Inizia la XIX Legislatura. La Russa e Molinari in pole per le presidenze

Dopo ore di fibrillazioni, il centrodestra sembra aver trovato l’accordo di maggioranza sulle presidenze delle Camere. L'intesa, Ignazio La Russa al Senato e il leghista Riccardo Molinari alla Camera, sarebbe frutto di un giro di telefonate in serata che ha chiuso in crescendo una giornata che sembrava destinata allo stallo. Infatti, dopo il rinvio del vertice di maggioranza a Villa Grande, nella residenza romana di Silvio Berlusconi si sono presentati soltanto gli esponenti FdI Giorgia Meloni e Ignazio La Russa mentre, alla Camera si è riunito il consiglio federale della Lega.

Per appianare le divergenze e scongiurare l’ipotesi dei franchi tiratori, soprattutto al Senato dove i numeri per la maggioranza sono più risicati, la leader di FdI ha quindi aperto una trattativa serrata e praticamente a oltranza con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, con i quali ha discusso delle Presidenze di Senato e Camera e della questione dei ministeri con la Lega che ha rilanciato sul Viminale mentre Forza Italia ha rivendicato la Giustizia. La richiesta della Presidente di FdI agli alleati è chiara: votare tutti compatti, permettendo a La Russa di diventare presidente alla prima chiama per allontanare il sospetto di qualche sgambetto. Ma, alla luce di quanto affermato dallo stesso Berlusconi (“In FI e Lega ci sono senatori nervosi...”), è un’ipotesi almeno inizialmente da non scartare.

Palazzo Madama andrà dunque, se l'intesa terrà alla prova dei numeri, Ignazio La Russa, 75 anni, parlamentare di lunghissimo corso, storico militante di Msi, An, PdL e ministro della difesa nel governo Berlusconi IV (2008-2011). Nel dicembre del 2012 La Russa ha fondato Fratelli d'Italia insieme a Giorgia Meloni e Guido Crosetto. A Montecitorio, i tempi sono meno serrati ma l’accordo dovrebbe reggere sulla figura di Riccardo Molinari, 39 anni, un passato in Regione Piemonte, capogruppo alla Camera nella scorsa legislatura. E’ considerato uno degli uomini più fidati e vicini al leader leghista Matteo Salvini. 

Totoministri ancora in alto mare. Meloni chiede unità

Nonostante l’accordo in dirittura d’arrivo per le presidenze di Senato e Camera, non si registrano passi in avanti decisivi su come riempire le caselle del prossimo Governo. E si continua a trattare ad oltranza. Nonostante infatti “una offerta generosissima” fatta dalla leader di Fratelli d’Italia a Lega e Forza Italia — molti i ministeri offerti, ben più di quelli che sarebbero loro toccati contando i pesi dei tre partiti, e perfino una timida apertura sulla possibilità di nominare due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani — l’intesa non si è ancora chiusa. 

Fonti interne al centrodestra riportano che i maggiori malumori siano soprattutto all’interno di FI, mentre la Lega sembra decisamente più soddisfatta dagli ultimi sviluppi. Con Berlusconi la situazione è difficile, dal momento che Meloni si sarebbe trovata di fronte a richieste giudicate eccessive come il ministero della Giustizia, sul quale, al nome fatto da Meloni (l’ex magistrato Carlo Nordio eletto con FdI) Berlusconi preferirebbe l’ex presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati e l’azzurro Paolo Sisto; un ministero per Licia Ronzulli (si parla di Turismo accorpato con lo Sport) sul quale Meloni non sente ragioni per non perdere la faccia ed evitare strumentalizzazioni mediatiche. Non sembrano invece esserci dubbi sul numero due di Forza Italia, Antonio Tajani che dovrebbe finire agli Esteri.

