0,9%; Impegno Civico si attesta allo 0,5. Al momento di definitivo c’è solo il dato dell'affluenza che non è disastroso come si temeva ma certo fa registrare un netto calo rispetto alle politiche del 2018: secondo i dati del Viminale alle 23.00 hanno votato circa il 64% degli elettori contro il 74 delle scorse elezioni, ben 10 punti in meno.

La Meloni vince le elezioni e porta il centrodestra al governo

Giorgia Meloni è la vera vincitrice di questa tornata elettorale. Il suo partito raggiunge il risultato storico del 26,3% mentre gli alleati non hanno superato nemmeno il 10% dei voti, un risultato incredibile ottenuto con una lenta crescita in questi anni di opposizione e un risultato che inevitabilmente peserà su prossimi equilibri di governo. Quello che sembra certo è che Giorgia Meloni punterà a diventare il prossimo Presidente del Consiglio; in un breve intervento a caldo ha dichiarato: “Faccio un rapido commento della giornata” rimandando “a domani tutte le valutazioni più profonde e complete visto che i dati sono ancora non definitivi. Però mi pare che dalle prime proiezioni si possa dire che dagli italiani arriva un'indicazione chiara per un governo di centrodestra a guida Fratelli d'Italia. Questo è il tempo della responsabilità, il tempo in cui se si vuole far parte della storia si deve capire quale responsabilità abbiamo verso decine di milioni di persone perché l'Italia ha scelto noi e non la tradiremo come non l'abbiamo mai tradita”. Meloni ha aggiunto che “se saremo chiamati a governare la nazione lo faremo per tutti, per unire un popolo esaltando ciò che unisce piuttosto che ciò che divide”.

“Il fatto che FdI sia primo partito significa tante cose per tanti di noi: questa è sicuramente per tanti di noi una notte di orgoglio, di riscatto, di lacrime, abbracci, sogni”. Meloni ha ricordato “le persone che non ci sono e che meritavano di vederla”. “Però quando sarà passata dovremo ricordarci che non siamo a un punto di arrivo ma di partenza e da domani dobbiamo dimostrare il nostro valore. Siamo nuovamente orgogliosi di essere italiani”. Meloni ha ringraziato i suoi alleati, da Matteo Salvini a Silvio Berlusconi e Maurizio Lupi, e tutti gli italiani che non hanno creduto alle mistificazioni: “Voglio ringraziare FdI e tutto lo staff, non abbiamo mollato, non ci siamo abbattuti, abbiamo capito, come gli italiani, che le scorciatoie sono un’illusione”. Meloni ha chiuso citando San Francesco: “Si comincia a fare il possibile per poi scoprire di aver raggiunto l'impossibile”.

Il Pd riconosce la sconfitta e va all’opposizione. Sconfitta pesante per Letta

Il Partito Democratico è la seconda forza in Parlamento, primo partito dell’opposizione: da qui riparte. L'analisi della sconfitta non mancherà, come da tradizione dem. Al Nazareno, a parlare è Debora Serracchiani; la capogruppo democratica ha seguito i dati con Enrico Letta e il resto dello stato maggiore fino alla terza proiezione, poi si è presentata davanti ai giornalisti: “Dai dati che abbiamo visto finora non possiamo non attribuire la vittoria alla destra trascinata da Giorgia Meloni”, premette la capogruppo che, poi, ribadisce che “con questa legge elettorale, la destra ha la maggioranza in Parlamento, ma non la maggioranza nel Paese”. Il 44% assegnato alla destra “sta lì a dimostrarlo; il centrosinistra, se avesse trovato la forza per presentarsi unito alla sfida, avrebbe potuto contenere o ribaltare il risultato”. Discorso da senno del poi, il presente racconta di un partito alla prova dell'opposizione e Serracchiani sottolinea che si tratta di “una responsabilità importante”. Il Pd è, infatti, “la prima forza di opposizione in parlamento, siamo quindi anche la seconda forza politica, quindi riteniamo di dover fare opposizione; riteniamo di dover fare opposizione importante anche perché abbiamo una grande responsabilità di fronte all'Europa e al Paese che sta affrontando dei passaggi delicati”, afferma ancora l'esponente del Pd. “Una serata triste per il Paese” che per il Pd potrebbe rappresentare l'inizio di una riflessione profonda. 

Lo stato maggiore dem, nella campagna elettorale, ha dato prova di grande “coralità”, come segnalato dal Nazareno. I big sono stati tutti in campo, chi più chi meno, come dimostra la foto di Piazza del Popolo, con il segretario Enrico Letta attorniato da Ministri e presidenti di regione, Stefano Bonaccini incluso. Il governatore dell’Emilia-Romagna è tra i più accreditati a correre per la segreteria al prossimo congresso: gli organi del partito, infatti, dovrebbero essere rinnovati a marzo. Andrea Orlando ha già fatto sapere che, in caso di sconfitta pesante, non ritiene utile mettere in discussione il segretario: meglio avviare una fase di riflessione e discussione profonda, sui temi; questo, però, prima che si concretizzasse la sconfitta. Il segretario si era dato l'obiettivo di fermare la destra su una sorta di linea Maginot, obiettivo mancato, così come quello di conservare la soglia di galleggiamento del partito, quel 20% che avrebbe rappresentato comunque un risultato accettabile, sopra il minimo storico raggiunto da Renzi nel 2018. Dall'inizio del suo mandato al Nazareno, si tratta della prima sconfitta di Letta dopo una serie di risultati positivi. Alle ultime amministrative, dove sembrava che la destra dovesse dilagare, il Pd è riuscito a strappare anche Comuni sulla carta impossibili, come Verona. A quel precedente si aggrappavano le speranze dei dem: la rimonta sembrava possibile, fino a quando la terza proiezione ha messo la parola fine alla corsa. 

