È corsa contro il tempo per il Pnrr. Oggi ci sarà una verifica in Cdm

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha chiesto a tutti di dare impulso ai 47 obiettivi del Pnrr, perché in ballo ci sono 24,1 miliardi solo in questo semestre e la responsabilità, nei confronti dei cittadini e dell'Europa, di rispettare il cronoprogramma. Da qui ripartirà l'agenda del governo, dopo la sospensione per la rielezione del Capo dello Stato. Nella consapevolezza che l'impresa è difficile, perché per mettere a terra gli investimenti bisogna fare bandi, coinvolgere enti locali e soggetti privati. Senza considerare i nodi politici dato che bisogna realizzare riforme come quella del Csm e ogni anno una legge sulla concorrenza. Oggi pomeriggio riunirà i suoi ministri per la seconda volta questa settimana, per approvare le nuove norme anti-Covid. C’è il Pnrr ma ci sono dossier aperti e ad alta tensione politica. Non solo la riforma del Csm su cui ha lavorato Marta Cartabia, ma anche l'intervento su concessioni di balneari e ambulanti, dopo lo stop alla proroga imposta dal Consiglio di Stato, su cui il leghista Massimo Garavagliaavrebbe pronta una proposta. 

Andrea Orlando ha in cantiere le nuove norme per la sicurezza sul lavoro e anche la proposta di usare solo i contratti nazionali degli edili nei cantieri che accedono al Superbonus 110%. Materia delicata se si considera che già M5S Lega annunciano barricate contro la norma che limita la cessione del credito per il Superbonus. E ancora, c’è il dossier pensioni e la proposta di Orlando di estendere a tutte le assunzioni per i bandi pubblici la quota del 30% di donne e giovani prevista per il Pnrr senza dimenticare le richieste per un nuovo intervento contro il caro bollette. Al momento sembra che uno scostamento di bilancio probabilmente ci sarà ma di entità ben più ridotta, anche considerato che da marzo, con il Consiglio europeo straordinario di Parigi, entrerà nel vivo la discussione sulla revisione delle regole del patto di stabilità in cui Draghi vuol giocare un ruolo da protagonista. 

Come gestire i rapporti con i partiti, mentre si disputano rese dei conti interne e si apre la campagna elettorale per amministrative e referendum, è il nodo che il premier si trova ora ad affrontare. Matteo Salvini e Giuseppe Conte gli hanno chiesto un incontro e probabilmente lo otterranno e anche Fi mette le sue proposte sul tavolo. Ma se torna il gioco delle bandierine, non si stanca di avvertire un preoccupato Giancarlo Giorgetti, la maggioranza non durerà molto. Le scorie devono essere smaltite anche tra i ministri se è vero che Renato Brunetta vede qualche “imbarazzo” nei ministri che “non avevano sostenuto Draghi e Mattarella come grandi elettori”. Era difficilmente “praticabile”, ribadisce però Orlando, l'elezione di Draghi al Colle, perché non si sarebbe riusciti a fare un altro governo. Stare al concreto, ai dossier, è la scelta di Draghi. Ecco perché riparte dal Pnrr, che vede agli atti impegni corposi come una nuova legge sulla concorrenza e la spending review. Ai ministri il premier ha chiesto di indicare se servono norme o correzioni per gli obiettivi loro assegnati e far sapere se sono al passo col lavoro. Fari puntati sul ministero della Transizione ecologica, che ha 13 target da centrare, sui 30 investimenti e le 17 riforme da realizzare entro giugno. Vittorio Colao deve realizzare 6 gare per la banda ultra larga che valgono 6,7 miliardi. Il Mise ha sei progetti ma dal valore enorme, come quello da 1 miliardo per lo sviluppo di fotovoltaico, eolico e delle batterie. La Sanità deve andare avanti sulla telemedicina e l'assistenza territoriale. La Cultura è alle prese con il rilancio dei borghi storici abbandonati (un miliardo). L’Università deve chiudere i bandi su 5 hub di ricerca. Il ministero dell'Economia lavora a pieno ritmo ma gli enti locali sono in affanno e chiedono assunzioni. 

