Il Governo è al lavoro su Def, Recovery e semplificazioni

Preparare il terreno per dimostrare a Bruxelles che l'Italia sarà in grado di onorare gli impegni e di mettere a terra tutti i 195 miliardi del Recovery Plan nei prossimi cinque anni: incassato l'ok di Camera e Senato, il Governo deve correre per finalizzare il Piano italiano di ripresa e resilienza, che va reso più omogeneo al suo interno e va incrociato con il Documento di economia e Finanza. In parallelo porta avanti il lavoro per rendere più semplici le procedure e assicurare tempi certi alla realizzazione dei progetti finanziati dal Next Generation Eu. Cambiare le procedure, ha ribadito il Ministro dell'Economia Daniele Franco in Senato, è la sfida delle sfide che il Paese ha davanti: il Piano deve consentire di superare quei “nodi strutturali” che da anni frenano la crescita, mettendo al centro “giovani e imprese”, a partire dal turismo che è “fondamentale”, insieme a manifattura, servizi, agricoltura e "deve accompagnare la trasformazione e il rafforzamento del nostro sistema produttivo”. Ci sarà una scrematura dei progetti: il piano lasciato dal governo Conte prevedeva voci da finanziare per 14 miliardi in più delle risorse Ue disponibili, ma questi, ha confermato Franco, non saranno per forza abbandonati, anzi, quelli “meritevoli” avranno probabilmente una linea di finanziamento ad hoc. Le prossime 3-4 settimane saranno quindi di fuoco: l'8 aprile il premier Mario Draghi insieme ai ministri vedrà le Regioni e sul tavolo ci sarà probabilmente anche lo schema di governance annunciato da Franco che coinvolgerà tutti i livelli amministrativi e indicherà le forme di “interlocuzione tra Governo centrale ed Enti territoriali”. 

Nel frattempo, archiviato il primo decreto sostegni, al Mef si stanno rivedendo i calcoli di finanza pubblica e si sta ancora valutando se includere o meno nelle indicazioni programmatiche i primi effetti del Recovery Plan e del nuovo scostamento (che potrebbe superare i 20 miliardi). Il Def andrebbe presentato entro il 10 di aprile ma nella maggioranza già si mette in conto uno slittamento di qualche giorno, fino alla metà del mese. Le nuove comunicazioni del governo sul Recovery, richieste anche dalla risoluzione approvata dal Senato, dovrebbero essere calendarizzate l'ultima settimana di aprile, a ridosso della scadenza entro cui inviare a Bruxelles la versione definitiva del Piano. Per la metà di aprile, intanto, i Ministeri più direttamente coinvolti nelle procedure attuative del Recovery puntano a presentare le loro proposte per snellire tempi e burocrazia: in quello guidato da Enrico Giovannini è stata costituita una Commissione ad hoc: rappresentanti della Corte dei conti, del Consiglio di Stato e dei Ministeri della Funzione pubblica e delle Infrastrutture e mobilità sostenibili si riuniscono ogni settimana con il compito di rivedere la normativa e l'obiettivo di presentare delle proposte per la metà del mese. E lo stesso sta facendo il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani insieme ai colleghi del ministero della Cultura e della Trasformazione digitale. Il pacchetto per le semplificazioni, insieme alle procedure per il reclutamento delle figure tecniche necessarie all'attuazione del Recovery, dovrebbero trovare posto poi nel decretone che accompagnerà il piano e che potrebbe essere solo il primo di una serie di provvedimenti che via via serviranno a finalizzare le risorse in arrivo ogni sei mesi da Bruxelles, se saranno rispettati cronoprogramma e stato di avanzamento dei lavori. 

Conte accetta la sfida della rifondazione del M5S. Ma i nodi restano

Giuseppe Conte scioglie la riserva e accetta la sfida di rifondare il Movimento 5 stelle. Lo fa a qualche settimana di distanza dal primo ok alla proposta che gli è arrivata da Beppe Grillo nel vertice romano al quale hanno partecipato alcuni big del Movimento. L'ex premier subito chiarisce: rifondare non è mera opera di “restyling” né un'operazione di “marketing” politico, significa puntare alla “rigenerazione”, al nuovo M5S 2.0 senza rinnegare il passato e i valori fondanti del Movimento, e annuncia che il nuovo sarà “accogliente” e allo stesso tempo “intransigente” sui principi. In questo primo passaggio davanti all'assemblea degli eletti in Parlamento, in Europa, nelle Regioni ed anche nei comuni, Conte traccia la linea, predispone nuovi incontri di confronto a stretto giro per proseguire il dialogo ed accogliere “suggerimenti”, lancia la piazza delle Idee, dei forum permanenti che non mireranno a raccogliere tessere, e mette alcuni puntini sulle i, non ultimo sulla necessità della trasparenza per procedere sulla strada, irrinunciabile, della democrazia digitale; ma non sembra prendere posizione sulla vexata quaestio che riguarda il tetto del secondo mandato per gli eletti. Intanto, Conte si sofferma sul principio fondante dell'uno vale uno che non va disgiunto dalla competenza: bisogna liberarsi, dice infatti Conte “di alcuni equivoci. La regola dell'uno vale uno è fondamento della democrazia, è il traguardo del suffragio universale. Ma quando si tratta di indicare il rappresentante del popolo, in una posizione di rilievo pubblico, istituzionali di responsabilità, occorrono persone oneste ma anche con competenze specifiche e, aggiungo, capaci”. 

