L’Italia è pronta all’offensiva sui migranti in Ue

Un calendario serrato sui migranti, che guardi a misure di breve e medio termine e non tralasci la necessità di una riforma del Regolamento di Dublino. Lo scontro tra Roma e Parigi si è finora sovrapposto a quella che è una delle priorità del nuovo governo: riaprire il capitolo flussi in Ue. Roma lo farà alla riunione dei Rappresentanti dei 27 (Coreper) prevista per oggi e che, a dispetto del Consiglio Affari Esteri d’inizio settimana, ha il punto delle migrazioni in agenda. La questione è ultradecennale, la partita si delinea davvero difficile ma l'esecutivo punta innanzitutto a un obiettivo: rendere effettivo il meccanismo di solidarietà firmato da 23 Paesi Ue e Schengen e introdurre un codice di comportamento per le Ong.  Il Ministro Antonio Tajani parlando ai suoi omologhi ha anticipato le intenzioni dell'Italia ponendo il tema migranti alla fine dell'incontro.

Dopo l'Italia hanno parlato Francia, Grecia, Cipro, Slovenia, Ungheria e Malta. Anche Berlino ha preso la parola, facendo tuttavia intravedere come, più che Parigi, il vero nodo sulla questione per il governo Meloni potrebbe essere la Germania. Alla richiesta di Tajani di una riunione congiunta dei ministri degli esteri e degli Interni Berlino infatti si è opposta; il rischio, per l'Italia, è che una riunione in questo formato si traduca in uno scontro. Al Coreper la Commissione e la presidenza di turno ceca saranno chiamati a esprimersi: che la riunione si faccia a fine novembre resta in forte dubbio. Nel frattempo, in Ue l'Italia cerca di riportare la questione su toni meno roventi: “La crisi con la Francia credo sia già rientrata”, ha spiegato il ministro della Difesa Guido Crosetto al termine del Consiglio Affari Difesa. A Bruxelles Crosetto ha avuto un incontro con gli omologhi di Francia, Cipro e Malta proprio sulla sicurezza nel Mediterraneo.  Comunque sia, al momento per Roma è più urgente definire cosa sia un salvataggio in mare e cosa non lo sia: non si tratta di un attacco alle Ong ma di stabilire alcuni principi di condotta, come accadde con il Codice Minniti. E poi c'è il punto dei ricollocamenti: l'Italia è pronta a chiedere il rispetto degli accordi da parte dei firmatari.

La maggioranza si allinea prima dell’intervento alle Camere di Piantedosi

La stretta promessa dalla premier Giorgia Meloni arriverà e punta a depotenziare con l'effetto deterrente della confisca la flotta umanitaria operativa nel Canale di Sicilia, che nel 2022 ha portato in Italia 10.980 migranti, il 12% dei 93 mila complessivamente sbarcati finora. La misura va declinata però in modo ponderato, efficace e non suscettibile di rilievi da parte di Corte costituzionaleQuirinale e Commissione europea, obiettivo non facile. Il Governo si prenderà così ancora del tempo per valutare lo strumento e il testo da approvare. Il punto è stato fatto ieri al Viminale, in una riunione che ha visto il ministro Matteo Piantedosi confrontarsi con i capigruppo della maggioranza alla vigilia dell'informativa alle Camere sul fenomeno migratorio. L'Esecutivo intende fare tesoro del precedente del decreto anti-rave, provvedimento varato in tutta fretta che ha però lasciato dissapori nella maggioranza e da rivedere in Parlamento. Questa volta, per la stretta sulle navi ong è stato deciso così un supplemento di riflessione così da compattare FdI, Lega, Forza Italia e Noi moderati prima dell'informativa al Parlamento del Ministro dell’Interno (9.30 al Senato e 11.45 alla Camera). 

Sono stati gli stessi capigruppo a chiederla per avere una ricostruzione degli eventi degli ultimi giorni, che hanno determinato anche un duro scontro con la Francia. Il clima è stato definito costruttivo e il Ministro ha preparato poi l'intervento in programma oggi, che traccerà una fotografia del fenomeno con i dati degli sbarchi e quelli del sistema di accoglienza (104mila ospiti) messo sotto pressione dall'aumento degli arrivi; Piantedosi, che oggi partirà per Wiesbaden in Germania per la riunione del G7 dell'Interno, ribadirà che serve una prospettiva europea per governare l'immigrazione, fenomeno strutturale che va gestito dagli Stati e non dai trafficanti di uomini; bisogna quindi rafforzare i canali regolari e sicuri, frenando quelli illegali. E così come nel decreto anti-rave l'idea di Piantedosi era la pena accessoria della confisca degli strumenti utilizzati dagli organizzatori dei raduni, allo stesso modo la deterrenza che il Ministro vuole dispiegare in questo caso si concretizza nella previsione di una sanzione amministrativa per le navi che in modo sistematico raccolgono migranti in mare, sanzione che farebbe scattare la confisca. Niente contestazioni penali, dunque, che in passato si sono dimostrate inefficaci.

