I lavori di Camera e Senato riprenderanno la settimana prossima

Questa settimana le Assemblee di Camera e Senato e le rispettive Commissioni non si riuniranno per consentire da un lato le celebrazioni della Pasqua e dall’altro quelle della Festa della liberazione del 25 aprile. I lavori riprenderanno quindi la settimana prossima.

Nel Governo si tratta sul Salva Roma e si discute su Siri

La Lega non sembra voler mollare la presa su Armando Siri e difende a spada tratta il sottosegretario ai Trasporti indagato per corruzione. Più morbida, invece, appare la posizione del Carroccio sul Salva Roma, norma che il M5S vuole introdurre nel decreto crescita per aiutare la città metropolitana nella gestione del suo enorme debito. Le condizioni leghiste, però, sono precise: la regola deve essere applicata anche ad altri Comuni in difficoltà: “O tutti o nessuno, in democrazia funziona così”, scandisce il vicepremier Matteo Salvini da Pinzolo in Trentino. Rispondendo a Salvini, tende la mano la penta stellata Laura Castelli: in una nota, il viceministro dell’economia sottolinea che il Salva Roma serve a chiudere una gestione commissariale voluta dal Governo Berlusconi nel 2008 e ciò porterebbe a “un considerevole risparmio per lo Stato e per i cittadini” perché si potrebbero rinegoziare i mutui sottoscritti dal comune di Roma, debitore per circa 12 miliardi di euro.

In un secondo comunicato, la rappresentante dei 5Stelle al Mef precisa che, in fase di conversione del decreto crescita, “verranno inserite norme utili a risolvere le problematiche di molti Comuni, ognuno con una sua specificità”. Insomma, altre città in difficoltà, da Catania a Caserta, da Savona a Rieti, potranno essere tenute in considerazione e di conseguenza non ci sarebbe nessuna norma salva Raggi. La soluzione, quindi, potrebbe essere questa: approvare in Consiglio dei ministri il testo del decreto Crescita senza il Salva Roma, che verrebbe poi introdotto durante il dibattito parlamentare; verrebbe così sciolto, almeno per il momento, uno dei nodi all'interno dell'esecutivo.

Rimane alta la tensione sul caso Siri

Un altro fronte, però, rischia di tornare presto a infiammarsi: il sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri nel giro di qualche giorno dovrebbe avere i primi contatti con i Pm che lo indagano. Sono colloqui richiesti dallo stesso Siri per chiarire la sua posizione e attraverso gli scambi tra avvocati e magistrati, forse, si chiariranno i contorni della vicenda. Già adesso, comunque, è fortissima la pressione dei 5Stelle, che vogliono allontanare dal Governo il sottosegretario. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, del Movimento, gli ha già tolto le deleghe. Il M5S punta il dito contro il sottosegretario e segue attentamente le indagini che stanno investendo il tesoriere del Carroccio Giulio Centemero; la levata di scudi contro Salva Roma sarebbe solamente uno strumento politico per distogliere l’attenzione dai problemi giudiziari degli esponenti della Lega.

Dai 5 Stelle arrivano quotidiane le richieste di dimissioni dei Siri; Matteo Salvini, da parte sua, aspetta che “i giudici facciano il loro lavoro”, perché “se qualcuno sbaglia paga, però ogni tanto mi sembra ci sia tanta panna montata, che è buona sul gelato, ma non è buona in altri contesti”. Di fronte a tutto ciò, le opposizioni vanno all'attacco: il Pd in Senato ha presentato una mozione di sfiducia al Governo perché, spiega il segretario Nicola Zingaretti, la Lega “ora vuole l'impunità”, ma “lo fermeremo unendo l'Italia onesta che lavora e che produce”. Maurizio Gasparri, di Forza Italia, da sempre ultragarantista, sostiene che l'accoppiata M5S-Lega stia “devastando il Paese” e lancia l'aut aut: “O nasce una risposta di centrodestra in Parlamento, o siano le urne a parlare”. 