Poi, le correnti: “Dobbiamo evitare di cadere nei limiti della forma partito tradizionale, in crisi da tempo”, sottolinea; “Avremo regole rigorose che contrasteranno la formazione di correnti interne che finiscono per cristallizzare sfere di influenza. Non abbiamo nemmeno bisogno di associazioni varie. Il nostro impegno politico viviamolo appieno nel Movimento”, è l'invito che suona, secondo alcune fonti, come un richiamo ad alcune dinamiche interne a M5S. Quanto all'esercizio della democrazia digitale, nessun riferimento alla piattaforma Rousseau e ai rapporti con il Movimento: “Le nostre scelte fondamentali continueranno a passare attraverso l'espressione di voto sulla piattaforma digitale”, ma bisogna accompagnare questo a due “considerazioni: la democrazia rappresentativa per quanto in crisi non appare eliminabile, anzi va rafforzata e migliorata. La democrazia digitale è frutto di una tecnologia, ma la tecnologia non è neutra. Dobbiamo dirlo chiaramente. Chi gestisce i processi, le modalità con cui vengono trattati i dati sono operazioni sensibili e delicate che chiedono massima trasparenza, massima chiarezza”. Al Movimento 5 Stelle l'ex presidente del Consiglio riconosce di aver scritto pagine importanti “della più recente storia politica italiana. Potete essere orgogliosi, avere lo sguardo fiero di chi ha mantenuto le aspettative suscitate”, dice. E fra i meriti più grandi nota “quello di aver richiamato l'attenzione sull'etica pubblica”.

Letta al lavoro sulle alleanze: incontra Si e Verdi in attesa di Conte

Enrico Letta prosegue i suoi incontri in vista delle amministrative. Ieri ha visto il leader di Si Nicola Fratoianni,  Angelo Bonelli ed Elena Grandi coordinatori dei Verdi. La tornata che coinvolgerà le grandi città italiane, è emerso negli incontri con Verdi e Si, presenterà agli elettori quella che molto probabilmente sarà anche lo schieramento delle elezioni politiche; di qui, in attesa dell'evoluzione di M5S a guida Conte, la cura nel preparare quegli appuntamenti da parte di Letta. Parlando in serata a Porta a Porta il segretario Dem ha detto di “scommettere” in questa evoluzione, anche perché il cammino di avvicinamento, ha sottolineato “è iniziato già con il governo Conte 2”. Per l'ex premier, Letta ha avuto parole di elogio ricordando che è stato lui a portare a casa il Recovery plan. Inoltre “la compatibilità di Pd e M5S è maggiore di quella tra Lega e Fdi”, visto che entrambi sostengono Draghi. Ma, ha precisato, “l'alleanza ha senso se il Pd è forte, leader e attorno a sé costruisce una rete, non solo un'alleanza esclusiva con 5 stelle”. Letta vuole guidare il percorso in prima persona, senza freni o veti interni. Sulla questione correnti: “Il Parlamento europeo ha votato a distanza. È una rivoluzione. Io vorrei costruire un partito che usi il digitale per essere più democratico e far votare gli iscritti sulle questioni principali: questo taglia le correnti”, ha sentenziato. 

