Il piano Colao manda in tilt maggioranza: Conte vedrà i Ministri

Il Piano Colao manda in tilt la maggioranza di Governo: il dossier di 121 pagine presentato dall'ex ad di Vodafone, redatto dopo due mesi di studio per contrastare gli effetti economici devastanti dell'epidemia da Covid-19, piace poco alla maggioranza giallorossa e, ironia della sorte, riceve l'apprezzamento della Lega. “La nostra parte l'abbiamo fatta. Volevamo aiutare il Governo a uscire dalla paralisi nella quale si trova il Paese, e ora possiamo dire missione compiuta. Adesso tocca alla politica”, commenta il capo della task force ingaggiata il 10 aprile dal premier Giuseppe Conte. Sul tema Matteo Salvini ha dichiarato con soddisfazione che “Le proposte mi confortano perché sono spesso e volentieri delle proposte della Lega. Se anche la task force certifica che le proposte della Lega sono quelle che servono al Paese, speriamo che Conte, se non ascolta me, almeno ascolti loro”. Un vero e proprio boomerang, visto che dalla maggioranza di Governo le prime reazioni sono state tiepide e a tratti anche molto critiche. Graziano Delrio del Pd non si nasconde: “Alcune cose mi convincono, altre meno. La cosa che non mi convince per nulla è il fatto che, da ex sindaco e da ex ministro, l'Italia non può sempre far finta che non sia successo nulla. Dobbiamo andare nello specifico per capire cosa non è andato in passato e perché”. 

Anche Leu prende le distanze con Federico Fornaro, che rimarca: “A ognuno il suo mestiere. Il comitato coordinato da Colao ha svolto un lavoro utile, con contributi progettuali utili e altri francamente poco condivisibili. Siamo fiduciosi che dagli Stati Generali dell'Economia potranno uscire altri spunti e idee utili e interessanti, ma la politica non può sottrarsi alle proprie responsabilità”. E dai 5Stelle arriva la stoccata: “Credo che ci sia e continua ad esserci un problema di evasione e va risolto. In questi anni, sia col Conte 1 che con il Conte 2 abbiamo recuperato molti soldi. Questo Paese ha apprezzato i decreti, come il decreto dignità. Ci sono momenti di crisi come questo nei quali è giusto ragionare ulteriormente”, puntualizza Laura Castelli. Il timore, viene riferito, è che il piano scritto da tecnici diventi una Bibbia, mentre dovrebbe essere letto come un punto di partenza per trovare soluzioni efficaci. E i dubbi sono venuti anche il premier Giuseppe Conte, che non ha ancora deciso se Colao sarà invitato agli Stati generali in programma venerdì pomeriggio. 

Probabilmente vuole evitare l'acclamazione del profeta che lo metterebbe in ombra, con il rischio di trasformare delle slide in un codice da seguire. E anche sull'appuntamento degli Stati generali l'aria che si respira nella sala dei ministri di palazzo Chigi non può dirsi leggera. I Ministri, dopo la fuga di notizie sul piano della task force economica, incontreranno il capo del Governo singolarmente per discutere, secondo competenza, delle idee della task force e di come concretamente svilupparle proprio nello splendido scenario di Villa Doria Pamphili. E i 5Stelle non intendono farsi da parte: in vista degli Stati Generali il capo politico Vito Crimi è impegnato in una serie di riunioni per raccogliere proposte e aggiornare quelle già elaborate dal Movimento nelle scorse settimane per il rilancio del Paese nei prossimi mesi e anni. La scaletta dell'evento non è stata ancora definita, atteso il confronto con i rappresentanti europei; l'idea è di invitare Ursula Von der Leyen, David Sassoli e premi Nobel, e poi imprese e parti sociali. Di giallo invece si tinge il confronto con le opposizioni che, secondo i rumors, dovrebbe tenersi lunedì 15 giugno. Dal centrodestra, però, trapela che gli inviti non sono ancora arrivati e comunque alla fine è molto probabile che Lega, Fi e Fdi decidano di non partecipare. 

In Europa è battaglia sul Recovery Fund, cresce fronte del No

Il Recovery plan arriva ufficialmente sul tavolo del Consiglio Ue e l'atterraggio è piuttosto turbolento. Il fronte dei contrari è sempre più ampio, ora abbraccia falchi del Nord, frugali e Visegrad. Dall'Olanda all'Ungheria, insomma, la barricata è unica e le motivazioni diverse: ora non protestano solo i Paesi storicamente contrari alla mutualizzazione delle risorse e dei debiti, ma anche quelli che vorrebbero più aiuti per sé stessi e mettono in discussione il criterio di distribuzione escogitato da Bruxelles che assegna la maggior parte dei fondi a Italia, Spagna, Polonia e Grecia. Tocca ai ministri dell'Economia dei 27, riuniti nel primo Ecofin sul Recovery plan, piantare i paletti che i leader proveranno a rimuovere nel vertice in videoconferenza fissato per il 19 giugno, anche se l'appuntamento, già si sa, sarà solo il passaggio intermedio verso un accordo che tutti si aspettano verso la metà di luglio, sotto la spinta della presidenza tedesca di turno della Ue. “La proposta della Commissione è un compromesso equilibrato e non deve essere ridimensionata”, avverte il titolare dell'Economia Roberto Gualtieri. Il primo confronto tra i Ministri è quindi più un modo per ribadire le proprie linee rosse piuttosto che l'inizio di un negoziato. Quelle dell'Olanda sono sempre le stesse, ma ora sono più chiare: il Governo le ha messe nero su bianco in un documento per il suo Parlamento. Chiede una forte condizionalità, ovvero vuole che il Recovery fund sia utilizzato per attuare le riforme strutturali chieste dalla Ue nelle raccomandazioni, in particolare quelle “per rafforzare i fondamentali economici, per esempio riducendo il debito, riformando le pensioni e migliorando la capacità amministrativa”. 

