A Cutro il Governo vara il decreto flussi contro l’immigrazione irregolare

Via libera del Cdm al decreto-legge sui flussi e sul contrasto all'immigrazione irregolare. Giorgia Meloni, in conferenza stampa, ha ribadito la volontà di combattere “i trafficanti di morte”; per la Premier, con il decreto viene stabilito “un aumento delle pene per il traffico di migranti e l'introduzione di una nuova fattispecie in relazione alla morte o alle lesioni gravi in conseguenza al traffico di clandestini che prevede una pena fino a 30 anni di reclusione”: questo nuovo reato “verrà perseguito dall'Italia anche se commesso fuori dai confini nazionali”. Meloni ha poi assicurato: “Siamo determinati a sconfiggere la tratta di essere umani responsabile di queste tragedie. La nostra è una politica di maggiore fermezza sul tema”. Il presidente del Consiglio ha annunciato poi il ripristino dei decreti flussi e ha aggiunto che “il Governo vuole abolire la protezione speciale e sostituirla con una norma di buonsenso che corrisponda alla relativa normativa europea di riferimento”. “Chi se la prende con il Governo non spende una parola sui trafficanti che si sono fatti pagare novemila euro per mettere i migranti su questa barca e che alla prima difficoltà è andata in pezzi”, ha concluso Meloni, ribadendo che l'Italia ha fatto “tutto ciò che poteva fare”.

“Credo ci sia una strumentalità nel tentativo di dimostrare che l'Italia non ha fatto qualcosa che poteva fare per salvare i migranti”, “Non abbiamo potuto fare di più di quanto fatto e abbiamo visto una tragedia”. Meloni ha chiarito che “la segnalazione di Frontex è di polizia, non di salvataggio”. “Ci si dovrebbe interrogare sul perché Frontex aspetta e segnala la presenza dell'imbarcazione solo dopo tre giorni, quando arriva in prossimità delle acque italiane e dopo aver attraversato acque di altre Nazioni. Non lo so ed è una domanda che mi sono fatta. Ogni volta che possiamo intervenire con i salvataggi in mare quello che potevamo fare lo abbiamo sempre fatto”. In apertura di conferenza stampa, Meloni ha spiegato il motivo per cui il Cdm si è tenuto a Cutro: “Abbiamo voluto dare un segnale simbolico e concreto dopo la tragedia. È la prima volta che un Cdm si svolge nel luogo di una tragedia e la presenza dell'intero Consiglio vuole ribadire quanto il Governo sia concentrato sul dossier migratorio. Esprimiamo in modo compatto il nostro cordoglio per le vittime di queste tragedie e per il dolore dei loro cari”.

Il tema fondamentale per affrontare il fenomeno del traffico di esseri umani è “la stabilità dei Paesi da dove partono i migranti che scappano da situazioni drammatiche”, ha affermato il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha ricordato di aver affrontato il problema durante le sue visite in Egitto e Turchia, Paesi che hanno ampia influenza sulla Libia. “La situazione in Tunisia ci preoccupa”, ha aggiunto Tajani, ricordando l'impegno dell'Italia con il Fmi profuso anche durante la recente missione di Giorgia Meloni negli Emirati Arabi Uniti, per fare in modo che vengano concessi i finanziamenti necessari al Paese nordafricano per uscire dalla crisi. “Le norme che abbiamo proposto prevedono la semplificazione delle procedure per il rilascio del nulla osta al lavoro”, ha affermato Matteo Piantedosi. Con il decreto migranti “potenziamo i Centri di permanenza per i rimpatri attraverso un meccanismo di semplificazione per la pianificazione e la realizzazione di questi Centri”. “Le mie competenze” sul tema dei migranti “sono molto limitate, a dispetto di ciò che diceva qualcuno”, ha sottolineato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, “Quello approvato dal Cdm è un decreto pragmatico, di buon senso e votato all’unanimità “. Salvini è tornato sulle polemiche riguardo ai ritardi sui salvataggi: “Conto si chiuda quella squallida parentesi di pessima politica che ha portato sull'agone della polemica anche un corpo glorioso fatto di persone che rischiano la vita per salvare altre vite, ovvero la Guardia costiera”. Prima dell'inizio del Cdm, Meloni ha partecipato all'inaugurazione nel Comune di Cutro di una targa dedicata alle vittime del naufragio. 