Tornando agli alleati e al voto di ottobre, il segretario del Pd ha voluto incontrare Angelo Bonelli nella sede dei Verdi, un gesto per dimostrare l'attenzione verso questo partner. “La coalizione che stiamo costruendo dovrà avere una forte impronta ambientalista”, ha detto alla fine Letta. “Abbiamo parlato tra le altre cose del PNRR che deve avere al proprio centro la sostenibilità, che è la grande sfida per consentire al nostro Paese di guardare al futuro”. I Verdi hanno chiesto di poter avere gli spazi nella coalizione per rappresentare l'ambientalismo. Anche Fratoianni, ha parlato di “incontro molto positivo” in vista delle amministrative, anche se “per chiarezza” il leader di Si ha ribadito che in Calabria il suo partito sosterrà De Magistris, come con altrettanta chiarezza ha confermato l'intenzione di rimanere all'opposizione del governo Draghi. D'altra parte, ha osservato Letta, anche il centrodestra ha Fdi all'opposizione, ma poi riesce a presentarsi unito, nel senso che lo sforzo deve essere reciproco. Al termine Letta ha confermato che vedrà anche gli altri partiti del campo progressista, compresa Italia viva e Matteo Renzi. Quanto ai nomi dei candidati nelle grandi città, a parte Sala a Milano, il cantiere è aperto: è emerso che si sta verificando la possibile disponibilità di Roberto Fico per Napoli e che a Bologna sta emergendo la candidatura di Matteo Lepore; si è in alto mare a Torino e Roma; per la capitale Letta avrebbe parlato di situazione complicata: si è tirato fuori definitivamente David Sassoli così come Nicola Zingaretti anche se in molti scommettono che se Virginia Raggi dovesse fare un passo indietro sarà proprio il Presidente del Lazio a candidarsi alla guida della Capitale.

Salvini sigla il patto con Orban e Morawiecki per una nuova destra europea

Matteo Salvini, Viktor Orban e Mateusz Morawiecki hanno costituito un’alleanza per costituire un nucleo che dia vita nel lungo termine a una nuova destra per un “rinascimento europeo”. Il segretario della Lega ha incontrato i premier ungherese e polacco a Budapest, “prima tappa”, spiega Orban, di un percorso che porterà alla costruzione di una “alternativa” alla sinistra, con cui si sono alleati i Popolari europei, lamenta. Ma è ancora presto per dire se il percorso darà vita a un nuovo gruppo nel Parlamento europeo, come vorrebbe Salvini. Il capo della Lega punta alla fusione di Identità e democrazia, dove a Strasburgo gli ex lumbard siedono insieme al Rassemblement national di Marine Le Pen, e i Conservatori e riformisti (Ecr), co-presieduti dal partito di Morawiecki, Diritto e giustizia, e da Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Il colloquio di ieri segue l'uscita, polemica, di Fidesz, il partito di Orban, dal Ppe. In cerca di una nuova collocazione a Strasburgo, il capo del governo ungherese salda l'asse con l'amico Salvini, elogiato, in conferenza stampa, come un “eroe” per la sua gestione del fenomeno migratorio durante i mesi al Viminale. “Bisogna gettare le basi per una nuova Europa. Mi piace molto l'idea di Matteo Salvini a proposito di rinascimento europeo. Parliamo di valori per costruire il futuro”, fa da sponda il primo ministro polacco. Nelle dichiarazioni di Morawiecki però non vi sono riferimenti alla formazione di un nuovo maxi gruppo delle destre

I tre leader si sono incontrati circa un'ora e mezza nel Monastero delle carmelitane, sede del governo ungherese. Salvini in serata poi ha partecipato a una cena offerta da Orban che in una dichiarazione alla stampa ha ribadito: “Abbiamo parlato dei nostri valori e del nostro impegno atlantista. Rappresentiamo i valori della famiglia tradizionale e ci schieriamo contro il comunismo, contro l'antisemitismo, contro l'immigrazione illegale. Ci rivedremo nel mese di maggio. Dipenderà dalla pandemia, probabilmente ci vedremo a Varsavia e poi anche a Roma. La destra non ha estremisti e lo dimostreremo. Raccoglieremo le forze a favore della libertà. Vogliamo il Rinascimento europeo. Non c’è alcun tema su cui siamo in disaccordo. La nostra posizione sull'Europa è questa: ci sono milioni di cittadini senza rappresentanza politica, avendo il Ppe scelto di schierarsi facendo cooperazione con la sinistra. I democratici cristiani non hanno rappresentanza e lavoriamo per dargli una voce”. “È un percorso che comincia oggi e andrà avanti in diverse capitali europee allargando il gruppo. Nel Parlamento europeo c'è il predominio della sinistra, che mette in discussione la famiglia”, gli fa eco Salvini, “Ci proponiamo come nucleo storico di un’alternativa a questa sinistra che mette in dubbio le radici dell'Europa con l'obiettivo di essere i primi in Europa a livello di rappresentanza. Ci siamo confrontati su temi che dovranno tornare a essere centrali: l'Unione europea, quando nella sua carta costitutiva negò le sue radici giudaico cristiane, sbagliò in partenza”, aggiunge il segretario leghista. 

 

 



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social