L'Olanda è poi contraria alle sovvenzioni, inutili secondo il Governo, in quanto la stessa Commissione ha detto che i debiti di tutti sono sostenibili, quindi sostenibile per le casse statali sarebbe anche un aiuto sotto forma di prestiti, che andrebbero rimborsati con scadenze chiare e precise. Il ministro austriaco delle Finanze Gernot Bluemel ha addirittura definito le sovvenzioni “una valutazione sicuramente sbagliata” da parte di Bruxelles perché “oggi dobbiamo sapere come e da chi verrà rimborsato il debito” previsto con gli aiuti a fondo perduto. E ha ribadito che “il pacchetto complessivo non è accettabile” da Vienna né “in termini di volume, ma anche in termini di contenuto”. C'e' poi un altro aspetto sollevato anche dalla Finlandia, oltre che dall'Olanda: il sospetto è che gli aiuti non vadano davvero alle economie provate dal virus, ma a chi i problemi economici li aveva già prima dell'emergenza sanitaria. Ad esempio Polonia e Grecia, rispettivamente terzo e quinto beneficiario del Recovery, non hanno avuto molti casi rispetto al Belgio, che invece è il Paese con il maggior numero di morti in proporzione ma soltanto 15esimo beneficiario degli aiuti, e che infatti ora si è unito alla squadra dei critici. Contro il Recovery plan di Ursula von der Leyen all'Ecofin si schiera anche l'Ungheria, che attacca duramente Italia, Spagna e Grecia, cioè i maggiori beneficiari del fondo per la ripresa: “Nella sua forma attuale, il Recovery Fund è ingiusto nei confronti dell'Ungheria perché in sostanza è stato creato su misura per aiutare gli Stati membri del Sud”, ha detto il ministro delle Finanze Mihaly Varga, il cui Paese avrebbe diritto solo a 15 miliardi di euro, contro i 173 dell'Italia.

L’Aula del Senato

L’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto per la proroga di intercettazioni e sospensioni processuali e del decreto sugli studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2. Alle 17.00 ascolterà le comunicazioni del Ministro della Salute Roberto Speranza sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus Covid-19.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il decreto sulle misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. La Giustizia concluderà l’esame del decreto per la proroga d’intercettazioni e sospensioni processuali. La Commissione Difesa ascolterà l’Amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo in relazione all'affare assegnato sulla partecipazione italiana ai progetti della difesa comune europea. La Finanze esaminerà il ddl per la destinazione del 5 per mille alle forze di Polizia, vigili del fuoco o al Corpo di polizia penitenziaria, e il ddl imposta di registro sugli atti giudiziari. La Lavori Pubblici ascolterà i rappresentanti di Fercargo sull'impatto dell'epidemia da coronavirus nel settore dei trasporti. L’Agricoltura proseguirà le audizioni sull’affare assegnato sulle problematiche inerenti alla crisi delle filiere agricole causate dall’emergenza da COVID-19. La Commissione Industria proseguirà le audizioni sugli affari assegnati relativi al settore dell'automotive italiano e le implicazioni in termini di competitività conseguenti alla transizione alla propulsione elettrica e su quello per la razionalizzazione, trasparenza e struttura di costo del mercato elettrico ed effetti in bolletta in capo agli utenti. La Salute esaminerà il decreto relativo alle misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2. La Territorio esaminerà gli atti del Governo relativi al pacchetto sull’economia circolare. La Politiche dell’UE proseguirà l’esame della legge di delegazione europea.

L’Aula della Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per l’esame del decreto legge recante Disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020. A seguire si confronterà su diverse ratifiche di trattati internazionali, sulle mozioni a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica e su quella per la promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da COVID-19 e di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche. Come di consueto alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali svolgerà diverse audizioni sulla proposta di legge costituzionale sulla base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica e di riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica. La Giustizia si confronterà sulle pdl in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. La Esteri riprenderà le audizioni sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e sull'efficacia del quadro normativo nazionale e del sistema italiano di cooperazione. La Cultura, con la Trasporti, si confronterà sulla proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla diffusione intenzionale, seriale e massiva di informazioni false. La Ambiente esaminerà gli schemi di decreto legislativo su veicoli fuori uso, pile e accumulatori e loro rifiuti, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, discariche di rifiuti e rifiuti di imballaggio. La Attività Produttive esaminerà lo schema di decreto legislativo sull'efficienza energetica. La Affari Sociali svolgerà diverse audizioni sulla sperimentazione in atto per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 con il plasma e sulle altre sperimentazioni in corso ed esaminerà il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulle politiche di prevenzione ed eliminazione dell'epatite C. Infine la Politiche dell’Ue proseguirà le audizioni sul Programma di lavoro della Commissione per il 2020-Un'Unione più ambiziosa e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020.



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