Dall’Ue arriva il richiamo: applicare Dublino in vista del patto per le migrazioni

In Ue tutti sono convinti della necessità di arrivare a un accordo sul Patto per le migrazioni e l'asilo entro fine mandato ma nel frattempo chiedono che l'Italia rispetti le regole attuali, applicando il Regolamento di Dublino che prevede la registrazione e lo screening degli arrivi e di accettare gli eventuali rimpatri interni dei cosiddetti dublinanti. Si è concluso così il Consiglio Affari interni a Bruxelles, segnato dal lutto per il naufragio di Cutro. A impostare la rotta del dibattito è stata una lettera pubblicata da sette Paesi, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera, in cui si chiede di “applicare in buona fede” le regole di Dublino. Nel documento non si fa il nome dell'Italia ma lo hanno fatto alcuni Ministri al loro arrivo alla riunione, Francia e Svizzera in particolare. È evidente che il regolamento di Dublino è diventato complesso, quasi non funziona più con alcuni Paesi, in particolare l'Italia”, ha dichiarato il Ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin, “Già prima della crisi dell'Ocean Viking, l'Italia riammetteva una persona su dieci. Quindi, ovviamente, dobbiamo migliorare sulla questione”, ha spiegato. “Non sono l'unica a dire che dobbiamo mantenere il dialogo con l'Italia e chiederle di onorare il patto di Dublino”, ha chiarito la Ministra svizzera della Giustizia Elisabeth Baume-Schneider. Da parte sua la ministra tedesca dell'Interno Nancy Faeser, che ha annunciato la disponibilità della Germania “ad accogliere una parte dei superstiti di Cutro”, ha rimarcato che “la responsabilità (di applicare Dublino) è prevista dalla legge”.

E proprio su questo punto s’innesca lo scontro con l'Italia che spesso ha criticato il meccanismo che prevede l'obbligo di responsabilità ma non l'obbligo della solidarietà per la redistribuzione. I Paesi pro-Dublino sostengono che “non applicando le regole, l'Italia esercita di fatto una redistribuzione”. “C'è sicuramente un collegamento tra i ricollocamenti e l'applicazione di Dublino, ma a dimostrare che c’è un problema con i movimenti secondari sono i numeri: l'anno scorso abbiamo avuto 330 mila arrivi irregolari ma quasi un milione di richieste di asilo”, ha evidenziato la Commissaria agli Affari interni Ylva Johansson. La presidenza svedese, rappresentata dalla Ministra per le Migrazioni Maria Malmer Stenergard, ha richiamato all'ordine: “E' importante applicare le regole attuali che abbiamo per creare la fiducia necessaria, in attesa di arrivare a un accordo sul nuovo Patto per le migrazioni e l'asilo”; l'impegno ad andare avanti sul Patto è stato confermato da tutti i Ministri, ha affermato Johansson. Sul fronte della dimensione esterna, sollecitato dall'Italia, Johansson ha ammesso la “necessità di collaborare con la Tunisia anche se le affermazioni del presidente sono preoccupanti”. La svolta sui migranti potrebbe arrivare dalla sintonia scoperta tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il premier olandese, Mark Rutte

Si cerca un’intesa sulla Vigilanza Rai, il pentastellato Ricciardi in pole

Si stringono i tempi per la costituzione e l'avvio della Commissione di Vigilanza Rai. L'organismo parlamentare, atteso e invocato da più parti dall'inizio della legislatura anche a fronte di una serie di casi che hanno riguardato il servizio pubblico, potrebbe prendere il via già la prossima settimana. Per quanto riguarda la presidenza, che spetta all'opposizione e che secondo gli accordi tra le forze politiche dovrebbe andare al M5S, il nome in pole sarebbe quello del deputato Riccardo Ricciardi, che, però, non sarebbe troppo gradito dalla maggioranza ma anche da parte dell'opposizione (Iv e Pd). Nelle scorse settimane era circolato anche il nome del senatore Stefano Patuanelli che però non dovrebbe entrare nella Commissione che invece dovrebbe vedere tra i nomi pentastellati, oltre a quello di Ricciardi, tra gli altri, anche quello della senatrice Barbara Floridia