Rapporti più distesi, invece, con Matteo Salvini che, però non sarebbe ancora convinto della possibilità che il ministero dell’Economia venga affidato a Giancarlo Giorgetti, che nonostante sia il numero due del partito, è ritenuto troppo autonomo rispetto alla linea dettata dal leader milanese. Il nome dell’ex ministro dello sviluppo economico rimane comunque favorito dal momento che FdI non sta raccogliendo adesioni entusiastiche da parte dei possibili ministri tecnici (da Scannapieco a Panetta passando per Mazzotta) e che, in un comunicato da via Bellerio, la Lega ha annunciato di star ragionando ad alcuni ministeri come “Economia, Sicurezza, Infrastrutture e Autonomia”. Nel caso in cui quest’ultimo fosse accorpato con gli Affari regionali, l’ex ministro per le disabilità Erika Stefani della Lega sarebbe in pole.

Oltre agli esponenti politici, rimangono sullo sfondo alcune candidature tecniche che, secondo gli ultimi rumors, non dovrebbero essere più di cinque e dovrebbero avere le deleghe di almeno tre ministeri: Agricoltura, Lavoro e Sanità. Per quest’ultima sembra avere delle chance Francesco Rocca, presidente della Croce rossa, ma anche l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Anche le deleghe del Viminale potrebbero finire ad un tecnico, vicino alla Lega nel caso fosse il prefetto Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto di Salvini nel governo Conte I, oppure di Fratelli d’Italia se si trattasse di Giuseppe Pecoraro, ex prefetto e candidato, ma non eletto, con il partito della Meloni. In area FdI, invece, Adolfo Urso e Guido Crosetto continuano ad essere due punti fermi nella lista di Meloni, uno con possibile approdo alla Difesa l’altro forse chiamato a spendere il suo bagaglio di imprenditore alla guida del ministero dello Sviluppo economico

Letta sottolinea i numeri traballanti del centrodestra al Senato

Il PD voterà scheda bianca per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato “come primo approccio”. Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta all'assemblea degli eletti del PD. ”L'elezione del presidente della Camera avverrà presumibilmente venerdì mattina, alla quarta votazione, e dobbiamo esserci tutti - ha affermato. La logica vuole che come primo approccio noi votiamo scheda bianca per motivi abbastanza evidenti e anche per rispetto nei confronti dell'assemblea”. ”Ovviamente se poi ci saranno mutamenti, cose imponderabili, saremo pronti a riunirci in tempo reale per qualsiasi forma di aggiornamento”, ha aggiunto. Il segretario dem ha detto agli eletti del PD che è necessario che siano tutti presenti, anche perché i margini della maggioranza in Senato non sono molto larghi. ”Rispetto al passato con il taglio dei parlamentari sarà ancora più fondamentale la presenza di tutti i parlamentari nei momenti chiave. Inoltre, i margini della maggioranza in Senato non sono molto larghi, molti senatori avversari non saranno molto presenti, alcuni saranno al governo o con altri incarichi, sarà quindi fondamentale garantire la presenza ai lavori dell'aula” ha affermato il segretario dem.

Letta ha poi ribadito l'importanza del momento della formazione degli uffici di Presidenza del Parlamento. “Parallelamente, c'è il passaggio sulla formazione degli uffici di Presidenza del Parlamento. Questo dovrebbe avvenire la settimana prossima, verso il 19-20 ottobre. Sarà quello un momento molto importante perché eleggeremo gli uffici di presidenza in cui avremo anche dei nostri rappresentanti” ha concluso. 

Letta ha raccomandato ai suoi di cambiare subito atteggiamento in Parlamento ed entrare in modalità opposizione. “Dobbiamo cambiare radicalmente modo di essere dentro questo Parlamento rispetto agli ultimi tre anni, in cui eravamo in maggioranza al governo e avevamo un peso importante nel Parlamento. Dobbiamo entrare nella mentalità dell'opposizione, e dobbiamo farlo subito, non possiamo perdere tempo. Siamo all'opposizione, e siamo la maggiore forza politica di opposizione nel Parlamento e nel paese. Abbiamo una responsabilità importante, dobbiamo organizzarci da subito per questo con grande disciplina e impegno” ha affermato. 

Il M5S verso la scheda bianca. Conte diserterà sit-in pro Ucraina

Il M5S sarebbe orientato a votare scheda bianca agli scrutini per l'elezione dei presidenti della Camera e del Senato. E' quanto filtra da ambienti del Movimento anche se una decisione formale in merito non sarebbe ancora stata comunicata ai parlamentari 5 stelle.