Salvini con il mitra su Fb, bufera sul suo spin doctor

Matteo Salvini da Pinzolo tira dritto sulla bufera scoppiata in seguito alla sua foto col mitra pubblicata su Facebook nel giorno di Pasqua dal suo spin doctor Luca Morisi, che nello stesso post, sopra la foto, aveva scritto: “Vi siete accorti che fanno di tutto per gettare fango sulla Lega? Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni tipo per fermare il Capitano. Ma noi siamo armati e dotati di elmetto!”. Parole forti che hanno provocato una bufera sui social e la reazione violenta da parte delle opposizioni unite nel chiedere l'allontanamento di Morisi dal Viminale. 

Durissimo Roberto Saviano, da mesi in polemica con Salvini, secondo cui “Morisi decide di minacciare l'opposizione con un'immagine che lascia poco all'immaginazione: Salvini armato e con dietro uomini in divisa. Messaggio chiaro per chiunque lo critichi, eloquente e agghiacciante. Luca Morisi è una persona pericolosa, ma di questo pericolo dovrebbe occuparsi il suo datore di lavoro. Difficilmente lo farà”. Anche il Pd, con Pina Picierno, chiede al leader della Lega di “prendere le distanze” dal suo collaboratore: "Il Ministro dell'interno - sottolinea l'europarlamentare dem - non può permettere che oggi si istighi alla violenza, specie sui social". Nicola Fratoianni osserva che il responsabile comunicazione del leader leghista debba essere allontanato dal Ministero per aver lanciato “un messaggio minaccioso, pericoloso, istigatore di possibili future violenze”. 

Le poteste che tuttavia non hanno sortito alcun effetto: il post non è stato cancellato e il titolare del Viminale, com’era ampiamente prevedibile, non ha battuto ciglio sulla condotta del suo collaboratore.  Anzi, anche a Pasquetta il Ministro dell'Interno ha aperto un nuovo fronte polemico, rilanciando l'ipotesi di reintrodurre la leva militare obbligatoria: “Da settembre l'educazione civica diventerà materia obbligatoria nelle scuole e inoltre dovremmo anche reintrodurre il servizio militare obbligatorio, magari nel Corpo degli Alpini”. L’ìpotesi è però bocciata sul nascere dalla Difesa: “Pensiamo al futuro non al passato e del resto - spiegano fonti del Ministero di Via Venti Settembre - il Ministro Trenta è già stato molto chiaro: il ritorno alla leva obbligatoria è un'idea romantica ma inapplicabile, visto che le dinamiche sono cambiate e oggi il Paese vanta dei professionisti tra le Forze armate”. 

Legittima difesa: in settimana attese decisioni Mattarella sulla legge 

Non è stata ancora firmata e promulgata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la legge sulla legittima difesa, approvata in via definitiva dal Senato il 28 marzo scorso. In settimana sono dunque attese le decisioni del Capo dello Stato, visto che, in base all'articolo 73 della Costituzione, ha un mese di tempo per promulgare il provvedimento, a meno che, con messaggio motivato, non ne chieda un nuovo esame al Parlamento. Dal Quirinale, complici anche i giorni di festa, trapela poco o nulla su quelle che potrebbero essere le decisioni del Presidente della Repubblica, che si concederà ancora qualche ora di riposo, prima di rientrare al Colle e riprendere in mano il dossier, sul quale comunque è stata già avviata l'istruttoria. 

Finora una sola volta nel corso del suo mandato l'attuale Presidente della Repubblica ha rinviato al Parlamento una legge, quella sulle mine antiuomo. Può tuttavia accadere che il Capo dello Stato, per varie ragioni tecniche e politiche, decida di promulgare comunque una legge, accompagnando però la sua decisione con lettere ai Presidenti delle Camere e del Consiglio nelle quali si registrino rilievi che si ritiene debbano restare in ogni caso agli atti. Da ultimo è accaduto il 29 marzo scorso, quando Mattarella ha accompagnato la promulgazione della legge che istituisce la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche con una lettera ai Presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, per ricordare i limiti d'azione dell'organismo parlamentare rispetto all'attività creditizia. 



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