Secondo i rumors alla vicepresidenza dovrebbe andare un esponente di Fratelli d'Italia. Tra i componenti della Vigilanza del partito della Meloni ci saranno, tra gli altri, i senatori Giovanni Berrino, Marco Lisei, Paolo Marcheschi, Ester Mieli, Gaetano Nastri, Giovanni Satta, Raffaele Speranzon, e i deputati Gianluca Caramanna, Francesco Filini, Sara Kelany, Augusta Montaruli e Luca Sbardella. Per il Pd ci saranno i senatori Annamaria Furlan, Francesco Verducci e Antonio Nicita e i deputati Nicola Zingaretti, Ouidad Bakkali, Stefano Graziano e Vinicio Peluffo. Per la Lega, tra gli altri, i senatori Giorgio Maria Bergesio, Elena Murelli e Tilde Minasi. Due donne dovrebbero essere le componenti del Terzo Polo: Mariastella Gelmini e Maria Elena Boschi. Lo sblocco della partita della Vigilanza dovrebbe, tra l'altro, portarsi dietro anche altre caselle alle presidenze di altre Commissioni bicamerali. La presidenza dell’Antimafia, secondo quanto viene riferito, dovrebbe andare a FdI e il nome che viene fatto è quello di Raoul Russo. La commissione Infanzia dovrebbe andare ai centristi di Lupi e si fa il nome di Michela Brambilla. Al Terzo Polo dovrebbe andare, invece, la Commissione sul Femminicidio: in pole c'è il nome di Maria Elena Boschi anche se è ancora in corso un braccio di ferro con Forza Italia che la vorrebbe per sé.

Bonaccini vero la presidenza del Pd. Oggi incontro con la Schlein

Si sblocca, con la telefonata fra la neosegretaria Elly Schlein e Stefano Bonaccini, lo stallo sui nuovi assetti del Pd, un segnale atteso dall'area che si raccoglie attorno al presidente dell'E-R, ma anche dalla maggioranza del partito, in vista dell'assemblea nazionale di domenica chiamata a eleggere il presidente del partito. Il punto di caduta dovrebbe essere quello che vede il presidente dell'E-R insediarsi domenica come presidente dell'assemblea dem e, quindi, del partito. “Ho sentito Bonaccini. Ci vedremo domani. Quello che è certo è la volontà di lavorare insieme”, dice la segretaria ospite da Lilli Gruber, “Ci sarà un ruolo per lui e auspico”, aggiunge, “che sia un ruolo politico di primo piano. Gli ho fatto una proposta di massima condivisione e nell'interesse del partito”. Dopo questo passaggio sarà il turno dei capigruppo. Su questo tema, tuttavia, non c'è ancora stato confronto, nemmeno all'interno degli stessi gruppi dove matura la scelta del presidente. Il nome in pole al Senato rimane quello di Francesco Boccia, alla Camera Schlein potrebbe scegliere di lasciare la capogruppo alla minoranza interna e si faceva il nome di Debora Serracchiani, ma nelle ultime ore, complice anche l'intervento in Aula durante l'informativa del ministro Piantedosi sui migranti, prende piede l'ipotesi di Peppe Provenzano. “Sui capigruppo ancora non ci siamo confrontati nemmeno coi gruppi. Si è aperta una fase nuova, quindi è prevista una certa discontinuità”, sottolinea Schlein.

E quello dei migranti è uno dei temi sui quali il Pd intende dare battaglia in Parlamento. E se Schlein intende “restituire al Pd un’identità chiara” questa passa anche per lo stop alla fornitura di motovedette alla Libia: “Abbiamo appena svolto un congresso per far emergere una linea politica chiara. Voglio un Pd che non finanzi più la Guardia Costiera libica”. Intanto, però, occorre archiviare il congresso: l'assemblea di domenica ne è l'ultimo adempimento e sulla possibilità che sia Bonaccini a ricoprire il ruolo di presidente si è espresso Pierluigi Bersani, pronto a riprendere la tessera del Pd “se questo cambiamento continuerà”. Da emiliano doc, Bersani non vedrebbe affatto male un partito a forte trazione bolognese: “Posso solo considerare che se Bonaccini fa il presidente, con Schlein segretaria avremmo due bolognesi al vertice, che dal punto di vista campanilistico è molto importante”; la sua tessera che si andrebbe ad aggiungere alle migliaia sottoscritte negli ultimi giorni: sono 7.500 le nuove iscrizioni al Partito Democratico dalla riapertura del tesseramento voluta dalla segretaria lunedì 6 marzo, un dato davanti al quale Bonaccini osserva: “Dobbiamo evitare un’emorragia silenziosa di chi rischia di non sentirsi a casa”, frase che provoca un moto di polemiche.



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