Giorgetti accusa Conte di non essere imparziale

Non è la prima volta che dalla Lega si leva un certo malumore nei confronti di Giuseppe Conte. A dare il via alla querelle è un'intervista del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti a La Stampa in cui accusa il premier di non essere una persona imparziale, ma “espressione dei Cinque Stelle” per cui “è chiamato alla coerenza di appartenenza”. Giuseppe Conte va su tutte le furie: in undici mesi e mezzo di Governo, dice ai suoi, ha sempre cercato di mantenere l'equilibrio tra Lega e M5S, avocando a sé i dossier più delicati per evitare che divampassero gli scontri. E sin da quando è iniziata la competizione elettorale non si è mai lasciato coinvolgere. 

Ma attenzione, avvisa, va bene la dialettica, quando però si trascende fino a mettere in dubbio l'imparzialità del presidente del Consiglio è una cosa “non grave ma gravissima”. C'è una grammatica costituzionale, insiste l'avvocato: se si mette in dubbio l'imparzialità e l'operato del presidente del Consiglio si mette in discussione anche l'azione di Governo e allora bisogna farlo in base a percorsi chiari e trasparenti. Le sedi ufficiali sono innanzitutto il Consiglio dei ministri e in prospettiva anche il Parlamento. Insomma, un attacco al premier mina la solidità dell'intero esecutivo, tanto più che arriva a ridosso di una delicatissima scadenza elettorale e solo dopo una manciata di giorni da che lo stesso Conte in Cdm sul caso delle dimissioni del sottosegretario Armando Siri ottenne la fiducia di tutti i Ministri.  

È per questo che, al di là della dialettica pre-Europee, per Conte “non possiamo accettare allusioni, insinuazioni affidate alla stampa con una mezza intervista, un mezzo video su Facebook. Chi lo fa se ne assuma conseguentemente la responsabilità. In Cdm alcuni giorni fa si è votato all'unanimità”. Il leader della Lega prova a smorzare: “Conte ha la mia fiducia”, assicura Matteo Salvini durante l'intervista a Quarta Repubblica, aggiungendo però “che Conte fosse un ministro indicato dai 5Stelle lo sapevamo. Quando poi ha preso la decisione sulla Tav non sono stato d'accordo. Però dal primo giorno di governo abbiamo fatto tante cose. L'Italia ha bisogno di un Governo che lavori”. 

Scontro Conte-Salvini. Rinviato il decreto sicurezza bis

Muro contro muro sul decreto sicurezza in Consiglio dei ministri: Giuseppe Conte e Matteo Salvini vanno allo scontro e, dopo un Cdm di circa tre ore, alla fine sia l'esame del decreto sicurezza sia quello del decreto famiglia vengono rinviati. Ma la Lega non digerisce la fumata nera e chiede l'approvazione del testo, con eventuali modifiche, in un nuovo Cdm da tenere entro questa settimana. Il via libera arriverà, assicurano. A riunione finita, da Palazzo Chigi tentano di ridimensionare la portata della lite e assicurano che il “clima è sempre stato sereno”; di fatto al decreto sicurezza bis su migranti e sicurezza urbana arriva uno stop non solo per via delle forti perplessità degli uffici di Palazzo Chigi ma anche per via dei rilievi che sono giunti dal Quirinale

Durante la riunione il Ministro dell'Interno avrebbe chiesto ripetutamente al Premier Conte di fargli capire quali fossero queste criticità del decreto. La riunione successivamente è stata sospesa per consentire a Salvini, Di Maio e Conte di potersi confrontare sulle criticità rilevate dal Premier. Poi, dopo circa mezz'ora, Palazzo Chigi ha annunciato la fine del Consiglio dei ministri: il varo del decreto sicurezza è rinviato in attesa di chiarimenti dal Quirinale, viene riferito. Poco prima, fonti del M5S si dicevano “pronte a lavorare serenamente sulle criticità del testo”. “Sono stati accolti i suggerimenti e fatti i miglioramenti, siamo certi che ci sarà l'approvazione del decreto in nuovo Cdm in settimana” assicurano fonti della Lega. Resta da vedere quando, vista l'agenda fittissima dei due vicepremier in campagna per le Europee e il clima di costante tensione che si respira ormai da giorni: l'ipotesi è rivedersi tra mercoledì e giovedì. L'unico provvedimento ad avere il timbro, sia pure salvo intese, oltre alle nomine, resta quello sui magistrati onorari

