La road map elettorale

Manca poco meno di un mese al giorno del voto: i partiti dopo aver affrontato le turbolenze della fase della composizione delle liste si apprestano a entrare nel vivo della campagna elettorale. Nel fine settimana il Partito Democratico ha presentato il programma e anche le altre formazioni politiche hanno ufficialmente dato il via alla propria campagna. Secondo la road map, a partire da sabato 3 febbraio potranno svolgersi i comizi e le riunioni di propaganda elettorale; nei 15 giorni precedenti il voto è vietata la diffusione dei sondaggi.

Dopo il voto del 4 marzo, la prima seduta delle nuove Camere sarà convocata a venti giorni dalle elezioni, quindi il 23 marzo. Solo dopo l'elezione dei due Presidenti di Camera e Senato e la costituzione dei gruppi parlamentari sarà possibile per il Capo dello Stato avviare le consultazioni per formare il nuovo governo. L’attuale, guidato dal presidente del Consiglio uscente Paolo Gentiloni, rimarrà in carica per lo svolgimento degli affari correnti fino al giuramento di quello nuovo che, in caso di risultato chiaro alle elezioni, non potrà comunque entrare in carica prima della prima settimana di aprile.

Renzi presenta il programma Pd: Pil oltre 2%, 240 euro a famiglie

Nel fine settimana Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi ha presentato a Bologna il programma elettorale della coalizione. 100 proposte condivise con gli alleati di +Europa di Emma Bonino, Civica Popolare di Beatrice Lorenzin e la formazione Insieme di Verdi e socialisti.

Fra i punti principali la necessità di riportare la crescita sopra il 2%, con un rapporto debito/Pil al 100% in 10 anni; tagliare il cuneo fiscale di 4 punti in 4 anni, dal 33 al 29%, facendo scendere la disoccupazione sotto al 9%; sostenere le famiglie con figli, per le quali è prevista una detrazione Irpef di 240 euro al mese, e 80 euro per i figli fino a 26 anni.

Sul fronte fiscale la misura degli 80 euro sarà estesa anche ai lavoratori autonomi con un reddito annuo inferiore ai 26 mila euro. Per le imprese è prevista la riduzione delle tasse su chi crea sviluppo, portando al 22% le aliquote Ires e Iri sul reddito delle piccole e grandi imprese, l’aumento delle deducibilità dell’Imu sugli immobili delle imprese e dei professionisti, e la previsione di un fondo per la reindustrializzazione.

Sul fronte del welfare e del sociale il Pd intende rafforzare l’indennità di accompagnamento, aumentare la detraibilità delle spese legate all’assistenza personale, raddoppiare le risorse per il reddito di inclusione e introdurre un mese di servizio civile obbligatorio, in sinergia tra scuola e Terzo settore.

Sulle pensioni, la proposta Dem è quella di dare piena attuazione all’accordo tra Governo e sindacati del 2016, rendendo strutturali e ampliando le platee degli strumenti di flessibilità in uscita, sia quelli a carico dello Stato per chi è in condizioni di bisogno (Ape sociale, precoci), sia quelli che comportano un costo per chi decide di andare in pensione prima (Ape volontaria, Opzione donna). Inoltre è prevista l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia per i giovani con carriere discontinue e redditi bassi. 

Guerra totale tra PD e M5S sugli impresentabili 

È scontro e scambio di accuse sui social tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. È il candidato premier grillino Luigi Di Maio a lanciare la sfida pubblicando sul blog delle Stelle nomi e cognomi degli impresentabili del Pd e del centro destra, in risposta alle polemiche sul candidato pentastellato Emanuele Dessì costretto a fare un passo indietro.

“Tutti i giornali italiani per giorni hanno sbattuto in prima pagina la vita di Emanuele Dessì per delle foto con un esponente del clan degli Spada”, mette nero su bianco Di Maio. “Il segretario del Pd ha diffamato pubblicamente il Movimento 5 Stelle dicendo che noi abbiamo impresentabili. Gli impresentabili e riciclati li ha messi lui nelle liste con un atto d'imperio fregandosene degli iscritti e della democrazia interna del suo partito”.

La replica via post del segretario Dem non si fa attendere. “Di Maio quando è in difficoltà fa sempre la stessa cosa: attacca me e il Pd. E sempre con la solita mossa: il ritornello dei candidati impresentabili. Noi di solito facciamo finta di niente e non replichiamo a queste bassezze. Oggi non più, caro Di Maio, quello che ancora non hai capito è che un avviso di garanzia non è una condanna. Non si diventa impresentabili per un avviso di garanzia o per essere indagati. Perché altrimenti per voi sarebbe un dramma. Perché anche tu, caro Di Maio, sei stato indagato”.

Il M5S ha pubblicato i risultati delle parlamentarie

Il Movimento 5 Stelle, a quasi tre settimane di distanza, ha pubblicato sul blog tutti i risultati delle parlamentarie. A votare per la Camera sono stati 39.991 iscritti per un totale di 92.870 clic, mentre al Senato hanno votato 38.878 iscritti per un totale di 86.175 preferenze. Va però considerato che ogni elettore poteva esprimere sino a tre preferenze.

Ciascun candidato correva nel suo collegio di residenza. In termini assoluti, tra gli esponenti più votati figurano Carla Ruocco alla Camera con 1.691 voti e Paola Taverna al Senato con 2.136 clic; entrambe corrono a Roma. Luigi Di Maio, in Campania, ha preso 490 voti risultando il primo del suo collegio, dove si sono registrati 2.040 voti. Roberto Fico, riferimento della cosiddetta ala ortodossa dei pentastellati, è risultato il più votato nel suo collegio (Campania 1-02) con 315 voti, mentre Carlo Sibilia si è fermato a 256.

Tra gli esponenti più votati figurano anche Nicola Morra con 564 voti, Danilo Toninelli con 502, Laura Castelli con 433 preferenze alla Camera in Piemonte 01, Manlio Di Stefano con 492 clic alla Camera in Lombardia. Tra i candidati esterni, a Gianluigi Paragone, in Lombardia, sono andate 300 preferenze mentre Elio Lannutti, a Roma, è stato votato da 405 iscritti.



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