Nella riunione di ieri con i nuovi eletti, infatti, non è stato affrontato il tema delle nomine negli organismi parlamentari. E neppure è stato affrontato il tema che riguarda l'indicazione dei capigruppo. Il vecchio regolamento del Movimento metteva nelle mani del capo politico l'indicazione dei primi presidenti dei gruppi e i parlamentari si attendono che questa sarà la strada seguita anche questa volta. In particolare, il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, sarebbe orientato a nominare gli attuali capigruppo per andare in continuità con i presidenti uscenti, entrambi rieletti: Mariolina Castellone a palazzo Madama e Francesco Silvestri a Montecitorio. Il loro incarico dovrebbe durare 18 mesi per poi procedere ad una elezione diretta da parte dei rispettivi gruppi parlamentari. Ma pure la partita dei capigruppo, anche alla luce dei numerosi parlamentari che sono solo alla prima legislatura, si lega alle possibili indicazioni del Movimento per le vicepresidenze delle due Camere e delle presidenze delle commissioni di garanzia. Il M5S, secondo le indiscrezioni, sarebbe intenzionato a chiedere la presidenza della Vigilanza Rai e su quell'incarico si ritiene possibile l'indicazione dell'ex ministro Stefano Patuanelli, indicato anche per la vicepresidenza del Senato.

Il M5S non sarà al gazebo per la pace in programma oggi pomeriggio davanti all'ambasciata russa, iniziativa che ha visto la “chiamata” alla partecipazione del PD a cui ha aderito, ad esempio, Carlo Calenda: non ci saranno esponenti pentastellati, viene confermato in ambienti grillini. Il Movimento capitanato da Giuseppe Conte punta alla manifestazione pacifista “senza cappelli e bandiere” in programma a novembre a Roma (probabilmente sabato 5 novembre), organizzata da ARCI, ACLI e molte altre associazioni. Manifestazione che potrebbe vedere il 'ritorno in scena' anche di Beppe Grillo che è stato invitato ad aderire, ma “deciderà solo all'ultimo se prendervi parte oppure no”, viene spiegato. Sarebbe un ritorno, considerando che è da un po' che Grillo manca di farsi vedere in ambienti pentastellati. 

Terzo Polo: Paita e Richetti capigruppo. Renzi attacca PD e M5S

Continua il progetto unitario di Azione e Italia viva che si concretizzerà con la costituzione di gruppi unitari sia alla Camera sia al Senato. Secondo quanto affermato dal leader di Azione, Carlo Calenda al termine della riunione dei parlamentari di Azione e Iv, Raffaella Paita (IV) guiderà il gruppo al Senato mentre Matteo Richetti (Azione) avrà lo stesso ruolo alla Camera.

Allo stesso tempo, Matteo Renzi, ha tuonato contro gli altri partiti di opposizione, PD e M5S, denunciando un accordo delle due forze per tenere fuori il Terzo Polo dalle cariche che spettano alle opposizioni. “Una grave ferita istituzionale, di un'inaudita gravità, l'accordo tra Pd e M5S per lasciare fuori il terzo polo dalle cariche che spettano alle opposizioni. Se succede il giorno dopo c'è una polemica istituzionale enorme perché hanno violato le regole e a quel punto chiederemo il Copasir. Si tratterebbe di una lesione dei diritti dell'opposizione”. Lo dice ai cronisti al Senato il leader di Iv Matteo Renzi sottolineando: “'E’un accordo blindato tra Pd e M5s, ne sono sicuro”.

“Sono sette - spiega - i posti riservati all'opposizione: tre alla Camera e tre al senato più il Copasir. La settimana prossima si eleggono i primi sei: due vicepresidenti alla Camera e due al Senato e un questore per ciascuna Camera. Questo è il Regolamento, la regola non scritta è che ciascuna forza dell'opposizione sia rappresentata. Nel 2013 il PD mise alcuni a votare Di Maio. Bisogna che al Senato un vicepresidente rimanga al terzo polo e ragionevolmente il M5S deve cedere, che sono arrivati secondi. Ma hanno fatto un accordo blindato”.



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