Gemmato mette in discussione i vaccini anti covid. Le opposizioni all’attacco

Scoppia la polemica dopo le affermazioni del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato sui vaccini. Al centro le sue parole a Restart per cui mancherebbe “l'onore della prova inversa” su cosa sarebbe successo senza la vaccinazione durante la pandemia. Quest’affermazioni è rimbalzata fin dal mattino quando lo stesso sottosegretario è intervenuto con una nota per precisare che le sue parole sono state strumentalizzate e ribadendo di aver “sempre sostenuto la validità dei vaccini e la capacità che hanno di proteggere soprattutto i più fragili”. “Interpretazioni faziose e ideologiche”, messaggio ripetuto anche nel pomeriggio su Rai Radio1 all'interno del programma Menabò rassicurando di essere vaccinato e che “la polemica si è generata ex post”, quello che voleva fare era solo “parlare di ciò che non ha funzionato durante la pandemia”. Gemmato assicura poi che “idee no vax non albergano nel nostro pensiero” e taglia corto definendo “la polemica sui vaccini un'arma di distrazione di massa”. Parole che hanno scatenato durissime polemiche da parte delle opposizioni.

“Un sottosegretario alla Salute che nega i vaccini non può rimanere in carica” ha detto il segretario del Pd Enrico Letta. Sulla stessa linea anche il leader del Terzo Polo Carlo Calenda: “Un sottosegretario alla Salute che non prende le distanze dai no vax è decisamente nel posto sbagliato”. Dello stesso avviso il segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova: “Governo apertamente No-vax e antiscientifico. Chiedo a Giorgia Meloni se vuole correggere anche questa posizione o se per lei va bene così”. L'uscita di Marcello Gemmato arriva pochi minuti dopo che il titolare del suo dicastero, il ministro Orazio Schillaci, aveva diramato le prossime linee guida del governo sul Covid: “Entro la prossima settimana, una campagna di promozione per le vaccinazioni contro il covid e contro l'influenza”; il Ministro ha chiarito che “i vaccini sono stati strumenti importanti nella lotta alla pandemia. Abbiamo imparato tutti a capire quanto sia importante, soprattutto per chi rischia l'ospedalizzazione, sottoporsi alla vaccinazione”. Chiarita l'importanza dei vaccini, Schillaci ha annunciato che “Stiamo lavorando per rendere più breve la quarantena di chi è positivo, eventualmente eliminando anche il tampone”.

Il Pd accelera sul Congresso e ufficializza la corsa di D'Amato nel Lazio

Orami sembra certo che il Pd anticiperà il Congresso: inizialmente era previsto per il 12 marzo ma ora si ragiona sul 19 febbraio anche se c’è che vorrebbe accelerare ancora di più. Comunque sia, la decisione verrà presa sabato dall’Assemblea Nazionale. Intanto, la direzione del Lazio dà il via libera ad Alessio D'Amato candidato alla presidenza della Regione per il partito; oggi ci sarà un tavolo di lavoro con i partiti del centrosinistra dal momento che la volontà politica è quella di allargare il più possibile i confini dell’alleanza. Per il momento il M5S prende tempo e chiede le primarie tramite l’assessore Roberta Lombardi; in casa M5S però in molti dubitano che alla fine il partito di Giuseppe Conte deciderà di allearsi con il centro sinistra. Oggi anche Verdi-Si deciderà se appoggiare o meno il candidato del Pd, mentre il partito di Carlo Calenda, per il momento, è pianamente allineato all’ipotesi. Le decisioni stentano ad arrivare pure in Lombardia, dove la direzione regionale del PD ha rimandato all'assemblea la discussione e il voto sull'esito del percorso di confronto con le altre forze politiche per un accordo sulla composizione della coalizione, sulla piattaforma programmatica e sulla candidatura. Tra i nomi che circolano c'è quello dell'assessore alla Casa del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran che ha già manifestato la sua disponibilità, dell'europarlamentare Pierfrancesco Majorino su cui potrebbe convergere anche il M5S. Ma +Europa frena: “La carta migliore per +Europa resta quella di Carlo Cottarelli” e comunque “non siamo interessati a un fronte ampio che comprenda una forza populista e in ultima istanza dannosa quale il M5S”.



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