Conte esulta per la rimonta e attacca il Pd di Letta

Dopo la caduta del Governo Draghi il M5S era dato attorno al 10%, essere arrivati al 15,3% dei voti per Giuseppe Conte è un grande successo. Ai giornalisti dice: “Tutti ci davate in singola cifra, questo risultato ribalta le previsioni iniziali, è stata una grande rimonta. Siamo la terza forza politica, se i dati saranno confermati”. L'ex premier non esita a ribadire la sua polemica con il “gruppo dirigente del Pd” e con l'ex alleato Enrico Letta, che porta a suo giudizio la maggiore responsabilità del successo del centrodestra guidato da Giorgia Meloni: “Hanno compromesso un’offerta politica che poteva essere competitiva col centrodestra che si è presentato unito”. E per il futuro “vedremo se verranno dietro alle nostre battaglia di opposizione” ma in ogni caso, ammonisce, “non ci sarà nessun cartello”. In ogni caso “i cittadini si sono espressi e dobbiamo prendere atto che hanno premiato la coalizione di centrodestra che si candida legittimamente a governare il Paese”. 

Giorgia Meloni, che ha parlato di “brutta campagna elettorale”, Conte non risponde: “Non so cosa intendesse per brutta campagna elettorale” ma “lo è stata perché non siamo riusciti a confrontare concretamente le ricette che sono state presentate”. Impietosa la battuta dedicata all'ex compagno di strada Luigi Di Maio, protagonista di un lungo scontro interno e poi della scissione che ha dato vita a Impegno civico: “Preferisco ricordare le battaglie fatte insieme a Di Maio, preferisco lasciare questo ricordo”. Un bilancio più compiuto è atteso per il pomeriggio di oggi, in una nuova conferenza stampa di Conte. Ma gli applausi che l’hanno accompagnato nelle sale riservate dove erano riuniti i suoi dimostrano che il giurista pugliese ha ormai conquistato il Movimento. Al fondatore Beppe Grillo, assente per la prima volta dalla campagna elettorale e perfino dalla manifestazione conclusiva di venerdì scorso alla quale non ha partecipato nemmeno con un messaggio video, il leader dedica una stringata citazione: “Ci siamo sentiti, è anche lui soddisfatto di questi risultati, è vicino e partecipe”. 

Le destre europee festeggiano per la Meloni. Preoccupati sinistra e Verdi

La vittoria era attesa, ma comunque ha un peso rilevante: l'Italia che da Mario Draghi passa in mano a un governo più affine a Viktor Orban e Mateusz Morawiecki (non a caso i primi leader a congratularsi), è una notizia che scuote Bruxelles. Da una parte i sovranisti festeggiano: i primi a twittare sono i leader del Rassemblement National, Jordan Bardella (delfino di Marine Le Pen), l'ultra sovranista francese Eric Zemmour e il capo della destra spagnola Vox Santiago Abascal. Dall'altra parte l'allarme e l'ira di Verdi sinistra che denunciano “l'ascesa di populismo e sovranismo in Europa”. Nel frattempo, Bruxelles resta in silenzio, per tradizione ma anche e soprattutto per opportunità. Nei loro tweet i sovranisti, in particolare Abascal e Zemmour, si congratulano con Meloni ma soprattutto rivendicano la sconfitta dell'Unione europea: “Stasera milioni di europei hanno le loro speranze riposte nell'Italia. Giorgia Meloni ha indicato la strada per un'Europa orgogliosa, libera, di nazioni sovrane, capace di cooperare per la sicurezza e la prosperità di tutti”, scrive Abascal. Ancora più diretto Bardella: “Gli italiani hanno offerto una lezione di umiltà all'Ue che, attraverso la voce della signora von Der Leyen, ha affermato di dettare il proprio voto. Nessuna minaccia di alcun tipo può fermare la democrazia: i popoli d'Europa alzano la testa e prendono in mano il loro destino!”. Zemmour ora vede in Meloni la prova che “è possibile arrivare al potere”. 

Rabbia e timore invece di Verdi sinistra. Per la leader del gruppo della Sinistra al Parlamento europeo, la francese Manon Aubry, si tratta di un esito “terribile”: “Il neofascismo sta arrivando alle nostre porte con la vittoria di Meloni in Italia. L'ascesa del veleno reazionario, xenofobo e autoritario è confermata ovunque in Europa. L'allarme è serio: bisogna costruire un'alternativa di sinistra come antidoto”, ha twittato. Sulla stessa linea il gruppo dei Verdi: “Le fondamenta e i valori comuni dell'Ue sarebbero in pericolo se l'Italia, in quanto terza economia dell'Ue, fosse governata da una coalizione di postfascisti e partiti di estrema destra”, ha detto al tedesco Die Welt Thomas Waitz, co-leader dei Verdi europei. Per la socialdemocratica Katharina Barley, vicepresidente del Parlamento europeo, “Giorgia Meloni sarà un primo ministro i cui modelli politici sono Viktor Orban e Donald Trump. La vittoria elettorale dell'alleanza dei partiti di centrodestra in Italia è quindi preoccupante”. 



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