Salvini: Io? Non per forza premier

Io sono pronto, la squadra è pronta. A me interessa cambiare l'Italia e sono pronto a metterci la faccia e lavorare 24 ore su 24, ma non è o Salvini o la morte”. L'apertura del segretario della Lega e, almeno per ora, leader del centrodestra è chiara e netta.

Si può dialogare con il Movimento 5 Stelle, anche se devono decidere se “rimanere a vita all'opposizione o assumersi delle responsabilità di governo”. Matteo Salvini, da parte sua, potrebbe pure fare un passo di lato, lasciando Palazzo Chigi ad un collega fedele e preparato sui dossier economici come Giancarlo Giorgetti.

Il capo del Carroccio ha in mente “un calendario dove mettere le leggi che ci interessano”, dall’abolizione totale della legge Fornero, alla riduzione delle tasse con la flat tax. E ancora: nuove norme sulla legittima difesa e un nuovo corso sulla gestione dei flussi migratori. Magari pure una riforma costituzionale, perché “se avremo 5 anni davanti, il Paese andrà accompagnato nel futuro”, spiega il senatore.

Non è un segreto che Matteo Salvini sogni un'Italia federale e presidenziale. Su tutto questo (e su una politica estera più filo-russa), il leader della Lega potrebbe trovar sponda nel Movimento 5 Stelle.  In un'intervista al Messaggero, Salvini specifica che “con di Maio non abbiamo mai parlato di governo”, ma “adesso cominceremo a farlo”.

Poi al Consiglio comunale di Milano ha dichiarato, aprendo al M5S, che il reddito di cittadinanza, “se fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito”, andrebbe bene. Sulla carta, la misura pentastellata punta proprio a questo: garantire sì un reddito ma offrendo un impiego e, dopo tre offerte rifiutate, il denaro non viene più erogato.

Insomma, per il momento il clima sembra propizio ad un'intesa tra Lega e Movimento 5 Stelle. Anche se i nodi sono ancora moltissimi primo fra tutti chi dei due contendenti riceverà l’incarico dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di formare il prossimo Governo, ma soprattutto chi dei due sarà il gregario dell’altro. 

Rivoluzione Forza Italia

Intanto dopo lo scossone dell’elezione del Presidente del Senato, Silvio Berlusconi dà il via all’ennesima rivoluzione azzurra. Non saranno più capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani: si va verso l’unanimità per Maria Stella Gelmini a Montecitorio, mentre manovre sono ancora in corso al Senato anche al momento sembra in netto vantaggio Anna Maria Bernini.

Il nuovo corso comprenderà anche a breve i coordinatori, a partire da Marche ed Emilia Romagna. E l'idea è quella di arrivare ad un coordinatore unico a cui affidare il partito. Tra le figure in campo si fa il nome di Tajani. L’ex Cavaliere oggi sarà a Roma per seguire la partita interna al partito ma soprattutto per monitorare le trattative sulla formazione del governo.

Il centrodestra andrà diviso alle consultazioni

Intanto sembra certo che il centrodestra si presenterà diviso alle consultazioni al Quirinale che inizieranno la prossima settimana. Un segnale del fatto che l'ex premier, pur fidandosi di Salvini, lo ha ribadito ieri in due interviste, aspetta di vedere se di Luigi Maio e il segretario del Carroccio passeranno dalle parole ai fatti. C’è ancora scetticismo, Berlusconi prenderà tempo, attenderà l'opera di mediazione del Capo dello Stato.

Il leader di Forza Italia, come è noto, è molto preoccupato dal rimanere fuori dai giochi e dopo il no di Luigi Di Maio ad un incontro e la crisi interna alla coalizione che ha portato alla quasi rottura, la diffidenza verso Matteo Salvini è totale. D’altronde gli “ammiccamenti” verso il Movimento 5 Stelle sono davanti a tutti e ormai non sono più un segreto. 

La Lega ribadisce che il perimetro da cui partire è quello del centrodestra, ma i pentastellati hanno già fatto intendere che non vogliono alcun legame con il partito azzurro. Il timore di Berlusconi è che Fi venga emarginata, che al partito possano essere destinati, eventualmente, dicasteri poco importanti, invece che ministeri di peso come lo Sviluppo e l'Economia.

Ma la preoccupazione in Forza Italia è che Matteo Salvini, dopo aver puntato su Anna Maria Bernini invece che su Paolo Romani per lo scranno più alto di palazzo Madama, possa voler decidere di sua iniziativa i ministri. Rottamando la vecchia classe dirigente azzurra e chiedendo che si peschi tra le nuove leve.

Pd cerca intesa su capigruppo, Renzi insiste su Guerini e Marcucci

Il Partito Democratico cerca un'intesa sui capigruppo, una scelta che sarà plurale e unitaria, assicura Maurizio Martina, ma gli umori in casa democratica sono tutt'altro che sereni. In queste ore proprio il segretario reggente dem sta tenendo i contatti con tutti i big del partito e l'indicazione che emerge è la volontà di Matteo Renzi di insistere sui nomi di Lorenzo Guerini alla Camera e Andrea Marcucci al Senato. Due renziani doc, appunto, il primo sostanzialmente ben accetto dal gruppo di Montecitorio, il secondo parecchio contestato, dalla minoranza ma anche dai franceschiniani come Luigi Zanda.

Martina sta cercando di siglare un'intesa che comprenda anche le vice-presidenze di Camera e Senato (al Pd ne tocca una per Camera) e i questori nei due rami del Parlamento. Ma i renziani per ora non intendono allargare la trattativa. Anzi, secondo alcune voci della minoranza, Renzi vorrebbe persone sue anche alle vice-presidenze delle Camere, come Teresa Bellanova al Senato e Ettore Rosato alla Camera. Comunque sia i gruppi del Partito Democratico di Camera e Senato si riuniranno oggi pomeriggio e si vedrà se a quel punto un'intesa sarà stata siglata o se servirà ancora tempo.



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