Oggi ci sarà un nuovo Cdm sulle misure anti-Covid. I partiti in pressing su Draghi

Regole omogenee per la scuola primaria e secondaria, estensione della durata del green pass per chi ha completato il ciclo delle vaccinazioni, discussione sul criterio dei colori per quanto riguarda le regioni, ma soprattutto confronto sul Pnrr. Oggi nel Consiglio dei ministri, dopo quello di lunedì, ci sarà un nuovo capitolo sulle misure anti-Covid. Il pressing in corso all'interno della maggioranza è affinché' l'esecutivo allarghi le maglie sulle norme restrittive. Forza Italia punta a “semplificazioni per rendere più semplice la vita dei cittadini che entrano a contatto col Covid, per restituire ai genitori coi figli a scuola regole chiare e normalità”. Per la nota degli azzurri “Bisogna cambiare la normativa sulle scuole unificando le regole per la dad limitandone il ricorso solo oltre i 4 casi in classe ed eliminandola del tutto per i bambini vaccinati o guariti. È necessario ridurre la quarantena per le scuole da 10 a 5 giorni. Deve essere cancellato l'obbligo di tampone per gli studenti vaccinati entrati in contatto con positivi, sostituito con il solo obbligo di indossare per 10 giorni la mascherina Ffp2, che deve essere distribuita gratuitamente. Le regole semplificate per la scuola devono essere applicate anche alle attività sportive e ricreative rivolge ai bambini che oggi risultano paralizzate”. 

Ma anche la Lega e il M5S hanno già avanzato le loro richieste. “No a nuove tasse sulla casa e alla riforma del catasto, no a nuove restrizioni e, in tema di Dad a scuola, nessuna differenziazione tra bimbi vaccinati e non vaccinati, sì a un decreto urgente per aiutare famiglie e imprese col pagamento delle bollette di luce e gas, sì a un impegno più concreto per la difesa dei confini e la lotta all'immigrazione clandestina”, le richieste di Matteo Salvini. Intanto ieri, il presidente del Consiglio ha sentito il presidente russo Vladimir Putin per chiedere una de-scalation della tensione in Ucraina e un impegno per la soluzione della crisi accelera sulle priorità dell'esecutivo e nel pomeriggio ha incontrato anche Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d'Italia, la società che gestisce gli stabilimenti ex Ilva di Taranto.

In Parlamento

La seduta comune per il giuramento e il messaggio del Presidente della Repubblica si terrà domani, giovedì 3 febbraio, alle 15.30. Per quanto riguarda i lavori, le aule di Camera e Senato nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana non si riuniranno. Anche le rispettive Commissioni oggi non si riuniranno.

Salvini incassa fiducia della Lega e punta alla federazione. La Meloni dice no

“Il centrodestra si ricostruisce, non c'è problema”. Ne è convinto Matteo Salvini dopo il disastro politico nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica. Il segretario della Lega non fa passi indietro rispetto a quanto avvenuto e anzi, nel giorno in cui il Consiglio federale gli conferma “piena fiducia” dandogli mandato di lavorare “per creare, allargare e potenziare un'alleanza alternativa alla sinistra”, rivendica la virata sul Mattarella bis “che ha messo fine all'ipocrisia” e ai veti incrociati delle forze politiche. Certo, rimettere insieme i cocci stavolta non sarà così facile viste le distanze registrate con Forza Italia e Fdi. E anche i rapporti coi centristi di Coraggio Italia sono ai minimi termini, col deputato leghista Edoardo Rixi che ha accusato apertamente Giovanni Toti di tradimento per il mancato sostegno alla candidatura di Elisabetta Casellati. Il segretario della Lega è meno tranchant, “non do del traditore a nessuno, e lavoro per unire”, ma non risparmia battute: “La giunta ligure va avanti però posso dire che un governatore che fa anche l'assessore al Bilancio e l'assessore alla Sanità o è Superman oppure” lasciando aperta l'eventualità di uno scossone nella Regione. 