Meloni e Toti insieme per un nuovo soggetto politico

Da una parte il braccio di ferro tra M5S e Lega, dall'altra lo scontro tra Fratelli d’Italia e FI. Ieri Giorgia Meloni ha rilanciato la necessità di voltare pagina, ha chiarito di non voler escludere FI, sottolineando allo stesso tempo che il partito azzurro è basato su uno schema vecchio, punta sul Partito Popolare Europeo e soprattutto ad una prospettiva che vedrebbe un governo guidato da Mario Draghi. “Noi siamo per il no ad un nuovo governo delle banche”. Fratelli d'Italia, spiegano fonti parlamentari, punta a lanciare dopo le Europee un'Opa su FI. Il piano è pronto da tempo: Meloni, insieme al governatore della Liguria Giovanni Toti, punta ad un nuovo contenitore, una sorta di nuovo Pdl, che da una posizione di maggiore forza dialoghi con Matteo Salvini per sostituirsi al Movimento 5 stelle. Un progetto che passa attraverso le elezioni però.

Silvio Berlusconi sostiene che Fdi ha paura di andare sotto il 4%: “Un centrodestra senza FI non esiste", sottolinea. Ma Fdi punta sul fattore tempo. Gli stessi dirigenti azzurri più che superare l'asticella del 10% puntano a far cadere l'esecutivo in tempi brevi. In questo modo Berlusconi avrebbe filo da tessere, riproponendo l'alleanza di centrodestra. La speranza del Cavaliere è legata soprattutto alla spinta dei governatori del nord della Lega che chiedono a Salvini di sottrarsi dall'abbraccio con i pentastellati. Il messaggio di Giorgetti del resto è stato tranchant: “O dopo il 26 maggio si riprende a lavorare oppure si va tutti a casa”. 

Sarà proprio l'esito delle Europee a determinare eventuali nuovi scenari e la possibilità di portare avanti il contratto. Meloni punta su una nuova maggioranza e cercherà di coinvolgere tutti coloro che non intendono andare né con Salvini né restare sul fronte moderato. Il disegno è quello di arrivare ad un congresso di un nuovo Pdl, di prevedere primarie anche per attirare alcuni esponenti azzurri ma la consapevolezza è che difficilmente big come Mara Carfagna possano essere interessati ad una nuova gamba sovranista. “Lega e FdI possono rappresentare già una maggioranza, lo dicono alcune elezioni regionali in cui abbiamo votato, lo dicono i sondaggi. Lo vedremo, sulla base di quello che dicono gli italiani il 26 maggio”, dice Meloni. 

Al Senato 

Nella giornata di oggi e per tutta questa settimana l’aula del Senato non si riunirà per consentire a tutte le forze politiche di poter svolgere, senza impegni parlamentari, gli ultimi giorni di campagna elettorale in vista delle elezioni europee di domenica 26 maggio. I lavori dell’Assemblea di palazzo Madama riprenderanno martedì 28 maggio, con l’inizio dell’esame del decreto sblocca cantieri

Anche le Commissioni non si riuniranno ad eccezione della Lavori Pubblici che, in sede riunita con la Territorio, oggi proseguirà l’esame degli emendamenti al cosiddetto decreto sblocca cantieri per il rilancio del settore dei contratti pubblici e per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.

Alla Camera 

Anche l’Assemblea della Camera oggi non si riunirà; in questo ramo del Parlamento i lavori riprenderanno all’indomani delle elezioni europee. L’Aula di Montecitorio tornerà a riunirsi lunedì 27 maggio per l’esame del decreto sulle misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria, della mozione sul potenziamento del sistema di pagamento dei debiti delle PA e della pdl per l’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate

Anche le Commissioni non si riuniranno ad eccezione della Bilancio che, in sede riunita con la Finanze, oggi si ritroverà per le comunicazioni sull’ammissibilità degli oltre 1200 emendamenti che sono stati presentati al decreto crescita.



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