Il futuro del governo di Matteo Renzi rischia di passare dall'approvazione del disegno di legge “La buona scuola” al Senato. Un'eventuale bocciatura potrebbe infatti servire a dimostrare che l'esecutivo non ha i numeri per continuare a declinare il suo programma. Entro martedì si deciderà quale strada imboccare e quale strategia adottare. Molto dipenderà dalla possibilità di trovare una sintesi dentro il Partito democratico, perché i senatori della sinistra dem sono determinanti in commissione e rischiano di esserlo anche in Aula. Ma il tentativo in atto è approvare la riforma della scuola entro la metà di luglio. Con un testo che assorba il dialogo con il mondo della scuola, rilanciato da Matteo Renzi con l'annuncio di una conferenza nazionale, e insieme permetta di far partire da subito le procedure per arrivare a 100mila nuove assunzioni. Nel giorno della seconda prova della maturità sono andate avanti le proteste degli insegnanti, tant'è che a Bologna i maestri di una scuola elementare hanno consegnato le pagelle incatenati. E la Gilda arriva a ventilare il “sospetto” che sia una conseguenza del “ricatto” del governo Renzi sulla riforma, la decisione della Corte Costituzionale di rinviare la sentenza sul ricorso che i precari hanno presentato dopo la decisione della Corte di giustizia Ue del 26 novembre in favore della stabilizzazione. “Sulle riforme non ci fermiamo, andiamo avanti dritti, il cammino è ancora lungo”, afferma il premier in un messaggio all'assemblea degli industriali di Lecco e Sondrio. “Dateci una mano - scrive - per cambiare davvero il Paese. Il governo ce la sta mettendo tutta, lo fa tra mille difficoltà esterne e problemi”. Renzi fa l'esempio del tema “immigrazione, cavalcato da taluni strumentalmente”. Ma anche sulla scuola, continuano a denunciare i renziani, bisogna superare il muro dei quasi tremila emendamenti “di chi vorrebbe fermare la riforma”. Avanti tutta sulle riforme, è la linea del premier. In tanti prevedono che si potrebbe puntare a portare in Aula al Senato entro fine giugno la riforma della Rai, considerato che sono solo trecento gli emendamenti depositati in commissione Lavori pubblici. Sul ddl “La buona scuola” la minoranza Pd continua però a chiedere che la discussione riprenda dopo aver messo al sicuro le 100mila assunzioni in un decreto-legge. E per questo il senatore della sinistra Pd Walter Tocci ha consegnato al ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, una bozza di testo “pronta all'uso” del governo. Corradino Mineo, intanto, sfida Renzi definendolo un “decisionista sempre più indeciso”. Ma sul decreto-legge resta il no del governo: la riforma, dice il sottosegretario alfaniano Gabriele Toccafondi, deve andare “avanti tutta insieme”. Il tentativo che i relatori stanno portando avanti in queste ore è presentare per martedì, quando riprenderanno i lavori in commissione, un pacchetto di emendamenti che riscrivano il testo provando a ridurre le distanze nel Pd. Con la blindatura della maggioranza e uno sfoltimento delle proposte di modifica, infatti, si potrebbe provare ad andare avanti a tappe forzate in commissione, lavorando di notte e nei weekend. E a quel punto puntare al via libera entro la metà di luglio o al più, magari con una “pausa di riflessione” più lunga, l'inizio di agosto.

Se la via del dialogo si rivelerà impraticabile, però, si potrebbe scegliere - ribadiscono i renziani - di mandare il testo in Aula al Senato senza approvazione della commissione e lì mettere la fiducia su un maxiemendamento. Già giovedì della prossima settimana, ipotizza qualcuno. Se sul piatto ci fosse la vita stessa del governo, infatti, difficilmente la minoranza dem - salvo poche defezioni - farebbe mancare i numeri. Dal ministero i relatori attendono anche di sapere, a seconda dei tempi di approvazione, come si potrà modulare la “road map” delle assunzioni. L'approvazione del ddl sulla scuola potrebbe non essere sufficiente ad assicurare la sopravvivenza del governo. Dopotutto, nel transatlantico di Montecitorio, sono in tanti a prevedere che Renzi non riuscirà a chiudere il 2015 a Palazzo Chigi. Perlomeno, non con questa squadra di governo. Le difficoltà al Senato sembrano destinate a rimanere. Denis Verdini ha infatti congelato l'ipotesi di dar vita a gruppi parlamentari autonomi a Palazzo Madama. Pattuglie che – secondo qualcuno – avrebbero garantito un “soccorso azzurro” a Renzi. La scelta dell'ex coordinatore del Pdl non deve però essere presa come un punto di svolta. La distanza tra il toscano e Silvio Berlusconi resta e non accenna a diminuire.
Le prossime ore serviranno anche a capire quale sarà il destino della Grecia. Per lunedì è convocato un vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue per capire come comportarsi con Atene. Al momento il default sembra inevitabile.



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