Al centro della discussione resta il progetto di federazione del centrodestra, sul modello del Partito Repubblicano americano, ipotizzato da Salvini ma rispedito al mittente da Giorgia Meloni. “L'Italia affonda ma i partiti che sostengono questo Governo sono impegnati a dar vita ad alleanze e federazioni del tutto innaturali pur di sopravvivere”, l'affondo social della presidente di Fdi che guarda sempre alle elezioni: “Ridiamo la parola al popolo italiano che in democrazia è sovrano”. Agli attacchi della Meloni il leader del Carroccio preferisce non rispondere, evitando così di allargare la faglia: “Porta sempre aperta per Meloni? Io non dico di no mai a nessuno. Lavoro per unire, non per dividere. Non voglio litigare con nessuno”. Ecco quindi che la proposta della Lega “sarà unitaria e rivolta al futuro”. Bisogna adesso capire se l'orizzonte è lo stesso per tutti viste le divisioni sul tema della legge elettorale, tra chi spinge per il proporzionale e chi per il maggioritario, o per esempio sulla collocazione europea. Comunque le distanze per ora rimangono, servirà tempo, anche se di tempo ce ne è poco visto che fra qualche mese ci sono le elezioni amministrative.

Di Maio contrattacca, si confronta con Raggi e Appendino e pranza con la Belloni

Luigi Di Maio passa al contrattacco dopo le accuse di Giuseppe Conte: incontra per un'ora Virginia Raggi, pranza con Elisabetta Belloni e nel pomeriggio si confronta con Chiara Appendino. Non sono passaggi casuali, ognuno ha un preciso significato nella doppia partita interna al Movimento 5 Stelle. Partendo con ordine, al mattino, in Farnesina, il ministro degli Esteri riceve l'ex sindaca di Roma, che non solo fa parte del Comitato di garanzia pentastellata assieme a Roberto Fico e lo stesso Di Maio, ma è la più votata tra i candidati Cinque Stelle alle ultime amministrative. Anche più delle liste con il simbolo M5S-2050. Raggi viene vista come uno dei possibili leader del futuro per il Movimento. E nel recente passato ha vissuto diversi alti e bassi nel rapporto politico con Conte. Tutti elementi, questi, da tenere bene in mente nelle prossime settimane, quando il gioco si farà duro. Perché nel frattempo il presidente del M5S non molla un centimetro nella sua personale voglia di fare chiarezza all'interno del partito dopo le tensioni per la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale. “Di Maio dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità”, ribadisce l'ex premier al Fatto quotidiano. 

L’accusa è il mancato sostegno sulla candidatura di Elisabetta Belloni al Colle, spiegando di temere una bruciatura per un pezzo da novanta delle istituzioni. Forte anche del fatto che prima ancora sul suo profilo non si erano allineati i favori di Iv e Matteo Renzi, Sinistra italiana con Europa verde, Forza Italia e i partiti della galassia di centro. Mentre sul capo del Dis avevano puntato Giuseppe ConteMatteo Salvini, e il leader di FdI, Giorgia Meloni. E qui si innesta il secondo tassello perché proprio Belloni e Di Maio si sono ritrovati per un pranzo, in centro, a Roma. E il direttore dei servizi ha avuto parole al miele per il ministro: “C'è un'amicizia sempre più solida. Di Maio è sempre leale”. Il clima non è per nulla idilliaco, invece, nel Movimento. Perché da sabato scorso si è scatenato un fuoco di fila interno, con tanto di tweet bombing contro Di Maio. In questo scenario è importante il terzo appuntamento di giornata nell'agenda di Luigi Di Maio. Che nel pomeriggio ha avuto una lunga telefonata anche con l'ex sindaca di Torino Chiara Appendino. “I due hanno fatto il punto sull'attuale situazione politica”, filtra. In ballo resta sempre la sfiducia di Giuseppe Conte o comunque la messa in stato d'accusa del presidente del Movimento. Insomma la questione si fa molto seria all’interno del M5S e Di Maio sembra volersi giocare tutte le carte possibili per riprendersi la guida del Movimento.



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