Luigi Di Maio lancia l’ultimatum a Matteo Salvini

Matteo Salvini chiama, Luigi Di Maio risponde. La sintonia dimostrata sulle cariche istituzionali di Camera e Senato non sembra influenzare la formazione del governo: i leader della Lega e del Movimento 5 Stelle hanno parlato, si sono capiti, hanno dato prova che insieme riescono a stare e a produrre, poi qualcosa si è inceppato nel meccanismo. O meglio, qualcuno ha deciso di non farsi tagliare fuori dai giochi: Silvio Berlusconi.

Da giorni il capo politico dei Cinquestelle ripete che l’ex Cavaliere deve farsi da parte, non trovando però sponda nel segretario del Carroccio, che anzi in più occasioni ha rilanciato l’unità del centrodestra, tutto, compreso anche il leader di Forza Italia. Offerta ovviamente irricevibile e non trattabile per i pentastellati.

Lo scambio di battute è cresciuto d'intensità con il passare dei giorni, fino a quando Luigi Di Maio ha definito la coalizione di Salvini un male per l'Italia. Decisamente troppo anche per uno abituato agli insulti, come l'ex europarlamentare, che ha chiesto rispetto per il voto degli elettori, quel 37% conquistato assieme a Berlusconi e Meloni.

E’ una percentuale che, sempre secondo Matteo Salvini, sommata a un’eventuale vittoria del centrodestra alle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia e Molise, farebbe accelerare il processo di formazione dell'esecutivo: “Nell'arco di 15 giorni chi deve capire capisce e ci sarà un governo”.

Dal canto suo il giovane leader pentastellato ha fatto partire un countdown che terminerà ben prima del voto nelle due Regioni: “Io aspetto ancora qualche giorno, poi uno dei due forni si chiuderà”: un’affermazione che sa di ennesima apertura al Partito Democratico, ma anche un modo per cercare di accelerare la decisione da parte della Lega di abbandonare la coalizione di centrodestra e dare vita, a quasi un mese e mezzo dal voto del 4 marzo, a un governo del cambiamento.

Secondo fonti pentastellate sarebbero molti i parlamentari di Forza Italia che potrebbero lasciare il gruppo per spostarsi in quello del Carroccio, un fatto non da poco che rafforzerebbe il potere contrattuale della Lega.

Il capo politico del Movimento 5 Stelle, però, ha voluto sottolineare che lui non ha nessuna intenzione di spaccare il centrodestra: semplicemente per lui la coalizione non esiste e gli elettori hanno votato in ordine sparso per i 3 partiti, non per un progetto comune. Matteo Salvini dal canto suo ha risposto che a lui “la politica dei forni non interessa”, lasciando via libera all’intesa con il “Pd e Renzi”.

Renziani contro Calenda ma Pd aspetta rottura M5S-Lega

Dopo l’ennesima apertura di Di Maio, nel Partito Democratico si comincia a ragionare a quelli che Piero Fassino ha definito “scenari nuovi” nel caso in cui non prenda corpo il patto tra M5S e Lega per dar vita al governo. Questi scenari nuovi non destano l'entusiasmo al Nazareno ma in caso si proponessero si dovrebbe modulare la risposta in modo nuovo rispetto al semplice “siamo all'opposizione”.

A gettare il sasso nello stagno è stato un neo-tesserato di peso come Carlo Calenda che, in caso di fallimento dell’intesa tra Di Maio-Salvini, ha ipotizzato che sia il Pd a proporre “un Governo di transizione sostenuto da tutte le forze e la formazione di una Commissione bicamerale sulle riforme istituzionali”.

L’ipotesi ha ricevuto subito il no di renziani come Anna Ascani, Dario Parrini, Ernesto Magorno e Sandro Gozi, che hanno ribadito che l'iniziativa “spetta ad altri, a chi ha avuto maggiori consensi il 4 marzo”. Non che i Dem si tirino fuori da un possibile governo istituzionale, tanto è vero che Ettore Rosato ha più volte ribadito la disponibilità a incontrare chi riceverà l'incarico dal Capo dello Stato, ma occorre che prima Salvini e Di Maio "prendano atto del loro fallimento" dice Lorenzo Guerini.

Il timore è dunque quello che il prolungato tira e molla interno al centrodestra e tra questo e M5S, faccia saltare un successivo tentativo di governo istituzionale, visto che il Carroccio punta di arrivare a elezioni in autunno. I pentastellati potrebbero sfilarsi, conducendo a un ulteriore scenario, imbarazzante per il Pd, quello di un rinvio del governo Gentiloni alle Camere, per chiedere una fiducia tecnica.

Al via i lavori delle Commissioni speciali di Camera e Senato

Oggi si riuniranno le Commissioni Speciali per l'esame di Atti del Governo. Nello specifico quella del Senato, a partire dalle 15, esaminerà gli schemi di decreto legislativo su lavoratori marittimi, distribuzione assicurativa, misure per un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell'Unione, pacchetti turistici e servizi turistici collegati. Questa sera, inoltre, alle 18 si riunirà l’Assemblea del Senato per l'informativa urgente del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sulla situazione in Siria.

Per quanto riguarda quella della Camera, si riunirà alle 17 ed esaminerà il decreto legge per assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA). A seguire si confronterà sullo schema relativo al programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento dello Stato Maggiore della Difesa e sugli schemi di decreto legislativo relativi a lavoratori marittimi, distribuzione assicurativa, uso dei dati del PNR a fini di pubblica sicurezza e penali, sicurezza delle reti e dei sistemi informativi e infine organizzazione degli Uffici centrali di livello dirigenziale generale del Ministero dell'interno.



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